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Autore: z e r o    24/04/2011    5 recensioni
Seguite l'oscuro, vanesio, gotico Harry Mystryss ecc. Potter nella sua nuova avventura, alle prese con camere segrete e segreti segreti, accompagnato come sempre dai suoi inseparabili amici, Ron, l'emo-kid dalla variopinta aura oppressiva, ed Hermione, la sadica violenta! Come andrà a finire? E' un segreto!
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Saaaalveee a tutti, e bentrovati, seguaci dell’Oscuro Harry!

In tutta sincerità, non so proprio cosa scrivere in questa introduzione :P perciò potete saltarla, perché finirà per essere la solita accozzaglia di cavolate inconsistente.

Uhm, vediamo… se c’è qualche nuovo lettore/lettrice da queste parti, gli consiglio di leggere prima “Harry Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyn Potter e l’Ordine del Corvo Morto”, perché sì, questo è un prequel… ma anche un sequel. (Capito? No? Bene! È così che vanno le cose da queste parti, perciò fareste meglio ad abituarvici… XD)

 

Beh… cosa posso dire ancora…

Prendete questo capitolo come un regalo di Pasqua. Un grande, enorme uovo di Pasqua al cioccolato fondente al 90%, incartato con una carta nera e un bel fiocco nero (o viola, se preferite), che, come tutte le uova di Pasqua giganti, contiene una sorpresina minuscola e deludente. Quello che voglio dire è che non ho la più pallida idea di quando posterò il prossimo capitolo; potrebbero passare giorni, settimane, mesi…

Sarete così masochisti da cominciare a leggere comunque? *_°

 

CAPITOLO 1

 

IL PEGGIOR GENETLIACO

 

Non era la prima volta che scoppiava un litigio durante la colazione al numero 17 di Privet Drive. Il signor Vernon Dursley era stato svegliato da un fracasso abnorme proveniente dalla camera di suo nipote Harry, fracasso abnorme causato dalle pessime abitudini notturne del suddetto, tra le quali giocare a Guitar Hero con il televisore a tutto volume, ascoltare musica death/doom/black/gothic/dark/depressive/rock/metal/industrial a tutto volume, guardare film horror a tutto volume, strillare come una checca isterica a causa della visione di film horror a tutto volume, e da ultimo ma non meno rumorosamente importante, esercitarsi nelle arti magiche, cosa che comprendeva esplosioni, frizzi, lazzi e pompa magna. Essì, perché Harry Mystryss Daque Nyght Rayn Ravyn Potter – il nome più temuto da tutti gli impiegati di tutti gli uffici anagrafe di tutta la Gran Bretagna – non solo era un adolescente narcisista, vanesio, ipocrita, egocentrico, odioso, egoista e pure goth, ma era anche un mago. E non un mago fighetto in stile Apprendista Stregone della Disney che lancia sfere plasmatiche a destra e a manca, ma IL mago, colui il quale aveva sconfitto involontariamente il più cattivo, malvagio, maligno, infame, scellerato, pernicioso, perfido, avverso, animoso, deleterio mago di tutti i tempi: Lord Voldemort, conosciuto da tutti come l’Arci-Nemico-Di-Harry-Mystryss-Darque-Nyght-Rayn-Ravyn-Potter-Momentaneamente-Morto-Ma-Non-Si-Sa-Mai, abbreviato in Arci-N. Ciò era avvenuto quando Harry era ancora in fasce (nere); l’attacco era costato la vita ai suoi genitori, perciò Harry era stato allevato dalla famiglia della sorella della cugina di quarto grado da parte di padre della zia della nipote della vicina di casa della nonna adottiva della sua defunta madre. Purtroppo, la suddetta famiglia era composta totalmente da persone prive di poteri, conosciute nel mondo magico con il nome di Babbei, che lo trattavano come un granello di polvere sulla caccola di una mosca, troppo babbei anche solo per ricordare il diciassettesimo compleanno del goth guy – e dire che di diciassettesimi compleanni ne festeggiava un sacco… uno all’anno, per essere precisi. Nemmeno i suoi amici lo cagavano, ma forse avevano le loro buone ragioni. Magari il suo amico emo Ron era troppo depresso per mettersi a scrivere – o magari aveva trovato un modo di utilizzare l’affilatissimo e appuntito pennino della stilografica più affine alla sua persona… – e forse la sua violenta e sadica amica Hermione era troppo stronza per fargli gli auguri. A causa di questo, e di tutto il resto, si sentiva come un pesce fuor d’acqua in quella casa, con suo zio che somigliava ad un ippopotamo, sua zia a una giraffa e suo cugino ad un maiale – tanto per completare lo zoo. Harry, invece, era uno splendore di ragazzo pallido come un cadavere, con lunghi capelli corvini, incantevoli occhi cerulei, un assortimento di ferraglia tra piercing, fibbie e catene che avrebbe fatto impazzire tutti i metal detector nel raggio di un chilometro - metal detector che spesso conducevano vari cacciatori di tesori dritti dritti nella stanza del goth guy, dalla quale non sarebbero usciti mai più - e un abbigliamento che sembrava la sintesi di tutti gli Halloween dalla nascita del gotico ad oggi. Purtroppo, la sua avvenenza era direttamente proporzionale alle dimensioni del suo ego, rendendolo la persona più odiosa sulla faccia del pianeta, un individuo talmente molesto e fastidioso che perfino l’Autrice di questa fic non esiterebbe a trucidare nel modo più violento, splatter e macabro possibile.

Dicevamo, scoppiò un litigio durante la colazione al numero 17 di Privet Drive.

«Devi smetterla di fare casino nel cuore della notte!» sbraitò zio Vernon. «O almeno, smettila di guardare Il Corvo ripetutamente per tutta la notte, tutte le notti, con il televisore a tutto volume!»

«Ma lo faccio per far stare buono Brandon Lee!» obiettò il goth guy, specchiandosi in un coltello. «Mi hai rotto i sacrosanti perché Brandy faceva casino di notte, e io ho trovato il modo di farlo stare buono. Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano?!» (e cominciamo già dalla prima pagina a violare copyright… yuppiii…).

Brandon Lee era l’animaletto di Harry, un bel corvaccio nero tenebra con un’apertura alare di un metro abbondante e l’aria inquietante che ben si addiceva alla sua figura di oscuro presagio delle plutoniane rive della Notte. Era inoltre un animale molto intelligente: leggeva sempre Edgar Allan Poe prima di andare a dormire. Chissà perché…

Ora, chi ha letto il prequel-e-allo-stesso-tempo-sequel di questa fiction, sa che la presenza di Brandon Lee a questo punto della storia non è possibile… ma sa anche che la logica qui non vale una benedetta fava, perciò amen.

«Almeno fagli guardare Il Corvo 2 e 3!» replicò zio Vernon, mentre il suo obeso unicogentico sfondava la quattordicesima sedia della giornata e sua madre lo aiutava a disincastrarsi dalla voragine che il suo pachidermico deretano aveva creato sul pavimento.

«Eretico!» lo apostrofò Harry, inorridendo al pensiero, mentre le luci nella stanza sfarfallavano e si abbassavano per sottolineare la drammaticità dell’affermazione. «Il Corvo non ha sequel. Non. Ha. Sequel. Punto».

«Coooomunque» cambiò argomento zio Vernon, eclissando la discussione e rivolgendosi ai suoi familiari più prossimi. «Come ben sapete, oggi potrei concludere l’affare più migliore della mia vita quando verranno a cena i Mason».

«I Manson?!» saltò su Harry, ignorando la raccapricciante serie di orrori grammaticali appena usciti dalla buca dentata di suo zio. «Marilyn Manson?».

«M-A-S-O-N» scandì l’uomo-ippopotamo.

«Ah» replicò Harry, rabbuiandosi, e pronunciando per la prima volta la sintetica e atona battuta che lo accompagnerà per il resto della fiction.

«Perciò penso che dovremmo ripassare il programma ancora una volta, nel caso le altre duemilacinquecentotrentanove non fossero bastate» proseguì Vernon. «Tu dove sarai?» chiese alla moglie.

«In salotto» rispose la donna «pronta ad accogliergli come la moglie perfetta di una banale sit-com americana, con la quale condivido abbigliamento, pettinatura e noiosità».

«Molto bene» asserì suo marito. «E tu dove sarai, Dudley

«Lui sarà disteso per terra con un principio d’infarto causato dalla non indifferente quantità di grasso che deambula nel suo sistema cardiocircolatorio» rispose per lui Harry. Il cugino gli tirò una gomitata, che risultò enormemente attutita dai diversi strati di grasso presenti sul suo cosiddetto gomito.

«Io gli aprirò la porta e prenderò i loro soprabiti (è estate. ndA)».

«Oh, che bravo. E tu?» chiese infine Vernon ad Harry.

«Io sarò nella mia goticissima camera dalle pareti nere a meditare su come trucidarvi tutti quanti tra una poesia di Baudelaire e un versetto di Poe, e a completare le bamboline voodoo a cui sto lavorando da settimane e che vi faranno soffrire dolori così atroci comparati ai quali le pene dell’inferno dantesco sembreranno un massaggio tailandese sulle spiagge di Malibù al crepuscolo» rispose il goth guy flemmatico – e senza nemmeno prendere fiato! Stupefacente!

«Poi io li farò accomodare in salotto» proseguì zio Vernon, come se il suo piccolo cervellino di Babbeo ottuso non avesse recepito le informazioni vocali appena ricevute – e forse era proprio così, chissà. «E tu cosa farai, Petunia?»

«Io annuncerò che la cena è servita» rispose la donna-giraffa.

«Bene. E tu, Dudley

«Io accompagnerò la signora Mason in sala da pranzo» fu la scontata risposta.

«E tu?» chiese malignamente a Harry, che se ne stava beatamente facendo i cavoli suoi.

«Io sarò nella mia goticissima camera dalle pareti nere seduto sul davanzale della mia finestra dalle svolazzanti tende nere circondato dall’oscurità notturna a scrivere componimenti vagamene poetici ispiratimi dalla luce dell’astro d’argento con inchiostro nero su carta nera. E ah, a meditare su come trucidarvi tutti» replicò tranquillamente il ragazzo.

«Proprio così» asserì l’uomo.

«Hai davvero capito quello che ho detto?» domandò scettico il goth guy.

«Che te ne starai in camera tua senza il minimo rumore facendo come se non esistessi. Certo».

«Se lo dici tu…»

«Ora io vado a ritirare gli smoking per me e per Dudley» proseguì lo zio. «Tu vai a seppellirti in giardino» concluse, lanciando una pala ad Harry, il quale uscì in giardino dalla porta sul retro con un’alzata di spalle. Non che volesse davvero seppellirsi in giardino – cosa che gli era già stata ordinata più o meno diciassette volte nel corso dell’estate.

Giunto all’aperto, si rese conto con orrore di un piccolo particolare del quale avrebbe dovuto tenere conto: era giorno. E c’era il sole. Il dannato, malefico e fastidiosamente luminoso sole, mortale avversario della sua oscura anima, il quale, riflettendosi sulla pelle innaturalmente nivea del goth guy, abbagliò tutti gli automobilisti che stavano transitando in quel momento davanti a casa Dursley, provocando un apocalittico tamponamento a catena, le cui deflagrazioni si sentirono fin dall’altra parte del Regno Unito. A Buckingham Palace, la Regina cadde dal trono sparando un bestemmione tale che a Kate passò la voglia di sposare il principe William, preferendo ritirarsi in convento per mondare i propri timpani dall’aberrante turpiloquio della quasi-suocera.

Harry si piazzò all’ombra di un albero, facendo attenzione che nessun mefitico raggio di sole osasse anche solo sfiorare la sua candida epidermide, a osservare la fumante montagna di macchine che si era accumulata in fondo al vialetto. La cosa non sarebbe piaciuta agli zietti. Proprio per niente. Inoltre, c’era uno strano tizio biondo alto più o meno due metri che cercava di nascondersi dietro un cespuglio, invano.

Più rotolando che camminando, Dudley uscì in giardino, per andare a fare l’unica cosa che giustifica la sua esistenza: molestare Harry.

«Perché fissi la siepe?» gli chiese, minaccioso come Humpty-Dumptycioè davvero poco – ignorando, da Babbeo qual’era, rottami e persone gementi ammucchiati in fondo al vialetto.

«Sto pensando a un incantesimo che la faccia diventare alta quindici metri e affamata di carne umana, in modo che ti afferri e ti squarci con le sue radici divenute affilate come rasoi, ti dilani le viscere spargendo le tue interiora per tutto il giardino – già devastato dall’apocalittico incidente – e riduca il tuo corpo a minuscoli brani di carne sanguinolenta».

Dudley divenne verde, poi blu, poi bianco, mentre Harry, per enfatizzare la minaccia, pronunciò le uniche parole in latino che conosceva:

«Exorcizamus te, omnis immundus spiritus, omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii, omnis legio, omnis congregatio et secta diabolica, in nomine et virtute-

«Mammaaaa!» strillò Dudley, correndo… sì, insomma, rotolando via. «Harry sta facendo quella cosa lì!».

«Harry, no» rispose la voce della zia dalla cucina «che diventi cieco*

Come punizione per aver preso per il culo il cugino, e con la minaccia di ritinteggiare le nere pareti della sua camera di rosa confetto – ARGH! –, ad Harry fu imposto di sgombrare il vialetto dai rottami dell’apocalittico incidente di poco prima. Perciò il goth guy, armato di un virile parasole pieno di pizzi e merletti, si adoperò a portare a termine la missione.

Verso le 17.17, zia Petunia lo chiamò per la cena. Mezzo rincoglionito per il caldo – essere vestito completamente di nero non lo aiutava affatto – Harry si trascinò in cucina, dove la zia lo afferrò, gli mise in mano il suo misero pasto – una sottiletta – e lo spedì su per le scale. Harry raggiunse la sua camera da letto, il suo tetro antro buio e tenebroso, e fece per buttarsi sul letto, il suo stupendo letto a baldacchino in mogano con le rifiniture d’acciaio verniciato di nero, le tende damascate (nere) e le lenzuola di seta (nera). Peccato che il suo letto fosse già occupato.

 

*questa era pessima. Scusate. =_=

 

 

Alla prossima! <3

  
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