Anime & Manga > Shaman King
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Autore: Lady Antares Degona Lienan    06/02/2006    7 recensioni
Lei voltò lentamente il viso verso Yoh, mostrandogli i mille schizzi di sangue che andavano ad ornare grottescamente il contorno degli occhi. Infine spostò lo sguardo in basso, sull’altro cacciatore.
-Simé… tu e il tuo fermarti alle apparenze.- sorrise, e una nota di velata ironia andò a riempire l’aria quando lei parlò di nuovo. –Forse, in fondo… è proprio per questo che ti ho amato.-
Fu in quell’istante, o forse in quello immediatamente successivo, non seppe dirlo, che Yoh Asakura capì chi aveva di fronte.
Per niente intimorito, solo stupito, la afferrò per un braccio e la scosse leggermente. –Genève, scusami tanto, Genève.-
-Cos…-
Non fece nemmeno in tempo a prendere fiato che lui l’attirò a sé e la baciò.
Nonostante il sangue sugli abiti e sulla bocca e dimentico della ferita nell’addome.
Che tanto un momento valeva l’altro.
Nata per combattere, e un' indole fiera.
Lei, Hao e Yoh, nel triangolo più complicato che si sia mai visto.
Complice, l'ambizione di Anna Kyoyama.
Pericolosa come il peggior veleno, scarlatta come il sangue che scorre.E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Dark, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Diciamo che nonostante tutto, ho deciso di imbarcarmi in questa storia un po’ folle… Spero di riuscire ad aggiornare una volta

Diciamo che nonostante tutto, ho deciso di imbarcarmi in questa storia un po’ folle… Spero di riuscire ad aggiornare una volta a settimana, ma non ci giurerei…

Per chi ha letto Schiena Dritta e Testa In Alto, questo può essere considerata una long-fic di proseguo, oppure no.

Che dire, la tanto promessa long fic! Dico subito che nn è mia prerogativa scrivere capitoli lunghi^^’’’ Spero mi perdonerete e spero anche di essere alla vostra altezza!

Decidete voi^^

Baci baci

Lady Antares

 

Capitolo primo

 

 

 

 

Strangolerò l’amicizia e mi mostrerò estraneo,

mi assenterò da dove passeggi, e sulla mia lingua

il tuo dolce e amato nome non avrà più dimora,

perché io, troppo profano, non gli faccia torto,

e non racconti per caso della nostra vecchia amicizia.

 

Sonetto 89

 

**°**

 

A dire il vero, non mi sono mai sentita debole.

Essere un’itako comporta anche una certa sicurezza.

Non ho mai provato il desiderio di essere protetta da qualcuno. Di sentirmi sicura tra le braccia di un uomo.

Se lo facevo, era solo per mio piacere personale.

In compenso, una cosa che non mi deve mai mancare è la libertà.

La libertà di andare e tornare da un luogo quando voglio, con i miei orari e i miei ritmi.

Nessuno ha mai osato privarmi di questo desiderio che mi si riversa nelle vene.

Nemmeno Hao. Nemmeno lui, che sarà il futuro Shaman King.

Ogni volta che lui mi voleva, doveva sottostare ai miei desideri, e non hai suoi.

Sono fatta così. Lui mi ha accettata per quello che ero.

Non so perché.

So solo che ora, adesso, sono molto più potente.

E so che nessuno, mai, potrà più farmi del male.

 

 

 

*°*

 

 

 

“Schiena dritta e testa in alto, Yoh.

 Il biglietto per il futuro è sempre da scrivere…”

 

 

Yoh Asakura tormentò per l’ennesima volta quel pezzo di carta vergato con l’elegante grafia di Anna. Le sue mani, irrequiete, stringevano la carta, la lisciavano, per poi tornare a piegarla.

Maledizione.

Gli sembrava di impazzire.

Se voleva fargli male, provocargli dolore, ci era riuscita alla perfezione.

Una lacrima cadde sulla scrivania, bagnandone il legno.

Un’altra si posò silenziosa sulla coperta del suo letto.

Un’altra ancora, l’ultima, si giurò Yoh, si perse nella stoffa del suo cuscino, mentre lo sciamano premeva forte con il viso contro il guanciale.

Proprio non aveva voglia di tenere la testa in alto, ora.

Non sentiva il bisogno di sembrare forte.

Voleva solo essere lasciato in pace.

Aveva bisogno di tempo.

 

“Non ho bisogno di amare per essere felice”

 

Allora quel mese non era valso a nulla?

Tutti quei < Ti amo > si erano persi nella profondità degli occhi della ragazza?

-Maledizione…- sussurrò, rigirandosi a pancia in su, passando le mani sul viso stanco.

-Non sei nata per provare pietà, vero…?-

 

 

**°**

 

 

-Anna, amor mio, mi vuoi proprio far disperare, vero…?- Hao Asakura, abito scuro e sorriso indecentemente accattivante, sorrise ad Anna Kyoyama.

Per tutta risposta l’itako si girò nel letto, voltandosi a guardarlo. Negli occhi color cenere aleggiava qualcosa.

Qualcosa che lo sciamano non riuscì a leggere, perché troppo debole e troppo nascosto.

Come dolore, dolore che la ragazza riversava nelle sue vene, nella sua testa.

-Prego…?- domandò lei fingendo interesse, sollevando la testa dal cuscino.

-Ah, Anna, Anna… ricordi per caso la cena di stasera, nella quale ti avevo pregato di intervenire…?- chiese con un’ombra di un sorriso sul volto.

-Può darsi…- replicò la ragazza sfuggente, alzandosi dal giaciglio e ponendosi di fronte a lui.

Come un gatto che gioca con la sua preda preferita.

Che si pone di fronte a lei.

Che la fronteggia.

E poi, solo poi, la uccide.

-A volte penso proprio che tu stia qui solo perché vuoi imparare da me…- sussurrò dispiaciuto, avvinghiandole la vita con le braccia e stringendola a sé possessivo.

-E a volte io penso che tu mi tenga qui solo perché sono dannatamente bella.- replicò lei a tono, attorcigliando una ciocca dei suoi capelli scuri intorno al suo dito.

-Oh, così mi ferisci… lo sai che non potrei mai…- le disse assumendo un’aria sorpresa, alla quale la ragazza rispose con una semplice risata. Si staccò dall’abbraccio, aprendo l’armadio.

Scrutò con attenzione l’interno del guardaroba.

Tutti vestiti che lei non aveva mai indossato.

Volse lo sguardo verso Siberya, la bambola che Marion le aveva regalato.

Lei aveva sempre lo stesso abito nero, funebre.

Eppure, sembrava contenta.

Questo Hao non lo aveva mai capito.

Quando alla fine ebbe trovato quello che cercava, si tolse il vestitino nero che era solita indossare, rimanendo in intimo. Sentì due braccia stringerla possessive da dietro.

Abbandonò la testa all’indietro, facendo in modo che si poggiasse nell’incavo del collo del ragazzo.

-Hao…- sospirò –Mi devo vestire.-

-Lo so. Ma ti preferisco così, lo sai…?- la ragazza sorrise, scuotendo la testa. Si girò all’interno del suo abbraccio, ritrovandosi faccia a faccia con lui.

-Anche io ti preferisco in altra sede.- si limitò a rispondere accattivante, alzandosi in punta di piedi per baciarlo. Lasciò che il ragazzo le divorasse gentilmente e con abilità la bocca, mentre le sue mani salivano ad intrecciarsi dietro al suo collo.

-Quasi quasi rimando la festa…- disse scherzoso, carezzandole la schiena. –Ah, Anna, vedessi come sei diventata bella…- le sfiorò con un dito le labbra, chinandosi poi a baciarle.

I loro occhi cenere si scontrarono, possessivi ed affamati.

Oscurità dentro buio, tenebre dentro tenebre.

-Lo so.- gli rispose sicura, poggiando la mano sul suo petto.

-No, invece… non te ne accorgi, perché sei sempre troppo critica con te stessa…- sussurrò con la bocca nei suoi capelli, stringendola a sé e facendo aderire le sue forme al petto.

-Hao, la festa…-

-Al diavolo la festa, Anna!-

-No. Mi sei venuto a disturbare e adesso ne paghi le conseguenze.- proferì, staccandosi per la seconda volta da lui, infilando un abito nero lungo fino ai piedi.

La sua schiena flessuosa si inarcò leggermente.

Il collo niveo seguì la naturale curva della spina dorsale, portando la testa a piegarsi leggermente indietro.

Le labbra rosee si schiusero in un leggero sorriso.

-Maledetta…- sussurrò –Vestiti più decentemente. Mi farai diventare matto.-

-Silenzio.- ordinò l’itako, attraversando la stanza e fermandosi davanti alla soglia. –Allora Hao…? La tua festa ci attende…-

-Arrivo…- mugugnò lui, incamminandosi con un’alzata di spalle, fremente di delusione.

Maledetta…

 

Anna Kyoyama lasciò che l’aria le carezzasse elegantemente la schiena e il volto una volta uscita all’aria aperta. Socchiuse gli occhi scuri d’ossidiana.

Forse non avrebbe dovuto farlo.

Che diritto aveva lei, di entrare nella vita di Yoh e sconvolgerla?

Certo, ne era stata parte per un paio di anni, ma aveva scelto lei stessa di uscirne.

Lo aveva fatto di sua volontà.

 

-Anna, forza, la sala ci attende. Coraggio mio regina, sono mesi che abiti da e non ci hai mai beato della tua presenza.- la richiamò Hao, con una faccia un po’ stizzita in volto.

-Sono timida.- rispose semplicemente lei, con un’elegante gesto della testa ad accompagnare la frase.

-Ho visto l’altra sera, quanto eri timida.- dichiarò ironicamente, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza, che lo precedette verso la porta della sala.

-No dai, aspetta…- troppo tardi.

La ragazza, con un gesto secco e preciso aveva spalancato la porta principale del salone del ricevimento.

Tutta la sala si era voltata a fissarla, curiosa e allo stesso tempo impietrita, chiedendosi chi mai avesse l’autorità di fare un gesto simile.

Gli spiriti, per risposta, subito si inchinarono.

Potere.

Gli occhi brace della ragazza mandavano lampi e fulmini in tutte le direzioni, e mentre gli uomini si interrogavano sulla sua identità, approfittando per fare qualche commento, le donne arrossivano di fronte a quello sguardo di fuoco.

-Ah, signori e signore… vi presento la mia dama…- le cinse la vita con un braccio a se la strinse vicino, posandole poi un bacio sul collo delicato.

Numerosi mormorii si diffusero nella sala, mentre la ragazza squadrava tutti con un’aria di sufficienza che avrebbe incenerito anche l’imperatore della galassia.

-Lei è Anna Kyoyama. Diventerà la mia compagna dopo che avrò vinto il torneo. È un’itako come me, ed ha il mio stesso potere, quindi… evitate di essere inopportuni.- sulla sala calò il silenzio.

Anna si voltò a fissarlo.

Non le aveva mai detto di volerla come compagna fissa dopo la vittoria.

Era piacevolmente sorpresa, almeno quanto erano sconvolti i presenti.

Un bel ghigno si esibì sulla labbra color pesca.

-Piacere.-

 

Potere.

Vendetta.

Per questo, solo per questo, avrebbe sopportato.

 

   
 
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