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Autore: CherryBomb_    26/04/2011    15 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 37

Epilogo  

Ila POV
Dieci anni dopo.
Non sapevo più cosa fare, chi ascoltare.
Non ce la facevo più. Volevo sapere chi era quel pazzoide che mi aveva convinto a cambiare casa.
Io che mi faccio convincere in queste cose assurde. Ma perché sono stata così scema da accettare?
Stavo guardando la miriade di scatoloni sul pavimento di tutta casa.
Cercando di organizzarmi in modo da non dover perdere la testa, avevo messo in ogni stanza, gli scatoloni con gli oggetti che sarebbero andati in quella stanza.
Se non ci avessi pensato io di certo mio marito, stupido com’era, non ci avrebbe minimamente pensato.
Non riuscivo ancora a credere di averlo sposato più di quattro anni prima.
Come avevo potuto sposare uno come lui?
Lo vidi entrare dalla porta d’entrata ed ecco che ogni mio motivo per aver accettato la sua proposta di matrimonio, mi si era parato davanti.
Avevo accettato di sposarlo perché lo amavo con tutta me stessa, lo trovavo il marito più bello che potessi avere e volere e poi avevo adorato la sua proposta di matrimonio.
Vivevano insieme da due anni, ci consideravamo una copia consolidata.
Mi aveva portato fuori a cena, cosa che avveniva abbastanza spesso, e mi aveva anche comprato un vestito elegante ed un paio di scarpe.
Eravamo in un bellissimo ristorante con vista lago.
In lontananza si vedeva la costa illuminata.
La luna piena splendeva in cielo e sul tavolo una piccola candela ci faceva luce.
Il suo viso era ancora più bello, leggermente illuminato.
Aveva un gioco di luce ed ombra che lo rendeva ancora più bello ed affascinante. Le sue labbra erano talmente invitanti e provocanti che non riuscivo a trattenermi dal baciarlo, ma poi dovetti farlo.
Dovevo fare la parte della donna di classe e ben educata, ma la tentazione che avevo davanti era bellissima.
Poi era vestito in giacca e cravatta, il mio punto debole e lui lo sapeva benissimo, gliel’avevo confessato quando ero ancora una ragazzina.
Cenammo tranquillamente, parlando di ogni cosa, finché non arrivò il dolce servito su un vassoio stranamente coperto.
Quando sollevai il coperchio mi trovai davanti una scatolina blu.
Guardai sconcertata la scatolina davanti a me e mi ritrovai ad aprirla con mani tremanti.
Non avrei mai immaginato che un giorno mi avrebbe chiesto di sposarlo. Non avrei mai immaginato che sarei arrivata fino a quel punto con lui.
Aprii la scatolina per trovarmi davanti il solitario più bello che avessi mai visto.
Non sapevo di quanti carati fosse e non volevo nemmeno saperlo, non volevo neanche sapere quanto avesse speso.
Alzai lo sguardo incontrando il suo che mi guardava in attesa di una risposta. L’unica cosa che gli seppi dire fu “Ma sei pazzo?” per beccarmi un suo sguardo carico di amore e sicurezza.
Capii che non stava scherzando, che voleva sposarmi davvero, che voleva passare il resto della sua vita con me.
Accettai con le lacrime agli occhi.
Si inginocchiò davanti a me e mi mise l’anno.
Per il resto della cena, parlammo del nostro matrimonio, di dove volevamo farlo, di quante persone avremmo invitato, quando sarebbe stato.
Due mesi dopo, ero ufficialmente sposata.
Continuammo a vivere insieme, finché non gli venne quell’assurda idea di cambiare casa ed io che avevo pure acconsentito.
Diedi un pugno allo scatolone che stavo portando.
-Ehi, piano. Ci sono cose delicate qua dentro.- mi disse togliendo lo scatolone dalle mie mani.
Lo guardai malissimo.
-Sei ancora arrabbiata con me perché ho deciso di cambiare casa?- mi chiese appoggiando lo scatolone per terra e scrutandomi.
-Nooo, cosa te lo fa credere?- gli dissi sarcastica.
-Potevi opporti.- mi disse guardandomi in modo duro.
-E quando mai mi sono opposta a te?- gli chiesi guardandolo meglio.
-Quando ti ho conosciuto ti opponevi eccome a quello che ti dicevo.- mi disse sorridendo .
Era vero, quando ci eravamo conosciuti mi opponevo sempre contro di lui, non avrei mai voluto fare quello che mi diceva, ma non avrei nemmeno mai pensato che l’avrei sposato.
Lo amavo si, ma non pensavo che il nostro amore sarebbe durato anche dopo 10 anni.
-Questo è vero, ma le cose sono cambiate. Sono tua moglie…- venni interrotta da una brusca interruzione.
-Mamma. – era mio figlio, anzi nostro figlio di 3 anni, Luca.
-Dimmi, amore.- gli dissi piegandomi alla sua altezza.
-Posso andare a giocare da Matteo?- mi chiese con quella sua vocina piccola e flebile.
-Certo che puoi. Salutami la zia Ary, dille che tra poco arrivo.- gli dissi vedendolo uscire.
-Va bene.- mi urlò da fuori.
-Cosa stavi dicendo?- mi disse avvicinandosi e prendendomi per i fianchi tirandomi a se.
Come poteva farmi quell’effetto? Non avevo più 17 anni, ne avevo 27. Dovevo essere una donna che sapeva controllare i propri istinti e le proprie reazioni, ma con lui non potevo farlo. Non ero mai riuscita a farlo. Quindi, come quando avevo 17 anni, arrossii per quel contatto.
-Ti stavo dicendo che adesso sono tua moglie e non posso più oppormi.- gli dissi cercando di controllarmi.
-E pensare che io ti ho sposato proprio per quello.- mi disse sfiorandomi le labbra. Arrossii maggiormente.
-Perché mi opponevo a te?- gli chiesi con quel briciolo di autocontrollo che era rimasto in me.
-No. Perché discutevamo, perché eri una testa dura, perché non me ne lasciavi scappare una, perché…-mi disse dolcemente.
-Stai dicendo che sono cambiata?- gli chiesi staccandomi leggermente.
-No, ti sto solo dicendo che ti sei addolcita ed è questo il motivo per cui ti amo adesso, perché ti amo ancora di più, mia tentatrice.- mi baciò con passione togliendomi il respiro.
Aveva ancora l’abitudine di chiamarmi tentatrice, nonostante fossero passati dieci anni e lui non avesse più gli ormoni impazziti come allora o almeno così sarebbe dovuto essere ed ovviamente non era così.
Sembravamo ancora quelli di dieci anni prima, ormoni in subbuglio, farfalle nello stomaco, l’amore per l’altro era smisurato.
Com’era possibile che dopo tutti quei anni fossimo ancora gli stessi? Non l’avrei mai potuto capire o forse non l’avrei mai voluto capire.
-Simo?- lo chiamai ancora a contatto con le sue labbra.
-Mh.- mugugnò.
-C’è qualcosa di diverso in me rispetto a 10 anni fa?- gli chiesi guardandolo negli occhi.
-Si, tutto.- a quelle parole mi stupii. Lo guardai malissimo, aprii la bocca per commentare, ma lui mi mise un dito sulle labbra per farmi tacere.
-Si, tutto, ma in meglio. Posso discutere con te senza bisogno di alzare la voce, ti sei addolcita, non sei più così prevenuta nei miei confronti, mi dici qualsiasi cosa e questo non succedeva dieci anni fa e adesso facciamo cose che dieci anni fa non avremmo mai sognato di fare. Dieci anni fa non eri mia moglie e non avrei mai potuto immaginare di sposarti, anche se il pensiero qualche volta mi aveva attraversato la mente. Be, forse non sei poi così diversa da allora. Ti piace ancora provocarmi e a volte lo fai senza accorgertene. Aspetta però una cosa è cambiata: il mio amore per te è più forte e potente di prima. Se prima ti amavo con il cuore, adesso ti amo con il cuore, con la mente, con l’anima, con il corpo. Ogni giorno mi innamoro sempre di più di te, non chiedermi come sia possibile, non so spiegarlo nemmeno io, so solo che è così.- lo guardai con le lacrime agli occhi.
I suoi occhi luccicavano per l’emozione.
Mi resi conto che non ero sola, anche lui provava le stesse emozioni di dieci anni prima, anzi forse le provava in modo più profondo.
Lo baciai con passione.
-Scusate se disturbo il vostro momento dei piccioncini. Volevo dare il benvenuto ai nuovi vicini.- staccandomi da Simo, vidi la mia migliore amica camminare verso di noi.
-Piacere, io sono Ilaria.- le dissi tendendole la mano.
-Piacere, Arianna.- mi disse stringendomi la mano.
Ci guardammo negli occhi per poi scoppiare a ridere.
Il trasloco che noi avevamo appena fatto, era per stare vicino ai nostri migliori amici Ary ed Edo, che si erano sposati un anno prima di noi. Avevano un bambino, Matteo, di 4 anni ed andava molto d’accordo con Luca.
La mia amicizia con la Ary non era cambiata, anzi con gli anni si era rafforzata ed era cresciuta. Eravamo diventate inseparabili.
Simo ed Edo erano le classiche persone che crescono insieme e poi condividono tutta la vita.
Simo mi aveva proposto di traslocare perché non potevamo tutte le volte spostarci in macchina per andare a trovare i nostri migliori amici per ogni minima stronzata, quindi aveva pensato di comprare la casa in parte a loro in vendita per poter vivere vicini.
In caso di necessità avremmo dovuto solo fare un pezzo di marciapiede.
-Vado a vedere come sta Edo.- disse Simo uscendo dalla porta.
Io e la Ary andammo in giardino dove trovai Luca e Matteo che giocavano.
-Ed ecco a voi, i nuovi Simo ed Edo.- dissi ridendo.
La Ary mi seguì immediatamente.
-Ci credi che siamo arrivate fino a qui?- mi chiese continuando a guardare i nostri figli.
-No, non ci credo ancora. Ti ricordi 10 anni fa quando fantasticavamo sul nostro futuro marito?- le ricordai ridendo.
-Si, che non riuscivamo ad immaginarcelo. Avremmo mai immaginato che ci saremmo sposate con Edo e Simo?- mi chiese guardandomi.
-Be, io non lo sapevo. Invece, per te, l’avevo sempre sperato. Edo è perfetto per te.- le dissi con gli occhi lucidi.
-Anche Simo è perfetto per te.- mi disse lei a sua volta con gli occhi lucidi.
Ci abbracciammo.
A differenza dei ragazzi, noi ci eravamo incontrate alle superiori per non dividerci mai più.
Avremmo cresciuto i nostri figli insieme ai nostri mariti.
Era tutto perfetto.
-Come va la gravidanza?- Ary era incinta di 5 mesi. Avevamo messo su qualche chilo, ma era radiosa, brillava di una luce strana, una luce di cui solo le donne incinte potevano avere.
Quando mi disse che fosse nuovamente incinta, rimasi spiazzata. Aveva sempre sognato di avere due figli, un maschio e una femmina, e probabilmente il suo sogno si sarebbe realizzato, doveva solo aspettare di vedere di che sesso fosse.
Il giorno che me lo disse, rimasi senza parole, ma poi mi misi ad urlare e a saltare di gioia. Me lo disse ancora prima di dirlo ad Edo come aveva fatto anche per la prima gravidanza e come avevo fatto io quando seppi di essere incinta per la prima volta.
-Bene, la cosa che odio è che continuo a mangiare. Ho paura di ingrassare troppo- quello era sempre stato il suo problema. Aveva paura di ingrassare troppo e di sembrare una balena, ma soprattutto che poi avrebbe fatto fatica a tornare in forma. Pensava di essere ridicola dato che era bassa e aveva una bambina enorme, aveva davvero paura di sembrare una piccola mucca. Era solo fissata e non capiva che era bellissima. Qualsiasi donna incinta era bellissima, ma lei lo era ancora più delle altre.
-Piantala! È normale ingrassare un po’, ma non farti questi problemi, cerca solo di non mangiare troppo- le sorrisi dolcemente.
-Certo, certo, tu sei di parte, anche se fossi grassa e fossi bruttissima, mi diresti lo stesso che sono bella e che sono magra
Feci finta di non averla ascoltata. Quando era incinta era altamente paranoica, più paranoica del solito e bisognava solo ignorarla.
-Allora, la chiamerai Angelica, vero?- era una domanda retorica, sapevo benissimo che adorava quel nome e che avesse sempre voluto chiamare sua figlia con quel nome.
-Ovvio, ho detto ad Edo che non doveva replicare e anche se non gli fosse piaciuto doveva farselo piacere- scoppiammo a ridere.
-Guardate cosa è arrivato?- esordì Edo entrando nel giardino di casa mia seguito da Simo.
-Abbia un invito per delle nozze.- ci disse guardandoci.
-E di chi sono?- chiedemmo in coro io e la Ary.
-Sono di ……
 
 
 
Due mesi dopo
Come al solito eravamo in ritardo. La cosa non mi stupiva, ma stavolta non ero io quella in un ritardo pazzesco, era Simo che si stava ancora facendo la doccia.
Entrai trafilata in bagno vestita di tutto punto, con il mio vestito da damigella rosa confetto, le scarpe con il tacco, i capelli raccolti in un coda perché avrei dovuto farmi i capelli insieme alla sposa, se arrivavo al suo matrimonio, ma a questo punto ne dubitavo.
-Simo? Datti una mossa. Sono già in ritardo, anzi, siamo, vorrei ricordati che anche tu sei un testimone, non so se te lo sei dimenticato- il mio tono di voce era serio, duro.
-Sì, amore, arrivo, lo giuro. Ho finito- la sua voce mi arrivò attutita a causa dell’acqua che gli scorreva addosso, su quel corpo perfetto e…
Ok, no, non è il momento di farsi prendere da queste fantasie.
-Simo, saremmo già dovuti essere per strada.
-Guarda che non dobbiamo fare chissà quanta strada- mi ricordò chiudendo l’acqua e uscendo dalla doccia.
Gli passai l’accappatoio e lo guardai malissimo.
Sbuffai ed uscii dal bagno ritrovandomi nella nostra camera da letto.
Il completo nero di Simo era appoggiato sul letto, con la cravatta e le scarpe già pronto per essere indossate. Almeno si era preparato prima i vestiti.
Entrò in camera mentre si frizionava i capelli.
Andai allo specchio posizionato sopra la cassettiera e mi misi a posto i capelli decisamente orrendi. Potevo essere vestita malissimo, ma i miei capelli dovevano essere a posto. Li adoravo.
Quando mi girai, Simo si stava tirando su i pantaloni e aveva la camicia ancora slaccia e la cravatta penzolante.
Mi avvicinai a lui e cominciai ad abbottonargli la camicia mentre lui si allacciava i pantaloni.
-Non sono abituato a vederti mentre mi vesti, di solito mi spogli- mi sussurrò all’orecchio provocandomi un brivido.
-Infatti, di solito. Ora non c’è tempo. Per fortuna Luca è dai tuoi altrimenti non so quanto sarei resistita a dover vestire due bambini – cominciai ad allacciargli la cravatta.
-Sarei un bambino?- mi chiese offeso.
-In questo momento sì, ti sto vestendo perché siamo in ritardo.
-Se vuoi vado al matrimonio nudo, penso che farei notizia e avrei molto successo- alzai lo sguardo verso di lui e lo guardai male, facendolo ridere.
-Andiamo- gli dissi quando gli feci il nodo alla cravatta.
Scendemmo le scale e ci mettemmo in macchina.
Un quarto d’ora dopo, con ben mezz’ora di ritardo, arrivai a casa di Fede dove c’era già Ary ad aspettarmi.
Suonai il campanello e poco dopo arrivò sua mamma ad aprirmi.
-Ciao Ila! Come stai?- mi diedi due baci sulla guancia di rito.
Con gli anni, la mamma di Fede si era addolcita leggermente ed era meno scorbutica, aveva cominciato a considerare meglio anche la figlia.
-Bene, grazie. Tu?
-Siamo un po’ agitati- mi sorrise leggermente.
-Immagino. Sono nella sua stanza, giusto?
-Certo, vai pure, ti staranno aspettando.
Salii le scale sperando di non cadere ed inciampare.
Aprii la porta e mi trovai davanti un caos infernale.
-Finalmente! Ma che fine avevi fatto?- mi chiese Ary mentre mi veniva incontro tenendosi il pancione di 7 mesi.
-Stai tranquilla che altrimenti il bambino nasce prima del previsto- le dissi dandole un bacio sulla guancia.
-La bambina. E comunque, tranquilla, non nascerà prima, io sono tranquillissima.
-Certo, ovviamente.
-Allora, Fede, come va?- era sotto i ferri. I ferri della parrucchiera. Aveva deciso di farsi fare un’acconciatura boccolosa e raccolta. Avevamo fatto un sacco di provo un mese prima e quella ci era sembrata la più adatta sia per il vestito che per il viso di Fede.
-Per adesso sto bene, ma chiedimelo tra un’ora- bevve un sorso dal suo bicchiere.
-Martini? – mi avvicinai al tavolo su cui c’erano bicchieri e bottiglia.
-Esatto, con due olive come piace a noi – mi sorrise.
Con il passare degli anni l’amicizia tra me, Ary e Fede è cresciuta notevolmente, siamo diventate inseparabili e ormai facciamo praticamente qualsiasi cosa insieme. Sono convinta che Fede si sente un po’ in disparte perché alcune volte io e Ary parliamo ancora in un modo che ci capiamo solo noi, ma cerchiamo sempre di renderla partecipe di quello che diciamo.
Diventando grandi e capendo che dovevamo avere una spazio tutto per noi, avevamo deciso di scegliere una serata che sarebbe stata solo nostra e che niente e nessuno ci avrebbe impedito di vederli quella sera.
Decidemmo di vederci il venerdì sera, serata che anche i nostri uomini avevano deciso di passare tra di loro. Per non c’erano problemi.
La serata del venerdì sera era soprannominata “Martini Night”. Lo assaggiammo una volta per puro caso, una sera che uscimmo anche con i ragazzi, e ce ne innamorammo subito. Martini con due olive, il massimo. Non avremmo mai rinunciato al Martini e poi ci rilassava e ci inibiva, soprattutto, più del solito.
Mi sedetti su una sedia e mi versai il contenuto della bottiglia nel bicchiere, ma poi non lo bevvi.
Cominciammo a parlare del più e del meno, facendo battute, dicendo doppi sensi, non saremmo state noi se non l’avessimo fatto.
La parrucchiera finì di acconciare Fede, poi passò a me e infine ad Ary.
Ovviamente eravamo in ritardo, si sa, la sposa non deve mai arrivare puntuale, senza rigorosamente in ritardo, anche se Fede aveva deciso di fare un matrimonio tipicamente americano con damigelle d’onore e all’aperto. Aveva affittato apposta un giardino botanico bellissimo che avrebbe ospitato la cerimonia.
Simo stava aspettando me e Ary fuori da casa di Fede. Era già andato da Lorenzo, l’aveva portato al giardino e poi era passato a prendere noi. Quanto era adorabile il mio amore?
Fede aveva noleggiato una macchina d’epoca, una di quelle che piacevano tanto a lei. Suo papà l’avrebbe accompagnata fino in chiesa e poi fino all’altare, come da tradizione.
Durante il tragitto io e Ary parlammo molto mentre Simo sembrava perso tra i suoi pensieri, ma non indagai, almeno non in quel momento.
Arrivammo al giardino prima di Fede, Simo mi lasciò un bacio veloce sulle labbra e raggiunse Lore ed Edo.
Io e Ary ci fiondammo vicino a Fede quando arrivò la sua macchina.
Ci mettemmo in fila, prima io, poi Ary e infine la sposa al braccio del padre.
Una musica classica scelta da Fede accompagnò me e Ary fino ai ragazzi.
Durante la camminata vidi Simo lì, vestito in giacca e cravatta che mi guardava in modo strano. Esistevamo solo io e lui che ci guardavamo e mi ritrovai ad andare indietro con la mente, a ricordarmi il nostro matrimonio. Mi venne normale.
Aveva indosso lo stesso abito che aveva quel giorno, era bello come quel giorno e mi guardava come quel giorno, anzi, in un modo completamente diverso che non riuscivo a decifrare.
Con il passare degli anni avevo imparato a capire Simo in ogni più piccola forma tanto da conoscerlo a memoria, ma quello sguardo mi mancava, che ne avesse inventato uno nuovo?
Mi misi vicino al prete al mio posto e guardai Ary che stava avanzando nel suo vestito rosa –che aveva sempre odiato dal primo istante- e con il suo pancione. Era bellissima e raggiante.
Mi sentii osservata e quando mi girai trovai Simo che mi guardava. Gli feci segno di guardare dall’altra parte, ma scosse la testa sorridendo.
Alzai gli occhi al cielo, sorrisi e arrossii. Quanto odiavo quell’uomo? Non poteva farmi ancora quello stupido effetto, non ero più una ragazzina.
E finalmente la marcia nuziale partì, annunciando l’arrivo di Fede. Era bellissima nel suo abito avorio, era raggiante e un sorriso era stampato sulle sue labbra.
Anch’io mi misi a sorridere e le lacrime mi chiesero di uscire, ma cercai di darmi una calmata, non era ancora arrivato il momento di piangere.
Per tutta la cerimonia alternavo lo sguardo tra i due futuri sposi e Simo che non la piantava di guardarmi con quel sorriso strano. Avevo giurato che se non l’avesse piantata lo avrei preso a sberle. Era insopportabile.
Edo e Ary si guardavano teneramente mentre lei si accarezzava il pancione.
Era un’abitudine che si era presa, continuava ad accarezzare la pancia come se coccolasse suo figlio e la scena era molto tenera.
Quando finalmente la cerimonia finì e i novelli sposi si baciarono, le lacrime cominciarono a scendermi.
Simo mi si avvicinò e mi accompagnò per attraversare in mezzo agli ospiti.
In quei pochi metri cercai di darmi una calmata.
Ci trasferimmo in un ristorante di campagna che era la fine del mondo. Era circondato da giardini enormi, con fiori bellissimi e piante che non avevo nemmeno mai visto.
Noi testimoni eravamo in una tavolata vicino agli sposi.
Mangiammo, ballammo e ci divertimmo parecchio.
Ero a bordo pista, che stavo osservando gli invitati ballare, scatenarsi, ridere, scherzare tra di loro.
Due braccia forti e ormai conosciutissime, mi abbracciarono da dietro.
<< Non sono bellissimi? >> mi chiese sorridendo e lasciandomi un bacio sulla tempia.
Sì, lo erano. Erano lì tutti e quattro insieme che ballavano come degli scemi.
In mezzo a quelle quattro persone c’era la mia migliore amica che non mi aveva mai abbandonato e che nel momento del bisogno era sempre presente. C’era l’altra mia migliore amica che si era appena sposata, che era felice, che finalmente aveva avuto quello che dalla vita aveva sempre desiderato. Con quelle due pazze avevo passato gli anni migliori della mia vita, ma ci avrei passato anche tutti i seguenti. Le amavo, le amavo come si possono amare delle sorelle e loro per me lo erano.
Vicino a loro c’erano i loro mariti, mariti che erano i migliori amici di mio marito, di quel marito che ogni tanto non sopportavo, ma che amavo con tutta me stessa.
Tutti avevano avuto quello che volevano, tutti erano felici.
Ary avrebbe avuto un altro bambino di lì a pochi mesi facendo diventare Edo padre per la seconda volta, Fede e Lore erano sulla buona strada per farne uno tutto loro, ma avevano ancora tempo, prima dovevano godersi il periodo da neo sposini.
Poi c’ero io, che non potevo volere di più dalla vita, avevo tutto: amici fantastici, un marito stupendo, un figlio che purtroppo stava prendendo dal padre e forse…
<< Amore, posso chiederti una cosa? >> mi chiese dolcemente appoggiando una mano sulla mia pancia facendomi sussultare.
Sa?
<< Dimmi >> deglutii a fatica.
<< Sei incinta, vero? >>
Tre parole, tre parole che mi fecero capire che sapeva, che aveva capito, ma da cosa?
<< Come fai a saperlo? >> mi girai leggermente a guardarlo con un sopracciglio alzato.
<< Sei più bella del solito e sei dannatamente sensuale. Sei una bomba sensuale quando sei incinta, più di quanto tu lo sia sempre e questo è preoccupante >> mi sussurrò all’orecchio facendomi rabbrividire.
Tutto era perfetto e tutto alla fine era finito nei migliori dei modi.
 

 

 

 

THE END

 

 

Siamo giunti alla fine di questa storia. 60 capitoli sono tantissimi, secondo me anche troppi.
Ho postato questa storia più di un anno fa e con questa ho iniziato a pubblicare su EFP. È stata la prima storia che ho pubblicato in assoluto.
È passato più di un anno e sinceramente mi sembra come se questa storia non mi appartenesse più. Ho continuato a postarla solo perché mi sembrava giusto che sapeste che cosa sarebbe successo a tutti i protagonisti, ma se fosse stato per me probabilmente avrei smesso di farlo mesi e mesi fa.
Ma non mi pento di aver scritto questa storia, ho iniziato a scrivere con lei, ho amato tutti i personaggi di questa storia e all’interno di essa ci sono tantissime cose di me stessa, non potreste nemmeno immaginare quante.
Ho scritto un mese intero per completare la storia, ci ho davvero messo tanto, ma mi sono anche divertita.
Con questa storia probabilmente mi sono in un certo senso fatta conoscere, anche se adesso mi piacerebbe che si andasse avanti. Penso di essere migliorata nel corso del tempo e questa storia mi ha aiutato parecchio.
Le devo molto, davvero tanto, mi ha permesso di sognare, di immaginare ragazzi quasi perfetti (perché nessuno è perfetto), mi ha permesso di far viaggiare la fantasia e di sfogare i miei momenti di tenerezza attraverso di loro.
Devo molto alla storia, ma devo molto anche a voi perché senza di voi questa storia non sarebbe arrivata fino a questo punto. Se voi non aveste inserito la mia storia nelle varie liste, questa storia non sarebbe arrivata fino al 60esimo capitolo. Se non mi aveste dimostrato l’affetto per i miei personaggi e per questa storia, avrei mollato molto prima.
Quindi GRAZIE, davvero grazie a tutte voi, grazie per aver letto in silenzio, grazie per aver recensito ogni capitolo, grazie per avermi fatto sorridere e per avermi dato la forza per continuare a postare questa storia. Penso che un grazie sarebbe riduttivo, ma non saprei davvero come fare per ringraziarvi come si deve.
Ringrazio ogni singola persona, anche gli ultimi arrivati, ringrazio davvero tutti dal profondo del mio cuore.
Ho conosciuto davvero persone fantastiche grazie a questa storia che spero di incontrare nuovamente anche in futuro.
Adesso che questa storia è giunta alla fine, bisogna pensare ad altro, guardare in avanti e vi dico questo che farvi sapere che pubblicherò presto un’altra storia romantica. Sarà decisamente molto diversa da questa, ma spero vi piacerà comunque.
Se vi dovesse far piacere e vorreste leggerla, sappiate che probabilmente posterò già il prologo in questi giorni. Quindi tenete gli occhi aperti (sempre che vi interessi) oppure aggiungetemi su FB o Twitter che sicuramente lì avviserò del nuovo capitolo.
Detto questo ragazze, mi sembra doveroso lasciarvi, mi sono dilungata già abbastanza. xD
GRAZIE ANCORA *_*
Spero di rivedervi presto,
 
CherryBomb_

 

   
 
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