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Autore: Kyuubina    26/04/2011    1 recensioni
" Il cielo non era più cielo, ma acqua.In meno di qualche secondo capì. Si trovava in un luogo speciale, che tutti pensavano fosse andato perduto. La città di Atlantide. "
Mi raccomando ragazzi siate clementi con me !Questa è una delle mie prime storie!! xD
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Driiiiiiiin ”

“ Accidenti sono già le sette. E' meglio alzarsi subito se no chi la sente la mamma! ” pensò Ally.

Come al solito si diresse verso il bagno con un accappatoio in mano, pronta per fare la sua doccia mattutina.

Una volta lavata e vestita andò in cucina a fare colazione : due fette biscottate con marmellata di fragole e una tazza fumante piena di buon cappuccino. Mangiò con calma quella mattina e dato che erano solo le 7:20 si mise ad osservare il mare pensando a quante persone avrebbe dovuto lasciare una volta trasferitasi da quel posto. Le sarebbe mancata la sua città natale : Lorient.

Lorient era una bellissima cittadina della Bretagna, regione francese, situata sulla costa oceanica.

Ally purtroppo aveva saputo solo qualche mese fa che una volta finita la scuola si sarebbero dovuti trasferire in un piccolo borgo vicino ai Pirenei per motivi ancora a lei sconosciuti .

Come tutte le volte si era soffermata troppo su quei pensieri e solo una volta uscita dal suo stato di “trans” si accorse che mancavano solo pochi minuti alle 8.

Di fretta e furia salutò i genitori e corse a prendere la bici in garage. Pedalò più velocemente che poté perché dopotutto quello era il suo ultimo giorno di scuola. Non voleva perdere nemmeno un minuto per stare quest'ultima volta con i suoi amici.

 

La giornata era passata velocemente, anche troppo per i suoi gusti. Ora era già in macchina e stava aspettando che gli altri finissero di caricare gli scatoloni.

Fuori non c'era nessuno dei suoi amici a salutarla : gliel'avevano detto e lei lo sapeva. Oggi c'era una gita a Parigi. Ma anche se lei ne era a conoscenza non riusciva proprio a mandare giù questa cosa. Forse voi non capite però partire da una città dopo 15 anni è già brutto di suo, poi se nessuno va a salutarla è ancora più deprimente.

Dopo due ore di viaggio in autostrada si fermarono a cenare in un autogrill. Presero solo un hamburger a testa senza bibite e senz'altro ma spesero lo stesso 30 euro. Scioccati da quel prezzo, pagarono e se ne andarono subito.

Era ormai l'una e mezza di notte e Ally si era appena svegliata dalla sua solita “dormita a quattro ruote” come la chiamava il padre, Juan.

Juan stava ancora guidando mentre la moglie, Christine , stava ancora tra le braccia di Morfeo.

Stavano costeggiando uno strapiombo altissimo che terminava in un' insenatura provocata dalla forza del mare. Anche se faceva paura era un paesaggio bellissimo. La luna grande e tonda quella sera si specchiava completamente nell'acqua provocando un senso di tranquillità pazzesco in Ally. Aveva tanta voglia di buttarsi giù e di farsi cullare dalle grosse, potenti e maestose onde che si infrangevano sugli scogli.

Successe tutto molto velocemente.

Un camionista si era appena addormentato e, dato che veniva nel senso opposto al nostro, involontariamente spinse il volante verso la nostra carreggiata. Juan preso dal panico frenò di colpo però il camion li centrò ugualmente. Li spinse lateralmente verso il precipizio e, come la forbice che taglia un nastro rosso, l'auto ruppe elemento che la proteggeva dal precipizio, cadendo .

I passeggeri di quell'auto erano rimasti talmente sconvolti che non si opposero alla caduta. Non cercarono minimamente di uscire dall'auto. Rimasero fermi e immobili.

Capirono di essere in gravissimo pericolo solo quando non sentirono più l'auto appoggiarsi all'asfalto. Lì iniziarono ad urlare e a cercare di aprire la portiera, invano. Si erano chiuse tutte d'un colpo e nessuno, nemmeno Juan con i vari pulsantini riusciva ad aprirle.

Così caddero, urlando e piangendo, ripensando a quanto sia breve la vita e a quanto sia ingiusta qualche volta.

Dopo ci fu solo un gran botto e tutto si spense.

 

Ally si risvegliò quando sembrava essere passata una eternità. Le dolevano tutti i muscoli del corpo, sembrava che avesse fatto la maratona di New York tutta d'un fiato senza fare riscaldamento.

Si guardò intorno. Era in una stanza colorata con un azzurro acceso. Al primo impatto sembrava di stare in una stanza d'ospedale per bambini. Avete presente? Sono quelle stanze tutte colorate che cercano in qualche modo di rendere confortevole il “soggiorno” di un bambino.

Ma dopotutto lo sembrava veramente. La stanza aveva altri 5 letti che però erano vuoti. Sopra ogni letto c'era inciso un simbolo. Ally capì che non si trattava né di greco né di latino: le aveva studiate a scuola. C'erano due opzioni. O era un disegno fatto a caso o era qualcosa di più antico.

Decise di andare a curiosare per cui, raccogliendo tutte le forze che aveva recuperato, si alzò.

Le ci volle tutta la sua forza di volontà per non fermarsi subito dopo il primo passo. Era davvero faticoso per lei. Ma in fondo sapeva che doveva scoprire che luogo fosse quello.

Proseguì sempre dritto , verso la fine di quella stanza, che sembrava non volesse finire mai. Finalmente eccola. La porta.

Era bianca con tre figure scolpite ai lati. La prima era simile ad una montagna,la seconda ad un'auto e la terza ad un'armatura.

Si fece coraggio e l'aprì. Non fece neanche in tempo ad osservare qualcosa che una luce accecante la bloccò. Dopo un paio di minuti, il tempo necessario per abituarcisi, vide.

Il cielo non era più cielo, ma acqua. In meno di qualche secondo capì. Lei si trovava in un luogo speciale, che tutti pensavano fosse andato perduto. La città di Atlantide.

  
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