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Autore: adamantina    23/04/2011    6 recensioni
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan sono diversi.
Non si considerano speciali; i loro "doni" non sono per loro altro che una maledizione che impedisce loro di avere una vita normale come un qualsiasi altro teenager.
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan vivono al Queen Victoria's College, scopo del quale è addestrarli al controllo dei propri superpoteri -perchè è di questo che si tratta, nonostante il termine non risulti loro gradito-, a come sfruttarli, a come nasconderli.
Ma una serie di particolari eventi e un nuovo, strano preside li porteranno a chiedersi se il Queen Victoria's non sia, più che una scuola, una sorta di prigione...
E se lo fosse, sarebbe forse peggiore del mondo esterno, con i suoi schemi, le sue regole e i suoi ottusi pregiudizi?
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
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~EPILOGUE~

 

Dedicato a Priscilla, perché ha continuato a leggere nonostante l’abbia scioccata con la mia coppia Arthur/Damien fino a farla dubitare della mia sanità mentale (XD).

Dedicato a dreaminOn_felix, perché è stato il mio recensore più fedele e più critico, dandomi la possibilità di migliorare sempre di più ad ogni capitolo e la voglia di continuare a scrivere.

Dedicato a Yellow Daffodil, perché le sue recensioni serene e positive mi hanno sempre fatto sorridere.

Dedicato a Kuri, la prima a recensire Queen Victoria’s College.

Dedicato a giorgina_cullen97, perché si è appassionata alla storia anche quando io stessa ne stavo perdendo il filo.

Ma soprattutto, dedicato a Charlotte, Blake, Lily, Damien, Vanessa, Jonathan e Arthur, perché si sono mossi di vita propria e mi hanno permesso di trascrivere fedelmente quello che facevano, e anche per avermi regalato tante emozioni e aver rinnovato la mia passione per la scrittura.

 

Grazie.

 

adamantina

 

[Blake]

 

Seduto all’ombra delle piramidi, sorrido ad una bambina che le indica con stupore.

Sono qui da pochi giorni e già mi sono innamorato di questo posto.

Il mio sguardo si perde continuamente lungo l’immensa distesa di sabbia e le piramidi maestose e mi sento incredibilmente piccolo di fronte ad uno spettacolo così straordinario.

Ancora con il sorriso sulle labbra, mi volto e sussulto.

Di fronte a me c’è una figura conosciuta, con capelli rosso fuoco e occhi che mi squadrano intensamente.

Scatto in piedi d’istinto.

-Lily-, ansimo, incredulo. –Come … cosa ci fai qui?-

Lei sorride.

-È bello rivederti, Blake.-

-Sì, anche … anche per me, certo.-

-Non ne sembri così convinto-, dice con un sorriso che non ha nulla di allegro.

E ha perfettamente ragione, perché a mettermi a disagio è una scintilla indefinibile nel suo sguardo, qualcosa di sconosciuto e inquietante.

-Ero preoccupato per te-, replico, cauto.

-Non mi pareva. Sembra che tu te la stia proprio godendo, qui in Egitto.-

-Avanti, Lily. Non avrei saputo dove cercarti!-

-Beh, sono andata nell’unico posto che mi è venuto in mente.-

-Ovvero?-

-Sono tornata da Vahel.-

Raggelo.

-Che cosa?-

-Gli ho offerto il mio aiuto per completare la sua cosiddetta … missione.-

-Sei impazzita? Vuoi aiutarlo ad uccidere il presidente degli Stati Uniti?-

-Perché no? Dopotutto, lui ha provato ad uccidere noi.-

-Lily, io non capisco … -

-Sai, Blake, in realtà ho fatto un ottimo affare-, dice con un sorriso tranquillo. –Ti sei chiesto a cosa servissero tutti i test che ci hanno fatto all’Area 51? Ecco, hanno isolato con successo i geni portatori del nostro superpotere.-

-Continuo a non capire.-

-Non mi stupisce. Dopotutto, non sei tu che hai ricevuto l’intelligenza di Charlotte.-

Il suo tono pacato ed esaltato al tempo stesso mi chiude la gola.

-Che cosa?-, ripeto.

-E non hai ricevuto neanche la capacità di prevedere il futuro, quella di trasformarti in animale, di diventare invisibile e … beh, immagino che tu conosca l’ultima, no?-

E, improvvisamente, mi lancia contro una scarica di energia ad altissimo voltaggio che mi fa sollevare in aria e ricadere nella sabbia parecchi metri più lontano. Mi rialzo a fatica, sputando sabbia.

-Lily, che cos’hai fatto?-

-Ho trovato il modo migliore per avere la mia vendetta-, dice lei con una risata gelida. –Mi avete abbandonata dopo che ho cercato di salvarvi dalle torture di Ritch all’Area 51, al modesto prezzo della libertà di chi aveva tradito me! Ma voi l’avete interpretato come alto tradimento, no?-

Mi raggiunge, gli occhi che brillano di rabbia.

-Aiuterò Vahel a liberarsi del presidente-, annuncia. –Così tutti sapranno quanto siamo potenti noi … “mutanti”, ci hanno chiamati così, giusto? E non abbiamo più bisogno di voi, ovviamente, perché tutti i vostri poteri sono stati perfettamente duplicati.- Ride. –Ora manca soltanto quello di Arthur e saremo al completo.-

-Anche Vahel?-, ansimo.

-No, i poteri non hanno attecchito in lui. Il presidente ha giocato troppo a lungo con il suo DNA, privandolo per sempre della possibilità di riavere i poteri. E l’avrebbe fatto anche con noi, Blake, non riesci a capirlo?-

Scuoto la testa.

-Lily … -, mormoro. –Non devi farlo per forza.-

Lei non sorride più.

-Sì che devo, Blake-, ringhia. –Ormai ho deciso da che parte stare. E puoi esserne certo: non è la tua.-

Detto questo, diventa invisibile, o meglio un animale minuscolo, visto che non vedo impronte comparire sulla sabbia.

Sono troppo scioccato per fare qualunque cosa, finché un’idea mi balza in mente.

Devo avvertire Arthur.

 

[Damien]

 

Sono sul divano del mio nuovo appartamento, la televisione accesa su un vecchio film western di cui non potrebbe importarmi di meno.

Tutta la mia attenzione è rivolta al ragazzo che sta entrando in sala con due bicchieri in mano. Mi si siede accanto e me ne porge uno.

-Propongo un brindisi-, sorride.

-A cosa brindiamo?-

-Alla nostra nuova vita?-

-Alla nostra nuova vita-, concordo, e facciamo tintinnare i bicchieri l’uno contro l’altro. Siamo arrivati ieri e io non mi sono ancora deciso ad accendere il telefono. Non voglio che niente e nessuno rovini questo nuovo inizio.

Dopo aver finito i cocktail iniziamo a fingere di guardare quel film assurdo, ma non dura a lungo. Ben presto Arthur si china su di me per baciarmi.

Di certo non mi lamento, anzi.

Almeno non finché la porta di casa si spalanca con un tonfo.

Ci giriamo entrambi in tempo per vedere Lily che entra in casa nostra.

-Siete deliziosi-, dice. –Avrei dovuto aspettarmelo. Vanessa deve proprio essere stata una delusione per te, Arthur.-

Arthur si alza, guardandola interrogativo.

-Cosa ci fai qui, Lily?-

-Per farla breve, ho bisogno di te.-

-Per cosa?-

-Insomma, più che di te, ho bisogno di un campione del sangue, per essere precisi.-

-Come hai fatto a trovarci?-, mi intrometto.

-New York-, replica. –Banale e scontato persino per voi. Ho controllato i nuovi affitti, ragazzi. O dovrei dire ragazze? Ditemi cosa preferite, perché … -

Arthur scompare e ricompare un istante dopo addosso a Lily, tenendola saldamente per un braccio.

-Cosa vuoi?-

-Te l’ho già detto-, replica lei. –Un po’ del tuo sangue, femminuccia.-

Ed estrae una pistola che mi ricorda quella di Vahel, caricata con Pentothal.

Arthur scompare immediatamente per poi raggiungermi, mi afferra per un braccio e ci teletrasporta entrambi lontano.

 

[Lily]

 

Vahel mi ucciderà.

Beh, non letteralmente –sono di gran lunga troppo potente perché un po’ di Pentothal mi metta al tappeto, e sono anche la sua unica speranza di uccidere il presidente- ma si arrabbierà un sacco.

Non ho seguito nessuno dei suoi consigli … o meglio ordini.

Mi aveva detto di limitarmi a trovare Arthur, così che nessun altro scoprisse cosa mi era successo, ma non ho resistito alla tentazione di farmi vedere da Blake in questa nuova forma, più potente e vendicativa che mai.

E poi mi aveva ordinato di sparare immediatamente ad Arthur con i proiettili intrisi di Pentothal, cosa che non ho fatto. Ma la mia motivazione è valida: non appena l’ho visto baciare Damien (baciare Damien, per l’amor di Dio!) mi sono venute in mente un migliaio di battutine sui gay che avrei voluto sfoggiare.

Ora capisco che le sue indicazioni avevano un senso: adesso Arthur è fuggito con Damien e ritrovarlo sarà un’impresa impossibile, e per di più ben presto tutti gli altri sapranno dei miei poteri e l’effetto sorpresa verrà meno.

Immagino che Vahel dovrà rassegnarsi a fare a meno dei poteri di Arthur, anche se il teletrasporto, l’invulnerabilità e la lettura del pensiero avrebbero potuto farci comodo. E dovrà sbrigarsi a pianificare l’assassinio del presidente, perché, se conosco Blake, organizzerà una difesa in quattro e quattr’otto, e tutti gli altri lo seguiranno ciecamente. Nonostante l’uomo in questione ci volesse morti.

Maledizione.

 

[Charlotte]

 

Stringo la mia borsa con un filo d’ansia mentre entro nel campus.

Harvard.

Sogno di studiare qui dal giorno in cui ho compiuto due anni. Certo, ciò non toglie che il mio quoziente intellettivo sia probabilmente superiore a quello degli insegnanti, ma non importa. Ci sono ancora tante cose da imparare, e migliaia di possibilità per il futuro.

Comincerò da qui: giurisprudenza.

Poi, forse, passerò a Yale per legge, e a Stanford per economia, e alla Columbia per giornalismo. Ma c’è ancora tempo. Ho una vita intera davanti.

Ho preso una stanza qui nel campus, e tra breve conoscerò le mie compagne. Vivrò come una ragazza normale, finalmente, con tanto di amiche, serate in discoteca, confraternite universitarie, sbronze, ragazzi.

Ragazzi … forse quelli no.

Mi manca Jonathan, non posso negarlo.

Certo, mi manca tutta la mia vecchia vita al Queen Victoria’s, ma Jonathan ne era la parte più importante. È vero quello che dicono: che capisci ciò che hai solo quando lo perdi. Avrei potuto continuare a stare con lui, se lo avessi voluto, rinunciando all’università; o lui avrebbe potuto rinunciare a tornare alle origini, dalla sua famiglia.

Ma in realtà non è mai stata nemmeno un’opzione.

Mi manca come l’ossigeno, ma ho tanti anni di adolescenza da recuperare.

Forse un giorno ci ritroveremo, più maturi e pronti per questa cosa che è più grande di noi, senza ulteriori impedimenti.

Ma non oggi: oggi è il momento di Harvard, del divertimento spensierato e dei pomeriggi di studio.

E io sono pronta ad immergermici completamente.

Il mio telefono squilla nel momento stesso in cui entro nel campus.

-Sono Charlotte-, dico in automatico.

-Charlie, sono Blake. Ascolta, è successa una cosa … -

E prima ancora che cominci a spiegare, ho già capito che il mio momento di pace non comincerà mai. Mi mordo un labbro.

-Blake, ho capito-, sospiro, interrompendo la marea di parole insensate su Lily e Vahel. –Ma, onestamente, non capisco cosa tu voglia da me. Il presidente ci ucciderebbe se ci avvicinassimo per dirgli che Vahel lo vuole morto. A chi pensi che crederebbe, a noi o a lui? Insomma, crede che abbiamo già cercato di ucciderlo una volta.-

Blake riprende a parlare rapidamente, ma non glielo lascio fare a lungo.

-Lascia perdere, Blake. Non voglio più averci nulla a che fare.-

E, chiusa la telefonata, spengo il cellulare ed entro ad Harvard.

 

 

[Jonathan]

 

Mi avvicino con cautela al vialetto d’ingresso, timoroso.

In un attimo d’ansia, decido di trasformarmi e divento un’ape. Silenzioso, lasciandomi dietro solo un sordo ronzio, raggiungo la finestra della sala da pranzo, librandomi di fronte ad essa.

Vedo per prima mia madre. Sta entrando in sala con una grande pentola tra le mani, coperte dai soliti, vecchi guanti da cucina, e urla qualcosa –probabilmente sta chiamando tutti a tavola.

Mio padre arriva subito. Le sorride, mettendo sul tavolo il sottopentola di plastica, e si siede a capotavola.

Meredith entra trotterellando, un grande sorriso sulle labbra, i capelli racchiusi in due codini. La guardo con un groppo in gola: me la ricordavo a malapena capace di camminare.

E per ultimo, ecco Jack. Spalanco i miei piccoli occhi da ape, incredulo. L’ultima volta che l’ho visto, mesi fa, frequentava il secondo anno di liceo ed era pressoché uguale a sempre. Adesso si è fatto crescere i capelli e ha un ciuffo che gli ricade sugli occhi; indossa pantaloni strappati e una maglietta nera; al collo tiene un paio di cuffie per la musica. Da quando si è trasformato in un adolescente?

Li vedo sedersi tutti, chiacchierando, lasciando il mio posto, alla destra di papà, vuoto. Si prendono per mano e recitano la preghiera di ringraziamento come sempre, quindi cominciano a mangiare.

Vederli ridere, parlare e bisticciare mi fa sentire di troppo. Sono stato lontano per così tanto tempo che mi sembra di non appartenere più a questo posto. Penso a Charlotte per un momento: con lei non mi sentirei a disagio. Però scaccio subito il pensiero: non è questo il momento per i ripensamenti.

Mi allontano dalla finestra e torno umano nello stesso momento in cui mi arriva un messaggio sul cellulare. Lo leggo e sospiro.

Blake.

Rispondo in fretta, poche parole decise.

“Lascia perdere. Non possiamo farci nulla. Goditi l’Egitto.”

Un respiro profondo, un sorriso convinto e suono il campanello.

Questa è la mia famiglia, ed è questo il mio posto.

 

[Vanessa]

 

Sono sulla spiaggia a prendere il sole quando mi arriva la telefonata di Blake.

-Non è passata ancora una settimana, Blake-, dico irritata nel rispondere. –Pensavo volessimo staccare un po’.-

Lui comincia a blaterare di Lily, Vahel, superpoteri e chissà che altro. Socchiudo gli occhi, ammirando un delizioso surfista biondo che mi fa un cenno dal bagnasciuga. Sorrido e chiudo brevemente la telefonata:

-Senti, Blake, onestamente non mi interessa. Non riusciranno a toccare il presidente. Sono su una spiaggia della California, ho trovato un lavoro come cameriera e sto benissimo. Mi sto godendo la mia vita, finalmente, e non c’è niente che tu possa dire per farmi andare via da qui.-

Chiudo il cellulare e lo spengo, gettandolo nella mia borsa. Quindi mi tolgo gli occhiali da sole e raggiungo il mare cristallino, tuffandomi nell’acqua fresca e dimenticando tutto il resto.

 

[Blake]

 

Non voglio crederci.

Damien mi ha appena detto che lui ed Arthur si sono trasferiti, ma non mi dirà dove, e sono certi che lì Lily non li troverà. E se anche lo facesse e si prendesse i poteri di Arthur, beh, che problema potrebbe mai essere? Non farebbe molta differenza.

Charlotte, Vanessa e Jonathan hanno reagito allo stesso modo.

Non è un problema mio.

La mia parte razionale li capisce alla perfezione: dopotutto, non è neanche un mio problema. Eppure … mi chiedo come possano convivere con l’idea che una persona potrebbe morire perché loro si sono rifiutati di intervenire, troppo occupati a prendere il sole, studiare, divertirsi o chissà quali altre occupazioni importanti.

Io non posso.

Sento che è colpa mia se Lily ha preso questa decisione assurda. È di me che si vuole vendicare, soprattutto. Ero io che avrei dovuto capirla, difenderla, proteggerla.

Chiudo gli occhi per un istante, quindi mi decido.

A loro potrà non importare nulla, ma a me sì.

Fermerò Lily anche da solo, costi quel che costi.

 

 

***

 

Ecco qui … mi sento un po’ triste nel pubblicare questo epilogo, perché Queen Victoria’s College ha richiesto tanto impegno, tanta fantasia e tanta determinazione, ma mi ha dato in cambio tantissime emozioni.

Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto questa storia, i 5 che l’hanno inserita tra le preferite e i 7 tra le seguite, nonché tutti gli autori delle 39 recensioni.

Credo che per il momento mi prenderò una pausa, ma più in là potrei decidere di scrivere qualche one-shot legata ai personaggi, o anche un vero e proprio seguito. Ho lasciato il finale aperto proprio per questo, anche perché mi conosco e so che, quando rileggerò la storia dall’inizio alla fine, mi verrà una voglia matta di continuarla XD

Quindi, ancora grazie se siete arrivati a leggere fin qui, e buona Pasqua a tutti!

 

adamantina

   
 
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