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Autore: Something Rotten    15/04/2011    2 recensioni
L'unica persona da incolpare era sè stesso e la sua capacità di annichilire tutto ciò che toccava. Non era, certamente, come Re Mida, quello tramutava in oro tutto ciò che cercava, lui invece aveva la capacità di distruggere, dilaniare, spaccere tutto ciò che incontrava per la sua strada. Faceva schifo.
Percepiva il suo corpo tendere verso il terreno, era come se si stesse piegando alla forza di gravità. Lo stomaco bruciava da far schifo, sentiva le viscere contorcersi al suo interno, ma soprattutto sentiva l'acido risalire dallo stesso verso la gola. Si era piegato in avanti, reprimendo un conato. Aveva tolto le mani dallo strumento asciugandosi il sudore che gocciava dalla sua fronte, quello era un attacco di panico, sicuramente, o forse era un calo di zuccheri? Visto che non aveva toccato cibo per tutta la giornata, troppo preso a prendere quella roba per pensare ad altro.
Si era guardato intorno cercando, attraverso le bacchette di Robert, di riprendere il ritmo, ma non ci riusciva. Stava cadendo. Aveva provato ad afferrare il microfono ma la sua mano aveva afferrato l'aria. Era caduto a terra, privo di forze.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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annich Nulla di nuovo sul fronte occidentale :)
Non scrivo a scopro di lucro, non delineo fatti realmente accaduti (Tranne per il post di Ronnie e soprattutto per la disintossicazione di Max.) Non voglio offenderli e non ci guadagno una ceppa D:
Per vivere tento di fare psicologia, non la scrittrice Slash ù_ù
However, non so quello che dirvi.
Leggete e basta :)

Annihilation


Fingeva che fosse tutto perfetto, lui, mentre saltava su e giu per il palco, baciando Craig e infastidendo Monte. Era l'unico che un dannato basso si scatenasse così su di un palco. Di solito tutti i bassisti se ne stavano al loro angoletto, sembravano inesistenti, invece lui saltava, correva, zompettava e baciava il suo cantante. Nulla di sbagliato se solo non fosse un fottuto bugiardo, se non sapesse fingere così bene di non aver nessun problema tanto da crederci.
Eppure Ronnie, il suo caro vecchio amico, aveva avvisato quasi tutti postando quel messaggio sul my space, dove spiattellava ai quattro venti tutta quella cruda verità. Non c'era nulla che andasse bene in Max, a partire dalla sua bellissima doppia faccia, anzi, lui era come un cubo, lui di facce ne aveva sei, tre per i membri degli Escape, una per Ronnie, una per i Fan ed infine una per i giornalisti. Lui si comportava in maniera diversa a seconda di chi c'era lì davanti ai suoi occhi. Era un budino malleabile, un mutaforma, un parassita. Lui che tante di quelle volte aveva rinfacciato a Ronnie l'uso di quelle sostanze, lui che lo aveva condannato con il dito alzato e diretto verso i suoi occhi, lui che, infine, aveva più volte smentito di usare quella roba, si era ritrovato a dover fare i conti con la verità, proprio come Radke gli aveva preannunciato.
Non era stata una sua decisione, si era ritrovato in quella situazione contro al suo volere, forse era proprio il suo fisico a chiederla. Si era ritrovato a suonare che non si ricordava neanche di essersi svegliato, non capiva perfino che canzone fosse quella. Aveva volto lo sguardo verso di Craig che gli aveva sorriso avvicinandosi e lasciando un veloce bacio alla sua bocca, tutto normale, insomma. Se non fosse per quel maledetto mal di testa, se non fosse per quel vuoto di memoria, che cazzo ci faceva su quel palco? Come ci era arrivato? Che cazzo di canzone doveva suonare?
Uno dei tanti addetti al "dietro le quinte" gli aveva urlato il nome della canzone, ormai era diventato un libro aperto persino per loro, che lo vedevano una volta al mese, ma neanche.
Si era voltato ed aveva alzato il pollice, come a voler dire di aver capito, ma in realtà non ci capiva niente. Non sapeva chi o cosa lo aveva fatto diventare così, un animale, un coglione. Non poteva sempre rifilare la colpa a Ronnie, alla fine lui i suoi problemi gli aveva risolti, certo era stata una scelta forzata dalla giustizia, ma lui ora non aveva problemi, forse l'unico problema che gli rimaneva era quello della band, ma sul lato droga era pulito. L'unica persona da incolpare era sè stesso e la sua capacità di annichilire tutto ciò che toccava. Non era, certamente, come Re Mida, quello tramutava in oro tutto ciò che cercava, lui invece aveva la capacità di distruggere, dilaniare, spaccere tutto ciò che incontrava per la sua strada. Faceva schifo.
Percepiva il suo corpo tendere verso il terreno, era come se si stesse piegando alla forza di gravità. Lo stomaco bruciava da far schifo, sentiva le viscere contorcersi al suo interno, ma soprattutto sentiva l'acido risalire dallo stesso verso la gola. Si era piegato in avanti, reprimendo un conato. Aveva tolto le mani dallo strumento asciugandosi il sudore che gocciava dalla sua fronte, quello era un attacco di panico, sicuramente, o forse era un calo di zuccheri? Visto che non aveva toccato cibo per tutta la giornata, troppo preso a prendere quella roba per pensare ad altro.
Si era guardato intorno cercando, attraverso le bacchette di Robert, di riprendere il ritmo, ma non ci riusciva. Stava cadendo. Aveva provato ad afferrare il microfono ma la sua mano aveva afferrato l'aria. Era caduto a terra, privo di forze.

[.....]
Si era ritrovato in una stanza asettica, una di quelle stanze bianche e puzzolenti degli ospedali. Non c'era nessuno della band al suo fianco e per un attimo si era sentito triste, ma la sua solita capacità di trascurare quei segnali lo avevano portato a convergere la sua attenzione per altri lidi. Per prima cosa aveva suonato il campanello che svettava sopra al suo letto, sperando di veder comparire una figura simile a quella di un medico o di un infermiere. Infatti, pochi secondi dopo, era comparso un ragazzo in camice bianco che lo aveva salutato con un "Ben svegliato!"
Max l'aveva guardato dubbioso. Quanto aveva dormito? E che cazzo ci faceva lì?
"Quanto ho dormito?"
"Due giorni, più o meno."
"Wow."
"Eh, si. Deve firmare questo." aveva commentato il medico porgendogli un foglio. Max l'aveva letto sbiancando.
"Riabilitazione?"
"Si, mi dispiace ma abbiamo dovuto fare dei controlli per vedere la causa del suo...si insomma,del fatto che sia svenuto ed è risultato positivo...e la legge prevede la riabilitazione."
"Oh.."
Il mondo di Max era crollato in quel preciso istante, tutti avrebbero saputo del suo giochetto autolesionista, il tour sarebbe stato rimandato, i compagni...Eppure non aveva nessuno, in quel momento, sul quale poteva fare affidamento. Si era pentito, per un attimo, di aver cacciato Ronnie dalla sua vita, lui avrebbe, sicuramente, saputo cosa fare, lui sarebbe rimasto lì con lui.
"Non è venuto nessuno?"
"Veramente...no, si cioè una persona è venuta, ma mi ha detto di non dirle niente. Ha lasciato anche dei fiori, sono lì e questo biglietto."
Max aveva ringraziato il medico, prendendo il biglietto tra le mani e firmando distrattamente quelle carte.Era pienamente convinto che fosse di Craig, perché solo lui poteva lasciare un biglietto visto che era l'unico che riusciva a scappare da qualsiasi situazione dolorosa. Eppure non si era meravigliato del fatto che la scrittura somigliasse tanto a quella di Ronnie, non si era meravigliato neanche delle parole che aveva usato, del rancore misto ad odio e amore che trapelavano da quelle righe.

"Ti aspetterai, sicuramente un te l'avevo detto, eppure mi sembra cattivo da scrivere. Ti aspetterai sicuramente un augurio di pronta guarigione, ma non è l'intento principale di questo biglietto.
Vedi Max, io ti ammiro. Nonostante i tuoi amici se ne siano fregati del tuo stato di salute, nonostante non abbiano smesso di suonare pur vedendoti a terra tu continui a sperare che questo biglietto sia il loro, vero? Mi dispiace deluderti, ma questo biglietto è il mio. Questa volta ho usato qualcosa di meno plateale per dirti quello che penso. Io penso che tu abbia sbagliato dall'inizio, ho fatto i miei errori e li ho pagati. Mancavi solo tu, sai? Hai puntato il dito tante di quelle volte sul mio viso da farci una fossa sulla mia fronte, eppure anche tu hai fatto, per anni, la stessa cosa, nell'ombra del tuo moralismo. Sei bravo a rendere cenere tutto quello che tocchi, Green. Sei ancora più bravo a idealizzare ciò che è già cenere. Come Craig, tu lo ami perchè lui è già cenere, non dovrai distruggerlo visto che non c'è niente di sano in lui. Come gli Escape, ormai cenere. Tu ami tutto ciò che non puoi più distruggere. Allora, ora che hai distrutto anche il tuo corpo lo amerai un po di più, no? Il tuo progetto di annichilimento è ormai portato a termie, ama quel tuo cazzo di corpo. Mi ero ripromesso di non buttare altra merda su di te, ma a quanto pare lo sto facendo, nuovamente. Sappi che lo scopo del biglietto e dei fiori è  quello di dirti che io ci sono qui, se hai bisogno di me. Sai, sono uscito di prigione e cazzi del genere. Scusami per aver gettato nuovamente merda su di te e per le parole dure che ho usato. Di seguito troverai il mio numero di telefono, se vuoi chiama, o fai come vuoi. Sappi solo che cone me sarebbe stato diverso. Ronnie."


Non avrebbe mai pensato di voler tenere quel biglietto. Non avrebbe mai scommesso due lire su quell'uomo. Eppure a distanza di un anno si ritrovava a portare quel biglietto nel portafoglio, lo leggeva ogni qualvolta sentiva il bisogno di farsi una dose o di cadere di nuovo in basso. Gli sembrava paradossale visto che non aveva mai composto quel numero, visto che non l'aveva mai più rivisto o sentito, ma il bello tra di loro era proprio questo, non c'era bisogno di vedersi o di parlarsi per sapere che c'erano uno per l'altro. Alla fine Ronnie c'era stato in tutto quel percorso di riabilitazione, seppur tramite un misero biglietto carico d'odio, c'era stato anche quando aveva smesso di annichilire tutto ciò che toccava, c'era stato e basta, e questo Max non l'avrebbe mai dimenticato.
 

   
 
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