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Autore: _Pan_    21/04/2011    5 recensioni
Natsume è indeciso se dare a Mikan la sua pietra Alice o no, in fondo il suo Alice è pericoloso e serve solo a distruggere. Ma il ricordo di un evento particolare lo fa riflettere. Quale sarà la sua decisione?
Parole: 885
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natsume Hyuuga
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Pensieri e Parole'
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Titolo serie: Pensieri e Parole
Titolo: Le piccole grandi cose
Fandom: Gakuen Alice
Personaggio/Coppia: serie generale
Prompt: 052 – Fuoco
Rating Verde
Conteggio Parole: 885
Note: What If, One-shot
Tabella: qui

Le piccole grandi cose


Non sono le grandi parole o le grandi cose a far grande i sentimenti...
ma sono invece i sentimenti veri e sinceri
a dar un valore enorme alle piccole parole o alle piccole cose.
(Jean-Paul Malfatti)

052 – Fuoco

Natsume si rigira più volte la propria Pietra Alice tra le mani, chiedendosi cosa debba farne. Ci ha ripensato parecchio, dopo che Mikan gli ha dato quella che doveva essere la sua, benché somigli più ad un granello di polvere. Sorride distrattamente, tirandola fuori dalla tasca e osservando come stia sul palmo della propria mano. Forse è arancione, ma è davvero troppo piccola per poterlo capire. Si stupisce di quanto quella cosa minuscola possa sembrare avere tanto potere, quantomeno su di lui. È come se fosse una specie di speranza.
Quella che sta nella sua altra mano è decisamente più pesante, anche se non sa se perché è quella del fuoco, oppure perché il suo potere è un fardello troppo pesante da portare. Pensa che rispecchino in pieno le loro personalità: quella di Mikan è leggera e – apparentemente, perlomeno – di un colore acceso; la sua, al contrario è pesante e di un rosso spento. Si domanda se non sia anche un riflesso del suo odio per ciò che è.
Le soppesa per un altro po', finché non decide che è ora di ricambiare il gesto: è del tutto cosciente che sia solo una sciocca diceria, per far fantasticare i ragazzini stupidi. E non lo sta facendo certo perché pensa che così saranno legati per sempre! Figuriamoci!
Fa una smorfia, e rimette in tasca la pietra Alice di Mikan. Stringe la presa sulla propria: il suo Alice è pericoloso, come può dare qualcosa che ritiene pericoloso alla persona che desidera proteggere?

«Calmati, Natsume!» cerca di tranquillizzarlo il padre.
«E mi dici come faccio? Ho dato fuoco ai capelli della bambola di Aoi! Era la sua preferita!» risponde il bambino di quasi otto anni, con enfasi. Il viso dell'uomo si distende per un attimo in un mezzo sorriso.
«Devi solo imparare a controllarlo a dovere. Non ci vorrà molto, sei un tipo che impara in fretta.» lo rassicura, dandogli una leggera pacca sulla testa.
«Ancora?!» si lamenta lui, sbuffando spazientito. Glielo dice da un sacco che deve imparare a controllarlo e che ci riuscirà in poco tempo, e ancora non è successo! «Insomma si può sapere che devo fare?»
«Hai la stessa calma di tua madre, tu...» si fa pensieroso, e Natsume lo capisce dal suo sguardo: ha sempre quello sguardo quando pensa alla mamma. «il primo passo per controllarlo, signorino, è accettarlo. Forse dovresti cominciare a pensarci.»
Natsume distoglie lo sguardo. «E come faccio?» domanda, abbassando il tono di voce. «Guarda!» gli porge la bambola, guardandolo con i suoi occhi rosso acceso. «Posso accettare qualcosa che può solo distruggere?»
Vede suo padre prendere in mano la bambola e fissarla attentamente. «E dai... aveva proprio bisogno di un nuovo look...» cerca di mettere delle toppe ai danni fatti, e Natsume è abbastanza grande per capirlo da solo. Si domanda solo perché suo padre sembri non notarlo. L'uomo sospira, vedendo l'espressione omicida del figlio, e butta la bambolina sul divano. «Ascolta,» dice allora, appoggiandosi al bordo del tavolo della cucina. «il fuoco può sembrare un brutto potere, ma non è così male. Prendi, per esempio, i camini. Servono a riscaldare le persone, è una buona cosa, non trovi? Il fuoco è anche vita, Natsume. Può sembrare strano, ma è così. È calore, e serve alle persone, specialmente quando sono sole. Ogni Alice ha un pro e un contro, ma sta alla persona che lo possiede decidere in che modo usarlo. Sarà male quando vorrai usarlo per distruggere, e sarà bene quando vorrai usarlo per aiutare qualcuno a scaldarsi.» fa una pausa per osservare la reazione del figlio, che ha solo inarcato le sopracciglia, a metà tra il prensieroso e il perplesso. Si chiese se sapesse quanto somigliasse a sua madre, quando lo faceva. «Non posso fare molto di più per convincerti che non è poi così male. Il resto... è compito tuo.»

Natsume fissa stranito la finestra davanti a sé, come se prima fosse stato in un altro posto. Sbatte le palpebre, ripensando alle parole del padre. Abbassa la testa sulla pietra che ha tenuto stretta nella mano aperta per tutto il tempo nonostante l'avesse riposta in tasca. Ci pensa su: cosa vuole che faccia il suo Alice?
Mikan non si è mai lamentata di sentirsi sola, o almeno non così spesso da farglielo mai arrivare all'orecchio. Non era neanche una persona che aveva bisogno di essere tirata su di morale, di solito, ma sospetta che ci sia rimasta male per l'esito del gioco delle Pietre Alice. Si morde l'interno della guancia, indeciso, poi, però, scrolla le spalle ed esce dalla finestra. Sorridendo, traccia mentalmente la strada per la stanza di quella stupida Mutande-a-Pallini.
Posa il sacchetto sul davanzale, sapendo che lo troverà sicuramente. L'unico dubbio che gli rimane è se lei capirà che è la sua o no. Cerca di fermare le risate per non svegliarla: sarebbe davvero il colmo. La osserva mentre si rigira nel letto con l'espressione più stupida che le abbia mai visto fare, e ridacchia, pensando che è ora di dormire anche per lui.
«Buonanotte, Mutande-a-Pallini.»

*****

Rieccomi XD questa one-shot era scritta da un po' e dato che è un po' che non pubblico ho pensato di postare qualcosina. A me piace molto, spero sia stato così anche per voi :D A presto :)
  
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