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Autore: Ehris    11/04/2011    13 recensioni
-Oh andiamo, avevevo solo voglia di fare due chiacchere- Il suo tono era sarcastico, come spesso accadeva e questo non potè che fare piacere alla ragazza perciò decise di assecondarlo.
-E a casa tua non hai trovato nessuno che ti desse retta?- Sul viso di Damon apparì un’espressione compiaciuta.
-No, a casa mia non ho trovato nessuno in grado di rispondere alle mie provocazioni come fai tu- Elena non riuscì a trattenere un sorriso quando lui le fece l’occhiolino. Lui aveva voglia di scherzare, come sempre d’altronde, e voleva stuzzicarla così lei fece altrettanto; si avvicinò a lui, ancora comodamente sdraiato sul suo letto, e, quando ritenne che la loro vicinanza stava diventando pericolosa, infilò una mano sotto il cuscino e prese il pigiama mentre gli sussurrava:-Buona notte Damon!- Poi si diresse in bagno, soddisfatta più che mai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte. L'altro giorno, durante l'ora di storia, ho avuto l'ispirazione per questa One-Shot così mi sono messa d'impegno e l'ho scritta. Spero tanto che a voi Delena possa piacere. Quando finite di leggerla fatemi sapere cosa ne pensate; ricordate che anche le critiche sono ben accette!

Un bacione a tutte e... Buona lettura


Non ti lascio sola questa notte
 

 
 
La televisione andava praticamente per conto suo. Elena si sentiva parecchio stanca ma non voleva andare a dormire. Aveva paura, paura di chiudere gli occhi, paura di addormentarsi. Gli incubi degli ultimi giorni si erano fatti sempre più reali e spaventosi. Aveva sognato Jenna e Jeremy sotto tortura nelle mani di Klaus. Aveva sognato Bonnie sdraiata in una pozza di sangue nel luogo che era stato testimone del massacro delle streghe. Aveva sognato persino Stefan e Caroline con un paletto di legno infilato nel cuore.
Insomma, la mente della giovane, notte dopo notte, riproduceva immagini orribili che rendeva a tutti impossibile starle accanto durante il giorno data la sua sempre maggior irrascibilità.
Il peggiore degli incubi, tuttavia, aveva preso forma ed era divenato tale ieri, quando, una volta sveglia, si era seduta sul letto e aveva iniziato a piangere. Aveva sognato Damon. L’aveva visto odiarla, voltarle le spalle, andarsene lasciandola al suo destino. Lasciandola sola. Le aveva detto chiaramente di essere stufo di doversi preoccupare sempre per lei. L’aveva abbandonata e aveva fatto finta di nulla quando Elena, disperata, lo avevo chiamato.
-Elena? Elena stai bene?- Jeremy agitava una mano davanti agli occhi della sorella nel tentativo di richiamare la sua attenzione.
-Jeremy, quando sei arrivato? Non ti ho sentito rincasare!- la ragazza si asciugò molto velocemente una piccola lacrima.
-Ora. Ti ho anche salutata ma non mi hai risposto. Sei sicura di stare bene?- Il piccolo Gilbert guardava Elena perplesso e preoccupato. Cercava di decifrarne l’espressione ma lei, che non voleva fargli intuire le sue preoccupazioni, accennò un leggero sorriso ed eliminò momentaneamente ogni segno di apparente assenza dal suo volto.
-Si, si, sono solo molto stanca- Jeremy continuava a fissare la sorella e lei pensò che poteva andare avanti in eterno perché tanto lui non avrebbe trovato nulla. Non gli avrebbe mai permesso di leggere e dare significato alle sue paure. C’era già lei che soffriva abbastanza e riteneva che lui dovesse restarne fuori poiché non se lo meritava.
-Forse dovresti andare a dormire, hai davvero una brutta cera sorellina- Naturalmente Jeremy si rivolse a lei scherzando ma in fondo sapevano bene entrambi che quella era la pura verità. Questo Elena non avrebbe mai potuto nasconderglielo.
-Si, hai proprio ragione- Rispose lei per poi continuare -Buonanotte Jeremy-
-Notte Elena- Anche se senza particolare entusiasmo la ragazza si alzò dal divano e si diresse verso le scale. Scale che l’avrebbero portata al piano superiore, alla sua stanza.
 
-Ciao Elena- La ragazza non fece in tempo ad accendere la luce. Una voce, che lei conosceva molto bene, l’aveva già salutata. Per lo spavento la porta le scivolò di mano e si chiuse, rumorosamente, alle sue spalle.
-Damon! Mi hai spaventata!- Appoggiò una mano sul petto come a voler calmare il battito impazzito del suo cuore.
-Scusami non era mia intenzione- Soltanto allora lo notò: stava sdraiato sul suo letto e come al solito si teneva il suo peluche preferito sulla sua pancia. In quel momento, del tutto inaspettatamente, qualcosa si impadronì di Elena. Era un bisogno, una voglia. Bisogno di parlare con lui e voglia di raccontargli tutto dell’incubo che non le aveva permesso di dormire la notte precedente.
-Damon…- Solamente allora lui distolse lo sguardo dal pupazzo per voltarsi a guardare lei. La osservava nell’attesa che terminasse la frase che aveva iniziato e nel frattempo pensava a quanto era bella. La osservava con quegli occhi azzurri che, chissà per quale strano motivo, riuscivano sempre a dare ad Elena un senso di sicurezza.
Il secondo subito dopo, però,lei si sentì una sciocca per aver anche solo pensato di parlare a Damon delle sue paure. Quel bisogno e quella voglia in un batter di ciglia se ne andarono, proprio come erano venuti.
Lui intanto continuava a fissare la donna che segretamente amava con un’espressione un po’ curiosa ma anche un po’ confusa dipinta sul volto.
-Sono molto stanca... Vado in bagno e quando uscirò tu te ne sarai andato, va bene?- La voce di Elena era fredda, anzi glaciale e lei se ne rese conto. Se ne pentì subito; sapeva che lui non se lo meritava. Damon comprese il dispiacere di Elena, glielo leggeva negli occhi perché per lui, lei era trasparente e pura, così cercò un modo per sdrammatizzare la situazione che si era venuta a creare.
-Oh andiamo, avevevo solo voglia di fare due chiacchere- Il suo tono era sarcastico, come spesso accadeva e questo non potè che fare piacere alla ragazza perciò decise di assecondarlo.
-E a casa tua non hai trovato nessuno che ti desse retta?- Sul viso di Damon apparì un’espressione compiaciuta.
-No, a casa mia non ho trovato nessuno in grado di rispondere alle mie provocazioni come fai tu- Elena non riuscì a trattenere un sorriso quando lui le fece l’occhiolino. Lui aveva voglia di scherzare, come sempre d’altronde, e voleva stuzzicarla così lei fece altrettanto; si avvicinò a lui, ancora comodamente sdraiato sul suo letto, e, quando ritenne che la loro vicinanza stava diventando pericolosa, infilò una mano sotto il cuscino e prese il pigiama mentre gli sussurrava:
-Buonanotte Damon!- Poi si diresse in bagno, soddisfatta più che mai. Lui rimase piacevolmente sorpreso dal gesto di Elena. Avrebbe voluto colmare quella piccola distanza. Avrebbe voluto posare le sue labbra su quelle morbide e perfette di lei. Si può dire che l’avrebbe voluto con tutto il cuore se avesse avuto ancora un cuore che batteva, tuttavia non voleva rischiare di rovinare tutto il rapporto che a fatica aveva ricostruito con lei. Non voleva assolutamente perderla perché per lui quella giovane donna era importante.
 
Con molta calma Elena si cambiò, si lavò la faccia e i denti e si mise un filo di crema. Sapeva che Damon non se ne sarebbe andato subito, oramai lo conosceva troppo bene, ma sperava che se fosse stata sufficentemente lenta lui si sarebbe stufato e se ne sarebbe tornato a casa sua. Ancora non riusciva a capacitarsi di quel bisogno che un attimo prima l’aveva travolta. Era stato strano; come se non potesse fare a meno di dire tutto al vampiro, di spiegargli ciò che l’angosciava. Aveva provato la voglia di essere ascoltata e in qualche modo rassicurata.
Improvvisamente, mentre era ancora immersa nei suoi pensieri, la testa iniziò a girarle e le forze pian piano cominciarono ad abbandonarla. Le sentiva andare via, lasciarla.
Toc toc
-Elena ti senti bene?- Lui era li e in quel momento Elena non poté che ringraziarlo mentalmente per non essersene ancora andato.
 -Damon- riuscì solamente a sussurrare il suo nome ma per fortuna, grazie all’udito del vampiro, questo richiamo bastò. Elena appoggiò una mano alla maniglia mentre l’altra la teneva ancora ben salda al lavandino. Nell’istante in cui cercò di aprire la porta, però, le gambe cedettero e lei cadde. Se non fosse stato per quelle braccia robuste pronte ad avvolgerla e a sostenerla, la giovane sarebbe sicuramente finita per terra. Damon la prese dolcemente in braccio e la portò a letto. Lei abbandonò il capo sul petto così perfetto del vampiro per poi chiudere gli occhi, nella speranza che tutto quello che la circondava smettesse di girare vorticosamente, e lasciarsi cullare dal calore del suo corpo.
-Grazie- Era un altro sussurro. A Elena pareva di aver perso la voce. Molto delicatamente Damon la stese sul letto e la coprì con la coperta. Lei teneva ancora gli occhi chiusi perciò quando sentì le mani di lui accarezzarle il volto rimase piacevolmente sorpresa.
-Tu scotti, hai la febbre!- Elena aprì gli occhi per potersi perdere in quelli di lui, in quelle pozze maledettamente blu. Il vampiro la guardava ed era preoccupato ma non voleva che lei lo capisse.
-No- Non si trattava di Elena se lei non era pronta a controbattere.
-Invece si!- Il tono autoritario del vampiro fece sentire Elena al sicuro; lui era li e badava a lei con interesse -Jenna non è a casa?-
-No, sarà via tutto il fine settimana; però c’è Jeremy, non preoccuparti Damon-
-No, Jeremy non c’è… l’ho sentito uscire. Credo stesse andando dalla strega- Si lasciò scappare un sorriso carico di malizia.
-Ah… Bhè, ho solo bisogno di un po’ di riposo, domani starò sicuramente meglio- Elena ora non voleva più che Damon se ne andasse perché aveva paura di rimanere sola. Si chiese se la voglia di averlo accanto non fosse dovuto al fatto che aveva la febbre; comunque sia non se la sentiva di chiedergli di restare. In fondo lei stava con suo fratello e non voleva giocare coi due come aveva fatto Katherine in passato.
-Si, hai ragione- Damon si alzò dal letto di Elena e si diresse alla finestra. Lei sentì improvvisamente lo stomaco attorcigliarsi e un senso di solitudine si impadronì immediatamente di lei. Non capiva cosa le stesse succedendo ma di una cosa era ormai certa: non voleva che il vampiro la lasciasse perché lei aveva bisogno di lui. Poi Damon, con grande sorpresa della giovane, chiuse la finestra e tornò a sedersi accanto a lei.
Lui adorava guardarla dormire e nelle ultime notti l’aveva vista troppe volte agitarsi. Spesso lei si svegliava urlando o piangendo e questo lo feriva tremendamente. Non voleva che Elena dovesse soffrire anche di notte, nei suoi sogni. Non era mai entrato nella stanza per rassicurarla, per dirle che tutto andava bene perché sapeva che non spettava a lui, tuttavia la voglia di compiere quei piccoli gesti era tanta e si faceva sentire. Adesso lei stava li, sdraiata nel suo letto e lui poteva leggerle negli occhi la paura che provava al pensiero di rimanere da sola perciò decise che quella notte sarebbe rimasto li con lei, per lei.
-Io non me ne vado, non ti lascio sola perciò riposa tranquilla, almeno stanotte- Lui strinse Elena leggermente a sé e lei gradì quel contatto tanto che si fece piccola e si sistemò meglio tra le sue forti braccia. Dentro di lei tutto si calmò di colpo. Tranquillità dopo la bufera, era questo ciò che provava ora, tra le braccia di Damon. Elena chiuse gli occhi nella speranza di riposare tranquilla almeno quella notte e con la consapevolezza che non le occorreva raccontare tutto al vampiro  dei suoi incubi perché in qualche modo lui già sapeva che la tormentavano.
Prima che Morfeo portasse via la ragazza, lei riuscì a sussurrare un’ultima cosa al vampiro:
-Grazie Damon, ti voglio bene- Lui sorrise felice quando sentì quelle parole uscire proprio dalla bocca di Elena. Lui si sentì felice perché sapeva che quella sarebbe stata la notte più bella della sua esistenza e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargliela. Avrebbe lottato contro gli incubi di Elena se fosse stato necessario perché per lui, lei ora era la sua aria, la sua ragione di vita, il punto di luce nell’oscurità delle tenebre.
Elena per Damon era diventata tutto.

  
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