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Autore: sophie_85    26/04/2011    21 recensioni
Siamo alla fine del primo anno e Silente decide di fare un regalo un po’ particolare a Neville: un ricordo di sua madre.
Storia partecipante al secondo turno dello "Storytelling contest - Squadra Ungari Spinati" di Fabi_, classificatasi 1° nella squadra
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nick Autore (sul forum e su EFP): Sophie_85
Titolo: Farfalle di carta
Personaggi: Neville Paciock, Albus Silente, Alice Paciock
Carta scelta: 31. Lo zucchero
Genere: Generale, malinconico, fluff (?)
Rating: verde
Avvertimenti: /
Introduzione: Siamo alla fine del primo anno e Silente decide di fare un regalo un po’ particolare a Neville: un ricordo di sua madre.
NdA (eventuali): Non ero sicura su che genere mettere, spero mi darai un consiglio a fine contest ^__^ Mi auguro che la storia ti piaccia, buona lettura!











Farfalle di carta
di Sophie_85




Era la prima volta che Neville entrava nello studio del preside; fino a quel momento non si era neanche mai chiesto dove si trovasse. Era una stanza circolare, ricolma di libri dall’aria antica e, sulla scrivania, strani oggetti di cristallo ogni tanto esalavano sbuffi argentei. Gli ospiti dei ritratti dei precedenti presidi di Hogwarts dormivano placidamente nelle loro cornici, come anche un uccello dalle piume dorate poco più grande di una colomba, chiuso nella sua gabbia in fondo allo studio, vicino alla finestra. Nonostante tutti questi interessanti oggetti, l’attenzione di Neville era stata catturata dall’imponente spada custodita all’interno di una teca di vetro: la lama argentea, dall’aspetto antico, rifletteva lo scintillio delle candele mentre l’elsa era incastonata di rubini.
“Bella, non è vero?” la voce del preside lo fece sobbalzare e, indietreggiando, Neville rovesciò un tavolino bislungo e non troppo stabile; mentre mormorava scuse a mezza voce e lo rialzava più impacciato che mai, Silente continuò a parlare come se nulla fosse accaduto. “Era di Godric Grifondoro. La leggenda vuole che solo chi dimostra di avere le doti e il coraggio di un vero Grifondoro possa aspirare a maneggiarla.”
Neville contrasse le labbra in una piccola smorfia, come a voler dire che quello era un discorso che lo riguardava ben poco, ma Silente gli lanciò un’occhiata penetrante da sopra gli occhiali a mezzaluna.
“Ogni cosa a suo tempo,” disse quasi in un sussurro, sorridendo, ma Neville non ebbe neanche modo di chiedere a cosa si riferisse che Silente cambiò discorso, indicandogli una sedia e prendendo posto dietro la scrivania. “Mi dispiace averla fatta attendere. E’ curioso di sapere perché l’ho mandata a chiamare, signor Paciock?”
Il ragazzo si mosse a disagio sul posto “A dire la verità sì, signore.” La presenza del preside gli metteva sempre addosso una certa soggezione.
“Avrei un regalo per lei. Natale è trascorso già da un po’, quindi potremmo considerarlo un premio per la dedizione con la quale ha tentato di proteggere i suoi amici quest’anno, nonostante alla fine il signor Potter, il signor Weasley e la signorina Granger si siano comunque avventurati alla ricerca della Pietra Filosofale.”
Neville lo guardò stupito mentre il preside si dirigeva verso un armadio scuro vicino la porta dello studio. Aprì le ante e ne estrasse un basso bacile in pietra, con delle strane incisioni, forse rune antiche, scolpite lungo tutto il bordo.
“Un Pensatoio!” esclamò Neville quasi senza pensare.
“Conosce già quest’oggetto? Sa come funziona, signor Paciock?”
“Sì, preside. L’ho visto a casa di un mio bisnonno, ma non era così… luminoso”.
Silente sorrise. “Evidentemente la sua famiglia non lo utilizza più. Io invece, ahimè, ne ho un estremo bisogno.” Tornò serio prima di proseguire. “Come lei sa, qualche anno fa sono stato chiamato per esaminare la mente dei suoi genitori. Non sono un Medimago, ma posso vantare una conoscenza della magia abbastanza vasta da poter, a volte, essere di aiuto in questi casi. Purtroppo sa anche che non ho potuto fare molto per loro”.
Neville annuì, guardandosi la punta delle scarpe, e Silente continuò: “Eppure osservando la memoria di sua madre, ho potuto constatare che le sono rimasti alcuni frammenti di ricordi alquanto lucidi. Molto brevi, ma rimasti intatti nella sua memoria. E la maggior parte riguardano lei, signor Paciock.”
Neville alzò la testa così rapidamente da farsi male al collo. Silente sorrise di nuovo. “Chiuda gli occhi”.
Con un attimo di titubanza, il ragazzo obbedì. Si sentì sfiorare la tempia da qualcosa di ruvido e quando riaprì le palpebre, un tremolante filo d’argento era attaccato alla bacchetta di Silente, che con un leggero movimento del polso lo lasciò cadere nel Pensatoio.
“Lei era troppo piccolo in questo particolare ricordo per poterlo richiamare alla mente, ma quel momento è comunque dentro di lei e io sono in grado di mostrarglielo, se ovviamente lo desidera e se la sente.”
La superficie scintillante, difficile a dirsi se fosse liquida o gassosa, si increspò leggermente, e tra le sue onde si formò l’immagine di un viso tondo e sorridente, incorniciato lunghi capelli castani.
“Neville?” Si rese conto di essere rimasto a fissare quell’immagine per un tempo indefinito solo quando sentì il preside scuoterlo gentilmente per un braccio.
“Sì, preside, la prego.”
Silente si scansò per dar modo a Neville di posizionarsi davanti al Pensatoio e, dopo aver guardato per un istante la superficie eterea, prese un respiro profondo e immerse il viso nel catino.
 
Neville si ritrovò catapultato in quella che sembrava una cucina grande e luminosa. Sul davanzale della finestra, ornata di tendine gialle, faceva bella mostra di sé un grande vaso di fiori freschi colorati. Al centro della stanza era disposto un tavolo con quattro sedie, sul quale troneggiavano una vasta quantità di cibo, vari recipienti, ingredienti e ciotole.
Un bambino cicciottello era seduto nel seggiolone mentre una donna dalla morbida chioma color nocciola che gli dava la schiena, era impegnata a tagliuzzare le verdure sul lavandino a colpi di bacchetta, canticchiando.
Neville non aveva alcun dubbio: anche se c’era stato davvero poche volte da quando era andato a vivere con la nonna, quella era la cucina della casa dei suoi genitori.
Si mosse incerto; stava per aggirare il tavolo per cercare di vedere la donna in viso, quando il bambino cominciò a piangere, facendolo sobbalzare. Se non fosse stato un ricordo, avrebbe di certo fatto cadere una delle sedie.
“Neville, tesoro! Che c’è?” la donna si girò e il suo sguardo lo attraversò, senza vederlo, per posarsi sul bambino. Anche se sapeva di non poter interagire in maniera attiva nel suo ricordo, inconsciamente si spostò di un passo per consentire a sua madre di raggiungere il suo ‘io’ bambino. La vide prenderlo in braccio e dondolarlo con dolcezza, per farlo calmare. Il cuore di Neville mancò un battito. Era completamente preso dalla scena e non riusciva a staccare gli occhi dal viso di lei, tanto simile al suo. Nel ricordo sua madre era così diversa dalla realtà… Aveva un viso tondo e simpatico e i suoi capelli erano lunghi e luminosi, mentre nel presente il viso pallido e sciupato le faceva sembrare gli occhi enormi e il caldo colore della sua chioma era scomparso, striato da ciocche grigie e arruffate.  
L’ingresso improvviso di sua nonna lo costrinse a tornare alla realtà, attirando la sua attenzione. Aveva un aspetto molto più giovane di quello attuale, anche se l’abbigliamento restava più o meno lo stesso.
“Alice, se continui a prenderlo in braccio ogni volta che fa i capricci, tirerai su uno smidollato!”
“Ma no! Poverino, questa notte non ha dormito bene, è per questo che è un po’ infastidito, vero amore?” Aggiunse l’ultima parte con un sorriso, rivolgendosi direttamente al piccolo, che nel frattempo si era calmato tenendo stretta nel pugnetto una ciocca dei capelli della mamma.
Intanto Augusta Paciock armeggiava con borsa e cappotto. “Sei sicura che non vuoi che resti? Cosa farai se Neville non dovesse calmarsi?”
“Non preoccuparti e vai tranquilla. É così tanto tempo che non vedi la tua amica.”
“Come preferisci, ma non dargli lo zucchero, altrimenti finirai per viziarlo.” Si avvicinò al piccolo Neville e gli diede un buffetto sulla guancia. “E tu fai il bravo ometto. Ci vediamo stasera.”
Con un sonoro ‘crack’, lasciò la stanza.
“Ok, è ora di cominciare, si sta facendo tardi!” Nel momento stesso in cui Alice provò a metterlo nel seggiolone, il bambino ricominciò a frignare. “Così però la mamma non riesce a cucinare, e dobbiamo preparare la cena per il compleanno di papà prima che torni dall’ufficio. Cosa c’è che non va, cucciolo?” Lo vide agitarsi allungando le manine paffute verso il barattolo di vetro trasparente sul ripiano in alto. “Vuoi queste?”
La mamma prese il barattolo per poi posarlo sul tavolo, e il piccolo Neville fece un grosso sorriso, emettendo versi non ben definiti. Osservandolo più da vicino, Alice si rese conto che erano le gomme Bolle Bollenti che tanto piacevano a Frank. Rimettendo il barattolo a posto, disse al figlio: “Queste sono troppo forti per te, Neville, mi dispiace!” E visto che il bambino stava per ricominciare a piangere, aggiunse: “Allora la nonna ha ragione a dire che fai i capricci…” il sorriso sulle sue labbra e un buffetto sul naso del bambino stemperarono completamente il leggero tono di rimprovero. “Aspetta, la mamma ha una soluzione.” Aprì la credenza con i dolci e prese una piuma di zucchero. Sussurrò: “Engorgio!” e la piuma divenne grande quanto la sua mano. Quando la mostrò a Neville, al bambino si illuminarono gli occhi: l’afferrò con entrambe le mani e iniziò a succhiarla con voracità.
“Non dirlo alla nonna, altrimenti mi sgrida!” Gli fece l’occhiolino, mentre ricominciava ad armeggiare con gli ingredienti sparsi sul tavolo.
Continuava di tanto in tanto a tenere d’occhio il piccolo, che, nonostante fosse più che contento della propria piuma, – Neville adorava lo zucchero - continuava a lanciare occhiate curiose verso il barattolo. Ad Alice venne un’idea.
“Forse ho capito… Accio!”
Il barattolo si aprì e uno degli involucri delle gomme volò verso di lei: era di un azzurro particolarmente sgargiante. L’afferrò al volo e la porse a Neville: con la manina libera, il bambino prese la carta e guardò con occhi rapiti la luce e i riflessi colorati che questa rilasciava accartocciandosi. Alice gli sorrise con estrema dolcezza, mentre il piccolo Neville le mostrava raggiante il suo piccolo tesoro. “Quando la mamma vede questo bel musetto triste, le si stringe il cuore, cucciolo.” E con un colpo di bacchetta richiamò tutte le altre carte dal barattolo, facendole volare intorno a Neville come tante farfalle colorate. Il piccolo cominciò a battere le mani, entusiasta.
“Farei di tutto per vederti felice, amore mio.” Gli posò un bacio fra i capelli e piano piano il ricordo scomparve.

*

Il pesante russare di Dean gli confermò che ormai si erano assopiti tutti, nel dormitorio. Nonostante l’insolita quiete, il ricordo che aveva appena rivissuto non gli permetteva di prendere sonno e così Neville decise di riporre le ultime cose nel baule: il giorno seguente sarebbero tornati tutti a casa.
Mentre stava riordinando gli ultimi vestiti, inciampò sul piede del letto e finì quasi addosso a Ron, il quale si limitò a grugnire qualcosa e a girarsi dall’altra parte. Sollevato di non aver svegliato l’amico, Neville prese i pantaloni caduti a terra e, nel farlo, un foglietto di carta gli cadde dalla tasca; lo raccolse sedendosi sul bordo del letto: era uno degli involucri delle gomme Bolle Bollenti che la madre gli dava sempre quando andava a trovarla all’ospedale. Se la rigirò tra le mani, lasciando che la luce della candela creasse dei vivaci riflessi arancioni, mentre lui si perdeva tra i propri pensieri. Sua nonna non gli aveva mai fatto mancare nulla: era un po’ severa, ma gli voleva bene; quella sera però, per la prima volta in vita sua, aveva capito davvero cosa significava essere amato dalla propria madre. Quella dolcezza, quel calore che lei era riuscita a trasmettergli in quei pochi attimi, erano il regalo più grande che avrebbe mai potuto ricevere.
Neville si rigirò tra le mani la carta della caramella, tirando su col naso. Estrasse la bacchetta e la puntò con un sussurro sul rombo colorato: per un momento si sollevò in aria, ma dopo poco ricadde inerme sul palmo della sua mano. Nonostante la scuola fosse finita, ancora non padroneggiava pienamente l’incantesimo Wingardium Leviosa.
Aprì il cassetto del suo comodino, estraendone una scatoletta di latta: all’interno c’era un numero considerevole di involucri vuoti di gomme Bolle Bollenti a cui aggiunse quella che aveva in mano. La ripose con delicatezza vicino alla confezione di piume di zucchero, le sue preferite, e richiuse il cassetto con un mezzo sorriso e gli occhi lucidi. Sua madre lo aveva amato davvero con tutto il cuore. E anche se adesso non era quasi più in grado di riconoscerlo, forse, a modo suo, nonostante tutto cercava ancora un modo per renderlo felice.






Fine




Sophie' space
Ciao a tutti! Questa fanfiction è stata scritta in occasione di un contest, e quando ho scoperto che al prompt 'zucchero' era associato il personaggio di Neville, non ho potuto fare a meno di pensare alle carte delle caramelle che la madre continua a donargli ogni volta che va all'ospedale. Ho pensato 'Chissà perché proprio le carte delle caramelle?'
Questo è il risultato della mia ipotesi. ^___^
Il finale in realtà è stato leggermente modificato: all'inizio avevo pensato a Neville che faceva volare gli involucri come delle farfalle, proprio come la mamma aveva fatto per lui, ma poi mi sono resa conto che Neville del primo anno non ne sarebbe mai stato in grado :)
Spero che la storia non sia risultata troppo sdolcinata o melensa, perché io ho amato l'idea e ancor più scriverla.
Anche se non vi è piaciuta, vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino a qui. Ah! Ringrazio vivamente Only_ per aver eccezionalmente sostituito la mia beta, Fabi_ :) E Acardia, per i preziosissimi consigli con cui sono riuscita a limare un po' il mio stile ed eliminare le mie mille ripetizioni XD
Un abbraccio,

Sophie!

Potete trovare la mia pagina su fb qui: http://www.facebook.com/pages/Sophie_85/297003163686205 dove inserirò eventuali nuove storie e chiacchiericci vari ^_^


Classificata 2° al 'Card contest' di Jules black
Vincitrice del premio 'Emozione'

Stile: 8.5/10 punti
Grammatica: 9.5/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 punti
Originalità: 10/10 punti 
Utilizzo del prompt: 10/10
Gradimento personale: 4.3/5
Punti bonus: 5/5
Totale: 57.8/60 punti
 Rivoglio indietro tutti i fazzoletti  che ho speso leggendo questa fan fiction. E’ sublime, malinconica, dolorosa. Talmente reale che sembrava essere parte integrante di un libro della Rowling. Davvero, meriti talmente tanti complimenti che risulterei essere ripetitiva. In quasi tutti i parametri hai avuto il massimo. Per lo stile, mi sono mantenuta cauta, per il semplice fatto che altre partecipanti mi sono sembrate stilisticamente “più mature”. Bazzecole, se messe a confronto con quello che hai scritto. C’è solo un’imperfezione grammaticale. “Lei eri troppo piccolo in questo particolare”. Ovviamente va scritto “lei era”. Stupidaggini. Per il resto, nulla da dire. E’ un tributo meraviglioso alla povera Alice. Ed a Neville. Commovente. Dolcissima, come lo zucchero. Davvero, complimenti.






Vincitrice del 'Premio Dolcezza' al "Please, give me a fanfiction!" contest di Aras





"Dolcissima! Hai raccontato un momento fantastico, molto dolce, familiare, banale ma assolutamente importante! Mi piace leggere storie così, che parlano di piccoli momenti di vita quotidiana, senza grandi imprese o gesti eroici. Un meraviglioso tributo d'amore ad Alice! E Neville, oh era così lui! Impacciato, insicuro, non crede in se stesso e ha sempre paura di sbagliare, ma ha così bisogno d'amore, è così sensibile... ci credi se ti dico che mi sono quasi venute le lacrime agli occhi leggendo la tua fic? Davvero splendida!"


6° classificata su 42 partecipanti a "La mia perla edita" contest, di .Pad. e vincitrice del 'Premio Dolcezza'

Grammatica e Punteggiatura:19.50/20
Stile:10/10
Originalità:15/15
Caratterizzazione:10/10
Gradimento personale:15/15



Parlo dopo del resto (grammatica, punteggiatura, stile, originalità e caratterizzazione).
La tua storia mi ha messo i brividi e uno stupido sorriso stampato in faccia.
Una storia dolce e piacevole, che ti rende sorridente, ma anche triste. E mi viene da dire quanto sia ingiusto il destino. Hai descritto Alice come una mamma dolce e che fa passare anche qualche capriccio al figlio, ma io l’ho sempre immaginata così. Come non può piacere una storia del genere? Io non lo so proprio. Sta sicura però, a me è piaciuta molto.
Nessun errore di grammatica.
Ti faccio notare una cosa in punteggiatura: -“Ogni cosa a suo tempo,”- tu hai messo la virgola come se Silente dovesse continuare a parlare e lo fa, certo. Ma quando riinizia a parlare la prima parola deve iniziare per lettere minuscola (-50).
La storia è senza dubbio originale. Non ho mai letto nulla del genere, ma è già originale per l’immensa dolcezza.
La caratterizzazione, soprattutto quella di Alice, è ottima. Lei l’ho proprio adorata: nei suoi piccoli gesti verso il figlio e col suo amore materno.



Storia partecipante al secondo turno dello 'Storytelling' contest di Fabi e 1° classificata nella squadra degli 'Ungari Spinati'

Grammatica e sintassi: 5/5
Lessico e stile: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Originalità: 4.8/5
Utilizzo del prompt: 5/5
Gradimento personale: 5/5
Sviluppo della trama: 5/5

44.8/45


Cosa posso dire di questa storia? È davvero molto bella.
Hai presentato Neville e Silente in modo eccellente, il modo che Silente ha di rivolgersi a Neville sembra rimarcare un libro originale della Rowling, allo stesso modo questo ragazzo un po' impacciato che non sa padroneggiare gli incantesimi e che timidamente risponde al preside, l'ho trovato perfetto.
La caratterizzazione è il punto di forza assoluto di questa storia, hai curato ogni dettaglio, a partire dalla descrizione del ricordo, fino alla semplice presentazione del pensatoio. Hai presentato un ricordo toccante e molto ben definito, che descrive l'amore che Alice prova per suo figlio in modo semplice.
L'inserimento dell'immagine è originale e interessante, hai analizzato bene l'immagine, cercando di riportare quello che voleva trasmettere, anziché quello che mostrava ad un primo sguardo.
La grammatica è perfetta e lo stile è scorrevole e avvincente.
La storia è molto originale, curata in ogni dettaglio.
Cosa posso dire? Ho iniziato il giudizio domandandomelo e ancora non riesco a rispondere. Credo che questa sia una storia da leggere.

   
 
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