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Autore: Tangled    18/04/2011    3 recensioni
Breve one-shot.
Si tratta del racconto della passeggiata verso l'altare di uno dei personaggi della serie. Sta a voi scoprire quale...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Uno.
Stop.

Due.
Stop.

Tre.
Stop. 

Quattro... 

Poi lo vide. 

Dritto accanto al prete mentre la guardava avanzare lentamente. 

Il suo sguardo era fisso su di lei, sembrava quasi che non volesse staccarle gli occhi di dosso per paura che lei potesse scomparire. 

Sentì dietro di sé il lieve click delle serrature che venivano chiuse e non riuscì a trattenere un sorriso. 

Il giorno prima avevano scherzato sul fatto che forse sarebbe stato meglio bloccare tutte le entrate per evitare sgradevoli sorprese e lui l’aveva presa in parola. 

Si scambiarono uno sguardo complice mentre lei continuava ad avanzare con molta calma.
Da quella posizione privilegiata poteva vedere tutta la sua particolare famiglia che l’attendeva di fronte all’altare. 

Il suo sguardo si fermò su Zack che per l’occasione aveva ottenuto qualche ora di permesso per poter partecipare al matrimonio. 

Quel folle cervellone le mancava da morire. Scoprire che era lui l’allievo di Gormogon le aveva spezzato il cuore, anche perché si era sentita colpevole di non aver capito in tempo, di non essere stata in grado di salvarlo da se stesso. 

Per lungo tempo si era rifiutata di credere che fosse un assassino e alla fine aveva dimostrato di avere ragione. Lo aveva ammesso lui stesso dopo un caso particolarmente difficile nel quale tutta la squadra era stata davvero sul punto di morire e solo una sua intuizione li aveva salvati: il ragazzo aveva ammesso che non voleva che se ne andassero da questo mondo credendolo un assassino. 

Poi c’era Cam, in posizione esattamente speculare al giovane. 

Cinque anni prima era stato difficile doversi adattare ad una persona così tanto diversa dal dottor Goodman, ma dopo un inizio piuttosto turbolento erano riusciti a trovare un equilibrio e lei era diventata un membro fondamentale ed indispensabile della loro equipe. Era esattamente l’elemento che mancava alla squadra per renderla perfetta: metà poliziotta e metà scienziata. 

L’esperienza dell’adozione, poi, l’aveva cambiata profondamente, rendendola ancora più forte e determinata, l’aveva fatta maturare le aveva restituito la serenità. Certo, non era sempre tutto rose e fiori, in fondo Michellle era a tutti gli effetti un’adolescente e come tale sentiva di avere il preciso obbligo di fare impazzire la patologa con tutta una serie di azioni sconsiderate. 

Anche Michelle si trovava lì, seduta composta al terzo banco e lei sapeva che, cercando con attenzione, avrebbe potuto trovare anche Caroline e il dottor Wyatt.

 Parlando di psicologi dell’FBI, spostò la sua attenzione all’uomo che aveva al suo fianco in quel preciso istante. 

Se qualche anno prima le avessero detto che ad accompagnarla all’altare sarebbe stato Sweets, lei sarebbe di sicuro scoppiata a ridere. Ora, invece... 

Le era sembrato giusto chiederlo proprio a lui, visto che era anche merito suo se in quel momento lei si trovava lì, a percorrere la navata di una chiesa per andare incontro al suo futuro marito. 

Doveva ammettere che, all’inizio, lo aveva sottovalutato. Quell’aria da eterno bambino insicuro aveva tratto in inganno tutti, ma con pazienza e tenacia lui era riuscito a dimostrare a ognuno di loro che si sbagliavano e così giorno dopo giorno si era inserito nella squadra come profiler rendendoli definitivamente infallibili. 

Il pulcino aveva ormai trent’anni e la pubblicazione del suo primo manoscritto aveva avuto un tale successo da fargli ottenere la preziosa cattedra di psicologia criminale in una delle migliori università del mondo. 

Con lo sguardo tornò verso le altre tre persone che l’attendevano all’altare: il suo promesso e i loro due migliori amici.

 Già, quei due che avevano rischiato di farla impazzire. 

Dio, a vederli in quel momento nessuno avrebbe mai potuto immaginare tutto quello che avevano passato per riuscire infine a trovarsi, ma lei era stata testimone di ogni momento della loro rapporto, o quasi. 

Aveva assistito ai loro battibecchi e alle rispettive provocazioni. 

Aveva visto le mura che entrambi si erano costruiti per difendersi dal resto del mondo cadere calcinaccio dopo calcinaccio. 

Entrambi con una famiglia particolare ed entrambi con un passato difficile ed ingombrante, figli di genitori che avevano fatto le scelte sbagliate che avevano finito con il ricadere su di loro. 

Avevano affrontato il dolore in maniera diversa. Lei rifugiandosi nella scienza, tenendosi per anni il più possibile alla larga da qualsiasi emozione. Lui diventando abbastanza forte nel fisico da potersi difendere, entrando prima nell’esercito e poi nell’FBI nel disperato tentativo di dimostrare a se stesso che non era come suo padre. 

Avevano combattuto mille battaglie: contro criminali, serial killer, rapitori, ma anche contro loro stessi e le loro paure. Non importava contro chi o cosa, ma sempre fianco a fianco. 

Avevano avuto alti e bassi, addirittura momenti in cui non era stata sicura che ce l’avrebbero fatta e invece andato tutto bene. 

Anzi, lei era riuscita a stupirla. 

Tutti, infatti, erano convinti che sarebbe stato lui il primo ad ammettere che tra loro c’era qualcosa di speciale e che a legarli non era più l’affetto, ma l’amore. Quell’amore con la “A” maiuscola che lei aveva finalmente ammesso con se stessa di provare mentre aspettava il suo risveglio in una camera d’ospedale.

 L’amore aveva tolto coraggio a lui, ma l’aveva dato a lei. Così una sera, dopo aver concluso un’indagine difficile, era successo. 

Non sapeva esattamente come fosse andata, quali parole avesse usato o chi fosse stato a toccare l’altro per primo, conosceva solo gli effetti di quel loro primo vero incontro. 

Si era trattato di un periodo difficile. Avevano dovuto trovare un nuovo equilibrio, tornare in terapia, difendere la loro partnership dalle opposizioni dell’FBI e imparare a convivere con quelle nuove emozioni. 

Era stata, indubbiamente, molto dura, ma il risultato era quella sottile fascia d’oro che entrambi portavano all’anulare destro ormai da più di un anno. 

Ricordava il loro matrimonio come fosse ieri. Parker aveva portato gli anelli e tutta la loro squadra aveva fatto da testimone. 

Era convinta che nulla avrebbe potuto sub classare l’immagine di loro due davanti all’altare con gli sguardi incatenati mentre si scambiavano le promesse, eppure un mese prima era successo. 

Si trovavano nel suo studio e l’amica le aveva detto che avrebbe dovuto apportare delle modifiche al suo abito da damigella. Sul momento lei l’aveva guardata stranita, ma poi si era accorta di una nuova luce che le brillava negli occhi. 

Temperance Brennan e Seeley Booth avrebbero avuto un bambino. 

Studiò attentamente la figura della donna soffermandosi sul curva appena più pronunciata dell’addome e poi sbirciò l’agente constatando che era come sempre perso in contemplazione della moglie. 

Infine, lo sguardo tornò sull’uomo che la stava aspettando all’altare. 

Mentre percorreva gli ultimi passi sentì di nuovo quella sensazione di dejavù che l’aveva accompagnata per tutto il giorno, ma la scacciò. 

Questa volta le cose sarebbero andate diversamente. 

Nessun funzionario sarebbe saltato fuori con la notizia di qualche imprevisto consorte. Se ne era assicurata personalmente. 

Anche loro ne avevano passate molte per essere lì.

Erano trascorsi quattro anni dal loro tentativo di sposalizio. Da allora si erano lasciati e ripresi più volte fino a quando avevano capito che non potevano fare a meno l’uno dell’altro. 

Compiendo l’ultimo passo si affiancò a Jack che le prese la mano intrecciando le loro dita. 

Si scambiarono uno sguardo complice e poi il prete inizio a parlare. 

Sì, lo voglio
  
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