~EPILOGUE~
Dedicato
a Priscilla, perché ha
continuato a leggere nonostante l’abbia scioccata con la mia
coppia
Arthur/Damien fino a farla dubitare della mia sanità mentale
(XD).
Dedicato
a dreaminOn_felix, perché è
stato il mio recensore più fedele e più critico,
dandomi la possibilità di
migliorare sempre di più ad ogni capitolo e la voglia di
continuare a scrivere.
Dedicato
a Yellow Daffodil, perché le
sue recensioni serene e positive mi hanno sempre fatto sorridere.
Dedicato
a Kuri, la prima a recensire
Queen Victoria’s College.
Dedicato
a giorgina_cullen97, perché
si è appassionata alla storia anche quando io stessa ne
stavo perdendo il filo.
Ma
soprattutto, dedicato a Charlotte,
Blake, Lily, Damien, Vanessa, Jonathan e Arthur, perché si
sono mossi di vita
propria e mi hanno permesso di trascrivere fedelmente quello che
facevano, e
anche per avermi regalato tante emozioni e aver rinnovato la mia
passione per
la scrittura.
Grazie.
adamantina
[Blake]
Seduto
all’ombra delle piramidi, sorrido ad
una bambina che le indica con stupore.
Sono
qui da pochi giorni e già mi sono
innamorato di questo posto.
Il
mio sguardo si perde continuamente lungo
l’immensa distesa di sabbia e le piramidi maestose e mi sento
incredibilmente piccolo di fronte
ad uno spettacolo così
straordinario.
Ancora
con il sorriso sulle labbra, mi
volto e sussulto.
Di
fronte a me c’è una figura conosciuta,
con capelli rosso fuoco e occhi che mi squadrano intensamente.
Scatto
in piedi d’istinto.
-Lily-,
ansimo, incredulo. –Come … cosa ci
fai qui?-
Lei
sorride.
-È
bello rivederti, Blake.-
-Sì,
anche … anche per me, certo.-
-Non
ne sembri così convinto-, dice con un
sorriso che non ha nulla di allegro.
E
ha perfettamente ragione, perché a
mettermi a disagio è una scintilla indefinibile nel suo
sguardo, qualcosa di
sconosciuto e inquietante.
-Ero
preoccupato per te-, replico, cauto.
-Non
mi pareva. Sembra che tu te la stia
proprio godendo, qui in Egitto.-
-Avanti,
Lily. Non avrei saputo dove
cercarti!-
-Beh,
sono andata nell’unico posto che mi è
venuto in mente.-
-Ovvero?-
-Sono
tornata da Vahel.-
Raggelo.
-Che
cosa?-
-Gli
ho offerto il mio aiuto per completare
la sua cosiddetta … missione.-
-Sei
impazzita? Vuoi aiutarlo ad uccidere
il presidente degli Stati Uniti?-
-Perché
no? Dopotutto, lui ha provato ad
uccidere noi.-
-Lily,
io non capisco … -
-Sai,
Blake, in realtà ho fatto un ottimo
affare-, dice con un sorriso tranquillo. –Ti sei chiesto a
cosa servissero
tutti i test che ci hanno fatto all’Area 51? Ecco, hanno
isolato con successo i
geni portatori del nostro superpotere.-
-Continuo
a non capire.-
-Non
mi stupisce. Dopotutto, non sei tu che
hai ricevuto l’intelligenza di Charlotte.-
Il
suo tono pacato ed esaltato al tempo
stesso mi chiude la gola.
-Che
cosa?-, ripeto.
-E
non hai ricevuto neanche la capacità di
prevedere il futuro, quella di trasformarti in animale, di diventare
invisibile
e … beh, immagino che tu conosca l’ultima, no?-
E,
improvvisamente, mi lancia contro una
scarica di energia ad altissimo voltaggio che mi fa sollevare in aria e
ricadere nella sabbia parecchi metri più lontano. Mi rialzo
a fatica, sputando
sabbia.
-Lily,
che cos’hai fatto?-
-Ho
trovato il modo migliore per avere la
mia vendetta-, dice lei con una risata gelida. –Mi avete
abbandonata dopo che
ho cercato di salvarvi dalle torture di Ritch all’Area 51, al
modesto prezzo
della libertà di chi aveva tradito me! Ma voi
l’avete interpretato come alto
tradimento, no?-
Mi
raggiunge, gli occhi che brillano di
rabbia.
-Aiuterò
Vahel a liberarsi del presidente-,
annuncia. –Così tutti sapranno quanto siamo
potenti noi … “mutanti”, ci hanno
chiamati così, giusto? E non abbiamo più bisogno
di voi, ovviamente, perché
tutti i vostri poteri sono stati perfettamente duplicati.- Ride.
–Ora manca
soltanto quello di Arthur e saremo al completo.-
-Anche
Vahel?-, ansimo.
-No,
i poteri non hanno attecchito in lui.
Il presidente ha giocato troppo a lungo con il suo DNA, privandolo per
sempre
della possibilità di riavere i poteri. E l’avrebbe
fatto anche con noi, Blake,
non riesci a capirlo?-
Scuoto
la testa.
-Lily
… -, mormoro. –Non devi farlo per
forza.-
Lei
non sorride più.
-Sì
che devo, Blake-, ringhia. –Ormai ho
deciso da che parte stare. E puoi esserne certo: non
è la tua.-
Detto
questo, diventa invisibile, o meglio
un animale minuscolo, visto che non vedo impronte comparire sulla
sabbia.
Sono
troppo scioccato per fare qualunque
cosa, finché un’idea mi balza in mente.
Devo
avvertire Arthur.
[Damien]
Sono
sul divano del mio nuovo appartamento,
la televisione accesa su un vecchio film western di cui non potrebbe
importarmi
di meno.
Tutta
la mia attenzione è rivolta al
ragazzo che sta entrando in sala con due bicchieri in mano. Mi si siede
accanto
e me ne porge uno.
-Propongo
un brindisi-, sorride.
-A
cosa brindiamo?-
-Alla
nostra nuova vita?-
-Alla
nostra nuova vita-, concordo, e
facciamo tintinnare i bicchieri l’uno contro
l’altro. Siamo arrivati ieri e io
non mi sono ancora deciso ad accendere il telefono. Non voglio che
niente e nessuno rovini questo
nuovo inizio.
Dopo
aver finito i cocktail iniziamo a
fingere di guardare quel film assurdo, ma non dura a lungo. Ben presto
Arthur
si china su di me per baciarmi.
Di
certo non mi lamento, anzi.
Almeno
non finché la porta di casa si
spalanca con un tonfo.
Ci
giriamo entrambi in tempo per vedere
Lily che entra in casa nostra.
-Siete
deliziosi-, dice. –Avrei dovuto
aspettarmelo. Vanessa deve proprio essere stata una delusione per te,
Arthur.-
Arthur
si alza, guardandola interrogativo.
-Cosa
ci fai qui, Lily?-
-Per
farla breve, ho bisogno di te.-
-Per
cosa?-
-Insomma,
più che di te, ho bisogno di un
campione del sangue, per essere precisi.-
-Come
hai fatto a trovarci?-, mi
intrometto.
-New
York-, replica. –Banale e scontato
persino per voi. Ho controllato i nuovi affitti, ragazzi. O dovrei dire
ragazze? Ditemi cosa preferite,
perché …
-
Arthur
scompare e ricompare un istante dopo
addosso a Lily, tenendola saldamente per un braccio.
-Cosa
vuoi?-
-Te
l’ho già detto-, replica lei. –Un
po’
del tuo sangue, femminuccia.-
Ed
estrae una pistola che mi ricorda quella
di Vahel, caricata con Pentothal.
Arthur
scompare immediatamente per poi
raggiungermi, mi afferra per un braccio e ci teletrasporta entrambi
lontano.
[Lily]
Vahel
mi ucciderà.
Beh,
non letteralmente –sono di gran lunga
troppo potente perché un po’ di Pentothal mi metta
al tappeto, e sono anche la
sua unica speranza di uccidere il presidente- ma si
arrabbierà un sacco.
Non
ho seguito nessuno dei suoi consigli …
o meglio ordini.
Mi
aveva detto di limitarmi a trovare
Arthur, così che nessun altro scoprisse cosa mi era
successo, ma non ho
resistito alla tentazione di farmi vedere da Blake in questa nuova
forma, più
potente e vendicativa che mai.
E
poi mi aveva ordinato di sparare immediatamente
ad Arthur con i proiettili intrisi di Pentothal, cosa che non ho fatto.
Ma la
mia motivazione è valida: non appena l’ho visto
baciare Damien (baciare Damien, per
l’amor di Dio!) mi
sono venute in mente un migliaio di battutine sui gay che avrei voluto
sfoggiare.
Ora
capisco che le sue indicazioni avevano
un senso: adesso Arthur è fuggito con Damien e ritrovarlo
sarà un’impresa
impossibile, e per di più ben presto tutti gli altri
sapranno dei miei poteri e
l’effetto sorpresa verrà meno.
Immagino
che Vahel dovrà rassegnarsi a fare
a meno dei poteri di Arthur, anche se il teletrasporto,
l’invulnerabilità e la
lettura del pensiero avrebbero potuto farci comodo. E dovrà
sbrigarsi a
pianificare l’assassinio del presidente, perché,
se conosco Blake, organizzerà
una difesa in quattro e quattr’otto, e tutti gli altri lo
seguiranno ciecamente.
Nonostante l’uomo in questione ci volesse morti.
Maledizione.
[Charlotte]
Stringo
la mia borsa con un filo d’ansia
mentre entro nel campus.
Harvard.
Sogno
di studiare qui dal giorno in cui ho
compiuto due anni. Certo, ciò non toglie che il mio
quoziente intellettivo sia
probabilmente superiore a quello degli insegnanti, ma non importa. Ci
sono
ancora tante cose da imparare, e migliaia di possibilità per
il futuro.
Comincerò
da qui: giurisprudenza.
Poi,
forse, passerò a Yale per legge, e a
Stanford per economia, e alla Columbia per giornalismo. Ma
c’è ancora tempo. Ho
una vita intera davanti.
Ho
preso una stanza qui nel campus, e tra
breve conoscerò le mie compagne. Vivrò come una
ragazza normale, finalmente, con
tanto di amiche, serate in discoteca,
confraternite universitarie, sbronze, ragazzi.
Ragazzi
…
forse quelli no.
Mi
manca Jonathan, non posso negarlo.
Certo,
mi manca tutta la mia vecchia vita
al Queen Victoria’s, ma Jonathan ne era la parte
più importante. È vero quello
che dicono: che capisci ciò che hai solo quando lo perdi.
Avrei potuto
continuare a stare con lui, se lo avessi voluto, rinunciando
all’università; o
lui avrebbe potuto rinunciare a tornare alle origini, dalla sua
famiglia.
Ma
in realtà non è mai stata nemmeno
un’opzione.
Mi
manca come l’ossigeno, ma ho tanti anni
di adolescenza da recuperare.
Forse
un giorno ci ritroveremo, più maturi
e pronti per questa cosa che è più grande di noi,
senza ulteriori impedimenti.
Ma
non oggi: oggi è il momento di Harvard,
del divertimento spensierato e dei pomeriggi di studio.
E
io sono pronta ad immergermici
completamente.
Il
mio telefono squilla nel momento stesso
in cui entro nel campus.
-Sono
Charlotte-, dico in automatico.
-Charlie,
sono Blake. Ascolta, è successa
una cosa … -
E
prima ancora che cominci a spiegare, ho
già capito che il mio momento di pace non
comincerà mai. Mi mordo un labbro.
-Blake,
ho capito-, sospiro, interrompendo
la marea di parole insensate su Lily e Vahel. –Ma,
onestamente, non capisco
cosa tu voglia da me. Il presidente ci ucciderebbe se ci avvicinassimo
per
dirgli che Vahel lo vuole morto. A chi pensi che crederebbe, a noi o a
lui?
Insomma, crede che abbiamo già cercato di ucciderlo una
volta.-
Blake
riprende a parlare rapidamente, ma
non glielo lascio fare a lungo.
-Lascia
perdere, Blake. Non voglio più
averci nulla a che fare.-
E,
chiusa la telefonata, spengo il cellulare
ed entro ad Harvard.
[Jonathan]
Mi
avvicino con cautela al vialetto
d’ingresso, timoroso.
In
un attimo d’ansia, decido di
trasformarmi e divento un’ape. Silenzioso, lasciandomi dietro
solo un sordo
ronzio, raggiungo la finestra della sala da pranzo, librandomi di
fronte ad
essa.
Vedo
per prima mia madre. Sta entrando in
sala con una grande pentola tra le mani, coperte dai soliti, vecchi
guanti da
cucina, e urla qualcosa –probabilmente sta chiamando tutti a
tavola.
Mio
padre arriva subito. Le sorride,
mettendo sul tavolo il sottopentola di plastica, e si siede a
capotavola.
Meredith
entra trotterellando, un grande
sorriso sulle labbra, i capelli racchiusi in due codini. La guardo con
un
groppo in gola: me la ricordavo a malapena capace di camminare.
E
per ultimo, ecco Jack. Spalanco i miei
piccoli occhi da ape, incredulo. L’ultima volta che
l’ho visto, mesi fa,
frequentava il secondo anno di liceo ed era pressoché uguale
a sempre. Adesso
si è fatto crescere i capelli e ha un ciuffo che gli ricade
sugli occhi;
indossa pantaloni strappati e una maglietta nera; al collo tiene un
paio di
cuffie per la musica. Da quando si è trasformato in un
adolescente?
Li
vedo sedersi tutti, chiacchierando,
lasciando il mio posto, alla destra di papà, vuoto. Si
prendono per mano e
recitano la preghiera di ringraziamento come sempre, quindi cominciano
a
mangiare.
Vederli
ridere, parlare e bisticciare mi fa
sentire di troppo. Sono stato lontano per così tanto tempo
che mi sembra di non
appartenere più a questo posto. Penso a Charlotte per un
momento: con lei non
mi sentirei a disagio. Però scaccio subito il pensiero: non
è questo il momento
per i ripensamenti.
Mi
allontano dalla finestra e torno umano
nello stesso momento in cui mi arriva un messaggio sul cellulare. Lo
leggo e
sospiro.
Blake.
Rispondo
in fretta, poche parole decise.
“Lascia
perdere. Non possiamo farci nulla.
Goditi l’Egitto.”
Un
respiro profondo, un sorriso convinto e
suono il campanello.
Questa
è la mia famiglia, ed è questo il
mio posto.
[Vanessa]
Sono
sulla spiaggia a prendere il sole
quando mi arriva la telefonata di Blake.
-Non
è passata ancora una settimana,
Blake-, dico irritata nel rispondere. –Pensavo volessimo
staccare un po’.-
Lui
comincia a blaterare di Lily, Vahel, superpoteri
e chissà che altro. Socchiudo gli occhi, ammirando un
delizioso surfista biondo
che mi fa un cenno dal bagnasciuga. Sorrido e chiudo brevemente la
telefonata:
-Senti,
Blake, onestamente non mi
interessa. Non riusciranno a toccare il presidente. Sono su una
spiaggia della
California, ho trovato un lavoro come cameriera e sto benissimo. Mi sto
godendo
la mia vita, finalmente, e non c’è niente che tu
possa dire per farmi andare
via da qui.-
Chiudo
il cellulare e lo spengo, gettandolo
nella mia borsa. Quindi mi tolgo gli occhiali da sole e raggiungo il
mare
cristallino, tuffandomi nell’acqua fresca e dimenticando
tutto il resto.
[Blake]
Non
voglio crederci.
Damien
mi ha appena detto che lui ed Arthur
si sono trasferiti, ma non mi dirà dove, e sono certi che
lì Lily non li
troverà. E se anche lo facesse e si prendesse i poteri di
Arthur, beh, che
problema potrebbe mai essere? Non farebbe molta differenza.
Charlotte,
Vanessa e Jonathan hanno reagito
allo stesso modo.
Non
è un problema mio.
La
mia parte razionale li capisce alla
perfezione: dopotutto, non è neanche un mio
problema. Eppure … mi chiedo come possano
convivere con l’idea che una
persona potrebbe morire perché loro si sono rifiutati di
intervenire, troppo
occupati a prendere il sole, studiare,
divertirsi o chissà quali altre occupazioni
importanti.
Io
non posso.
Sento
che è colpa mia se Lily ha preso
questa decisione assurda. È di me che
si vuole vendicare, soprattutto. Ero io che
avrei dovuto capirla, difenderla, proteggerla.
Chiudo
gli occhi per un istante, quindi mi
decido.
A
loro potrà non importare nulla, ma a me
sì.
Fermerò
Lily anche da solo, costi quel che costi.
***
Ecco
qui … mi sento un
po’ triste nel pubblicare questo epilogo, perché
Queen Victoria’s College ha
richiesto tanto impegno, tanta fantasia e tanta determinazione, ma mi
ha dato
in cambio tantissime emozioni.
Volevo
ringraziare tutti
coloro che hanno letto questa storia, i 5 che l’hanno
inserita tra le preferite
e i 7 tra le seguite, nonché tutti gli autori delle 39
recensioni.
Credo
che per il momento
mi prenderò una pausa, ma più in là
potrei decidere di scrivere qualche one-shot
legata ai personaggi, o anche un vero e proprio seguito. Ho lasciato il
finale
aperto proprio per questo, anche perché mi conosco e so che,
quando rileggerò
la storia dall’inizio alla fine, mi verrà una
voglia matta di continuarla XD
Quindi,
ancora grazie se
siete arrivati a leggere fin qui, e buona Pasqua a tutti!
adamantina