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Autore: Yunie93    17/04/2011    2 recensioni
“Questa musica è tua Herm.”
“Come mai?”
“Beh, perché in effetti è così: tra me e te lo è sempre stato. Noi non abbiamo bisogno di parole, ci capiamo.”
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una sera come tante, entrando su Facebook dopo un'estenuante pomeriggio passato su Ovidio, mi sono ritrovata una canzone nella mia bacheca inviata da una certa creatura comunemente nota ai più come “Palla di Pelo”. Avendo sentito la suddetta creatura poco dopo, gli ho chiesto come mai aveva deciso che quella canzone in particolare mi rispecchiava, ed è uscita fuori una piccola conversazione: non sono particolarmente brava a esprimere le mie emozioni, è una cosa che mi imbarazza, specialmente sapendo che questo sarà letto dal diretto interessato, ma alcune frasi pronunciate con così tanta semplicità mi hanno stupito davvero. Sia chiaro, non perché io non sia d'accordo con il loro contenuto, ma perché mi ha fatto davvero piacere sentirle. L'idea mi è venuta subito: scriverci su qualcosa. Ho cercato di rispecchiare come secondo me era Hermione e come potrebbe essere il suo rapporto futuro con Harry: diciamolo, c'è ben poco spazio in Harry Potter per le normali dimostrazioni d'affetto, quindi probabilmente i personaggi potrebbero sembrare “strani”: ma secondo me, se loro fossero realmente esistiti, sarebbe andata esattamente così. Quel che state leggendo probabilmente sarà contorto e poco comprensibile ai più, ma la cosa importante è: Manu, questa è per te. Questi siamo noi.




Iris






Hermione non si faceva molti problemi ad ammetterlo: fin da piccola non era mai stata una campionessa di socialità.
Mentre i suoi compagni delle elementari pensavano a quale Barbie vestire o come superare l'insormontabile sfida a colpi di carte Pokèmon che sarebbe avvenuta il giorno dopo a merenda, lei preferiva chiudersi in casa e leggere i libri che trovava in giro, cosa che molti trovavano semplicemente detestabile.
Ricordava bene quando, interpellata, proponeva argomenti di conversazione che spesso e volentieri venivano abilmente ignorati: ma infondo erano bambini, e a parte un piccolo senso di tristezza che provava ogni volta che veniva isolata si rifugiava subito nel suo mondo, ritrovando la felicità.
A undici anni poi, era arrivata la lettera da Hogwarts: era eccitata, e allo stesso tempo spaventata dalla nuova avventura che le si prospettava davanti.
Ancora ricordava il primo giorno: era salita sul treno e subito si era adoperata ad aiutare gentilmente un ragazzo che, disperato, cercava il suo rospo perso tra i vagoni.
Proprio così si erano incontrati: era entrata nello scompartimento sbuffando, delusa da un ennesimo fallimento, e si era ritrovata davanti una montagna di merendine e dolcetti e due bambini che la guardavano sorpresi: non seppe mai precisamente perché volle farlo, ma decise di presentarsi a quei due.
Così iniziò la storia: le loro avventure furono tante, i litigi spesso presenti, ma nonostante tutto erano ancora uniti.
Voleva incredibilmente bene a Ron, ma Harry era tutta un'altra cosa, non solo perché il sentimento provato per entrambi si era sviluppato in modo diverso, ma anche per qualcos'altro che non riusciva bene a definire: c'era sintonia tra di loro, una cosa invisibile ai più ma importante per i due maghi.
Raramente si erano ritrovati completamente soli ai tempi della scuola, per una serie di motivi che variavano dall'impossibilità di stare nella stessa stanza alle lezioni diverse: è vero, non avevano mai fatto una chiacchierata sotto le lenzuola prima di addormentarsi, e probabilmente non avrebbe mai convinto Harry a convertirsi alle Antiche Rune, ma non era importante: non era dato da ciò il loro affetto.
Le veniva ancora da sorridere quando pensava all'incredibile serie di piccoli gesti che allora erano così scontati e poco apprezzati: guardarsi negli occhi e percepire cosa stava pensando l'altro, sorridere complici in ogni occasione, ridere a crepapelle quando qualcuno, dubbioso, chiedeva ad entrambi se si erano messi insieme in segreto.
E poi, i momenti di crisi, in cui l'uno era sempre presente per l'altra: ogni volta che qualcosa non andava, si trovavano davanti un coraggioso amico ben deciso a sollevare a tutti i costi il morale, spesso e volentieri petulante, certo, ma alla fine necessario.
Rabbrividiva ancora pensando al settimo anno: il periodo passato a dare la caccia agli Horcrux era stato davvero tremendo, e avevano rischiato parecchio.
Non erano mai stati così lontani, anche se paradossalmente per mesi avevano vissuto a stretto contatto, la maggior parte del tempo solo loro due: Harry nei momenti di difficoltà aveva ricambiato la fiducia incondizionata che lei gli aveva dimostrato quando aveva deciso di partire con lui, rifiutando sempre i suoi silenzi ostinati dei primi tempi dopo la fuga di Ron e insistendo.
Insomma, aveva rispettato i suoi tempi e l'aveva aspettata, senza però allontanarsi: solo tempo dopo Hermione, allora così infastidita dall'amico, aveva compreso quanto bello fosse stato quel gesto.
Ma infondo, perché parlava al passato?
Alzò gli occhi che aveva tenuto fino ad allora fissi sul tappeto, pensierosa, e osservò divertita il suo migliore amico tentare di far giocare i suoi figli: quando,fingendo, Harry cadde a terra e venne sommerso dai bambini, non poté fare a meno di unirsi alle risate divertite degli altri.
Ridacchiando, si alzò dal divano a si diresse verso la finestra, con il bicchiere in mano: si appoggiò alla balaustra del balcone e scrutò il cielo, godendosi la pace della serata.
“I tuoi figli sono davvero delle belve: sicura che tu e Ron siate i genitori?”
Hermione sorrise, e senza nemmeno voltarsi rispose: “Se sapessi cosa stanno combinando James e Albus in questo momento nel giardino dei tuoi vicini non parleresti così.”
Harry si affrettò a sporgersi dalla finestra, guardando con orrore i suoi figli che buttavano oltre il muro che divideva la loro proprietà da quella del loro vicino qualcosa di terribilmente simile a delle caccabombe: sospirò affranto, poggiandosi anche lui disinvoltamente alla balaustra e borbottando “O beh, oggi stiamo festeggiando tutti.”
Hermione rise divertita, accompagnando con un piccolo applauso un lancio particolarmente abile da parte di James che, allarmato dal rumore, ora stava trascinando il fratello in un posto più sicuro.
“Cosa vi ha fatto quel povero Babbano?”
“L'altra volta non ha voluto restituire a Lily e alle sue amiche la palla con cui stavano giocando: sai, la prendono sempre in giro, ma in realtà sono iperprotettivi.”
“Sono fratelli, cosa ti aspettavi?”
Rimasero in silenzio per un po', ascoltando la musica proveniente dalla radio accesa dentro da qualcuno dei loro amici.
Quando sentì le note di una canzone a lei conosciuta, Hermione si sollevò di scatto facendo sussultare Harry: “cosa c'è?” chiese confuso l'amico, controllando per sicurezza il giardino in cui i suoi pargoli ancora vagavano in cerca di luoghi più nascosti per attuare i loro piani.
“Ti ricordi questa canzone?”
Harry si concentrò, tendendo le orecchie: quando udì le prime note, si lasciò scappare un sorriso sornione e commentò: “Ma come siamo sentimentali mia cara saputella!”
“Oh andiamo, smettila.” rispose Hermione leggermente imbarazzata “e poi, ti ricordo che sei te che mi dedicasti questa canzone.”
“Ancora mi chiedo cosa me lo abbia fatto fare, davvero!” sospirò Harry con un fino tono affranto che fece ridere entrambi.
Quando si furono ripresi, Harry tese la mano verso Hermione, e allo sguardo scettico di lei sbuffò e disse: “vuoi ballare o no?”
La ragazza prese la sua mano e iniziarono a volteggiare: “Chi era allora il sentimentale, quattrocchi?”
“Zitta e goditi questo raro momento di dolcezza: già mi sta venendo il diabete.”
“Se ci vedessero Ron e Ginny pensi ci ucciderebbero?”
“Sei la solita complessata: ti sembra così tanto strano che due amici ballino?”
“Parli così perché hai una moglie normale...”
“Mh...sì, forse in effetti Ron ci ucciderebbe. O beh, ha sopportato tante cose, potrà vivere tranquillamente anche sapendo che siamo provetti ballerini, cosa che invece dubito fortemente lui possa dire di sé stesso.”
Continuarono a ridere, scherzare e chiacchierare volteggiando lentamente al ritmo della canzone che piano piano andava finendo: facendo un'ultima (e piuttosto goffa) giravolta accompagnata da una sonora risata dei due, Hermione si rese conto che in effetti l'uso del passato non era proprio adatto: per loro era ancora così, e (sperava ardentemente) lo sarebbe sempre stato.


“Hey Herm!”
“Oh, ciao Harry. Come va?”
“Bene, bene. Allora, finita Rune?”
“Sì, ma devo studiare un sacco di roba...”
“Questo perché ancora non hai imparato la nobile arte dello studio accumulato.”
“Nobile arte che trova in te e nel tuo degno compare la prova della mediocrità che porta con sé.”
“Accidenti, questa era pesante!”
“Oh andiamo, ci sei abituato.”
“Mh, farò finta di niente...ehi, aspetta....adoro questa canzone!”
“Cosa?”
Harry si alzò dal divanetto della Sala Comune e alzò il volume della piccola radiolina posta su un tavolo a un angolino della stanza: Hermione posò la penna e prestò ascolto alle parole e al ritmo, rapita.
“Questa musica è tua Herm.”
“Come mai?”
“Beh, perché in effetti è così: tra me e te lo è sempre stato. Noi non abbiamo bisogno di parole, ci capiamo.”




Per i curiosi, la canzone di cui si parla nella storia è Iris, dei Goo Goo Dolls.
Alla prossima!

Yunie93
   
 
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