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Autore: ethelincabbages    20/04/2011    14 recensioni
La morte di Remus Lupin, il ricordo di Remus Lupin attraverso tre punti di vista diversi, in relazione con un solo personaggio: Teddy. Questa raccolta attraversa la vita di Ted, e il suo rapporto con Molly, Hermione, e Harry nel ricordo di suo padre.
1.Gentile
2.Brillante
3.Malandrino
La storia partecipa al contest "Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?" indetto sul forum di EFP da PhoenixQuill
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Molly Weasley, Remus Lupin, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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E Teddy guarda le stelle

I. Gentile

Silenzio. Finalmente. Forse i suoi cuccioletti sono riusciti ad addormentarsi. Strano. È ancora troppo strano sentire calma tra quelle mura. Anche di notte, è sempre stata abituata a tollerare il ronzio dell’inquilino del piano di sopra e poi gli strilli dei bambini, uno alla volta, o tutti insieme; più recentemente i rumori sommessi delle chiacchiere di Ginny e Hermione, delle risate di Harry e Ron, o gli scoppiettii dalla stanza dei gemelli. Non c’è stata più nessuna esplosione da otto anni. 
I passettini delicati di Victoire e Molly sono troppo silenziosi per reggere il confronto con i loro predecessori. In compenso Freddy, quando non è troppo stanco, rende onore al nome che porta e, non poteva essere altrimenti.
Sono chiusi nelle vecchie camere dei loro genitori. Victoire con Molly Jr., e Fred con Teddy, il piccolo Lupin, il suo nipotino adottivo. Un lupacchiotto con gli occhi grandi e l’abitudine di terrorizzarti con le sue trasformazioni improvvise. Metamorfomagus e imbranato come la mamma, dolce e riservato come il papà. Otto anni. Anche lui.
Molly lascia finalmente la cucina, ora perfettamente in ordine. Sbircia in salotto: Arthur dorme sulla poltrona. Non perderà mai il vizio. Con una delicatezza vecchia trent’anni, lo sveglia e lo spedisce a letto. Lei andrà a dare un’ultima occhiata ai bambini.
Le due bimbe sono accoccolate insieme nello stesso lettino, coperte dal piumone gigante, Molly intravede la testolina bionda di Vic e i riccioli scuri di Molly Jr. Il letto della più piccola è disfatto, ma evidentemente trova più comodo o più sicuro quello della cuginetta.
Dalla camera dei maschietti s’intravede una piccola luce: Fred è spaparanzato su tutta la lunghezza di letto che riesce a occupare con i suoi cento centimetri, un piedino, calzato da un orsacchiotto, spunta da sotto le coperte. La luce proviene dal letto di Teddy. Ha acceso una di quelle orribili lampade arancioni dei Cannoni di Chudley di Ron che, non si sa perché, sono finite nella vecchia camera dei gemelli. Sta leggendo.
“Teddy, cosa fai sveglio a quest’ora?” domanda. Col tempo le sue inflessioni da severa e chiassosa mamma Weasley sono state sostituite da toni più rilassati e dolci da nonna Weasley. E Ted Lupin è sempre così riservato e silenzioso che sgridarlo perché non dorme le sembra l’ultima cosa da fare. Per certi versi, è così simile a Harry.
Ted alza i suoi grandi occhi verso di lei. Molly li vede stranamente scuri. Forse per la poca luce o forse perché il bambino è entrato in una delle sue trasformazioni involontarie: blu notte. “Zia Molly,” inizia preoccupato “mio papà era un lupo.”

“Remus Lupin! Cosa credi di fare?” La scrollata di acqua e fango dalle spalle e dalle scarpe dell’uomo si era abbattuta inesorabilmente sul pavimento lucidato a nuovo dell’ingresso a Grimmauld Place. Per quanto Molly considerasse quel posto lontanissimo dal suo concetto di casa, ci aveva lanciato su troppe pozioni disinfettanti, disincrostanti e ultraefficaci perché il primo arrivato potesse distruggere il tutto impunito.
“Oh, Molly! Fuori c’è il diluvio universale. Mi spiace.” Sincera sollecitudine e un’onesta occhiata di scuse. Ecco tutto quello che serviva a Remus Lupin per farsi perdonare qualsiasi vilipendio alla sacra bandiera della pulizia.
Era stanco. Spalle basse, sorriso increspato da un’altra notte in bianco, occhi rossi. La luna piena aveva compiuto il suo molesto dovere anche questa volta. “Vieni in cucina, su. Ti preparo una cioccolata calda.”

Molly si siede sul letto, ai piedi del bimbo. Ted non le ha fatto una domanda. Nonna Andromeda gli avrà raccontato mille volte del suo forte papà lupo. “Direi di sì. Era un lupo. Una volta al mese.”
“Un lupo come tutti gli altri lupi?” Ted stringe ancora il suo libricino in mano, è una raccolta di favole Babbane.

Andare. Doveva andare da lui. Stringergli il cuore. Fare in modo che tornasse. Fare in modo che resistesse. Non era vero, non era sensato, non era possibile. Non c’era alcuna logica in questo. Non era questo che doveva accadere. Non poteva essere accaduto. Non davvero. Era uno scherzo. Un altro suo stupido scherzo, appositamente ideato da lui e da quell’altro pazzo del fratello per farle perdere i battiti cardiaci e altri vent’anni d’età. Doveva essere solo uno scherzo.
“Molly, Molly! Guardami. Molly!” Chi era? Chi la cercava? Oh, Fred! Aveva perso il suo Fred. “Molly, per favore” Remus? Remus che duellava con uno di quelli là, un Marchiato, e nel frattempo cercava di richiamare la sua attenzione. Anche Molly stava combattendo. Prima. E poi il muro era esploso.
“Vieni, andiamo da lui.”
E si assicurò che Molly arrivasse da lui. A costo di combattere da solo contro tutti i Mangiamorte. Condusse la madre dal proprio figlio.

“No, non era uno come gli altri. Non era per niente come gli altri” Ted abbassa gli occhi. Questo è quello che nonna Andromeda gli dice sempre, ma i lupi delle favole raccontano un’altra storia. I lupi sono cattivi. E il suo papà lui non lo ha mai visto. E un papà che non c’è mai stato, come fai a sapere se era cattivo o no?
Molly percepì l’incertezza nei modi di Teddy e continuò. “Tuo padre era coraggioso. Un vero cavaliere, Teddy. Era gentile.”

Eccolo. In una nicchia, nascosto. Protetto. Sorrideva. Uno stupido scherzo. Molly lo sapeva che era solo uno stupido scherzo.
Eppure non si muoveva. Fred non si muoveva più.
Maledizioni. Luci verdi, rosse, azzurre, arrivavano dal parco. Mangiamorte combattevano contro Hogwartiani. Percy, Arthur, Tonks, Kinsgley. La sua famiglia, i suoi amici, fuori in quella bolgia a cercare vendetta, a bramare giustizia. E Remus Lupin le teneva una mano sulla spalla. “Sta bene lui. Vedi. Sorride.” E per un attimo, in tutto il suo dolore, Molly non poté non pensare a quanto fosse gentile quel ragazzo travestito da uomo adulto. Si era occupato di lei, in quella corsa infernale, nonostante avesse i pensieri completamente rivolti a quella testa rosa chewing-gum che combatteva in qualche parte del castello.
‘Corri da lei.’ Le parole che stava per pronunciare le morirono in gola.
“Avada Kedavra!” Il mezzo sorriso di lui si bloccò sul nascere. La luce verde lo aveva colpito in piena schiena. E adesso il suo corpo rovinava a terra, insensibile. Immobile. Come Fred. Senza addii. Neppure il tempo d’una preghiera.
“Non si colpisce un uomo di spalle!” urlò. E lanciò la medesima maledizione senza perdono contro quel vigliacco che non aveva avuto neppure la decenza di scoprirsi il volto. Per Remus. Per Fred.

“Sai Teddy, dovresti essere orgoglioso di aver avuto un papà così.”
Ted è un bimbo intelligente. Annuisce. “È solo che… mi manca. Mi mancano” ammette, a mezza voce, con i denti a stringere sul labbro e le lacrime pericolosamente pronte a scendere. L’aria triste di chi è destinato a scontare una condanna che non si è meritato. Proprio come Remus.
“Sì. Mancano anche a me.” Molly abbraccia il bimbo, proprio come avrebbe abbracciato suo figlio; proprio come l’avrebbe abbracciato la sua mamma. Ma mai davvero come suo figlio, mai davvero come la sua mamma.
Per Fred.Per Ninfadora.
Per Remus. 

   
 
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