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Autore: Katra    26/04/2011    11 recensioni
All’Inferno era una soleggiata mattina, Nesso galoppava allegramente tra i gironi e Dante, sulla sua groppa, lo incitava ad andare più forte. Il povero Virgilio, sollevato da non dover portare Dante in spalla come aveva fatto per quasi tutta la prima parte dell’Inferno, li seguiva a piedi gridando a gran voce:
“Oh bischero, che tu fai? Mica l’hai scambiato per un cavallo?”. Dante, con il vento che gli fischiava tra i radi, ormai estinti, capelli, si girò e gli gridò:
“Oh Virgilio , che stai la dietro, ti conviene darti una mossa, perché chi indietro rimane indietro viene lasciato”.
Ora, non sappiamo se per colpa della Fortuna che albergava nel sesto cerchio, se per infausto destino, oppure perché Nesso si era rotto le palle di essere trattato come mezzo pubblico, ad un tratto il centauro diede un violento scossone e Dante partì in orbita come l’Apollo 13.

Storia a sei mani: jadina94, pome_chan e Katra. Enjoy!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lucifero in ascensore

Lucifero in ascensore

 
All’Inferno era una soleggiata mattina, Nesso galoppava allegramente tra i gironi e Dante, sulla sua groppa, lo incitava ad andare più forte. Il povero Virgilio, sollevato da non dover portare Dante in spalla come aveva fatto per quasi tutta la prima parte dell’Inferno, li seguiva a piedi gridando a gran voce:
“Oh bischero, che tu fai? Mica l’hai scambiato per un cavallo?”. Dante, con il vento che gli fischiava tra i radi, ormai estinti, capelli, si girò e gli gridò:
“Oh Virgilio , che stai la dietro, ti conviene darti una mossa, perché chi indietro rimane indietro viene lasciato”.
Ora, non sappiamo se per colpa della Fortuna che albergava nel sesto cerchio, se per infausto destino, oppure perché Nesso si era rotto le palle di essere trattato come mezzo pubblico, ad un tratto il centauro diede un violento scossone e Dante partì in orbita come l’Apollo 13.
Virgilio, osservando attonito Dante sparire alla volta di Cassiopea, inizialmente provò un improvviso moto di sollievo e portando le mani a coppa alla bocca gli gridò: “Oh Tosco, ci si rivede in Paradiso”. Subito dopo sopraggiunse il terrore insieme alla consapevolezza di aver fatto un enorme, gigantesca, madornale cazzata.
Intanto, nelle più remote profondità dell’inferno, Lucifero, abbandonato sulla sdraio rosa comprata in saldo all’Ikea il week-end prima, stava sferruzzando allegramente una sciarpina per Minosse aiutato da Cassio, o comunque da quel poco che ci rimaneva, quando si vide passare davanti la cometa urlante che era diventato Dante. Sulle prime si insospettì, ma poco dopo l’invitante aroma della tisanina drenante anticellulite che aveva messo a bollire poco prima lo distrasse.
Nel frattempo, Virgilio in preda al panico, vagava disperato per il girone stappando capelli a tutti i dannati che gli passavano davanti, anche perché lui, di capelli, non ne aveva più. Non sapendo più a che santo votarsi si decise a tirare fuori il suo nuovissimo IPhone 4G dalla tunica firmata Valentino e compose con dita tremanti il numero privato di Lucifero, che qui non divulgheremo per ragioni di privacy, sperando di non beccarlo in un momento no.
Per sua enorme sfiga, non era proprio giornata, Lucifero aveva appena finito di inzuppare Bruto nella sua bella tisana e stava per addentarlo, quando la vibrazione del suo palmare lo fece sobbalzare e cadere dalla sedia, trascinando con se tutto il servizio buono da the che aveva tirato fuori per la tisana di metà mattina. Imprecando come uno scaricatore e tirando giù dai loro piedistalli Dio e tutti i suoi colleghi afferrò il telefono e urlò dentro al ricevitore: “Che minchia c’è?” dall’altro capo del telefono un Virgilio balbettante provò a spiegargli la situazione: “Dante…Nesso…cometa…Cassiopea…sono nella merda…ARGH!” Lucifero raccolse quel poco di pazienza che gli era rimasta e ringhiò: “Ho capito, vengo lì e me lo spiegate a voce!” e prima che potesse anche solo infilarsi un dito nel naso il telefono vibrò nuovamente: “Che c’è ancora?” urlò il povero diavolo esasperato:
“Salve – rispose una voce soave, cosa che gli provocò nausee e giramenti di testa – qui è l’alto dei Cieli che parla, volevo informarla che un oggetto non ben identificato, ma di cui si nota l’enorme naso e continua a ripetere ossessivamente Beatrice, oh mia Beatrice, si è schiantato poco fa nel secondo cielo. Sospettiamo che sia roba vostra, puzza d’Inferno” al che Lucifero sospirò e si passò una mano tra i folti capelli:
“Un  naso enorme dice? Un attimo e sono subito da lei”
“Se potesse essere così gentile da sbrigarsi le saremmo tutti infinitamente grati in quanto ci sta offuscando la visione del Padre Eterno”
Lucifero non rispose e le riattaccò bruscamente in faccia.
Da quando quel guastafeste di Dante era piombato nel suo regno, non aveva un attimo di pace, nemmeno la merenda di metà mattina gli lasciava fare! Rassegnato si trascinò fino al frigorifero e, con la grazia di una mandria di bufali, vi depositò Cassio e Bruto: “Fermi lì, torno subito”. Poi sbuffando come un mantice si diresse verso l’ascensore e trovandolo occupato si chiese disperato sotto l’effetto di quale droga aveva assunto degli incompetenti che invece di lavorare passavano le giornate a chiamare l’ascensore solo per godere della musica al suo interno. Erano ormai passati i tempi in cui le urla strazianti dei dannati facevano da sottofondo ai suoi viaggi.
Ormai sull’orlo di una crisi mistica guardò le ripide scale e iniziò a percorrerle rassegnato.
Quando arrivò al girone dove Virgilio aspettava, Lucifero aveva ormai perso 40 kili e aveva le balle che giravano come pianeti impazziti. Dulcis In fundo si trovò davanti l’autore dell’Eneide in preda da una crisi isterica. Incurante di ciò gli disse:
“Visto che hai combinato un casino, prendi paletta e scopa e vieni con me a raccattare l’irritante nasoppia”
Detto questo lo prese per la collottola, lo trascinò dentro l’ascensore, miracolosamente libero, e spinse il pulsante per il paradiso. Mentre salivano, accompagnati dalla musichina dell’ascensore -  Il Mattino di Grieg –  Virgilio, superata brillantemente la crisi, domandò a Lucifero:
“Scusi, Sua Cattiveria, ma come facciamo ad entrare in paradiso, dato che lei è stato un po’ bandito e io un po’ confinato nel limbo?!”
“Hai ragione, non ci avevo pensato. Adesso faccio una telefonata e risolvo il problema” e con fare professionale tirò fuori il suo palmare e digitò il numero per l’alto dei Cieli. Rispose una voce registrata:
“Buon giorno, qui è l’alto dei Cieli. La preghiamo di digitare il tasto uno sulla sua tastiera se ha problemi con le tubature, il tasto due se ha dei problemi con i Santi, il tasto tre se l’hanno indirizzata nel girone sbagliato, il tasto quattro se sua moglie è stata mangiata per “sbaglio” da Lucifero, il tasto cinque se un imbecille dell’inferno si è schiantato erroneamente su uno dei nostri cieli”
Vedendo Lucifero perplesso, Virgilio suggerì:
“L’imbecille, prema per l’imbecille”
“Ma io ho dei problemi anche con i santi…”
“Li risolverà dopo... ora prema per l’imbecille” il tono di Virgilio era perentorio.
Una volta premuto il tasto cinque e atteso per una decina di secondi accompagnato dalla sinfonia incompiuta di Bach, finalmente gli rispose la stessa voce soave che lo aveva informato della presenza prematura di Dante in paradiso:
“Alto dei Cieli, sono Gabriele, in cosa posso esserle utile?”
“Sono io, chiamo per l’imbecille spiaccicato sul secondo cielo. Volevo chiedere se potete recapitarmelo all’entrata del paradiso, sai com’è, dall’ultima volta che ho litigato con Dio, il Grande Capo non è proprio entusiasta di vedermi”
Dall’altro capo della cornetta si sentì sbuffare e Gabriele rispose, con tono di sufficienza:
“Non c’è problema, Beatrice sta già provvedendo, vi recapiteremo il naso e il corpo attaccato alle porte del paradiso, stammi bene”
Lucifero riattaccò esasperato proprio nel momento in cui le porte metalliche dell’ascensore si aprivano con un “dlin” e la luce divina feriva i loro occhi:
“Dannazione, mi scordo sempre gli occhiali da sole” borbottò Lucifero schermandosi gli occhi con la mano artigliata. Percorsero qualche metro finché non si imbatterono in San Pietro. Quest’ultimo li guardò e gli chiese:
“Siete qui per il nasoppia, vero?”
I due annuirono.
“Bene, attendete qui, ora mi informo su come è messa la situazione” disse pigiando il tasto dell’interfono e dicendo “Qui ci sono Lucifero e Virgilio. Come siete messi con la rimozione di Dante?”
Una voce rispose gracchiante:
“Si, ho quasi finito, intrattieni i signori fino a che non vi raggiungerò alla reception”
San Pietro si strinse nelle spalle e offrì ai due un piatto di broccoli per ingannare l’attesa:
“Sono salutari – disse guardando le facce inorridite dei due – guardate me, mangio solo broccoli e ho il fisico di un’ottantenne”
“Ottanta? Gliene avrei dati molti di meno!” sorrise Virgilio,
“Oh, adulatore!” rispose San Pietro arrossendo.
Pochi minuti dopo apparve dietro al cancello celeste, Beatrice con Dante appresso.
Il poveretto, rimasto traumatizzato, si guardava intorno stranito. Virgilio gli corse incontro “Oh Tosco, ti sei ridotto male. Andiamo, torniamo che c’è Nesso in apprensione”
Lucifero salutò San Pietro e Beatrice ed entrò nell’ascensore.  Arrivato al suo piano, il Re degli Inferi ordinò a Dante e a Virgilio di riprendere il loro viaggio e di non importunarlo ulteriormente, almeno per quel giorno.
Finalmente libero da quelle irritanti presenze, andò a raccattare Cassio e Bruto, ormai congelati, dal frigo e si sdraiò, felice, sulla sua sedia dell’Ikea sperando che quella giornata finisse presto.
Cinque minuti dopo, il suo cellulare ricominciò a vibrare.  
“Pronto” disse.
“Qui è il Purgatorio. Una cosa munita di naso si è schiantata contro Ubaldino degli Ubaldini. Stiamo cercando di separarli, potrebbe venire su ad aiutarci? Sospettiamo sia roba vostra”.

  
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