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Autore: nefert70    22/04/2011    2 recensioni
Chi era la madre di Federico di Antiochia, uno dei tanti figli illegittimi di Federico II di Svevia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
- Questa storia fa parte della serie 'Le donne di Federico II'
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Guardo la nave allontanarsi, ormai sono ore che la guardo e non smetterò finché anche un solo minuscolo puntino comparirà all’orizzonte.
Il vento è forte, mi strappa quasi i vestiti da dosso, ma io non mi muovo, gli occhi bruciano di lacrime.
Il mio corpo è qui ad Antiochia, il mio cuore è lì, su quella nave diretta in Sicilia.
Sono nata illegittima e lo stesso destino è stato destinato a mio figlio.
Il mio nome è Matilde Maria Costantina Dukas Comneno D'Arkais Askaris De Costantene e sono figlia  del Vatazo d'Oriente Michele Comneno Paleologo.
Sono nata Bisanzio diciotto anni fa’, mia madre era una ragazza dell’harem, non l’ho mai conosciuta, mi dicono sia morta nel darmi alla luce.
Mio padre, nonostante la mia nascita illegittima mi ha cresciuto con amore e mi ha fatto studiare come una principessa cristiana deve studiare.
Poi ho compiuto sedici anni, aspettavo che mio padre scegliesse il mio sposo, sarei stata felice qualunque fosse stata la sua scelta. Avrei rispettato e amato chiunque avrebbe voluto pormi accanto, fino a quel mattino di settembre.
Le giornate erano un po’ più fresche del solito, la corte intera era riunita nella gran sala del trono.
Mio padre era splendente nella sua lunga tunica scarlatta, il manto bianco ricamato d’oro era posato sulla spalla sinistra, sulla destra splendeva un rubino incastonato nella chiusura del mantello.
Pensavo che non avrei mai trovato uomo più bello di mio padre, i suoi capelli erano ancora scuri e gli occhi di un azzurro scuro, come scuro è il cielo nelle notti d’oriente.
I cortigiani chiacchieravano animatamente tra di loro, mentre io da dietro una grata vedevo senza essere vista.
Le grandi porte d’oro furono spalancate e allo squillo di sedici corni entrò lui: Federico Hohenstaufen imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente.
La mia vita cambiò in quel momento, vederlo e amarlo fu tutto uno.
Effettivamente Federico non era particolarmente bello, era molto più basso di mio padre, i suoi capelli erano di un biondo rosso che non avevo mai visto, ma i suoi occhi erano azzurro verde, i più belli che abbia mai visto.
Avevo voluto seguire l’incontro tra mio padre e l’illustre ospite ma non ricordo nulla di quello che si dissero, ricordo solo gli occhi di Federico.
L’imperatore era giunto, costretto dal Papa, per fare l’ennesima Crociata e liberare i sacri luoghi dagli infedeli.
Tutti sapevano che dai tempi del Saladino nessuno era più riuscito a riconquistare Gerusalemme, anche la Crociata di Federico sarebbe stata un inutile spargimento di sangue.
L’imperatore era venuto a chiedere aiuti militare a mio padre.
La sera fu data una grande cena, le richieste ufficiali sarebbero avvenute il giorno dopo.
Quella sera indossai il mio abito più bello, giallo oro ricamato con fili d’oro. Il mantello era scarlatto. Tra i miei folti capelli scuri, le ancelle avevano intrecciato fili e fili di perle. Ero splendente.
Se ne accorse anche Federico, appena mio padre mi presentò i suoi occhi rimasero fissi nei miei per più del tempo consueto.
La cena si svolse in fretta e come consueto le donne si ritirarono presto, lasciando gli uomini alle danzatrici e ai bagordi.
Il giorno dopo ci furono gli incontri per le richieste militari, io assistevo, come sempre da dietro un’alta grata.
Alla richiesta dell’imperatore la risposta di mio padre fu negativa, non aveva la possibilità di finanziarlo, né con uomini né con denaro.
Temetti che l’imperatore si adirasse invece chiese la mia mano.
Rimasi senza fiato, come tutti i presenti nella sala.
Mio padre si alzò di scatto dall’alta sedia e gridò “Come osate chiedere la mano di mia figlia se avete già una moglie legittima?”
Il mio mondo crollò, Federico era già sposato? A questo non avevo pensato.
L’imperatore senza scomporsi rispose “Ho già chiesto l’annullamento da Jolanda di Brienne, quindi posso sposare vostra figlia”.
Non so se mio padre fu così stolto da credergli o aveva altri fini ma gli concesse la mia mano.
Pochi giorni dopo furono celebrate le nostre riservatissime nozze, questo avrebbe dovuto insospettirci, invece sembrava tutto normale, io ero così felice, null’altro mi interessava.
La sera giunsi da Federico ricoperta da una finissima camisa di bisso trasparente, i capelli sciolti e fatti brillare dall’aceto.
La nostra prima notte fu come l’avevo sempre sognata e mai sperata, Federico fu un amante dolce e premuroso il piccolo dolore che provai quando mi penetrò fu subito sostituito dal calore e dal piacere che provai subito dopo.
Federico non poteva rimanere ad Antiochia e subito ci trasferimmo in Siria, io segui mio marito. Tutte le notte, sotto la tenda imperiale, ci davamo piacere reciproco.
Nove mesi esatti dopo la nostra prima notte di nozze nacque nostro figlio, io volli dargli il nome di suo padre e così fu battezzato Federico, Federico d’Antiochia.
Vissi da regina per i successivi due anni, accanto all’uomo che amavo e a nostro figlio. Federico riuscì a fare ciò che nessuno era riuscito prima. Conquistò Gerusalemme senza spargimenti di sangue, l’accordo che fece con il sultano musulmano permetteva ai cristiani di riappropriarsi dei luoghi sacri.
L’accordo era l’apoteosi della diplomazia ma significò anche la partenza di Federico.
Ormai non aveva più nulla da fare in Oriente, era re di Gerusalemme oltre che imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia.
Doveva tornare nel suo regno. La verità finalmente mi fu detta, anche se l’avevo sempre sospettata, soprattutto dopo la nascita di mio figlio, perché chiamarlo Antiochia se ero la sua moglie legittima?
La regina Jolanda attendeva il marito a Palermo e per me ci sarebbe stato solo un posto come amante, una delle tante.
Non potevo accettarlo. La lotta interiore fu lunga e angosciosa. Non potevo seguirlo anche se questo avrebbe comportato non vedere più mio figlio.
In fondo non ero arrabbiata con Federico, ero solo triste di non potergli più vivere accanto e non poter veder crescere nostro figlio, ma avevo fatto la mia scelta.
Rientrammo ad Antiochia, mio padre ci ricette con tutti gli onori ma quando seppe la verità mi convocò e ascoltò le mie decisioni. Avrebbe preferito che io seguissi l’imperatore, non voleva alla sua corte la figlia che era stata la concubina di Federico di Hohenstaufen.
Mi sentii tradita, dopo tutto era stato lui a concedermi a Federico ed ora mi rinnegava. Tutti gli uomini della mia vita mi avevano abbandonato.
Il mio orgoglio però fu più forte della delusione e gli risposi “Non preoccupatevi padre, non ho intenzione di rimanere a corte. Dopo la partenza di Federico e di nostro figlio mi ritirerò in convento”. Fu sollevato.
Il giorno della partenza vestii personalmente il piccolo Federico d’Antiochia, al collo gli cinsi una collana d’oro con un ciondolo, al cui interno c’era una ciocca dei miei capelli.
Dopo averlo stretto al petto per l’ultima volta, lo consegnai a suo padre.
Non salutai Federico, girai le spalle e raggiunsi le alte mura di Antiochia.
Ed eccomi ancora qui, ad osservare la flotta imperiale allontanarsi con l’unico uomo che abbia amato e con il mio unico figlio.
Il buio è già sceso, ormai non scorgo più nulla all’orizzonte, sono pronta alla mia nuova vita, il convento mi attende e il mondo non conoscerà mai la mia esistenza.
Federico sarà solo il figlio di suo padre.  
Sono stata solo una fuggevole stella che ha scaldato le notti d’oriente del’’imperatore Federico di Hohenstaufen.
  
  
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