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Autore: Dhialya    09/04/2011    4 recensioni
One shot spin-off di "Narnia's Spirits" Argomento che tratterò anche nella storia: il ritorno dei Pevensie nel loro mondo, quindici anni dopo essere stati incoronati. Una promessa che Peter fa ad Evelyn una mattina di primavera, ma che inevitabilmente viene rotta pochi anni dopo.
Esultò internamente quando finalmente riuscì ad afferrare un lembo del vestito di Susan, ma l'abito di sua sorella era già tornato ad essere un semplice maglione. E il ricordo della promessa andò in frantumi, mentre il cuore di Eve subiva una crepa anche dove non se lo sarebbe mai aspettata. Si ruppe tutto il suo mondo, come un vetro in mille pezzi. Lo sapeva. Lo intuiva, come una lama ghiacciata conficcata direttamente nel cuore.
Sapeva che… era ormai troppo tardi, per poter tornare indietro.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'The Spirits Within - The Just and the Sly special moments.'
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Narnia's Spirits
[Spin Off]

P
romise





Peter stava percorrendo un corridoio di Cair Paravel che lo avrebbe portato nella sala vicina a quella dei troni, dove sapeva essere riuniti i suoi fratelli. Era la stessa in cui lo aveva portato Aslan poco dopo l'incoronazione per fargli sapere quella cosa. La sala con il caminetto, a cui davanti stavano cinque poltrone di velluto rosso che circondavano un tavolino, a due lati della stanza tre grandi vetrate, due delle quali davano sulle terrazze attigue.

La luce mattutina penetrava dalle finestre ad arco alla sua sinistra, riflettendosi poi sulla corona d'oro che spiccava sul capo del ragazzo, la quale andatura era fiera, composta e regale.

Il sole era sorto da qualche ora, ed i Pevensie avevano già fatto la prima colazione circa mezz'ora prima, tutti insieme, mentre la vita nel resto di Narnia aveva inizio. Si erano poi divisi, come sempre, mentre ognuno si andava a sistemare definitivamente nelle proprie stanze, per potersi mostrare poi a coloro che arrivavano a corte.

Quel giorno però, a quanto gli aveva rammendato Oreius poco prima, non erano previsti incontri. Ci sarebbe stata una festa due settimane più tardi, e loro dovevano concentrarsi sul prepararla.

I due fauni di vedetta davanti alla porta della sala aprirono le porte, per poi inchinarsi in segno di rispetto. Peter rispose con un cenno, sorridendo appena e facendo la sua comparsa nella sala.

Stava andando tutto meravigliosamente bene.

Gonfiò il petto, orgoglioso e sereno, mentre faceva scorrere lo sguardo sui presenti e l'aura di famigliarità lo circondava.

Susan stava leggendo un libro seduta sulla poltrona vicino al camino, spento per via del tepore primaverile. Alzò lo sguardo su di lui, sorridendogli, per poi tornare a concentrarsi sulla lettura quando il fratello le rispose con un cenno del capo.
Lucy ed Edmund parlavano con la signora Castoro, i due regnanti seduti sulle poltrone vicino la Dolce e la Narniana su un cuscino. Il marito di questa e Tumnus erano ad un lato, vicino alla parete e dando la schiena ad una finestra, osservando i reali mentre si scambiavano qualche battuta.

Gli occhi azzurri di Peter si soffermarono sul resto della sala, trovandola vuota.

Mancava Eve, ma probabilmente non era ancora pronta del tutto.
Anche se quella mattina, a colazione, era sembrata strana, distratta. Ricordò il viso pallido, gli occhi oscurati da un velo molto simile ad una paura nascosta e le occhiaie di chi non ha dormito molto.

Se n'era accorto, ma non appena aveva provato ad avvicinarsi lei era sgusciata via, liquidando tutto con un malessere.


E dannazione, lui non era mica stupido. La conosceva, e sapeva benissimo che non avrebbe aperto bocca nemmeno sotto tortura, per non fargli pesare la cosa.

Sospirò, scuotendo il capo e iniziando ad avvicinarsi agli altri.

Possibile che non capisse mai che facendo così faceva solo preoccupare di più lui e gli altri? Diamine, ormai aveva quasi vent'anni!

Quando arrivò davanti agli altri Lucy lo salutò radiosa, mentre Edmund gli faceva un cenno con il capo e la Sig. Castoro un inchino dopo essersi lustrata velocemente il pelo.

-Prego, continuate come se non ci fossi- disse, per poi muoversi verso gli altri due. Anch'essi fecero una riverenza, mentre Tumnus azzardava a parlare dopo aver studiato il volto del Pevensie.

-Qualcosa vi turba?- domandò, apprensivo, cercando di non farsi sentire da Lucy.
Peter annuì, pensieroso, mentre lo ringraziava per la discrezione nel non attirare l'attenzione della più piccola.

-Avete notizie di Eve?- domandò, serio.
I due negarono.

-L'ultima volta che abbiamo visto vostra sorella, Sire, è stato quando vi siete divisi tutti poco tempo fa- spiegò il Sig. Castoro, scambiandosi uno sguardo con Tumnus per constatare che la versione era la stessa per entrambi.


-Capisco- mormorò, piano, sospirando.


-Forse vi raggiungerà tra poco. Magari non è ancora pronta- ipotizzò il fauno.
Il Pevensie sorrise: effettivamente c'era anche quella possibilità.

-Vi ringrazio- proferì, per poi raggiungere i fratelli e sedersi anch'egli su una poltrona, iniziando a parlare con gli altri.



***



Stava correndo. O meglio, stava camminando velocemente dopo essersi appurata di avere la via per il giardino libera. Sulla sua strada incontrava talvolta delle ancelle o dei centauri, ma fortunatamente i fratelli sembravano già tutti riuniti nella solita sala.

Svoltò un angolo, uscendo da una porta-finestra e ritrovandosi il sole contro il volto.
Non era molto forte, però le fece strizzare ugualmente gli occhi, mentre si metteva una mano sulla fronte per attutire il fastidio.

Continuò a camminare, aggirando il giardino solito e raggiungendo il frutteto, dove i raggi del sole arrivavano in maniera più equilibrata e i rami degli alberi in fiore donavano un'ombra quasi rinfrescante.


Si sedette, appoggiando la schiena sotto il tronco dell'albero che stava alla fine del giardino, nascosto dagli altri e leggermente più in ombra.
Alla sua destra c'era un muretto, che dava sul promontorio che s'affacciava sul mare dell'est.

Evelyn sospirò, gli occhi persi, portando tutti i capelli raccolti in una mezza coda da un lato, sciogliendo dei nodi, mentre le driadi in lontananza la cullavano con le loro risate delicate.

Sapeva di non avere una bella cera: era pallida, e non era riuscita a nascondere le occhiaie che le poche ore di sonno le aveva portato. Lasciò stare i fili mogano, appoggiando il mento sulle ginocchia attirate contro di se, mentre il suo volto si faceva pensieroso.


-Eve, stai bene?- Peter le pose quella domanda inaspettata, parandosi davanti a lei che in risposta aveva alzato di scatto lo sguardo dal pavimento. Si sforzò di sorridere, rassicurante.

-Certo- mormorò, mentre vedeva il fratello maggiore scrutarla, attento.

-Non mi menti, sai?- sobbalzò, quando il Pevensie le fece intendere che non le aveva creduto.


Fingeva così male?

-Sto bene, solo un po' di malessere passeggero- sibilò, indispettita, affilando lo sguardo.

I problemi che aveva, dopotutto, erano pur sempre i suoi, mica di suo fratello.

-Qualcosa ti preoccupa?- Peter rincarò la dose, non badando al tono brusco della sorella e restando apparentemente indifferente al fatto che si fosse messa sulla difensiva. Eve fece due respiri lenti, mentre preparava la voce in modo che non tremasse e rendendosi conto di quanto Peter la conoscesse.

-Va tutto bene- disse, quando fu sicura.
Nonostante ciò, il tono di voce le si incrinò prima di finire completamente la frase. Si ritrovò a mordicchiarsi il labbro inferiore, maledicendo il magone che l'aveva assalita a quel ricordo.

-Ora scusa, ma devo andare a finire di prepararmi- tentò di liquidare la questione con la prima scusa che le era venuta in mente, iniziando a superare il fratello, dopo aver appurato che nella sala in cui aveva appena fatto colazione con gli altri rimaneva solo lei e Peter, in piedi l'uno dinanzi all'altro a poca distanza dalla porta.


Si ritrovò bloccata, una stretta decisa ma delicata, non intenta a farle male, che fermava la sua camminata di fuga.


Qualcosa si dibatté furiosamente dentro di lei, mentre la sensazione di essere in trappola non le piaceva per niente.

-Dimmi Evelyn, perchè ho capito che qualcosa non va. Sono il Magnifico, mica lo stupido- Eve si ritrovò a sorridere, mentre si voltava leggermente verso Peter, un senso di familiarità e sicurezza che sostituiva l'ansia di pochi attimi prima.

-Grazie, ma sto bene- disse, guardandolo dritto negli occhi.
Il Pevensie capì che non avrebbe ottenuto niente, e inoltre lo sguardo di sua sorella… Sgranò gli occhi, senza farsi notare. Sua sorella aveva una scintilla implorante negli occhi chiari, nascosta dalla finta tranquillità che lasciava trapelare, che lo pregavano di lasciarla andare.

Cedette.


Le voleva bene, vederla così era uno strazio.


-Va bene- asserì, mollando la presa sul suo braccio -ma se hai bisogno... -

-Ci sei- finì Eve per lui, sorridendogli leggermente, non potendo nascondere un po' di serenità.

-Lo so Peter, grazie- mormorò, dandogli poi le spalle e incamminandosi verso la sua stanza.


Chiuse gli occhi, portando la testa indietro appoggiandola alla corteccia dietro di lei e mettendosi a guardare le fronde degli alberi che la circondavano, i capelli mossi dal vento che proveniva dal mare.

Image and video hosting by TinyPic Non poteva certamente far preoccupare tutti per una sciocchezza. Che tra l'altro riguardava lei, e lei soltanto.

Sospirò.

Così però li faceva preoccupare lo stesso, quindi la storia non cambiava e lei era sempre la colpevole. Come fino a poco tempo prima, con Edmund.

Quanto stupida era stata?

Si perse nei suoi pensieri, ascoltando i rumori della natura Narniana per rilassarsi.



-Ma Evelyn non è ancora arrivata?- Lucy fece quella domanda innocente e Peter si ritrovò d'accordo con lei. Erano almeno due ore che la stavano aspettando, e lei non si era ancora fatta viva.

-Forse si sente poco bene- azzardò Susan, posando il libro sul tavolino dopo aver lasciato il segno, non nascondendo un tono preoccupato nella voce. Era così presa dalla lettura che non si era accorta del tempo che passava.


Lucy sobbalzò, allarmata.

-Davvero?- chiese apprensiva, voltandosi verso la sorella maggiore.
Quella le sorrise comprensiva, dopo essersi scambiata un'occhiata con gli altri.

-E' solo un'ipotesi, Lu, stai tranquilla- la rassicurò.
La Pevensie non sembrò esserne del tutto convinta, però sorrise lo stesso alla sorella, cercando lo sguardo del maggiore. Lo trovò che la guardava, rassicurante.

-Vado a cercarla, va bene?- proferì, conciliante.
Lucy annuì, sorridendogli.

-Allora vai tu e poi portala qui. E' capace di perdersi via per ore- l'affermazione pungente di Edmund arrivò chiara e limpida ad un Peter che si stava alzando dal suo posto.
Non voleva essere un'offesa nei confronti della sorella, per niente, specialmente se lei non era presente. Stava facendo sottintendere che per una delle rare volte avrebbe lasciato a Peter il compito di starle vicino e farla sfogare.

Il fratello sorrise, intuendo ciò che il Giusto aveva lasciato trapelare ed iniziò ad avviarsi in cerca di Eve, decidendo come prima tappa la sua stanza.


Bussò tre volte.

-Evelyn?- domandò, posando la mano sulla maniglia e aprendo la porta.
Ciò che lo accolse quando la aprì definitivamente fu una tenue luce azzurrina data dalle tende blu davanti alla finestra della stanza di Eve e una ventata di vento fresca e delicata che penetrò dalla portafinestra lasciata aperta, per far cambiare l'aria della notte, che gli scompigliò i capelli.

Uscì, chiudendo la porta alle sue spalle e dirigendosi verso l'entrata principale di Cair Paravel, un solo pensiero in testa:


A sua sorella piaceva stare all'aperto, in mezzo alla natura. E lui sapeva anche il Perchè.

Quando domandò di Evelyn alle driadi che giocavano in mezzo al giardino queste risero, felici, indicandogli poi la strada ed accompagnandolo per un breve tratto girandogli intorno con gioia, i loro corpi fatti d'aria che fluttuavano leggeri e i petali dei fiori che le ricoprivano delle tonalità che andavano tra il blu e il bianco, per poi sfociare in porpora o verdi chiari.

Queste ad un certo punto lo fecero proseguire da solo, e lui le ringraziò, esibendosi in un inchino galante.

S'incamminò verso l'albero più grande, e quando scorse Eve non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso, cercando di nascondere la preoccupazione che l'aveva assalito nel vederla fissare inespressiva il cielo che si scorgeva.



***



Sentì dei passi avvicinarsi e si risvegliò dal suo stato di torpore, sussultando e mettendosi sull'attenti senza nemmeno volerlo del tutto. Sapeva che li a Cair Paravel non correva rischi, ma non poteva fare a meno di spaventarsi e mettersi sulla difensiva ogni volta. Riconobbe la figura di Peter avanzare tra gli alberi e abbassò lo sguardo, ansiosa: ora? Che avrebbe fatto ora? Non voleva parlare, però avrebbe tanto voluto farlo.

Sentì la sua presenza avvicinarsi e sovrastarla per qualche attimo, per poi sedersi da parte a lei. Entrambi restarono in silenzio, ognuno perso nei propri ragionamenti.

-Ho fatto un sogno- la voce di Evelyn spezzò il silenzio attorno a loro che si era creato da non pochi minuti.

Alla fine aveva ceduto. Peter l'aveva sempre aiutata, protetta, rassicurata.

Forse… forse avrebbe potuto darle conforto anche in questo.

-Davvero?- la voce del Pevensie risuonò calma, mentre si voltava leggermente a guardare la sorella, con ostinatamente lo sguardo basso a guardare i fili d'erba davanti a lei.

Sorrise Peter, mentre gli si scaldava il cuore nel sapere che finalmente avrebbe scoperto cosa la tormentava tanto.
La scorse annuire, pensierosa.

-Beh, più che un sogno è stato un incubo- Peter si fece attento, sentendo distintamente la voce di Eve incrinarsi, quasi come se stesse per piangere. 
Come aveva potuto sconvolgerla tanto un singolo incubo, per quanto terribile potesse essere? Non era più una bambina e sapeva benissimo che i mostri non esistevano.

-Ti va di raccontarmelo?- domandò, apprensivo, voltando il viso completamente verso di lei, scrutandola. Quella annuì, semplicemente.


Si trovava in groppa ad un cavallo che correva, nel fitto del bosco dell'ovest diretto verso una meta a lei sconosciuta. Si limitava a reggersi alle redini, stringendo lei ginocchia ed evitando dei rami più bassi che incontrava sulla traiettoria.

Eve sentiva distintamente l'aria tra i capelli, il respiro cadenzato dell'animale e gli zoccoli che calpestavano il terriccio coperto di foglie dalle tinte rossastre o gialle.


Era autunno.


Una strana sensazione di libertà le scoppiava nel petto, mentre vedere la natura - la sua natura, quella di Narnia, quella della sua casa e del suo mondo – scorrerle da parte.


Il cavallo diminuì l'andatura, mentre i due arrivarono in una radura.
Al centro c'era un grande albero, che Eve si bloccò a guardare mentre il destriero continuava ad avanzare verso il centro del grande spiazzo d'erba, al passo. La ragazza distolse lo sguardo dal ciliegio, posandolo sul cielo turchese e limpido.

Era sola, in quell'enorme radura, mentre tutt'attorno a lei si trovavano alberi ed erba, smossi dall'aria autunnale che proveniva da nord.
Smontò, lasciando il cavallo libero e s'avvicinò alle fronte dell'albero, improvvisamente stanca.

Non poté fare a meno di sdraiarsi, cullata dai rumori di Narnia e addormentarsi, unico pensiero fisso il non voler mai, per nessuna ragione al mondo, abbandonare la sua terra magica che definiva casa.


Uno scoppio vicino, troppo vicino, di qualcosa che esplode svegliò Eve di scatto, facendola sobbalzare, il panico che montava. Sgranò gli occhi, riconoscendo dove si trovava: nel letto di camera sua.

A Londra, con la guerra in corso in piena notte. E alla sua età di ragazzina quattordicenne.

-Eve vieni!- Susan la prese per mano, e lei si lasciò trascinare giù dal letto come un automa, non capendo: ma non stava a Narnia, pochi minuti prima?

-Sue, sbrigati! Vieni!- Peter, con in braccio una Lucy piangente, aspettava che le altre due sorelle lo raggiungessero.

-Che… che succede?- Evelyn si decise finalmente a parlare, mentre tutti e cinque i Pevensie uscivano di casa per andare al rifugio in giardino.


I rumori degli aerei erano mischiati ai fischi che facevano le bombe quando venivano lanciate, e gli scoppi dei punti in cui esse colpivano facevano tremare tutt'attorno.
C'era odore di cenere e morte, misto ai pianti delle persone o le grida dei bambini disperati per la paura.

-Come che succede?- Edmund le rispose pungente, mentre reticente veniva trascinato da Peter che lo teneva per mano.


-M-ma… Narnia- esalò, senza capire.


-Eve, aumenta il passo, siamo in pericolo!- Susan la pregò e lei non se lo fece ripetere due volte, aumentando l'andatura.


-E smettila di pensare alle tue cose senza senso, probabilmente stavi sognando- finì Edmund, liberando la sua mano da Peter ma continuando comunque a seguirlo dopo che questi lo aveva rimproverato con lo sguardo.


Mancavano pochi metri, e poi sarebbero stati al sicuro.


-S-senza senso?- la sua voce uscì tremante, mentre il respiro le si bloccava.


Non si ricordavano di Narnia? Come potevano?

“Probabilmente stavi sognando”


Le si gelò il sangue nelle vene.

Era stato tutto un bellissimo sogno?

Un fischio acuto, molto vicino a loro e che si avvicinava la ridestò, mentre sentiva la bomba che scoppiava a poche case di distanza dalla loro. Ciò che l'accolse, dopo, fu solo buio.


Il Pevensie l'ascoltò, in silenzio, capendo il problema, annuendo di tanto in tanto.

-Peter…- Evelyn sussurrò il suo nome poco dopo aver finito di raccontare il sogno che raccoglieva le sue paure più profonde.

Abbandonare Narnia, scoprire che non era niente, che non esisteva.
Le lacrime che dal cuore non arrivavano agli occhi, nonostante fossero lucidi, erano trapelate dalla voce tremante ed implorante, un peso alla bocca dello stomaco che la rendeva agitata.

-Rimarremo qui per sempre, vero?- domandò lei speranzosa alzando lo sguardo su di lui, la voce che tremava d'ansia in caso di risposta negativa.
Peter sorrise, circondandole le spalle con un braccio con fare affettuoso e protettivo.

-Ma certo. Questa è la nostra casa- affermò sicuro, sul viso un sorriso radioso e caldo che rilassò la sorella.
Eve abbozzò un sorriso.

-Prometti?- domandò, porgendo il mignolo.

-Prometto- rispose il fratello, porgendo il suo e intrecciandoli in un giuramento.
Evelyn sospirò mentre Peter le parlava di Lucy che era preoccupata.

Ancora una volta si era sbagliata a non volersi fidare di loro.



***



I cavalli correvano per il sentiero nella foresta Narniana, il cervo bianco davanti ai cinque ragazzi che ridevano felici. Edmund rimase indietro, lasciando prendere fiato a Philip, il suo bosco che lo circondava e il cervo che se la batteva, seminandoli.

-Ed!- gli altri Pevensie tornarono indietro, richiamandolo, non appena si resero conto che erano rimasti solo in quattro.

-Che stai facendo?- gli domandò Eve, curiosa, venendo poi affiancata da Peter e Lucy, la quale aveva al suo fianco Susan.


-Prendo fiato- rispose ovvio, accarezzando il manto del suo cavallo.


-Di questo passo prenderemo giusto quello- lo rimbeccò la più piccola, per poi rivolgersi alla sorella maggiore.

-Come aveva detto Susan?- chiese, in tono ironico. Quella colse gli intenti della Valorosa, e non si tirò indietro.

-Ragazze voi restate al castello, lo prendo da solo il cervo- lo schernì, gonfiando la voce.
Tutti e cinque scoppiarono in una risata a quell'imitazione, ricordando bene la discussione.

-Cos'è?-

Peter smontò da cavallo, attirando l'attenzione generale ed avvicinandosi ad un palo ricoperto d'edera.
Gli altri lo imitarono, mentre osservavano l'oggetto pensierosi.

-Come in un sogno- affermò Susan, come ipnotizzata.

-O dal sogno di un sogno- la corresse Lucy, mentre rispolverava i ricordi in cerca di qualcosa d'utile.
-Armadio guardaroba- esalò poi, iniziando a correre verso una meta poco precisa dove la guidava l'istinto.

Gli altri la richiamarono, ma non ci fece caso, continuando ad avanzare.
Eve seguiva gli altri, curiosa e pensierosa, mentre vedeva sua sorella addentrarsi in un varco in cui i pini coprivano la visuale.

Man mano che avanzavo i suoi fratelli protestavano tra loro, mentre lei era persa in fondo a cercare di ricordare qualcosa che le potesse essere d'aiuto.
Aveva una strana sensazione, i muscoli che si muovevano perchè dovevano ma l'istinto dentro di lei che le diceva di correre indietro e lasciar perdere, che stava incappando in un grosso errore.

-Sono cappotti- la frase proferita da Susan le fece scattare qualcosa nella mente e nel corpo, mentre sgranava gli occhi, ricordando.

E sarebbe stato un errore, tornare dall'altra parte.

-No, fermi!- tentò di richiamarli, allungando il passo e cercando di raggiungerli, facendosi strada tra i cappotti che divenivano via via più fitti. L'ansia le stava mandando in panne la mente, e il cuore batteva furioso per la paura di ciò che sarebbe potuto accadere se non li avesse fermati in tempo.

Faceva caldo li in mezzo, e non vedeva dove stava andando. Aveva un bruttissimo presentimento, mentre una forza dentro di lei si dibatteva per bloccarla e farla tornare indietro, lasciando perdere i suoi fratelli.

Esultò internamente quando finalmente riuscì ad afferrare un lembo del vestito di Susan, ma l'abito di sua sorella era già tornato ad essere un semplice maglione.


E il ricordo della promessa andò in frantumi, mentre il cuore di Eve subiva una crepa anche dove non se lo sarebbe mai aspettata. Si ruppe tutto il suo mondo, come un vetro in mille pezzi.

Il suo sorriso scomparve, e i suoi occhi si oscurarono di un velo di tristezza ed apatia.

Lo sapeva.
Lo intuiva, come una lama ghiacciata conficcata direttamente nel cuore. Sapeva che… Era ormai troppo tardi, per poter tornare indietro.



















































































*** Oila gente! In questo periodo sto invadendo la sezione delle cronache mica da ridere o.O Allora, questa shot.
E' la più lunga che abbia scritto, insieme a Fragola E Limone - che vi consiglio di leggere, se volete -. Allora, precisazioni importanti su questa shot che sarà collegata, come Necklace of Feeling, alla storia principale e la tratterò anche li - insieme ad altre decine di cose che riguardano la prima avventura a Narnia e i Pevensie durante l'età D'oro, come i momenti clou -.
- Come è stato con Eve, anche se come potete vedere non ci sono grandi cambiamenti.
- Perchè do degli indizi su Evelyn, come si potrebbe capire da alcune frasi in corsivo, da alcune sue sensazioni provate.
- Perchè mi serve in qualche modo per introdurre il suo personaggio, e alcuni comportamenti che terrà nella storia principale, ad esempio il non farsi coinvolgere troppo, per paura che questo le venga strappato via.
Credo basta o.O Non ho messo l'avviso incesto perchè il suo amore per Edmund viene solo sfiorato, lui addirittura non viene nominato molto, e insomma, chi segue la long sa che comunque incest è sempre sottinteso in qualche modo nelle storie che riguardano questa serie.

Per il resto non posso fare altro che ringraziarvi tutti voi che mi seguite, spero che anche questa shot vi sia piaciuta ^^
Un abbraccio
Cla <3***


   
 
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