Anime & Manga > Umineko no naku Koro ni
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Autore: Edward    08/04/2011    2 recensioni
[Amakusa/Ange] [Flashfic + Missing Moments]
Quella volta era sera, e Ange era stanca. Di Amakusa e del viaggio, ma soprattutto di Amakusa e del suo dannato cianciare, perché l’aria era più fredda e lei non si era coperta bene come avrebbe dovuto. Non lo stava neanche ad ascoltare, questa era la verità, e che lui ne fosse consapevole o meno non sembrava fare la differenza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Amakusa parlava tanto, e lo faceva in continuazione

Titolo: Velvet Room

Fandom: Umineko no naku Koro ni

Personaggi: Amakusa Juuza; Ushiromiya Ange

Pair: Amakusa/Ange

Genere: Generale

Avvertimenti: Flashfic; Missing Moments

Note: Io non seguo particolarmente Umineko, e sinceramente non so molto né di Amakusa né di Ange. Quindi prendete atto di queste parole e mettiamoci tutti quanti l’anima in pace. Buona lettura ~

 

 

 

 

Velvet Room

 

 

 

Amakusa parlava tanto, e lo faceva in continuazione. Abbastanza più alto di Ange da costringerla ogni volta a sollevare lo sguardo per poter seguire il discorso, solitamente lei si limitava a scrutare con aria cupa e pensierosa un punto indefinito davanti a sé il tempo necessario per scoraggiare conversazione e conversatore - cosa che raramente accadeva se non dopo minuti e minuti di patimenti vari.

Quella volta era sera, e Ange era stanca. Di Amakusa e del viaggio, ma soprattutto di Amakusa e del suo dannato cianciare, perché l’aria era più fredda e lei non si era coperta bene come avrebbe dovuto. Non lo stava neanche ad ascoltare, questa era la verità, e che lui ne fosse consapevole o meno non sembrava fare la differenza.

Stretta nelle sue calze lunghe e nella giacchetta scura, la gonna corta a sfiorargli la cosce pallide, Ange pensava a quello che le riusciva meglio, i ricordi lontani del fratello e dei genitori a farle da malinconica compagnia. Una mano poggiata contro lo stipite della porta e la punta di un piede puntellata contro la moquette rossa, tutto quello che voleva era chiudersi in camera e stendersi sul letto, aprire il grimorio di Maria e osservarla muoversi per la stanza come se fosse ancora lì, come se fosse ancora reale – il proprio carillon personale fatto di magia e luci, di voci e parole gentili.

Ma quello che ottenne fu un Amakusa fin troppo vicino, e il peso della sua ombra scura su di sé. Lei si tese e si corrucciò, lui premette la propria bocca contro la sua per l’istante più lungo del mondo, e quello che ne seguì fu un leggero schiocco umido al quale non sapeva come reagire.

Amakusa la guardò così negli occhi, un sorriso sul viso così tagliente da far male solo alla vista, e mettendosi ritto sulla schiena inclinò il viso di lato.

« Chi tace acconsente ~ » la canzonò fastidiosamente, e un attimo dopo aprì nuovamente bocca per parlare, e parlare, parlare, tanto che lei si tese e indietreggiò bruscamente, allungò una mano per afferrare la porta e gliela sbatté letteralmente in faccia.

« Ouch » bofonchiò lui, una mano portata prontamente tra naso e bocca per coprire la parte lesa. Ma non smise di sorridere e arricciò persino le labbra con una certa soddisfazione, dettata semplicemente dal fatto che, per almeno un po’ di tempo, Ange avrebbe fatto caso a quello che lui le diceva.

 

   
 
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