Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: orual    21/04/2011    17 recensioni
Come sono arrivati fino alla Camera dei Segreti Ron ed Hermione, durante la Battaglia di Hogwarts? E cosa è successo là dentro, quando è toccato a Hermione distruggere l'Horcrux? Un altro missing moment per cercare di riempire un'ennesima lacuna fondamentale tra gli eventi concitati dello scontro finale. Il seguito di La Strada per Ritornare e Villa Conchiglia!
"-Il veleno del Basilisco... distrugge gli Horcrux, non è vero?
-Sì, ma...- cominciò lei. Poi si interruppe –Oh!
Si fissarono, eccitati.
-Ma come facciamo a... prenderle?- fece Hermione.
-Saranno ancora nella Camera, immagino... è morto lì e nessuno...
-Ma come facciamo a entrare nella...
-Proviamoci, Hermione. Ora. C’è poco tempo."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache della Seconda Guerra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 E dopo alcune settimane di pura frenesia, riesco a trovare un momentino di tempo per postare la seconda parte de L’Horcrux di Hermione. Sto per partire per qualche giorno verso una destinazione priva di internet (eh, già... esistono ancora), per cui non potrò rispondere alle vostre recensioni. Vi prometto che appena tornerò mi metterò in pari davvero, anche con quelle che sono arrivate dall’ultimo giro di risposte, e sono tante: vi ringrazio moltissimo!
Spero che apprezziate questo finale: conclude non solo il racconto, ma anche (per adesso almeno), la serie delle Cronache della Seconda Guerra (le cui storie sono sempre lì che aspettano recensioni, ora che sono finite;). Ci tengo davvero ad un vostro giudizio, perciò non esitate a lasciarmelo!
Buona Lettura!

 
Parte Seconda
 
Con un gesto stanco della bacchetta, Hermione rimosse l’incantesimo di disillusione su Ron, e lo invitò a fare altrettanto su di sé.
-Era un disastro comunque- bofonchiò Ron –Ti si vedeva la manica destra, e da quando siamo nel bagno anche quasi tutta la faccia.
-Forse la Legilimanzia ha qualche effetto collaterale, ho sentito del calore sulla faccia mentre Piton mi leggeva la mente... può essere che parte dell’incantesimo sia svanito in quel momento- rifletté lei ad alta voce, mentre Ron la colpiva sulla testa e tutto il suo corpo tornava visibile.
-O forse era la strizza. Hermione, ho creduto che mi sarebbe venuto un colpo apoplettico- replicò Ron.
-Anche io- Hermione fece un breve sorriso, poi si guardò attorno. Il bagno del secondo piano era identico a come lo ricordavano. Non era mai stato riparato, e sul water che si intravvedeva dietro la porta sciupata di uno dei cubicoli, c’erano ancora le strie nerastre che la lunga cottura della Polisucco aveva lasciato sulla ceramica bianca anni addietro. Il pavimento era bagnaticcio, gli imponenti lavandini di pietra rovinati, gli specchi opachi e macchiati. Su tutto aleggiava uno spaventoso odore di muffa e di umidità.
-Beh... che facciamo?- chiese Hermione, voltandosi a guardare Ron. Lui, senza parlare, si era avvicinato alla parete opposta a quella dei gabinetti, dove troneggiavano i lavandini. Sotto le vasche di pietra intagliata, si stendeva un intrico di tubature collegate ai sifoni, che scintillavano debolmente alla luce delle torce fumose appese ai loro ganci.
Hermione ricordò il racconto che gli amici le avevano fatto mille volte: l’ingresso alla Camera era nascosto da uno dei rubinetti del sistema di tubazioni, ed osservò Ron scrutarli con attenzione, avvicinando la bacchetta accesa. Alla fine si voltò a guardarla:
-E’ questo- disse. Hermione si inginocchiò accanto a lui, ed osservò il rubinetto su cui Ron aveva posto la mano. Sembrava in tutto uguale agli altri (erano circa una ventina in totale), ma un piccolo serpente era inciso sulla superficie convessa del metallo.
-Credi che...- cominciò, quando un fragoroso scroscio la interruppe. Entrambi sobbalzarono, le mani alle bacchette, ma dal cubicolo alle loro spalle emerse solo Mirtilla, accompagnata dal gorgoglio dello sciacquone, mentre la consueta ondata di acqua si riversava sul pavimento, spandendosi a rivoli sulla superficie già bagnata. Si era quasi dimenticata di Mirtilla, pensò Hermione, mentre, con la mano tremante, abbassava la bacchetta. Ron, che aveva sbattuto la testa contro il lavandino nel rialzarsi di scatto, si massaggiava la fronte, fissando Mirtilla, quasi disgustato che non fosse qualcosa di più pericoloso.
-Ehm... ciao, Mirtilla...- cominciò Hermione.
-Che ci fate voi, qui?- strillò lei, sospettosa –Dicevano che quest’anno non eravate a scuola.
-Siamo, ehm, tornati...- cominciò Hermione, con un sorriso che sperava risultasse amichevole.
-Nessuno viene a trovarmi da secoli- piagnucolò Mirtilla, imbronciata: -...scommetto che anche stavolta siete qui per qualche stupido affare... mai nessuno che venga solo perchè ama la compagnia di Mirtilla, no...
-Mirtilla, ci piacerebbe moltissimo fare due chiacchiere con te, ma vedi... siamo di fretta, non è vero, Ron?... Ron?
Ron, chiaramente ritenendo inaccettabile quella conversazione, si era chinato nuovamente ad esaminare il rubinetto. Alzò gli occhi oltre la spalla e fissò distrattamente il fantasma, che sedeva sulla cassetta dello sciacquone di uno dei gabinetti, a braccia conserte e con un piglio offeso. Ci volle un calcio di Hermione perchè dicesse:
-Ehi! Ah, sì Mirtilla, siamo davvero...
Ma Mirtilla già ululava:
-Lo sapevo. Lo sapevo! Siete... degli insensibili, sciocchi e...
-Oh, Mirtilla, per favore...
-E il vostro amico, quello carino... lui aveva promesso che sarebbe venuto a trovarmi!
-Harry... ehm, ti manda tanti saluti... affettuosi. Sì, affettuosi, e...- tentò Hermione. Era ridicolo stare a discutere con Mirtilla, ma era più forte di lei cercare di comportarsi educatamente. Altrettanto non si poteva dire di Ron, che la tirava per la manica, senza curarsi affatto della scenata del fantasma, sempre uguale col passare degli anni, mentre loro erano cresciuti e cambiati così tanto...
-Senti, Hermione, il rubinetto si apre solo se glielo si chiede in Serpentese.
Lei annuì. Sapeva che si sarebbe presentata quella difficoltà, ma fino a quel momento tutte le sue energie erano state focalizzate sull’obiettivo di arrivare fino al bagno vivi. Ron la guardava come se il Serpentese fosse stata una cosa spiegata a lezione, e lui si fosse distratto proprio al momento cruciale. La cosa la irritò un poco.
-Ron, non so parlare Serpentese. Non si può imparare.
Altrimenti avrebbe provveduto da anni, pensò. Ma evitò di dirlo, perchè l’espressione di Ron parlava per lei.
-Beh, neanche io. Come facciamo?
-Posso provare con qualche altro mezzo magico. Magari...
Si chinò, e tentò due o tre degli incantesimi più potenti che conosceva. Harry e Ron avevano affrontato quel rubinetto al secondo anno, quando le magie alla loro portata erano limitate, ma non era detto che il Serpentese fosse l’unica maniera.
Il rubinetto, però, restò immobile.
-Te l’ho detto, Hermione.
-Ho solo provato- rispose lei, seccata come sempre quando qualcosa non le riusciva, per non parlare del fatto che usare la bacchetta di Bellatrix era fastidioso di per sé.
-... e nessuno vi ha dato il permesso di armeggiare nel mio bagno, mi pare...- continuava a recriminare Mirtilla, monotona ed entrante come un martello pneumatico.
-Credi che... se sfondassimo il pavimento con la magia, troveremmo lo stesso il...
-...vi siete già dimenticati che sono qui, vero? Come sempre...
-Gli ingressi magici non esistono finché non li si evoca nel modo appropriato, Ron.
-Beh, qui sotto c’è un tunnel, il rubinetto serve per accederci e...
-...nessuno, nessuno si interessa. Vengono qui come se il mio bagno fosse un parco giochi, e...
-Non c’è nessun tunnel se non lo evochiamo con la magia, Ron! Se sfondiamo il pavimento, potremo al massimo dare un’occhiata al corridoio del primo piano.
-Va bene, va bene, era solo una proposta. Ho capito!
-Non mi pare, visto che l’hai ripetuto.
-...e a mancare di rispetto, sono bravi tutti, mai nessuno che dica...
-Beh, troviamo un’altro modo, perchè io non so parlare Serpentese.
-Neanche io so parlare Serpentese.
-... “Ti dispiace Mirtilla?”, o “Come va Mirtilla?”... no, tranne quel ragazzo così simpatico, quel Draco, che veniva qui finché il vostro amico Harry non...
-E allora che credi di fare?
-C’eri tu l’altra volta che siete entrati!
-C’era Harry! Ha aperto il rubinetto lui, parlando...
-...sangue dappertutto, è stato allora che ho capito che non è poi quell’angioletto che sembra, e...
-STA’ ZITTA!
Ron ed Hermione avevano gridato all’unisono all’indirizzo di Mirtilla, che sobbalzò, scivolò quasi giù dal sifone, li fissò con odio e si tuffò nel water, sollevando schizzi tanto alti da inondarli di acqua fetida.
-Dannazione!- sbraitò Ron, esasperato, asciugandosi la faccia con la manica della felpa.
-D’accordo... vediamo di calmarci- disse Hermione, posandogli una mano sul braccio. L’ultima cosa che voleva era litigare con Ron nella situazione in cui si trovavano, ma trattenere l’irritazione era difficile, con il nervosismo che aleggiava. Stavano passando minuti preziosi, e non aveva idea di cosa stesse succedendo. Magari Harry era già tornato, e non trovandoli poteva avere l’insana idea di venirli a cercare.
-Senti, Ron- disse, sforzandosi di pensare, ed alzando gli occhi, che subito incontrarono il suo sguardo azzurro ed ansioso.
-Scusami, non volevo alzare la voce- disse lui, immediatamente.
-Neanche io.
Era sorprendente quanto i loro rapporti stessero mutando rapidamente. In quell’ultimo anno avevano fatto più strada che in tutto il tempo della loro conoscenza. Chiarirsi, capirsi era facile, d’improvviso.
E’ perchè siamo cambiati, pensò Hermione. Questo non sapere se saremo vivi domani... ci ha cambiati. Ed io non sono cambiata meno di lui.
-Hermione?
-Sì?
-Ho... forse ho avuto un’idea.
Ron la guardò titubante, e lei inghiottì la saliva. Se era buona come l’ultima idea che aveva avuto, quella di cercare di raggiungere la Camera dei Segreti... iniziativa a cui lei stessa aveva aderito con entusiasmo, si corresse subito mentalmente, per cui c’era poco da criticare.
-Io... vedi, io c’ero quando Harry ha parlato il Serpentese.
-Beh, anche io l’ho sentito usare quella lingua. Al Club dei Duellanti, non ricordi? E allora?
-Potrei imitarlo.
-Ron... sono passati... aspetta, cinque anni. Come fai a...
-Cinque...? No, non sto parlando del nostro secondo anno, sto parlando di Natale. Quando abbiamo distrutto il medaglione. Harry ha dovuto aprirlo, e allora...
-Cosa? Non me lo avete mai detto!
Non le avevano mai detto molto, di quella notte, come se avessero stretto una specie di patto da cui lei era esclusa, e si domandò per la prima volta perchè. Troppe cose erano successe, quell’anno, perchè fosse stato possibile concentrarsi su ognuna di esse e sviscerarla.
-No... sai, con tutte le spiegazioni su perchè ero tornato e... beh, Hermione, quella sera tu hai cercato di aggredirmi.
-Va bene, va bene- lei fece un gesto nervoso con la mano –Vai avanti.
-Harry ha dovuto aprire il medaglione perchè potessi colpirlo con la spada. E per farlo gli ha parlato. Ha detto... tipo... Kssshsshkhaaassh...- disse, emettendo un sibilo gutturale sgradevolissimo.
Hermione cercò di non far trasparire scetticismo, ma il risultato fu probabilmente un viso totalmente inespressivo, perchè Ron si imbronciò.
-No, dai, ti prego... continua, era solo...
-Insomma, stavo pensando che potevo provare a... rifare il verso che ha fatto lui. E’ un’idea... stupida, lo so.
-Ehm... no, credo che... mi pare che non abbiamo molte altre possibilità. Dai... provaci.
Non credeva minimamente nell’idea di Ron. Ma era sciocco non tentare quella strada, visto che non ne avevano altre.
-Sei sicuro di ricordarlo bene?- chiese, inginocchiandosi accanto a lui sul pavimento e sentendo i jeans diventare fradici all’altezza delle ginocchia.
-Credimi Hermione... se tu avessi vissuto una notte come quella non te la dimenticheresti tanto facilmente. Il problema è... imitarlo- rispose lui, lo sguardo fisso sul serpente del rubinetto. -E poi...- soggiunse borbottando in modo appena udibile, -mi sento stupido, a cercare di parlare ad un lavandino. Ehm... Ksshkhasssshah!
Il rubinetto restò immobile. Hermione cercò di fare altrettanto. Non sapeva se ridere o piangere, e non voleva ferire Ron.
-Kssshakahssskhhaahh....
Ancora nulla. Ron provò altre tre volte, ed Hermione esaurì la sua scarsa capacità di stare a guardare senza commentare.
-Ehm... forse, se provi più da vicino...
-Hermione!
Ron aveva rumorosamente trattenuto il fiato, e con un brivido Hermione vide che il serpente sul rubinetto si muoveva, mentre si illuminava di una luce bianca e vivida. La manopola cominciò a girare, e sopra le loro teste il lavandino si mosse: mentre Ron la tirava indietro, Hermione lo vide lentamente sprofondare, a partire dalla colonna di pietra che sosteneva la vasca, fino a che non scomparve del tutto alla vista, inghiottito in una cavità nera che si era aperta sul pavimento del bagno.
-Non... non posso... crederci!- squittì Hermione, poi d’impulso abbracciò Ron, che aveva stampata in viso un’espressione estremamente soddisfatta. Avrebbe voluto baciarlo. Sì, avrebbe voluto baciarlo, pensò arrossendo contro la sua spalla, perchè era sorprendente, e perchè nessuno si aspettava mai che lo fosse, e lei stessa non aveva potuto fare a meno di essere scettica, e invece...
-Oh, Ron, sei un genio, un...
Lui le batté qualche colpetto sulla spalla. Sembrava sbalordito del suo stesso successo.
-Uao, io... è fatta, dobbiamo solo... scendere!
La parola raffreddò bruscamente l’entusiasmo di Hermione. Si staccò da lui, e fissò il nero cunicolo.
-Ehm... quanto... quanto è alto?
-Oh, non preoccuparti, non è tutto in discesa. Qualche... qualche curva, semmai.
-Curva?- stridette lei, cercando di dominarsi. C’erano poche cose che affrontava con difficoltà, e l’altezza e la velocità erano tra queste. Aveva sperato che quel giorno, con un volo di oltre otto ore in groppa ad un drago, ne avesse avuto abbastanza di quella roba.
-Ehi... non è nulla. Diamine, dopo il drago ti sembrerà una passeggiata!- disse Ron, che evidentemente aveva seguito il medesimo corso di pensieri.
-C-certo- mormorò lei, gli occhi ancora fissi sul buco nero. In quella, sentirono un clangore fortissimo, che l’incantesimo isolante di Hermione attenuava appena. Sembrava che in tutta la scuola echeggiassero dei tonfi sordi: confuso, ed amplificato come per magia, si rifrangeva l’eco di un secco comando, dato da una voce che riconobbero immediatamente come quella della professoressa McGranitt: “Piertotum Locomotor”. Si guardarono, agghiacciati.
-Sta succedendo qualcosa... la McGranitt...
-Che diavolo...
-Ha messo in moto tutte le statue del castello, non senti?- esclamò Hermione. Si sentivano passi pesanti, sordi o metallici, risuonare ovunque: -E’ successo qualcosa, forse hanno scoperto che c’è Harry nel castello e...
Fece istintivamente un passo verso la porta, ma Ron la bloccò afferrandole un braccio.
-Dobbiamo finire questa cosa, Hermione. E’ importante. Harry... se la caverà.
Ron aveva ragione: senza un’arma per distruggere gli Horcrux erano in un vicolo cieco, e quella poteva essere l’ultima occasione per procurarseli. A malincuore, annuì.
-Senti, io... vado avanti, tu aggrappati alla mia schiena.
Ron, un po’ pallido, si mise a sedere, con le gambe nel buco. Hermione deglutì e, senza sapere bene cosa stesse facendo, sedette sul pavimento fradicio dietro di lui, cingendogli la schiena.
-Non... rischiamo di incastrarci, vero?
-E’ piuttosto largo- disse con calma forzata Ron, catturandole le mani e portandosele intorno alla vita.
-Beh, però l’ultima volta che sei sceso era un bambino, e... aaaaaaaaah!
Ron si era dato una spinta in avanti, ed il peso del suo corpo l’aveva trascinata dietro di lui. All’inizio caddero solo, poi la pendenza cambiò, e presero  a scivolare lungo un viscido condotto che si contorceva in snodi sinuosi, tra bocchettoni e connessioni con tubature minori. Hermione, terrificata, si strinse fino allo spasimo alla schiena di Ron mentre veniva sbatacchiata con lui da una parte e dall’altra, cercando di non pensare al fatto che per risalire erano dotati di una scopa... una scopa, in quei cunicoli! Le sfuggì un singhiozzo esasperato.
-Tranquilla, Hermione!- sentì gridare Ron, la voce quasi inudibile, tra le innumerevoli eco metalliche del loro sbattere contro le pareti del condotto e l’aria che fischiava nei loro orecchi. Subito dopo, il tubo finì, e loro caddero in avanti, sul pavimento coperto di melma di una sorta di tunnel. Ron si rialzò e l’aiutò a fare altrettanto: Hermione sentì che le gambe le tremavano forte. Accese la bacchetta, subito imitata da Ron, ed il chiarore illuminò lo stretto corridoio di pietra nel quale si trovavano, umido al punto che le pareti stillavano umidità goccia a goccia, ed erano ricoperte di strani licheni bianchi, che non avevano mai visto la luce del sole. Per terra, sotto i loro piedi, scricchiolavano i resti scheletriti di topi ed altri animali di piccole dimensioni, mezzi sepolti dallo spesso strato di fango che nascondeva il pavimento.
-Beh...- disse Hermione, cercando di tirare il fiato, -... che dire... è un posto orrendo.
-Sì, il vecchio Salazar aveva gusti discutibili. Comunque è... è strano. Voglio dire, è esattamente come me lo ricordavo- disse Ron pensoso, guardandosi intorno con movimenti bruschi che proiettavano strane ombre sulle pareti. Regnava il silenzio più assoluto, laggiù: l’unico rumore era lo stillare delle pareti fradice. Di tutto quello che stava accadendo nel castello, non c’era traccia.
Era buffo, ma in effetti quel posto lugubre era di gran lunga più sicuro per loro di qualsiasi altro a scuola, in quel momento, si disse Hermione. Il Basilisco era morto, e raggiungerli là non sarebbe stato facile per nessuno. Ron cominciò a camminare lungo il tunnel, allungando dietro di sé la mano che non stringeva la bacchetta, perchè Hermione la prendesse. Lei lo fece immediatamente, sorridendo tremula per la spontaneità del suo gesto. Mentre i loro passi lasciavano secchi rumori acquosi, procedettero fino a che non trovarono una frana che ostruiva quasi completamente il passaggio.
-E’ qui che Allock ha fatto l’incantesimo con  la mia vecchia bacchetta, quella di Percy che si era rotta... ed ha perso la memoria... ha fatto crollare parte della volta.
Il tunnel, infatti, era bloccato da massi e detriti: c’era solo un piccolo passaggio, quello che Ron aveva aperto anni addietro per permettere ad Harry e Ginny di tornare dalla Camera. Fu necessario ingrandirlo, perchè nessuno di loro due era così minuto, adesso, da riuscire a sgusciarci attraverso, e lo fecero con cautela, per evitare altri crolli.
Il tunnel proseguiva anche dall’altra parte della barricata. E accanto... Hermione trattenne rumorosamente il respiro.
-E’ la pelle, solo una vecchia pelle. Anche l’altra volta ci siamo presi un bello spavento- mormorò Ron, stringendole la mano con fare rassicurante –E ti assicuro che era molto più spaventosa... gli anni l’hanno fatta marcire.
L’enorme... cosa (Hermione non avrebbe saputo come altrimenti definirla) era afflosciata, semisepolta dal fango, e quasi completamente disfatta; ma era ugualmente molto impressionante.
Proseguirono con circospezione: anche Ron si muoveva con maggiore cautela, ora che si trovavano nella parte del tunnel dove lui non era mai stato. Il percorso si snodava in curve che parevano infinite, e fu con un senso di sollievo misto ad ansia che si arrestarono di fronte ad una parete di pietra scolpita, decorata da un intarsio raffigurante serpenti intrecciati che li guardavano con occhi di smeraldo. Hermione allungò la mano a saggiare il muro.
-E’ chiusa- mormorò –Credo... credo che dovrai rifarlo, Ron.
-Oh, no... dannazione!- mormorò lui, chiaramente contrariato. Hermione si preparò, ben più fiduciosa di prima, ad assistere incoraggiante ai suoi tentativi, ma con una certa sorpresa di entrambi, Ron azzeccò la giusta intonazione da subito, ed al suo sibilo sgradevolmente articolato, i serpenti dell’intarsio si mossero, e la parete, dividendosi in due ante come un portone, si aprì.
-Bravissimo- bisbigliò ancora Hermione, mentre si facevano avanti.
Si guardarono intorno, alle deboli luci delle loro bacchette, ma non riuscirono a vedere quasi nulla, finché Hermione non puntò la sua verso le torce spente affisse agli appositi ganci alle pareti,che si accesero con un crepitio. Erano nella Camera dei Segreti, e si guardarono intorno a bocca aperta, scrutando nella luce ondeggiante delle torce le alte colonne e l’orrida statua che occupava la parete di fondo, un gigantesco mago scolpito nella pietra, il volto cattivo reso quasi vivo dal guizzare delle fiamme. Ma quello che veramente catturava lo sguardo era l’enorme, terrificante corpo contorto steso sul pavimento. Hermione si era vagamente aspettata di non trovare nient’altro che uno scheletro, considerati gli anni trascorsi e l’umidità del luogo, ma già la pelle ritrovata tutto sommato quasi intatta nel corridoio l’aveva resa perplessa. Probabilmente il veleno del Basilisco, o qualche proprietà del suo sangue ne impedivano la decomposizione, o la rallentavano, perchè le enormi spire erano praticamente intatte, la pelle solo stranamente raggrinzita.
-Non... non posso credere che Harry abbia affrontato questo... questa creatura a dodici anni!- mormorò Hermione sconvolta, e Ron annuì, con un’aria altrettanto scioccata. Anche da morto faceva paura: si avvicinarono al muso della bestia: la testa era riversa su un lato, e la bocca spalancata mostrava  file e file di denti giallastri e acuminati.
Erano lì per quello. Si guardarono, come increduli di avercela fatta.
-Portiamone via parecchi. Potrebbero servirci- disse Ron, pratico. Hermione sussultò: aveva quasi dimenticato la guerra, là fuori, ed il motivo per cui avevano bisogno delle zanne, presa com’era da quella loro strana avventura. Avvertì un brivido d’urgenza: quanto tempo era passato? Cosa stava succedendo, di sopra?
Brandì la bacchetta, la puntò contro una zanna, rifletté un attimo e poi pronunciò, con chiarezza:
-Divelleo!
La zanna ebbe un movimento rotatorio, e si disancorò dalla gengiva putrida, cadendo con uno strano suono tintinnante sul pavimento.
Tolse al mostro sei o sette zanne. Erano lunghe come piccole spade, e pesanti altrettanto: sarebbe stato difficile ed inutile portarne via di più.
Si voltò verso Ron, che le stava raccogliendo da terra via via che cadevano.
-Che dici, può bastare?
-Penso di sì.
Poi le venne in mente. Tanto valeva farlo subito, anche se sentiva forte l’urgenza di tornare e capire cosa stesse succedendo.
-Forse... forse dovremmo distruggere qui la coppa.
Ron si voltò di scatto. Aveva un no stampato sulla faccia, così Hermione lo prevenne:
-Di sopra potremmo non averne tempo! Qui non c’è nessuno, nessuno può disturbarci...
-O aiutarci- bofonchiò Ron. Ma annuì.
-D’accordo. Allora... insomma, dovresti avere esperienza in materia.
-Già. Bella fortuna, eh?
Aveva assunto un’aria inquieta e spaventata, che le mise addosso una certa apprensione.
-Allora... che ne dici, lo faccio io?
Questo sembrò, se possibile, contrariarlo ancora di più. Però sospirò profondamente e disse:
-Credo... che sia giusto che tu ne distrugga uno. Ma stai attenta. Non... non è facile.
La guardava con occhi solleciti, ed Hermione sentì un brivido correrle giù per la schiena.
 
Harry diceva che certi gesti e certe scelte avevano un potere loro, e Ron sapeva che era giusto che anche Hermione distruggesse un Horcrux. Ma se l’idea di affrontare nuovamente la cattiveria dell’anima di Voldemort non lo allettava, il fatto che lo facesse Hermione lo spaventava davvero. La guardò, teso, deciso ad intervenire subito se qualcosa fosse andato storto, mentre lei prendeva la coppa dalla borsetta, con la mano che non stringeva una zanna del Basilisco, e la appoggiava esitante a terra, sul basamento di una delle colonne. Doveva averla posizionata male, però, perchè quasi subito si inclinò, e cadde, oltre il basso scalino del basamento. Il secco rumore li scosse entrambi. Per terra, in quel punto, c’erano oltre due dita d’acqua, ed un po’ di essa lambì il bordo della coppa riversa, entrando nel calice. Hermione già allungava la mano per rimetterla in piedi, quando Ron esclamò:
-Attenta!
Dal calice della coppa, nell’acqua ai loro piedi si spandeva un liquido rossastro, simile a sangue, e presto si formò una pozzanghera vastissima, che esalava strani vapori.
-E’ meglio se la fai fuori subito, Hermione- disse nervosamente Ron. Ma non ricevette risposta. Allora si volse verso Hermione, che guardava la pozzanghera rossastra ai suoi piedi, chiaramente scorgendovi qualcosa che lui non vedeva, perchè aveva gli occhi spalancati.
-Sono solo bugie!- si affrettò ad esclamare, correndo verso di lei. I vapori, però, gli penetravano i gola, facendolo tossire, e si facevano intensi, al punto che gli sembrava di muoversi in una nebbia sanguigna.
Scosse Hermione, afferrandole un braccio, e la trovò rigida come una pietra: non riusciva a spostarla, e si accorse con orrore che piangeva: il viso stravolto, chino sull’acqua ai suoi piedi, era rigato di lacrime. Cosa vedeva?, si chiese Ron con orrore,  pensando alle immagini che lo avevano torturato così crudelmente vicino allo stagno, quella notte. Forse, come era successo a lui stesso, c’era un Ron crudele, in quell’immagine riflessa che lui non scorgeva, che le diceva cose terribili. L’angoscia quasi gli impediva di respirare. Maledicendosi per aver permesso che corresse lei quel rischio, cercò nuovamente di smuoverla, trovandola ancor più irrigidita, e tentò di gridare, ma i vapori venefici, come in un incubo, lo avevano reso afono. Lei piangeva e piangeva, sempre più affannata e stravolta, ma senza emettere alcun suono, finché non si accasciò pesantemente in ginocchio nell’acqua sciaguattante, sfuggendo alla presa di Ron che aveva cercato di stringerle le spalle.
Deciso a porre fine a quella faccenda, lui si allontanò, respirando affannosamente e cercando di tornare verso il punto in cui avevano lasciato le altre zanne, per prenderne una e far cessare qualunque cosa quel maledetto oggetto stesse facendo ad Hermione: ma non riusciva ad orientarsi. Non si era aspettato che fosse così... era stato stupido a pensare che ogni Horcrux si difendesse in modo uguale. Il medaglione aveva cercato di aizzarlo contro Harry per stornarlo da se stesso, ma la coppa... che faceva? Brancolò frenetico nella nebbia, trovò il mucchietto di zanne, ne afferrò una e si stava precipitando indietro, da Hermione, quando un secco rumore metallico risuonò, rimbombando in tutta la Camera dei segreti, e poi, con un rombo fortissimo, i miasmi color ruggine e le striature rossastre dell’acqua, che avevano continuato ad allargarsi ovunque, cominciarono a ritrarsi verso il punto dov’erano Hermione e la coppa. Ron le fu accanto, in ginocchio vicino a lei, e la abbracciò, mentre il rombo diventava insopportabile e tutto veniva risucchiato nella coppa, contorta e piegata sotto la zanna giallastra che Hermione vi aveva conficcato. L’Horcrux esplose, praticamente sotto il loro occhi: non ne rimasero che resti anneriti, mentre ovunque le pareti rimandavano il rimbombare della sua morte.
Hermione era ancora inginocchiata, con le mani in grembo: sembrava non rendersi conto delle braccia di Ron intorno al suo corpo. Aprì lentamente gli occhi rossi e gonfi, e distolse immediatamente lo sguardo dai resti della coppa, incontrando così gli occhi azzurri di Ron. Gli fece una strana smorfia, una specie di tremulo sorriso.
-Cosa... cos’è successo?- gracchiò Ron, stringendola di più a sé. Lei alzò lentamente le braccia per gettargliele al collo, e col mento sulla sua spalla mormorò:
-Ho visto... cose. Tu non hai...?
-Non ho visto nulla, Hermione.
-Oh, immagino che... volesse... fosse il suo modo di difendersi. Ho visto...- si fermò, come incapace di continuare.
-Non dirmelo se non vuoi- disse piano Ron.
-Ho visto me stessa- esalò lei, con voce quasi impercettibile –Ritrovavo i miei in... Australia. Cercavo di recuperare la loro memoria. Ma... lui mi ha detto che ho fatto un incantesimo troppo potente. Mi ha detto che... che non ci riuscirò.
-Sono bugie, Hermione. Sei... la strega più brillante della tua età, ricordi? Figurati se hai sbagliato un incantesimo di memoria!
Lei però non sorrise. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e Ron capì che, anche se la coppa era stata distrutta, il dubbio e la paura si erano radicati in lei.
-Poi ho visto... vi ho visti morire. Harry, tu... e Ginny, e Tonks, e Kingsley... non so più neanche chi. Mi ha detto che era inutile... inutile continuare. Che era meglio lasciar perdere gli Horcrux e scappare... vivere insieme e al sicuro altrove. Così saremmo stati sicuri di...- gli sollevò in viso gli occhi gonfi di lacrime –...non perderci.
Rimasero in silenzio per un po’, incapaci di parlare. Hermione non piangeva più, ma sembrava stremata dall’esperienza. Dopo un po’ disse, come per darsi un contegno:
-Naturalmente sapevo che il suo scopo era solo impedirmi di distruggerlo. E’ che... è stato difficile.
Ron annuì.
-Anche per me è stato difficile.
Hermione lo guardò, come colpita da un pensiero.
-Tu... non mi hai mai detto... cosa è successo quando hai distrutto il medaglione. Qualcosa di simile?
-Oh, in un certo senso... immagino che si difenda in modi sempre diversi e sempre simili. Voglio dire, guarda Harry con il diario...
-E allora cosa... cosa ha fatto?
Ron deglutì. Non era certo di volerglielo dire. Apparteneva a quel tipo di ricordi che cercava di rimuovere, come il momento terribile in cui li aveva persi, la mattina dopo la sua fuga precipitosa e l’incontro con i Ghermidori. Lei però, ancora con le braccia intorno al suo collo, lo guardava come in cerca di conferme, come per sentirsi dire che non era l’unica ad avere debolezze.
-Sono uscite... figure di fumo. E lui ha parlato, come con te...-
Le orecchie gli stavano diventando bollenti: sapeva di essere arrossito. Lei lo guardava ancora, in attesa: aveva gli occhi così sgranati che Ron pensò che le sarebbero caduti. Pareva esitare, ma poi si risolse a mormorare:
-E...?
-E... mi ha detto... mi ha detto che tutti preferivano... Harry a me. Anche mia madre, anche... tu... me l’ha... fatto vedere. Lo so,- disse bruscamente –le mie paure peggiori non sono nobili quanto le tue.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi lei, scuotendo la testa e alzandosi in piedi, fece:
-Stupido!-, tendendogli la mano. Si trovarono in piedi, l’uno di fronte all’altra, fradici e sporchi di fango all’inverosimile.
-Beh... non ce l’ha fatta, vero?
-Già.
Sorrideva, adesso, sembrava allegra, quasi euforica. Aveva distrutto l’Horcrux, certo, e questo indubbiamente dava un grande senso di liberazione, come lui stesso aveva potuto sperimentare mesi prima. Ma gli passò per la testa che forse c’entrava anche quello che aveva potuto intuire dalla sua smozzicata confessione. Abbassò lo sguardo: ancora si tenevano per mano.
-Credo... ehm, credo che sia meglio andare.
-Oh... sì.
Ecco che le tornava sul viso l’espressione ansiosa, preoccupata, tesa all’obiettivo. L’espressione quotidiana che aveva sul viso da un anno, insomma, un’espressione assolutamente da Hermione. Si voltò verso l’ingresso alla Camera, poi di nuovo verso di lui. Raccolse da terra i resti contorti della coppa, distrutta dal suo colpo, poi si chinò per prendere le zanne gialle e ricurve che avevano deciso di portare via. Ron fece altrettanto.
Si avviarono in silenzio verso il tunnel, e nessuno dei due disse una parola mentre percorrevano all’indietro la via tetra e fangosa che li aveva condotti laggiù: pian piano realizzavano che la loro sortita era andata a buon fine, e già Ron si chiedeva soddisfatto che faccia avrebbe fatto Harry quando sarebbe venuto a saperlo. Venne poi il momento di tirare fuori la scopa, vincere le titubanze di Hermione e salire, con cautela, lungo le viscide pareti del condotto, lei avvinghiata alla sua vita, il viso contro la sua spalla, una mano allungata a stringere la sua sul manico della scopa.
-Ron...
L’aria che sferzava i loro volti durante la risalita, quasi cancellava la sua voce, ma aveva parlato vicinissima al suo orecchio.
-Sì?
-Riguardo a quello...-
Non c’era bisogno di specificare. Ron capì immediatamente, e le orecchie diventarono nuovamente bollenti.
-Sì?
-Beh... lo sai, vero?
-Che cosa?
Avvertiva chiaramente quanto non fosse il momento di essere poco chiari. Nella Camera il tempo era come cristallizzato: si era quasi scordato di essere a scuola. Ma avvicinandosi alla superficie (già scorgevano il chiarore del bagno di Mirtilla), tornava la realtà, ad ondate crescenti: avvertivano, solo leggermente schermato dal Muffliato che avevano gettato sulla porta del bagno, un frastuono crescente: la scuola sembrava essere in pieno tumulto, ed era probabile che durante la loro assenza, come avevano previsto, le cose fossero precipitate. C’era da ritrovare Harry, augurandosi che stesse bene, c’era da  capire cosa succedeva, farsi strada, schivare gli aggressori, e poi, probabilmente, combattere, quasi sicuramente combattere la battaglia decisiva. Voldemort era sulle loro tracce, Harry aveva detto che si era reso conto di quello che stavano facendo: probabilmente era già ad Hogwarts, nella foresta se non nel castello. Mentre atterravano sul pavimento bagnato, spargendo intorno le zanne giallastre che avevano portato con loro, senza neanche stare a sentire cosa blaterava Mirtilla, l’aria delusa come sempre al vederli vivi e vegeti, afferrò Hermione per entrambe le mani e disse, forte per non farsi distrarre dai rumori e dall’urgenza:
-Che cosa?
Mai era stato in grado di vedere così poco lontano davanti a sé come quella notte. Il futuro si accorciava, convergeva spaventosamente verso l’attimo presente. Si combatteva: qualcuno lo stava urlando, mentre correva nel corridoio dietro la porta Imperturbata, anche se non ne riconosceva la voce. Si combatteva, e forse... forse sarebbero morti dietro l’angolo, o in cima alle scale. E prima, voleva sentirselo dire.
Hermione, pur tesa nervosamente ad ascoltare i rumori che giungevano fino a loro, sembrava più serena: aveva una luce tranquilla negli occhi.
-Che cosa?- chiese Ron per la terza volta. Lei lo fissò, leggermente rossa in viso, poi disse, tutto d’un fiato:
-Che non preferisco Harry.
Ron aprì la bocca per ribattere, o forse per baciarla (era indeciso), ma un rombo tremendo fece tremare il pavimento, e quasi li gettò a terra: la battaglia era incominciata. Hermione, aggrappata al lavandino, cercava i suoi occhi, mentre la bacchetta era stretta tanto forte nel suo pugno che le nocche erano diventate bianche. Allora lui ricordò il loro patto, stipulato la notte dopo il suo ritorno, di aspettare finché... non fosse finita. Si concesse di guardarla un’ultima volta, come se non l’avesse guardata mai, e sentendo che lei, a sua volta, non staccava gli occhi da lui: la bassa statura, i vestiti infangati che quell’anno le aveva visto addosso decine di volte, i capelli sporchi, tenuti appena a bada con una coda di cavallo frettolosa, ormai disfatta dopo la lunga giornata, la gora sudicia di una lacrima sulla guancia pallida, tutti i dettagli che solitamente non avrebbe notato. E gli orecchini, i suoi orecchini. Avrebbe voluto avere tempo, una vita intera per starla a guardare: sette anni non erano stati neanche lontanamente sufficienti, ed ora gli attimi fuggivano impietosi, e già l’urgenza di agire incalzava.
Non c’era più tempo.
Si chinò a raccogliere le zanne da terra. Hermione stava già facendo lo stesso, poi rimosse il Muffliato dalla porta e tolse l’incantesimo che la chiudeva.
Insieme, varcarono la soglia del bagno, e corsero a raggiungere il futuro senza volto.
Insieme. Basta che sia insieme.
 
 
Scrivere questo ciclo è stato bellissimo: divertente ed a tratti commovente: mi dispiace concluderlo! Mi auguro che abbia dato anche a voi il piacere che ha dato a me immaginarlo e descriverlo!
Comunque ci vediamo presto: ho pronto ( o quasi) un progetto diverso, assai imponente, sul Dopo-Guerra Magica, e varie cosette random (oltre alla mia originale che ha giaciuto dimenticata per settimane e settimane e merita un po’ di cura da me...): se vi va, tenete d’occhio la mia pagina!
Concludo ringraziando tutti, come di dovere. I lettori che passano a dare un’occhiata, per caso o regolarmente, chi segue, chi ricorda, chi mette ed ha messo le mie storie tra le sue preferite (che soddisfazione!).
E, naturalmente, i recensori: attenti, generosi nelle lodi e gentili nelle osservazioni, entusiasti, incoraggianti, pazienti. Grazie infinite, ragazzi!
A presto!
La vostra
Orual

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: orual