Uno.
Stop.
Due.
Stop.
Stop.
Quattro...
Poi
lo vide.
Dritto
accanto al prete mentre la
guardava avanzare lentamente.
Il
suo sguardo era fisso su di
lei, sembrava quasi che non volesse staccarle gli occhi di dosso per
paura che
lei potesse scomparire.
Sentì
dietro di sé il lieve click
delle serrature che venivano
chiuse e non riuscì a trattenere un sorriso.
Il
giorno prima avevano scherzato
sul fatto che forse sarebbe stato meglio bloccare tutte le entrate per
evitare
sgradevoli sorprese e lui l’aveva presa in parola.
Si
scambiarono uno sguardo
complice mentre lei continuava ad avanzare con molta calma.
Da quella posizione privilegiata
poteva vedere tutta la sua particolare famiglia
che l’attendeva di fronte all’altare.
Il
suo sguardo si fermò su Zack
che per l’occasione aveva ottenuto qualche ora di permesso
per poter
partecipare al matrimonio.
Quel
folle cervellone le mancava
da morire. Scoprire che era lui l’allievo di Gormogon le
aveva spezzato il
cuore, anche perché si era sentita colpevole di non aver
capito in tempo, di
non essere stata in grado di salvarlo da se stesso.
Per
lungo tempo si era rifiutata
di credere che fosse un assassino e alla fine aveva dimostrato di avere
ragione.
Lo aveva ammesso lui stesso dopo un caso particolarmente difficile nel
quale
tutta la squadra era stata davvero sul punto di morire e solo una sua
intuizione li aveva salvati: il ragazzo aveva ammesso che non voleva
che se ne
andassero da questo mondo credendolo un assassino.
Poi
c’era Cam, in posizione
esattamente speculare al giovane.
Cinque
anni prima era stato
difficile doversi adattare ad una persona così tanto diversa
dal dottor
Goodman, ma dopo un inizio piuttosto turbolento erano riusciti a
trovare un
equilibrio e lei era diventata un membro fondamentale ed indispensabile
della
loro equipe. Era esattamente l’elemento che mancava alla
squadra per renderla
perfetta: metà poliziotta e metà scienziata.
L’esperienza
dell’adozione, poi,
l’aveva cambiata profondamente, rendendola ancora
più forte e determinata,
l’aveva fatta maturare le aveva restituito la
serenità. Certo, non era sempre
tutto rose e fiori, in fondo Michellle era a tutti gli effetti
un’adolescente e
come tale sentiva di avere il preciso obbligo
di fare impazzire la patologa con tutta una serie di azioni
sconsiderate.
Anche Michelle si trovava lì, seduta composta al terzo banco e lei sapeva che, cercando con attenzione, avrebbe potuto trovare anche Caroline e il dottor Wyatt.
Se
qualche anno prima le avessero
detto che ad accompagnarla all’altare sarebbe stato Sweets,
lei sarebbe di
sicuro scoppiata a ridere. Ora, invece...
Le
era sembrato giusto chiederlo
proprio a lui, visto che era anche merito suo se in quel momento lei si
trovava
lì, a percorrere la navata di una chiesa per andare incontro
al suo futuro
marito.
Doveva
ammettere che, all’inizio,
lo aveva sottovalutato. Quell’aria da eterno bambino insicuro
aveva tratto in
inganno tutti, ma con pazienza e tenacia lui era riuscito a dimostrare
a ognuno
di loro che si sbagliavano e così giorno dopo giorno si era
inserito nella
squadra come profiler rendendoli definitivamente infallibili.
Il
pulcino aveva ormai
trent’anni e la pubblicazione del suo primo
manoscritto aveva avuto un tale successo da fargli ottenere la preziosa
cattedra di psicologia criminale in una delle migliori
università del mondo.
Con lo sguardo tornò verso le altre tre persone che l’attendevano all’altare: il suo promesso e i loro due migliori amici.
Dio,
a vederli in quel momento
nessuno avrebbe mai potuto immaginare tutto quello che avevano passato
per
riuscire infine a trovarsi, ma lei era stata testimone di ogni momento
della
loro rapporto, o quasi.
Aveva
assistito ai loro
battibecchi e alle rispettive provocazioni.
Aveva
visto le mura che entrambi
si erano costruiti per difendersi dal resto del mondo cadere
calcinaccio dopo
calcinaccio.
Entrambi
con una famiglia
particolare ed entrambi con un passato difficile ed ingombrante, figli
di
genitori che avevano fatto le scelte sbagliate che avevano finito con
il
ricadere su di loro.
Avevano
affrontato il dolore in
maniera diversa. Lei rifugiandosi nella scienza, tenendosi per anni il
più
possibile alla larga da qualsiasi emozione. Lui diventando abbastanza
forte nel
fisico da potersi difendere, entrando prima nell’esercito e
poi nell’FBI nel disperato
tentativo di dimostrare a se stesso che non era come suo padre.
Avevano
combattuto mille
battaglie: contro criminali, serial killer, rapitori, ma anche contro
loro
stessi e le loro paure. Non importava contro chi o cosa, ma sempre
fianco a
fianco.
Avevano
avuto alti e bassi,
addirittura momenti in cui non era stata sicura che ce
l’avrebbero fatta e
invece andato tutto bene.
Anzi,
lei era riuscita a
stupirla.
Tutti, infatti, erano convinti che sarebbe stato lui il primo ad ammettere che tra loro c’era qualcosa di speciale e che a legarli non era più l’affetto, ma l’amore. Quell’amore con la “A” maiuscola che lei aveva finalmente ammesso con se stessa di provare mentre aspettava il suo risveglio in una camera d’ospedale.
Non
sapeva esattamente come fosse
andata, quali parole avesse usato o chi fosse stato a toccare
l’altro per
primo, conosceva solo gli effetti di quel loro primo vero incontro.
Si
era trattato di un periodo
difficile. Avevano dovuto trovare un nuovo equilibrio, tornare in
terapia,
difendere la loro partnership dalle opposizioni dell’FBI e
imparare a convivere
con quelle nuove emozioni.
Era
stata, indubbiamente, molto
dura, ma il risultato era quella sottile fascia d’oro che
entrambi portavano all’anulare
destro ormai da più di un anno.
Ricordava
il loro matrimonio come
fosse ieri. Parker aveva portato gli anelli e tutta la loro squadra
aveva fatto
da testimone.
Era
convinta che nulla avrebbe
potuto sub classare l’immagine di loro due davanti
all’altare con gli sguardi
incatenati mentre si scambiavano le promesse, eppure un mese prima era
successo.
Si
trovavano nel suo studio e
l’amica le aveva detto che avrebbe dovuto apportare delle
modifiche al suo
abito da damigella. Sul momento lei l’aveva guardata
stranita, ma poi si era
accorta di una nuova luce che le brillava negli occhi.
Temperance
Brennan e Seeley Booth
avrebbero avuto un bambino.
Studiò
attentamente la figura
della donna soffermandosi sul curva appena più pronunciata
dell’addome e poi
sbirciò l’agente constatando che era come sempre
perso in contemplazione della
moglie.
Infine,
lo sguardo tornò sull’uomo
che la stava aspettando all’altare.
Mentre
percorreva gli ultimi
passi sentì di nuovo quella sensazione di dejavù
che l’aveva accompagnata per
tutto il giorno, ma la scacciò.
Questa
volta le cose sarebbero
andate diversamente.
Nessun
funzionario sarebbe
saltato fuori con la notizia di qualche imprevisto consorte. Se ne era
assicurata personalmente.
Anche loro ne avevano passate molte per essere lì.
Compiendo
l’ultimo passo si
affiancò a Jack che le prese la mano intrecciando le loro
dita.
Si
scambiarono uno sguardo
complice e poi il prete inizio a parlare.