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Qualche ora dopo ero ancora in preda ai singhiozzi sotto il getto bollente della doccia. La mia pelle doveva essere dello stesso colore dei pomodori maturi, solo quando mi resi conto che nemmeno la mia amata acqua riusciva a farmi stare meglio, uscii dalla cabina, mi avvolsi in un telo, di quelli morbidi e enormi. Mi chiusi in camera e mi sdraiai sul letto, spensi la luce e mi persi ad osservare le stelle, le mie stelle. Evitai di guardare Londra, la mia amata Londra, mi mancava, tanto fin troppo per i miei gusti. Se fossi stata lì, se fossi stata nella mia città non mi sarei mai rinchiusa nella mia stanza, mi sarei infilata la mia camicia preferita quella a scacchi rossa e nera, quella camicia da boscaiolo che aveva attirato la mia attenzione sul manichino di quel piccolo negozietto a Waterloo proprio accanto al “Coffee Culture”, Jonh il barista sempre allegro e gentile mi avrebbe servito il mio amato cappuccino accompagnato dal suo sorriso mozzafiato e poi sarebbe tornato al suo lavoro non prima di aver fatto qualche commento sul libro che sicuramente avrei stretto tra le mani, poi dopo aver letto qualche capitolo del libro, sarei uscita all’aria aperta mi sarei ricavata un posticino sulle rive del fiume. Lì mi avrebbe trovato Jonh sempre lui l’amico pazzo e dolce di sempre fu come sentirle davvero le sue parole “butta fuori ciò che hai dentro bambolina dai di tutto al tuo psicologo di fiducia” avrei sorriso e poi sicuramente gli avrei raccontato tutto perché a lui le cose proprio non riuscivo a nascondergliele anche se poi alla fine era inutile perché le sue parole erano sempre le stesse “sicura di ciò che dici? Rifletti” e a quel punto si sarebbe alzato e mi avrebbe stampato un bel bacio sulle labbra sussurrando “farai la cosa giusta ne sono certo” e sarebbe sparito così senza aggiungere altro, sicuramente scappando a casa dal suo fidanzato. Improvvisamente immaginare le sue parole non mi bastava volevo ascoltare la sua voce, accesi il pc sperando di trovarlo in linea ma proprio in quel momento il telefono cominciò a squillare, sbuffai. << Pronto? >> Dio la mia voce sembrava quella di un maniaco, << non ho le chiavi mi apri gentilmente >> Kellan. Il fatto che anche lui abitasse in quella casa mi era del tutto passato di mente riattaccai e mi diressi alla porta, senza pensarci l’aprii. Rimase a guardarmi a bocca aperta con gli occhi spalancati << hem ciao? >> disse << cos’è una domanda?>> risposi sarcastica. Mi squadrò da capo a piedi << da quando te ne vai in giro per casa nuda?>> abbassai il viso sul mio corpo e mi accorsi di indossare solo il telo che copriva in malo modo le mie curve. Lo ignorai e me ne tornai in camera. Niente Jonh non era connesso evidentemente la fortuna non era dalla mia. Un nome attirò la mia attenzione. Marco. Il barista dell’hotel. mi aveva proposto di uscire un paio di volte a bere qualcosa voleva farmi conoscere una persona. Si era la sera giusta per uscire e bere, tanto. “sempre valido l’invito? Mi è presa una strana voglia di uscire” digitai aspettai qualche secondo e la sua risposta mi fece sorridere “ti voglio sexy però =) mi stavo giusto chiedendo se ti andava di venire con me andiamo in un bel posticino vedrai ti piacerà” seguivano il nome e l’indirizzo di un pub che non conoscevo. La mia auto l’aveva Angie e di certo non avrei chiesto a Kellan di prestarmi quella specie di camion in miniatura. “ti scoccia troppo se ti chiedo un passaggio non ho l’auto”. non aspettai la risposta sapevo che era un Si. Aprii l’armadio, mi voleva sexy, ebbene mi sarei vestita sexy. Indossai i miei amati pantaloni di pelle neri super aderenti, con sopra una camicia bianca che mi arrivava fino a metà coscia con sotto un reggiseno nero che si intravedeva. Optai per i tacchi, non li amavo ma di certo non potevo rovinare la mise con delle converse quella sera volevo esagerare, lasciai i capelli liberi e misi un filo di trucco. Afferrai la pochette nera e uscii dalla camera. Kellan era seduto al tavolino del salone con una tazza di caffè americano in mano. Rimase a guardarmi di nuovo a bocca aperta. Non lo degnai di uno sguardo e uscii dal portone. Ad aspettarmi in strada c’era Marco. Si lasciò andare ad un lungo fischio quando mi vide << caspita avevo detto sexy ma non mi aspettavo COSì sexy >> sorrisi e gli diedi un leggero bacio sulla guancia.
Arrivammo al pub una mezz’ora dopo e lì Marco mi presento il suo ragazzo, rimasi leggermente sorpresa. Possibile che tutti i baristi belli e sexy che mi degnavano di attenzioni erano gay? Sbuffai infastidita e dopo aver preso posto al tavolo mi diressi in pista, non amavo ballare, non amavo le discoteche ma forse sotto effetto di qualche bicchiere di troppo quella sera mi lasciai andare, ottenendo l’attenzione del cantante del gruppo che si stava esibendo, mi fece l’occhiolino un paio di volte e io l’assecondai, non era il mio tipo però ci poteva stare per una sera fregarsene di tutto. Durante una pausa mi chiese se poteva offrirmi da bere, accettai volentieri e ci dirigemmo verso il bar. Bevemmo un Drink o due insieme e mentre parlavamo mi resi conto che era di una noia mortale, parlava solo ed esclusivamente di se stesso buttando qua e la anche i membri della sua band, no di certo non era il mio tipo. Quando una ventina di minuti più tardi mi disse dispiaciuto che doveva tornare a cantare quasi esultai. Non appena fu fuori dal mio campo visivo poggiai la testa sul bancone del bar abbattuta. Quelli che si interessavano a me o erano gay o erano estremamente egocentrici, ma che male avevo fatto? << hai fatto colpo è >> alzai la testa di scatto rimanendo leggermente sbalordita nel vedere il ragazzo che mi stava di fronte e che mi sorrideva con uno di quei assurdi sorrisi che mi facevamo morire il fiato in gola << K-kellan? Che ci fai tu qui? >> alzò le spalle poi abbassò il viso quasi imbarazzato << hai lasciato il computer acceso ho visto l’indirizzo del locale e quando non ti ho vista tornare visto che era già tardi mi sono preoccupato >> sorrisi << ti preoccupi un po’ troppo>> sorrise anche lui evidentemente sollevato dal non vedermi arrabbiata << quando si tratta di te non posso farne a meno >> gli buttai le braccia al collo e gli riempii il viso di baci, << scusa, scusa, scusa >> mi strinse a se, il peggio era passato, avevo bisogno di lui come l’ossigeno, litigare era stato tremendo. Mi scusai altre mille volte finchè non lo sentii ridere smisi di stritolarlo nel mio abbraccio e lo guardai << perché ridi? >> indicò con un cenno del capo il cantante << mi sa tanto che ci è rimasto male >> non risposi troppo distratta come’ero dalle sue braccia intorno ai miei fianchi, dalle sue spalle larghe e quasi possessive, dal suo petto ampio che emanava sicurezza e calore. Lo avevo visto senza maglietta tante volte in foto, lì nel bel mezzo del caos di una discoteca, tra le sue braccia, per la prima volta mi chiesi come sarebbe stato vederlo in quel modo davvero.
Macciao stelline... prima di tutto buona Pasqua anche se in estremo ritardo! poi beh che dire questo mio capitolo quì fa pietà lo soç_ç speriamo ben... cosa mi dite Kelley riuscirà a realizzare il suo sogno (o meglio il mio sogno) ? bah vedremo U_U a presto =) promesso... un bacio vostra