Epilogo
Ila POV
Dieci anni dopo.
Non sapevo più cosa fare, chi
ascoltare.
Non ce la facevo più. Volevo
sapere chi era quel pazzoide che mi aveva convinto a cambiare casa.
Io che mi faccio convincere in queste cose assurde. Ma
perché sono stata così scema da accettare?
Stavo guardando la miriade di
scatoloni sul pavimento di tutta casa.
Cercando di organizzarmi in
modo da non dover perdere la testa, avevo messo in ogni stanza, gli scatoloni
con gli oggetti che sarebbero andati in quella stanza.
Se non ci avessi pensato io
di certo mio marito, stupido com’era, non ci avrebbe minimamente pensato.
Non riuscivo ancora a credere
di averlo sposato più di quattro anni prima.
Come avevo potuto sposare uno
come lui?
Lo vidi entrare dalla porta
d’entrata ed ecco che ogni mio motivo per aver accettato la sua proposta di
matrimonio, mi si era parato davanti.
Avevo accettato di sposarlo
perché lo amavo con tutta me stessa, lo trovavo il marito più bello che potessi
avere e volere e poi avevo adorato la sua proposta di matrimonio.
Vivevano insieme da due anni,
ci consideravamo una copia consolidata.
Mi aveva portato fuori a
cena, cosa che avveniva abbastanza spesso, e mi aveva anche comprato un vestito
elegante ed un paio di scarpe.
Eravamo in un bellissimo
ristorante con vista lago.
In lontananza si vedeva la
costa illuminata.
La luna piena splendeva in
cielo e sul tavolo una piccola candela ci faceva luce.
Il suo viso era ancora più
bello, leggermente illuminato.
Aveva un gioco di luce ed
ombra che lo rendeva ancora più bello ed affascinante. Le sue labbra erano
talmente invitanti e provocanti che non riuscivo a trattenermi dal baciarlo, ma
poi dovetti farlo.
Dovevo fare la parte della
donna di classe e ben educata, ma la tentazione che avevo davanti era
bellissima.
Poi era vestito in giacca e
cravatta, il mio punto debole e lui lo sapeva benissimo, gliel’avevo confessato
quando ero ancora una ragazzina.
Cenammo tranquillamente,
parlando di ogni cosa, finché non arrivò il dolce servito su un vassoio
stranamente coperto.
Quando sollevai il coperchio
mi trovai davanti una scatolina blu.
Guardai sconcertata la
scatolina davanti a me e mi ritrovai ad aprirla con mani tremanti.
Non avrei mai immaginato che
un giorno mi avrebbe chiesto di sposarlo. Non avrei mai immaginato che sarei
arrivata fino a quel punto con lui.
Aprii la scatolina per
trovarmi davanti il solitario più bello che avessi mai visto.
Non sapevo di quanti carati
fosse e non volevo nemmeno saperlo, non volevo neanche sapere quanto avesse
speso.
Alzai lo sguardo incontrando
il suo che mi guardava in attesa di una risposta. L’unica cosa che gli seppi
dire fu “Ma sei pazzo?” per beccarmi un suo sguardo carico di amore e
sicurezza.
Capii che non stava
scherzando, che voleva sposarmi davvero, che voleva passare il resto della sua
vita con me.
Accettai con le lacrime agli
occhi.
Si inginocchiò davanti a me e
mi mise l’anno.
Per il resto della cena,
parlammo del nostro matrimonio, di dove volevamo farlo, di quante persone
avremmo invitato, quando sarebbe stato.
Due mesi dopo, ero
ufficialmente sposata.
Continuammo a vivere insieme,
finché non gli venne quell’assurda idea di cambiare casa ed io che avevo pure
acconsentito.
Diedi un pugno allo scatolone
che stavo portando.
-Ehi, piano. Ci sono cose
delicate qua dentro.- mi disse togliendo lo scatolone dalle mie mani.
Lo guardai malissimo.
-Sei ancora arrabbiata con me
perché ho deciso di cambiare casa?- mi chiese appoggiando lo scatolone per
terra e scrutandomi.
-Nooo, cosa te lo fa
credere?- gli dissi sarcastica.
-Potevi opporti.- mi disse
guardandomi in modo duro.
-E quando mai mi sono opposta
a te?- gli chiesi guardandolo meglio.
-Quando ti ho conosciuto ti
opponevi eccome a quello che ti dicevo.- mi disse sorridendo .
Era vero, quando ci eravamo
conosciuti mi opponevo sempre contro di lui, non avrei mai voluto fare quello
che mi diceva, ma non avrei nemmeno mai pensato che l’avrei sposato.
Lo amavo si, ma non pensavo
che il nostro amore sarebbe durato anche dopo 10 anni.
-Questo è vero, ma le cose
sono cambiate. Sono tua moglie…- venni interrotta da una brusca interruzione.
-Mamma. – era mio figlio,
anzi nostro figlio di 3 anni, Luca.
-Dimmi, amore.- gli dissi
piegandomi alla sua altezza.
-Posso andare a giocare da
Matteo?- mi chiese con quella sua vocina piccola e flebile.
-Certo che puoi. Salutami la
zia Ary, dille che tra poco arrivo.- gli dissi vedendolo uscire.
-Va bene.- mi urlò da fuori.
-Cosa stavi dicendo?- mi
disse avvicinandosi e prendendomi per i fianchi tirandomi a se.
Come poteva farmi quell’effetto?
Non avevo più 17 anni, ne avevo 27. Dovevo essere una donna che sapeva
controllare i propri istinti e le proprie reazioni, ma con lui non potevo
farlo. Non ero mai riuscita a farlo. Quindi, come quando avevo 17 anni,
arrossii per quel contatto.
-Ti stavo dicendo che adesso
sono tua moglie e non posso più oppormi.- gli dissi cercando di controllarmi.
-E pensare che io ti ho
sposato proprio per quello.- mi disse sfiorandomi le labbra. Arrossii
maggiormente.
-Perché mi opponevo a te?-
gli chiesi con quel briciolo di autocontrollo che era rimasto in me.
-No. Perché discutevamo,
perché eri una testa dura, perché non me ne lasciavi scappare una, perché…-mi
disse dolcemente.
-Stai dicendo che sono
cambiata?- gli chiesi staccandomi leggermente.
-No, ti sto solo dicendo che
ti sei addolcita ed è questo il motivo per cui ti amo adesso, perché ti amo
ancora di più, mia tentatrice.- mi baciò con passione togliendomi il respiro.
Aveva ancora l’abitudine di
chiamarmi tentatrice, nonostante fossero passati dieci anni e lui non avesse
più gli ormoni impazziti come allora o almeno così sarebbe dovuto essere ed
ovviamente non era così.
Sembravamo ancora quelli di
dieci anni prima, ormoni in subbuglio, farfalle nello stomaco, l’amore per
l’altro era smisurato.
Com’era possibile che dopo
tutti quei anni fossimo ancora gli stessi? Non l’avrei mai potuto capire o
forse non l’avrei mai voluto capire.
-Simo?- lo chiamai ancora a
contatto con le sue labbra.
-Mh.- mugugnò.
-C’è qualcosa di diverso in
me rispetto a 10 anni fa?- gli chiesi guardandolo negli occhi.
-Si, tutto.- a quelle parole
mi stupii. Lo guardai malissimo, aprii la bocca per commentare, ma lui mi mise
un dito sulle labbra per farmi tacere.
-Si, tutto, ma in meglio.
Posso discutere con te senza bisogno di alzare la voce, ti sei addolcita, non
sei più così prevenuta nei miei confronti, mi dici qualsiasi cosa e questo non
succedeva dieci anni fa e adesso facciamo cose che dieci anni fa non avremmo
mai sognato di fare. Dieci anni fa non eri mia moglie e non avrei mai potuto
immaginare di sposarti, anche se il pensiero qualche volta mi aveva
attraversato la mente. Be, forse non sei poi così diversa da allora. Ti piace
ancora provocarmi e a volte lo fai senza accorgertene. Aspetta però una cosa è
cambiata: il mio amore per te è più forte e potente di prima. Se prima ti amavo
con il cuore, adesso ti amo con il cuore, con la mente, con l’anima, con il
corpo. Ogni giorno mi innamoro sempre di più di te, non chiedermi come sia
possibile, non so spiegarlo nemmeno io, so solo che è così.- lo guardai con le
lacrime agli occhi.
I suoi occhi luccicavano per
l’emozione.
Mi resi conto che non ero
sola, anche lui provava le stesse emozioni di dieci anni prima, anzi forse le
provava in modo più profondo.
Lo baciai con passione.
-Scusate se disturbo il
vostro momento dei piccioncini. Volevo dare il benvenuto ai nuovi vicini.-
staccandomi da Simo, vidi la mia migliore amica camminare verso di noi.
-Piacere, io sono Ilaria.- le
dissi tendendole la mano.
-Piacere, Arianna.- mi disse
stringendomi la mano.
Ci guardammo negli occhi per
poi scoppiare a ridere.
Il trasloco che noi avevamo
appena fatto, era per stare vicino ai nostri migliori amici Ary ed Edo, che si
erano sposati un anno prima di noi. Avevano un bambino, Matteo, di 4 anni ed andava
molto d’accordo con Luca.
La mia amicizia con la Ary
non era cambiata, anzi con gli anni si era rafforzata ed era cresciuta. Eravamo
diventate inseparabili.
Simo ed Edo erano le
classiche persone che crescono insieme e poi condividono tutta la vita.
Simo mi aveva proposto di
traslocare perché non potevamo tutte le volte spostarci in macchina per andare
a trovare i nostri migliori amici per ogni minima stronzata, quindi aveva
pensato di comprare la casa in parte a loro in vendita per poter vivere vicini.
In caso di necessità avremmo
dovuto solo fare un pezzo di marciapiede.
-Vado a vedere come sta Edo.-
disse Simo uscendo dalla porta.
Io e la Ary andammo in
giardino dove trovai Luca e Matteo che giocavano.
-Ed ecco a voi, i nuovi Simo
ed Edo.- dissi ridendo.
La Ary mi seguì
immediatamente.
-Ci credi che siamo arrivate
fino a qui?- mi chiese continuando a guardare i nostri figli.
-No, non ci credo ancora. Ti
ricordi 10 anni fa quando fantasticavamo sul nostro futuro marito?- le ricordai
ridendo.
-Si, che non riuscivamo ad
immaginarcelo. Avremmo mai immaginato che ci saremmo sposate con Edo e Simo?-
mi chiese guardandomi.
-Be, io non lo sapevo.
Invece, per te, l’avevo sempre sperato. Edo è perfetto per te.- le dissi con
gli occhi lucidi.
-Anche Simo è perfetto per
te.- mi disse lei a sua volta con gli occhi lucidi.
Ci abbracciammo.
A differenza dei ragazzi, noi
ci eravamo incontrate alle superiori per non dividerci mai più.
Avremmo cresciuto i nostri
figli insieme ai nostri mariti.
Era tutto perfetto.
-Come va la gravidanza?- Ary
era incinta di 5 mesi. Avevamo messo su qualche chilo, ma era radiosa, brillava
di una luce strana, una luce di cui solo le donne incinte potevano avere.
Quando mi disse che fosse
nuovamente incinta, rimasi spiazzata. Aveva sempre sognato di avere due figli,
un maschio e una femmina, e probabilmente il suo sogno si sarebbe realizzato,
doveva solo aspettare di vedere di che sesso fosse.
Il giorno che me lo disse,
rimasi senza parole, ma poi mi misi ad urlare e a saltare di gioia. Me lo disse
ancora prima di dirlo ad Edo come aveva fatto anche per la prima gravidanza e
come avevo fatto io quando seppi di essere incinta per la prima volta.
-Bene, la cosa che odio è che
continuo a mangiare. Ho paura di ingrassare troppo- quello era sempre stato il
suo problema. Aveva paura di ingrassare troppo e di sembrare una balena, ma
soprattutto che poi avrebbe fatto fatica a tornare in forma. Pensava di essere
ridicola dato che era bassa e aveva una bambina enorme, aveva davvero paura di
sembrare una piccola mucca. Era solo fissata e non capiva che era bellissima.
Qualsiasi donna incinta era bellissima, ma lei lo era ancora più delle altre.
-Piantala! È normale
ingrassare un po’, ma non farti questi problemi, cerca solo di non mangiare
troppo- le sorrisi dolcemente.
-Certo, certo, tu sei di
parte, anche se fossi grassa e fossi bruttissima, mi diresti lo stesso che sono
bella e che sono magra
Feci finta di non averla
ascoltata. Quando era incinta era altamente paranoica, più paranoica del solito
e bisognava solo ignorarla.
-Allora, la chiamerai
Angelica, vero?- era una domanda retorica, sapevo benissimo che adorava quel
nome e che avesse sempre voluto chiamare sua figlia con quel nome.
-Ovvio, ho detto ad Edo che
non doveva replicare e anche se non gli fosse piaciuto doveva farselo piacere-
scoppiammo a ridere.
-Guardate cosa è arrivato?-
esordì Edo entrando nel giardino di casa mia seguito da Simo.
-Abbia un invito per delle
nozze.- ci disse guardandoci.
-E di chi sono?- chiedemmo in
coro io e la Ary.
-Sono di ……
Due mesi dopo
Come al solito eravamo in
ritardo. La cosa non mi stupiva, ma stavolta non ero io quella in un ritardo
pazzesco, era Simo che si stava ancora facendo la doccia.
Entrai trafilata in bagno
vestita di tutto punto, con il mio vestito da damigella rosa confetto, le
scarpe con il tacco, i capelli raccolti in un coda perché avrei dovuto farmi i
capelli insieme alla sposa, se arrivavo al suo matrimonio, ma a questo punto ne
dubitavo.
-Simo? Datti una mossa. Sono
già in ritardo, anzi, siamo, vorrei ricordati che anche tu sei un testimone,
non so se te lo sei dimenticato- il mio tono di voce era serio, duro.
-Sì, amore, arrivo, lo giuro.
Ho finito- la sua voce mi arrivò attutita a causa dell’acqua che gli scorreva
addosso, su quel corpo perfetto e…
Ok, no, non è il momento di farsi prendere da queste
fantasie.
-Simo, saremmo già dovuti
essere per strada.
-Guarda che non dobbiamo fare
chissà quanta strada- mi ricordò chiudendo l’acqua e uscendo dalla doccia.
Gli passai l’accappatoio e lo
guardai malissimo.
Sbuffai ed uscii dal bagno
ritrovandomi nella nostra camera da letto.
Il completo nero di Simo era
appoggiato sul letto, con la cravatta e le scarpe già pronto per essere
indossate. Almeno si era preparato prima i vestiti.
Entrò in camera mentre si
frizionava i capelli.
Andai allo specchio
posizionato sopra la cassettiera e mi misi a posto i capelli decisamente
orrendi. Potevo essere vestita malissimo, ma i miei capelli dovevano essere a
posto. Li adoravo.
Quando mi girai, Simo si
stava tirando su i pantaloni e aveva la camicia ancora slaccia e la cravatta
penzolante.
Mi avvicinai a lui e
cominciai ad abbottonargli la camicia mentre lui si allacciava i pantaloni.
-Non sono abituato a vederti
mentre mi vesti, di solito mi spogli- mi sussurrò all’orecchio provocandomi un
brivido.
-Infatti, di solito. Ora non
c’è tempo. Per fortuna Luca è dai tuoi altrimenti non so quanto sarei resistita
a dover vestire due bambini – cominciai ad allacciargli la cravatta.
-Sarei un bambino?- mi chiese
offeso.
-In questo momento sì, ti sto
vestendo perché siamo in ritardo.
-Se vuoi vado al matrimonio
nudo, penso che farei notizia e avrei molto successo- alzai lo sguardo verso di
lui e lo guardai male, facendolo ridere.
-Andiamo- gli dissi quando gli
feci il nodo alla cravatta.
Scendemmo le scale e ci
mettemmo in macchina.
Un quarto d’ora dopo, con ben
mezz’ora di ritardo, arrivai a casa di Fede dove c’era già Ary ad aspettarmi.
Suonai il campanello e poco
dopo arrivò sua mamma ad aprirmi.
-Ciao Ila! Come stai?- mi
diedi due baci sulla guancia di rito.
Con gli anni, la mamma di
Fede si era addolcita leggermente ed era meno scorbutica, aveva cominciato a
considerare meglio anche la figlia.
-Bene, grazie. Tu?
-Siamo un po’ agitati- mi
sorrise leggermente.
-Immagino. Sono nella sua
stanza, giusto?
-Certo, vai pure, ti staranno
aspettando.
Salii le scale sperando di
non cadere ed inciampare.
Aprii la porta e mi trovai
davanti un caos infernale.
-Finalmente! Ma che fine
avevi fatto?- mi chiese Ary mentre mi veniva incontro tenendosi il pancione di
7 mesi.
-Stai tranquilla che
altrimenti il bambino nasce prima del previsto- le dissi dandole un bacio sulla
guancia.
-La bambina. E comunque,
tranquilla, non nascerà prima, io sono tranquillissima.
-Certo, ovviamente.
-Allora, Fede, come va?- era
sotto i ferri. I ferri della parrucchiera. Aveva deciso di farsi fare
un’acconciatura boccolosa e raccolta. Avevamo fatto un sacco di provo un mese
prima e quella ci era sembrata la più adatta sia per il vestito che per il viso
di Fede.
-Per adesso sto bene, ma
chiedimelo tra un’ora- bevve un sorso dal suo bicchiere.
-Martini? – mi avvicinai al
tavolo su cui c’erano bicchieri e bottiglia.
-Esatto, con due olive come
piace a noi – mi sorrise.
Con il passare degli anni
l’amicizia tra me, Ary e Fede è cresciuta notevolmente, siamo diventate
inseparabili e ormai facciamo praticamente qualsiasi cosa insieme. Sono
convinta che Fede si sente un po’ in disparte perché alcune volte io e Ary
parliamo ancora in un modo che ci capiamo solo noi, ma cerchiamo sempre di
renderla partecipe di quello che diciamo.
Diventando grandi e capendo
che dovevamo avere una spazio tutto per noi, avevamo deciso di scegliere una
serata che sarebbe stata solo nostra e che niente e nessuno ci avrebbe impedito
di vederli quella sera.
Decidemmo di vederci il
venerdì sera, serata che anche i nostri uomini avevano deciso di passare tra di
loro. Per non c’erano problemi.
La serata del venerdì sera
era soprannominata “Martini Night”. Lo assaggiammo una volta per puro caso, una
sera che uscimmo anche con i ragazzi, e ce ne innamorammo subito. Martini con
due olive, il massimo. Non avremmo mai rinunciato al Martini e poi ci rilassava
e ci inibiva, soprattutto, più del solito.
Mi sedetti su una sedia e mi
versai il contenuto della bottiglia nel bicchiere, ma poi non lo bevvi.
Cominciammo a parlare del più
e del meno, facendo battute, dicendo doppi sensi, non saremmo state noi se non
l’avessimo fatto.
La parrucchiera finì di
acconciare Fede, poi passò a me e infine ad Ary.
Ovviamente eravamo in
ritardo, si sa, la sposa non deve mai arrivare puntuale, senza rigorosamente in
ritardo, anche se Fede aveva deciso di fare un matrimonio tipicamente americano
con damigelle d’onore e all’aperto. Aveva affittato apposta un giardino
botanico bellissimo che avrebbe ospitato la cerimonia.
Simo stava aspettando me e
Ary fuori da casa di Fede. Era già andato da Lorenzo, l’aveva portato al
giardino e poi era passato a prendere noi. Quanto era adorabile il mio amore?
Fede aveva noleggiato una macchina d’epoca, una di quelle che piacevano tanto a lei. Suo papà l’avrebbe accompagnata fino in chiesa e poi fino all’altare, come da tradizione.
Fede aveva noleggiato una macchina d’epoca, una di quelle che piacevano tanto a lei. Suo papà l’avrebbe accompagnata fino in chiesa e poi fino all’altare, come da tradizione.
Durante il tragitto io e Ary
parlammo molto mentre Simo sembrava perso tra i suoi pensieri, ma non indagai,
almeno non in quel momento.
Arrivammo al giardino prima
di Fede, Simo mi lasciò un bacio veloce sulle labbra e raggiunse Lore ed Edo.
Io e Ary ci fiondammo vicino
a Fede quando arrivò la sua macchina.
Ci mettemmo in fila, prima io,
poi Ary e infine la sposa al braccio del padre.
Una musica classica scelta da
Fede accompagnò me e Ary fino ai ragazzi.
Durante la camminata vidi
Simo lì, vestito in giacca e cravatta che mi guardava in modo strano.
Esistevamo solo io e lui che ci guardavamo e mi ritrovai ad andare indietro con
la mente, a ricordarmi il nostro matrimonio. Mi venne normale.
Aveva indosso lo stesso abito
che aveva quel giorno, era bello come quel giorno e mi guardava come quel
giorno, anzi, in un modo completamente diverso che non riuscivo a decifrare.
Con il passare degli anni
avevo imparato a capire Simo in ogni più piccola forma tanto da conoscerlo a
memoria, ma quello sguardo mi mancava, che ne avesse inventato uno nuovo?
Mi misi vicino al prete al
mio posto e guardai Ary che stava avanzando nel suo vestito rosa –che aveva
sempre odiato dal primo istante- e con il suo pancione. Era bellissima e
raggiante.
Mi sentii osservata e quando
mi girai trovai Simo che mi guardava. Gli feci segno di guardare dall’altra
parte, ma scosse la testa sorridendo.
Alzai gli occhi al cielo,
sorrisi e arrossii. Quanto odiavo quell’uomo? Non poteva farmi ancora quello
stupido effetto, non ero più una ragazzina.
E finalmente la marcia
nuziale partì, annunciando l’arrivo di Fede. Era bellissima nel suo abito
avorio, era raggiante e un sorriso era stampato sulle sue labbra.
Anch’io mi misi a sorridere e
le lacrime mi chiesero di uscire, ma cercai di darmi una calmata, non era
ancora arrivato il momento di piangere.
Per tutta la cerimonia alternavo
lo sguardo tra i due futuri sposi e Simo che non la piantava di guardarmi con
quel sorriso strano. Avevo giurato che se non l’avesse piantata lo avrei preso
a sberle. Era insopportabile.
Edo e Ary si guardavano
teneramente mentre lei si accarezzava il pancione.
Era un’abitudine che si era
presa, continuava ad accarezzare la pancia come se coccolasse suo figlio e la
scena era molto tenera.
Quando finalmente la
cerimonia finì e i novelli sposi si baciarono, le lacrime cominciarono a
scendermi.
Simo mi si avvicinò e mi
accompagnò per attraversare in mezzo agli ospiti.
In quei pochi metri cercai di
darmi una calmata.
Ci trasferimmo in un
ristorante di campagna che era la fine del mondo. Era circondato da giardini
enormi, con fiori bellissimi e piante che non avevo nemmeno mai visto.
Noi testimoni eravamo in una
tavolata vicino agli sposi.
Mangiammo, ballammo e ci
divertimmo parecchio.
Ero a bordo pista, che stavo
osservando gli invitati ballare, scatenarsi, ridere, scherzare tra di loro.
Due braccia forti e ormai
conosciutissime, mi abbracciarono da dietro.
<< Non sono bellissimi?
>> mi chiese sorridendo e lasciandomi un bacio sulla tempia.
Sì, lo erano. Erano lì tutti
e quattro insieme che ballavano come degli scemi.
In mezzo a quelle quattro persone
c’era la mia migliore amica che non mi aveva mai abbandonato e che nel momento
del bisogno era sempre presente. C’era l’altra mia migliore amica che si era
appena sposata, che era felice, che finalmente aveva avuto quello che dalla
vita aveva sempre desiderato. Con quelle due pazze avevo passato gli anni
migliori della mia vita, ma ci avrei passato anche tutti i seguenti. Le amavo,
le amavo come si possono amare delle sorelle e loro per me lo erano.
Vicino a loro c’erano i loro
mariti, mariti che erano i migliori amici di mio marito, di quel marito che
ogni tanto non sopportavo, ma che amavo con tutta me stessa.
Tutti avevano avuto quello
che volevano, tutti erano felici.
Ary avrebbe avuto un altro
bambino di lì a pochi mesi facendo diventare Edo padre per la seconda volta,
Fede e Lore erano sulla buona strada per farne uno tutto loro, ma avevano
ancora tempo, prima dovevano godersi il periodo da neo sposini.
Poi c’ero io, che non potevo
volere di più dalla vita, avevo tutto: amici fantastici, un marito stupendo, un
figlio che purtroppo stava prendendo dal padre e forse…
<< Amore, posso
chiederti una cosa? >> mi chiese dolcemente appoggiando una mano sulla
mia pancia facendomi sussultare.
Sa?
<< Dimmi >>
deglutii a fatica.
<< Sei incinta, vero?
>>
Tre parole, tre parole che mi
fecero capire che sapeva, che aveva capito, ma da cosa?
<< Come fai a saperlo?
>> mi girai leggermente a guardarlo con un sopracciglio alzato.
<< Sei più bella del
solito e sei dannatamente sensuale. Sei una bomba sensuale quando sei incinta,
più di quanto tu lo sia sempre e questo è preoccupante >> mi sussurrò
all’orecchio facendomi rabbrividire.
Tutto era perfetto e tutto
alla fine era finito nei migliori dei modi.
THE END
Siamo giunti alla fine di
questa storia. 60 capitoli sono tantissimi, secondo me anche troppi.
Ho postato questa storia più
di un anno fa e con questa ho iniziato a pubblicare su EFP. È stata la prima
storia che ho pubblicato in assoluto.
È passato più di un anno e
sinceramente mi sembra come se questa storia non mi appartenesse più. Ho
continuato a postarla solo perché mi sembrava giusto che sapeste che cosa
sarebbe successo a tutti i protagonisti, ma se fosse stato per me probabilmente
avrei smesso di farlo mesi e mesi fa.
Ma non mi pento di aver
scritto questa storia, ho iniziato a scrivere con lei, ho amato tutti i personaggi
di questa storia e all’interno di essa ci sono tantissime cose di me stessa,
non potreste nemmeno immaginare quante.
Ho scritto un mese intero per
completare la storia, ci ho davvero messo tanto, ma mi sono anche divertita.
Con questa storia
probabilmente mi sono in un certo senso fatta conoscere, anche se adesso mi
piacerebbe che si andasse avanti. Penso di essere migliorata nel corso del
tempo e questa storia mi ha aiutato parecchio.
Le devo molto, davvero tanto,
mi ha permesso di sognare, di immaginare ragazzi quasi perfetti (perché nessuno
è perfetto), mi ha permesso di far viaggiare la fantasia e di sfogare i miei
momenti di tenerezza attraverso di loro.
Devo molto alla storia, ma
devo molto anche a voi perché senza di voi questa storia non sarebbe arrivata
fino a questo punto. Se voi non aveste inserito la mia storia nelle varie
liste, questa storia non sarebbe arrivata fino al 60esimo capitolo. Se non mi aveste
dimostrato l’affetto per i miei personaggi e per questa storia, avrei mollato
molto prima.
Quindi GRAZIE, davvero grazie
a tutte voi, grazie per aver letto in silenzio, grazie per aver recensito ogni
capitolo, grazie per avermi fatto sorridere e per avermi dato la forza per
continuare a postare questa storia. Penso che un grazie sarebbe riduttivo, ma
non saprei davvero come fare per ringraziarvi come si deve.
Ringrazio ogni singola
persona, anche gli ultimi arrivati, ringrazio davvero tutti dal profondo del
mio cuore.
Ho conosciuto davvero persone
fantastiche grazie a questa storia che spero di incontrare nuovamente anche in
futuro.
Adesso che questa storia è
giunta alla fine, bisogna pensare ad altro, guardare in avanti e vi dico questo
che farvi sapere che pubblicherò presto un’altra storia romantica. Sarà
decisamente molto diversa da questa, ma spero vi piacerà comunque.
Se vi dovesse far piacere e
vorreste leggerla, sappiate che probabilmente posterò già il prologo in questi
giorni. Quindi tenete gli occhi aperti (sempre che vi interessi) oppure
aggiungetemi su FB o Twitter che sicuramente lì avviserò del nuovo capitolo.
Detto questo ragazze, mi
sembra doveroso lasciarvi, mi sono dilungata già abbastanza. xD
GRAZIE ANCORA *_*
Spero di rivedervi presto,
Spero di rivedervi presto,
CherryBomb_