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Autore: _ALE2_    08/04/2011    3 recensioni
Raccolta in capitoli collegata ad un album.
Dal secondo capitolo:
“Lo sai Alfred, lui è un po’ come una fiera selvaggia…con quegli occhi verdi che sembrano pronti a trapassarti”
“Non si può mai sapere quando una belva ferita è pronta ad azzannarti al collo!”
“Io sono sempre stato così Alfred, ho conquistato, combattuto e fatto guerra dal giorno in cui sono nato, questo è il mio mondo, tu sei stato l’eccezione, tu eri la casa in cui tornare in tempo di pace, eri il rifugio da tutto questo, il porto sicuro…il mio bambino da proteggere” Alfred ascoltava in silenzio, mentre il peso di quelle parole cominciava a schiacciargli il petto. “Poi ti ho rovinato con l’avidità, il potere, il bisogno di conquista e tu te ne sei andato, adesso devi essere come tutti gli altri, devi essere una nazione come tante altre, quindi se saremo nemici, se sarai a portata di sparo, sparerò, se potrò affondare la tua nave, lo farò, se dovrò farti guerra, la farò” Alfred guardava a terra, mentre Arthur si avvicinava a lui alzandogli il mento, per incatenare il suo sguardo. “Questo è il mio mondo Alfred e questa credo sia l’ultima cosa che posso insegnarti”
Attenzione il rating cambierà durante la storia!
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Desclaimers: La serie appartiene interamente a Hidekazu Himaruya, l’album citato nelle fan fiction appartiene invece agli Alter Bridge, che ne detengono tutti i diritti.

Personaggi: Arthur Kirkland, Francis Bonnefoy.

Rating: Giallo

Avvertimenti: What if, Shonen ai, forse lieve OOC

 

 

Slip to the void

(The moment you let love go)

 

“Peel back the skin
Close your eyes
Hell is born
To the abyss, but be warned
You fear what you've become
My God what have you done?
You don't belong here

But it's all in the way
You touch and you will pay
Denial”

 

L’alcool che era riuscito a rigettare per qualche momento lo aveva preoccupato.
Non c’era niente di meglio che sentire la testa leggera, farfugliare senza senso e cantare qualcosa saldamente legati alla propria bottiglia di Rhum.
Era il capitano della sua splendida nave, non che questo gli avesse portato enormi privilegi, ma il solo poter assaporare l’ottimo Rhum senza che qualcuno dei suoi compagni ci mettesse le mani sopra, anche solo quello, poteva considerarsi una fortuna l
ì in mezzo al blu più profondo.

Quel giorno i suoi uomini avevano di cosa festeggiare, una grossa nave spagnola aveva sconvolto i piani del torrido pomeriggio, Arthur aveva sentito il sangue bollire nelle vene.
Avventura, azione, libert
à, erano solo quelle le cose che voleva veramente. Voleva dimenticarsi del resto, illudersi per un secondo soltanto che la vita che aveva davanti era la sua vita, lì tra quei delinquenti violenti e sporchi, lì tra quei volti bruciati dalla salsedine che gridavano libertà.
Assaltando navi quando possibile e delle volte anche senza criterio, aveva scoperto che il brivido della paura poteva scuotere anche le sue vene. La bandiera pirata aveva brillato sempre più maestosa giorno dopo giorno, assalto dopo assalto, ‘per la libertà, per il regno!”urlava qualcuno ogni volta.
Lui non si trovava a pensare a niente, se non ad andare avanti, insistere, godere appieno di ogni singolo istante della sua normalità. Si sentiva vuoto, tristemente e forzatamente vuoto, disperatamente perso nell’illusione di una forza che non aveva, di una libertà soltanto momentaneamente conquistata.

La scintilla vispa nei suoi occhi si era spenta.

Non era stanco di combattere, era la sua vita. Non era stanco dei morti, perché per quanto macabro, sapeva che uccidere era il suo modo di conquistarsi il posto su quella nave, lontano dai palazzi, lontano dalla corte, lontano dalla corona.
Arthur non era più Inghilterra, era il sanguinario, terribile e scurrile Capitano Kirkland.
La furfanteria sapeva di vita.

 

Eppure qualcosa era sbagliato.

Se ne rendeva conto quando vedeva che l’avventatezza, il desiderio dello scontro superavano qualsiasi logica razionale, superavano la coerenza e la prudenza, superavano la sua umanità, rendendolo un ammasso di sensazioni contrastanti, tutte troppo forti.
Si rendeva conto della bestia, annidata sotto stracci e carne, che si allargava nel suo cuore, se ne rendeva conto quando cominciava a domandarsi: era così necessario uccidere? Era così necessario eliminare tutti? Erano davvero tutti ostacoli alla sua libertà?
La risposta alle sue domande non aveva fatto nient’altro che far aumentare la follia. Ed ogni notte mentre si rigirava sull’amaca arrivava la frustrazione: Cosa ho fatto? Sono un mostro, ci dobbiamo fermare.

All’alba l’oceano si apriva ai suoi piedi e la creatura ruggiva per saziarsi ancora.

 

Una nave francese e la loro bandiera bianca.

Francis che chiedeva di parlare con lui, sembrava fuori posto sulle navi, con i suoi completi eleganti e le piume del cappello.
Era bello Francis e sembrava dannatamente troppo regale per stare lì, in mezzo al loro.
Gli occhi color del cielo erano cupi, quando entrarono nella sua cabina, uno dei pochi privilegi che si era ritagliato. Francis si era guardato attorno, le labbra leggermente increspate in una smorfia di disgusto, si era seduto al tavolo in silenzio, cominciando a parlare soltanto quando rimasero da soli.

“Ho sempre pensato che fossi una persona dallo scarso gusto chérie, ma fino a questo punto… ”l’inglese non batté ciglio, lo fissava vuoto, mentre si versava il Rhum dentro un bicchiere impolverato. “Cosa sei venuto a fare qui Francis? Deve essere importante se ti ha scomodato dalla tua Paris” il francese non si negò uno sbuffo quando sentì il nome della sua capitale pronunciato dall’altro. “Sono venuto per te mon petit, non credi sia un motivo abbastanza importante?” chiese ed il suo accento troppo francese fece irritare più Arthur, che buttò giù d’un fiato il bicchiere che si era messo davanti. “Preoccupato di cosa frog, non sono io quello che se la passa male, fosse in te riserverei più attenzioni al tuo prezioso Antonio…” ed un ghigno gli si aprì sulla bocca sottile, mentre Francis lo osservava impietoso.

“Antonio non passa in mare la sua vita Arthur, non lascia la sua nazione, non si diverte a massacrare tutte le navi che gli passano di fianco” cominciò sottovoce, mentre l’inglese si versava un altro bicchiere. “Arthur, sappiamo entrambi che la tua missione è  finita da tempo, la tua regina non vuole che tu torni a casa? Guardati un po’, sarai anche stupendo in questa divisa da pirata, ma sei più lercio dei tuoi sottoposti” l’inglese sbuffò una risata, capendo che non si stesse davvero riferendo al suo odore, ne tantomeno alla sua igiene. “Sono commosso dal tuo interesse, ma non mi serve l’interesse di uno stupido francese, tornerò a casa quando…” ma Francis non lo stette a sentire, si alzò, avvicinandosi all’oblò della nave. “Lo sai vero che non morirai tu, ma soltanto loro, che tu continuerai ad esistere, che i tuoi doveri ti schiacceranno prima o poi, non sei libero Arthur, qui dentro sei più in gabbia che mai” prese una pausa, mentre un’onda più forte fece dondolare la nave. “La tua nazione ahimè, sta crescendo, sei più utile lì, non qui a tingerti di rosso le mani, l’era dei corsari è finita e lo sai bene, torna a casa Arthur” e si voltò a guardarlo, mentre l’inglese ancora una volta si riempiva il bicchiere e lo fissava semplicemente vuoto. “Morire tra le onde o vivere strisciando” disse all’improvviso, l’espressione così vacua da farlo sembrare già ubriaco. “Tu dici che non è libertà, io ne ho bisogno”il Francese negò con la testa, appoggiando le mani sul tavolo con un piccolo tonfo. “Tu hai bisogno di ricominciare a sentire qualcosa Arthur, hai bisogno di un senso, io ti conosco da sempre, noi ci siamo sempre stati” il sorrisetto seducente del francese non fece breccia nelle sue mura, ma Arthur si rese conto che Francis lo aveva capito anche troppo, fastidiosamente troppo. “C’è vita oltre questo, la tua vita, ci sono io” l’inglese per poco non scoppiò a ridere. “Shut up stupid frog e non credere di essere così importante” il francese sospirò, mentre alzava le spalle ridacchiando. “Sono sempre io ed almeno ci provo…” Arthur annuì, mentre si alzava. “Ho perso tempo a parlare con te, va via e sia ben chiaro, non fare più una cosa simile, la prossima volta ti affondo” disse il corsaro, mentre il francese rideva, una risata così femminea da fare imbarazzare il capitano. “Se poi mi fai anche prigioniero potrei pensarci…” ed Arthur lo fissò scioccato per poco. “Scendi da questa nave maniaco, prima che decida di accontentare le tue richieste” Francis rise ancora, mentre usciva dalla cabina. “TI Aspetto a Dover mon chérie, Calais non è mai stata tanto accogliente”e mentre i soldati smettevano di puntare le armi contro dei corsari fin troppo divertiti, Francis si imbarcò, continuando ad urlare qualcosa sulle celle, la prigionia e del buon vino, mentre Arthur guardava la nave allontanarsi, seguendo soltanto la sua scia bianca.

 

“Signori, cambiamo la rotta”
Disse un giorno, l’ennesima nave spagnola assaltata, l’elsa della spada sporca di sangue, il ghigno ferino affascinante, ma non folle.

 

Morire tra le onde o vivere strisciando.

Tu hai bisogno di ricominciare a sentire qualcosa Arthur, hai bisogno di un senso, io ti conosco da sempre, noi ci siamo sempre stati!

Non credere di essere così importante.

 

“Cosa facciamo dei prigionieri?”

“Li portiamo con noi”

“Dove stiamo andando capitano?”

“Ammainate il Jolly Roger ed issate la bandiera”

“Capitano?”

“Sì nostromo, si torna a casa”

 

Ed il soffio nel suo cuore cominciò a sparire, una strana leggerezza gli galleggiava nello stomaco. Sarebbero tirati dritti dalla regina a mostrare e donare i loro tesori. I suoi compagni avrebbero deciso se fermarsi per sempre, diventare marinai o riprendere le rotte inesplorate.

Lui aveva finito, sarebbe tornato di gran fretta a casa.

Certo, se avesse visto una stupida nave francese, con un damerino dal cappello piumato sopra, forse la gran fretta sarebbe venuta meno.

L’aveva detto Francis che voleva essere un prigioniero…

 

 

 

 

 

Commento:

Ciao a tutti, è la prima volta che mi trovo a scrivere sul Fandom di Hetalia e vi confesso che sono estremamente agitata. Dopo aver letto splendide fan fiction, unirmi a questo gruppo mi sembrava impresa ardua ed infatti l’unica cosa decente è stato questo centesimo tentativo di fan fiction.

Poche presentazioni, io adoro il FrXUk smodatamente, quindi tutto questo sarà un lavoro incentrato su di loro, qualche volta più storico, altre volte come in questo caso, con una lieve licenza d’autore, se mi permetterete. I capitoli sono tutti ispirati dall’album degli Alter bridge (ABIII) che consiglio a tutti di sentire, essendo che io adoro smodatamente anche loro.

Cosa dire, il lavoro mi sembra chiaro da solo, soltanto chiedo venia se i personaggi hanno sfiorato deliberatamente l’OOC, prometto che la prossima volta farò decisamente più attenzione.

Detto questo, spero vivamente in vostri commenti,non si smette mai di crescere e qualche linea guida e soprattutto critica è fondamentale.

Vi ringrazio tutti in anticipo, alla prossima!

  
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