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Autore: Gloom    25/04/2011    1 recensioni
Per tutti, Mem è mitica: sempre presente per tutti, sempre disposta ad ascoltare, ad aiutare, a sorridere.
Eppure non permette mai a nessuno di avvicinarla troppo: l'unico che ci è riuscito è un Old Boy tenero e non troppo alto.
Ma Mem ha anche un padre, dilaniato dalla paura di perdere l'ultima donna della sua vita; qualche sua iniziativa potrebbe compromettere la fama della mitica Mem che tutti conoscono.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Una volta che ti ritrovi in mezzo a tali isole, capisci come mai Ulisse abbia preferito restare a navigare per vent'anni invece di tornare a casa: quei posti erano talmente belli da spingere quasi al pianto.
L'acqua era talmente trasparente che sarebbe potuta sembrare quella di una piscina, se non fosse stato per le alghe fluttuanti, i pesci multicolori che guizzavano sotto la sua superficie e il sale che si attaccava alla pelle.
Niente sabbia lì: c'erano sassi sul fondo, prima enormi, poi sempre più piccoli man mano che si avvicinavano alla spiaggia. Alcuni erano verdi e viscidi - all'inizio faceva un po' schifo, ma poi ci si abituava- e più volte Mem era stata sul punto di scivolarvi sopra.
 La spiaggia era piccola e riparata da una colossale parete rocciosa; mentre Mem nuotava, suo fratello e sua madre erano seduti su due vecchi teli da mare, a parlare del tempo e di quanto fosse magico quel posto. Lei stava raccontando al figlio di quando, talvolta, le capre selvatiche scendono dalla parete rocciosa: in decine e decine si inerpicano tra gli scogli, bevono l'acqua del mare e poi risalgono agili, mettendo le zampe dove sanno di poterle mettere. Balzano così aggraziatamente che fanno venir voglia di scalare la parete rocciosa anche a te.
 Mem uscì dall'acqua, emergendo in tutta la sua spettacolarità: era bella, sì. Non come lo sono le modelle, ma pur sempre bella... nessuna donna è mai brutta.
 La ragazza si avvicinò ai familiari, avvolgendosi in un telo da mare:
 -Comincia a fare fresco- disse sua madre.
 -Si è fatto un po' tardi, in effetti...- Mem gettò uno sguardo all'orizzonte, e si stupì ancora di quanto quel paesaggio potesse essere spettacolare: il sole sembrava una goccia di colore fosforescente caduto dal pennello di un pittore distratto, a macchiare il mare e le scogliere dalle tinte delicate. Stava tramontando, portando via con sé un'altra giornata passata in Grecia... Mem aveva quasi perso il conto di quante ne erano passate.
 -Copriti, ci volesse che ti prende un accidente- sua madre le gettò addosso il telo da mare su cui era seduta fino ad un attimo prima. Glie lo sistemò bene sulle spalle, e poi le frizionò i capelli bagnati.
Mem chiuse gli occhi e si godette ogni istante di quel piccolo gesto. Cercava di non far commuovere eccessivamente il suo cuoricino, ed effettivamente stava diventando particolarmente brava.
 -Andiamo a casa... ho fame! Col  tempo che ci metti tu per farti una doccia, sarà già tanto se riusciamo a mangiare per le dieci di sera- disse il fratello. Mem gli fece una linguaccia, e poi insieme seguirono la loro madre.

 Infine, l'aveva ritrovata. Sua madre. L'origine e la fine di tutti i suoi mali.
Mem quasi non ricordava come fosse: arrivati all'aereoporto, temeva di non riconoscerla. Ma poi era sembrato così naturale farsi vicina a lei, guardarla con occhi nuovi e godere dello stupore che si disegnava sul suo viso...
 -Mem... come sei cresciuta- aveva sussurrato, prima di accarezzarle una guancia.
Mem non se l'era sentita di ricambiare subito il sorriso: era stata troppo male a causa sua, per dimenticare tutto così in fretta. Aveva invece preferito rispondere:
 -Sì, sono cresciuta. Hai visto? E tutto questo lontana da te-.
Lei aveva abbassato gli occhi, mortificata, mentre intorno centinaia di vite si incrociavano e prendevano la propria strada, in quell'aereoporto.
 -Mi dispiace. Mi dispiace per come sono andate le cose. Ma io... io non ho potuto fare altrimenti. Sai, forse un giorno capirai perché me ne sono andata, capirai perché ti ho lasciata in quel modo, a te e a tuo fratello e a tutti... ma non è semplice da spiegare. Anzi, forse è quanto di più difficile da capire. Un giorno capirai, e tutte le domande con cui ti sei tormentata avranno una risposta. L'unica cosa che mi dispiace è che tu abbia dovuto soffrire così tanto... ma gli Uomini sono pezzenti, no? Hanno bisogno delle maniere forti per capire, per migliorare-.
 Mem aveva sospirato:
 -Tanto ormai so che le risposte devo cercarmele da sola. Tu potrai forse aiutarmi, darmi degli indizi, ma la verità me la devo scoprire io. Ti dirò, lo faccio volentieri: dopo quello che ho passato in questi ultimi anni, il resto mi sembrerà una stupidaggine. Eppure... tu sei mia mamma. Io sono un po' te... ti appartengo. Non posso voltarti le spalle, non posso lasciarti alla deriva. Potrò allontanarmi, potrò non vederti per mesi, per anni... ma esisti. Da qualche parte, ci sei. L'unica cosa che ho bisogno di sapere è... tu vuoi che io ti appartenga?-
 A quel punto, la donna aveva alzato il volto, lasciando che il suo sguardo luccicante stordisse quasi la figlia: in quel momento, era la mamma più bella dell'universo:
 -Certo che lo voglio. Io ti ho fatta, io ti proteggerò. Anche se a volte ti ho fatto male, anche se a volte è sembrato che ti avessi abbandonata, io sarò sempre qui-.
 Mem sorrise, di quei sorrisi che lottano per non lacrimare di gioia:
 -Bene... da adesso potrò far mangiare al mondo la mia polvere-.
 E finalmente si abbandonò a quell'abbraccio materno, la cui assenza l'aveva fatta dannare per anni e il cui calore le sciolse ogni sofferenza.


 Siccome è da un po' che mi chiamano per la cena, è il caso che mi sbrighi. Ci provo.
 Questa storia è giunta ala termine. So che magari non è particolarmente piacevole, o che il significato è piuttosto contorto (magari esiste  solo nella mia mente), ma un filo conduttore c'è... davvero! E' cominciata come un passatempo, di quelle cose che "cominciamo a scrivere, da qualche parte arriverà": ad un certo punto mi sono trovata in difficoltà - sembrava non voler arrivare da nessuna parte, in effetti -, poi mi sono resa conto che ho descritto grossomodo il mio percorso. Se avete ancora delle domande, vi lascio con questa buffa curiosità: ho cominciato a scrivere Mem in una città, e l'ho finita in un'altra città.
 Direi che basta: i richiami dal piano di sotto si fanno sempre più pressanti, e sono ancora abbastanza legata alle tradizioni da voler presenziare a cena.
 Grazie a chi ha letto/seguito/e, soprattuto, recensito. Siete pochi, ma sempre i più fighi del mondo <3

 

  
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