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Autore: Oducchan    15/04/2011    2 recensioni
Kiba aveva imparato che quando Shino passava da uno stato d’animo di tipo vagamente stabile a uno più, come dire, alterato, la sua espressione non aveva alcun mutamento. Quello che cambiava, era il numero degli insetti che ronzava sotto al suo abnorme cappotto.
momenti di vitapassata, presente e futura
[ShinoKiba Day]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shino Aburame | Coppie: Shino/Kiba
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Random notes:

a)      scritta per lo ShinoKiba Day

b)      Dunque. Non è una fic sola, sono tre frammenti di tre frammenti diversi della loro vita. Da genin, da chunnin e poi da jonin (quindi dai dodici a circa ai vent’anni). Però li posto assieme perché credo abbia più senso fare così. La prima fa riferimento alla missione di recupero di Sasuke, a cui Shino non partecipò. La seconda alla guerra attualmente in corso nel manga – anche se gli spoiler sono talmente esili che non credo valga nemmeno la pena di segnalarli. La terza ovviamente è mia libera interpretazione di un ipotetico futuro.

c)      … mi sono accorta che ci sono strane analogie con l’ultimo capitolo del manga. Ma vi giuro, il manga l’ho letto dopo. O__O

 

  

 

April days

 

 

 

Kiba aveva imparato che quando Shino passava da uno stato d’animo di tipo vagamente stabile a uno più, come dire, alterato, la sua espressione non aveva alcun mutamento. Quello che cambiava, era il numero degli insetti che ronzava sotto al suo abnorme cappotto. E si dava il caso che in quel momento pareva di trovarsi accanto a un alveare intero.

-Eddai, Shino! Non dirmi che sei ancora arrabbiato per quella storia!-

Ma Shino non era arrabbiato perché era stato escluso dall’operazione di recupero di Sasuke Uchiha. Non solo, almeno. Una parte di lui continuava a ritornare a quel momento, in cui aveva visto i suoi compagni tornare al villaggio uno dopo l’altro, e ricordava la rabbia sorda – e il sottile velo d’angoscia provato nel vedere il loro –il suo- sangue.

 

 

 

Con uno sbuffo fin troppo accentuato per la quiete della foresta, Kiba si lasciò cadere di peso accanto a lui, vicino al fuoco che lentamente andava spegnendosi.

-Che palle- esordì, gettando un legnetto tra le fiamme. Shino non mosse un muscolo, se non per parlare.

-Sei talmente rumoroso che il nemico ti riuscirà a sentire da qualche miglio di distanza-

L’Inuzuka fece per abbaiare qualcosa di estremamente maligno per rispondere a tono, ma una volta aperta bocca si bloccò, come colto da un pensiero improvviso. Allora scrollò le spalle, abbozzando un ghigno sulle labbra rosse, e gli diede un leggero pugno sulla spalla.

-Che mi frega? Tanto ci sei tu al mio fianco-

Se fosse stato particolarmente attento, sarebbe riuscito a notare nonostante gli scarsi baluginii delle fiamme, che sotto al cappuccio gli zigomi alteri avevano assunto un paio di toni di troppo di colore.

-Idiota…-

 

 

-Ohi, Shino!-

L’Aburame, sentendosi chiamato in causa, alzò il viso dal lavoro che stava esaminando e lo portò sulla figura che aveva fatto capolino tra le fronde della serra a qualche passo di distanza. Kiba gli sorrise, un semplice gesto che accentuò la visione dei canini affilati e che gli illuminò particolarmente il volto.

-Devo andare in missione, il nostro glorioso Hokage ha richiesto il mio intervento, perciò… a presto-

Shino si riassestò gli occhiali sul naso, annuendo lentamente , ma per quanto si sforzasse non riuscì a tornare alle sue attività. Gli si era formata una frase in mente, che però stentava a raggiungere la lingua e le labbra per essere espressa. Mosse un’ultima volta il capo, prima di decidersi e deviare il discorso.

-Va bene. Arrivederci.-

Kiba lo fissò per qualche istante in silenzio, battendo a vuoto le palpebre, poi scoppiò in una risata talmente rumorosa che fece fuggire in volo un paio di coleotteri. Poi, trattenendo a stento alti scoppi d’ilarità, gli si avvicinò fino a sporgersi verso di lui, abbassando di qualche centimetro il collo del cappotto.

-Idiota…-

Alla fine, non c’era bisogno di parlare. Perché quando le loro labbra si sfiorarono, Kiba le sentì lo stesso, quelle parole.

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