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Autore: Nevermindk    11/04/2011    4 recensioni
Ecco la mia prima ff, su una delle mie serie preferite, Bakuman, dei sensei Ohba e Obata!Avverto che ci sono contenuti shonen-ai tra i due protagonisti, quindi se il genere non vi piace, poi non dite che non lo avevo detto :)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I polpastrelli sporchi d’inchiostro e i crampi alle dita.
“Hey,  io ho un po’ fame, tu?”
Non rispondo, con la testa china sulla tavola da completare continuo a cancellare quella mano che non riesco mai a proporzionare al resto del braccio. La scadenza è tra sei giorni, e ho ancora sei tavole da mettere in bella, non ho tempo da perdere.
“Va bé, ti prendo un pacchetto di patatine ok? Esco.”
Diamine quella mano, quella dannata mano. Ecco, il polso un po’ più stretto, e devo arrotondare la punta del pollice, devo far sì che le dita dei due personaggi si incrocino, sembrino morbide. Ecco, forse ho bisogno di cambiare matita, provo con una con la mina più dura. Il rumore che produce sulla carta mi fa sentire bene, e il profumo mi rende ebbro.
È faticoso, ma vorrei provare queste sensazioni per tutta la vita. Vorrei poter ridere di me guardandomi allo specchio, per colpa di quella guancia sporca di nero, e avere i jeans sempre pieni di trucioli di matita e di pezzi di gomma per cancellare.  
Avere i crampi e i calli alle dita fa male, ma amo la sensazione di sollievo quando si lascia la matita e ci si asciuga la mano sudata sulla maglia o sui pantaloni.
E poi le figure che prendono forma sul foglio, quegli occhi profondi che a volte disegno, e quel petto, o quel bacino davvero perfetti, che però guardati dopo un po’ di ore ti mettono in imbarazzo per la loro asimmetria. Sì, penso proprio che sia questa la mia strada.
Lascio cadere la matita sul foglio e mi stiracchio. Sgrano un po’ gli occhi osservando il caos che mi circonda. La scrivania piena di cianfrusaglie, avanzi di cibo, boccette di china vuote, fazzoletti sporchi di nero… non c’è un angolo libero. Poggio i piedi per terra. Mi si era addormentato il piede destro, e ora sento il sangue che ricomincia a scorrere verso il basso, e che mi procura un forte crampo.
Mi alzo e aggiusto i fogli di brutta in bilico sullo spigolo del tavolo, e poi mi sgranchisco un po’ le gambe, andando verso gli scaffali dei manga.
Prendo il primo volume che mi capita sott’occhio “La leggenda dei super eroi vol. 2 di Kawaguchi Taro”. Accarezzo la copertina liscia, e osservo i colori abbaglianti che la ricoprono, che riempiono quelle linee nere. Poi faccio scorrere le pagine sotto il naso, velocemente, così da farmi un po’ di vento. E il profumo di inchiostro e carta stampata, tipico dei fumetti, mi riempie le narici e mi manda in estasi.
Riesco a capire cosa mio zio provasse, riesco a capire perché nonostante i fallimenti riusciva sempre ad andare avanti, e un giorno anche io avrò una serie famosa come la sua.
Voglio vedere il personaggio su cui ho buttato sangue e sudore su un teleschermo. Voglio sentire i bambini cantarne la sigla, voglio vedere i giovani impiegati leggerne il manga in metropolitana, e voglio vedere i cosplayer che si sforzano per assomigliarvi, gli otaku pieni di gadget e le fujoshi scrivere fan fiction e disegnarci doujinshi.
Voglio sentire la voce della mia Miho in sincronia con i movimenti della bocca della protagonista femminile, e voglio guardare il primo episodio seduto sul divano con del ramen istantaneo tra le mani e  in compagnia di Shujin e di Kaya che fanno commenti divertenti.
Ecco, questo mi renderebbe felice, e mi rende felice il solo fatto che io abbia qualcosa in cui credere, e che non abbia più la testa vuota, fissata sull’idea di seguire una vita completamente normale.
Lascio il manga sullo scaffale e mi avvio verso la porta che conduce nell’anticamera dell’ingresso, ormai intasata da scaffali divisi solo da uno stretto corridoio che conduce alla porta principale. Osservo le varie action figures degli eroi che mio zio aveva comprato e che aveva osservato tante volte, cercando di trovare la tuta perfetta per il suo personaggio.
Striscio tra due scaffali e cammino in penombra fino a raggiungere il muro, ci poggio una spalla contro, e con la schiena rivolta verso modellini vari, comincio a fissare i vecchi numeri di Shonen Jump nascosti dietro le scatole di plastica.
Tolgo una scatola, e prendo un massiccio Jump del 1995. Chissà quante volte mio zio avrà letto questo volume, quante volte ha riletto una battuta divertente, e quante volte si sarà soffermato sulle immagini come faccio io. Mi porta in paradiso guardare le linee che si incrociano e si arrotolano e che non finiscono mai…
“Saiko, cavolo, mi hai fatto prendere un colpo!!”
Shujin mi fissa dal fondo del cunicolo nel quale mi sono infilato, illuminato dalla luce che proviene dall’altra stanza, con la sua solita tuta rossa e una busta di plastica in mano.
“Che stai facendo laggiù?” molla la busta per terra, e anche lui, a mo’ di serpe, striscia tra gli scaffali e mi raggiunge. Sento il suo odore misto a smog della città sulla sua felpa. Ripongo la rivista nello scaffale e lascio che le mie dita accarezzino il dorso della copertina.
“Nulla…sfogliavo vecchi volumi di Shonen Jump e pensavo a mio zio…”
Shujin mi sorride come fa sempre, posando la sua grande mano sulla mia testa piccina.
Io e lui siamo come una di quelle collane che si scambiano gli innamorati. Due metà che si completano. Lui è tutto quello che non sono io, e io sono tutto quello che non è lui.
“Ti ho comprato le patatine alla paprika, le vendevano a metà prezzo.” Sghignazza.
“Grazie…ma non ho molta fame…” dico guardandomi le calze.
“Oh dai, io proprio non ce la faccio a vederti così, dovresti dormire un po’ sai? E magari farti un bagno!” dice avvicinando il naso al mio collo e annusandomi. Lo scaccio via con uno schiaffetto sulla nuca.
“F-fermo scemo! Senti chi parla!” iniziamo a prenderci a sberle e finiamo catapultati sulla moquette, facendo crollare la scatola che avevo posato per terra. Io sono sopra di lui, le mie gambe sono incrociate alle sue, e sento nel mio petto il cuore che inizia a battere più forte. I nostri visi vicini. Percepisco qualcosa di magnetico. No, non può succedere di nuovo. Mi afferra i polsi, e in un istante mi ritrovo con la schiena sul pavimento, e con il suo viso sopra il mio, l’unica cosa che noto sono le sue labbra e la luce nei suoi occhi. Il resto è avvolto dal buio
“Me lo avevi promesso, Shujin.” Sussurro con il poco fiato che ho in gola, a causa della troppa agitazione “Mi avevi promesso che… non sarebbe più successo.” Penso.
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Bene, come ho scritto nell'intro questa è la mia prima fan fiction, non in assoluto, ma la prima di questo genere °A° spero di non aver commesso errori stupidi, e se sì mi auguro che qualche povero mal capitato me li faccia notare >.>"" Più di ogni altra cosa spero di far finire bene questa storia e di non liquidarla con un finale affrettato xD. Spero leggerete il seguito! Grazie =3= <3
  
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