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Autore: Black Panther    26/04/2011    12 recensioni
"James."
Sospirò, capendo che non aveva altra scelta che affrontare il problema, altrimenti Sirius sarebbe stato capace di tenergli il muso per giorni per quella sciocchezza.
"Accidenti, Padfoot che fine ha fatto il caro e vecchio Prongs?"
Non era abituato a sentirsi chiamare James, era da secoli che i suoi amici si rivolgevano a lui con quel soprannome inventato anni prima.
"Sparito, insieme alla tua intelligenza."
Doveva ammettere che si era sentito rivolgere più insulti quella sera dal suo migliore amico che da Piton in sette anni, era un record di cui andare fieri.

One-shot sul rapporto fra James e Sirius, perché a volte i migliori amici sono anche fratelli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"Sei un cretino, James!"
Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo alzò la testa, fissando gli occhi sul volto del suo migliore amico.
Non solo era evidentemente arrabbiato, ma sembrava persino sul punto di fargli una predica... Merlino, che cosa ridicola.
"Detto da te, Padfoot, lo prendo come un complimento." esclamò, sorridendo e cercando di smorzare la tensione.
Sapeva perfettamente il motivo per cui Sirius fosse così irritato e sapeva anche che quello era solo un modo per nascondere la paura.
Non per se stesso, chiaramente, ma quella sera lui, James, aveva davvero rischiato di morire e poteva leggere negli occhi dell'amico il terrore di perderlo che doveva avere avuto.
"Guarda che sono serio. Sei davvero il più grande idiota mai comparso sulla faccia della terra."


Per la prima volta, quella sera aveva iniziato a pensare alla morte come qualcosa di tangibile e non solo come a un'eventualità.
Lui e James avevano rischiato la vita altre volte da quando facevano parte dell'Ordine, eppure non ci erano mai andati così vicini.
Non aveva avuto paura per se stesso, no, ma aveva temuto per il suo amico quando l'aveva visto mettersi fra lui e il Mangiamorte che stava affrontando.
In quel momento era stato paralizzato dal terrore, non aveva pensato neanche a un incantesimo decente da pronunciare: era come se tutto il resto del mondo fosse sparito, davanti ai suoi occhi c'era solo Mulciber che puntava la bacchetta contro James.
Era convinto che non avrebbe provato mai più niente del genere, ma si era sbagliato alla grande; l'incubo che stava vivendo era persino peggiore.
Scavò il più velocemente possibile tra le macerie, incurante dei graffi che si stava procurando sulle mani, sperando con tutte le forze di non trovare il corpo dell'amico lì sotto.
A breve James sarebbe comparso alle sue spalle, ridendo per l'ennesimo scherzo di cattivo gusto, e lui avrebbe potuto dirgli che era un cretino.
Sarebbe andata così, senza ombra di dubbio, doveva andare così.



"Lo vedo che sei serio, amico." (*)
Aveva fatto una delle sue solite battute idiote con lo scopo di cercare di strappare un sorriso a Sirius, come accadeva ai tempi di Hogwarts.
Si era anche passato una mano tra i capelli, sperando che l'altro sbuffasse e alzasse gli occhi al cielo come al solito; tutto pur di fargli passare la rabbia.
"James."
L'altro, però, non sembrava avere la minima intenzione di sorridere, né tanto meno di cambiare discorso per il momento.
Sospirò, capendo che non aveva altra scelta che affrontare il problema, altrimenti Sirius sarebbe stato capace di tenergli il muso per giorni per quella sciocchezza.
"Accidenti, Padfoot che fine ha fatto il caro e vecchio Prongs?"
Non era abituato a sentirsi chiamare James, era da secoli che i suoi amici si rivolgevano a lui con quel soprannome inventato anni prima.
Il fatto che Sirius continuasse a rivolgersi a lui in quella maniera non lasciava presagire niente di buono.


Neanche quando trovò il corpo di James, con il volto rivolto verso il suolo, si arrese all'evidenza dei fatti.
Lui si sarebbe presto svegliato, di questo era convinto; a breve l'amico avrebbe aperto gli occhi, l'avrebbe guardato e gli avrebbe detto che era stato un idiota a cadere in quello scherzo.
Certo, a quel punto gli avrebbe come minimo spaccato la faccia per lo spavento che gli aveva fatto prendere, ma l'importante era che il ragazzo stesse bene.
I secondi, però, e successivamente i minuti stavano passando in fretta e nessun segno di vita proveniva dal corpo che stava stringendo tra le braccia.
"James, falla finita."
"Sei un idiota, ho capito che si tratta di uno scherzo.”
"Lily ti ucciderà per questo e io l'aiuterò, sappilo."
"E dai, rispondi."
"... JAMES!"

 

"Sparito, insieme alla tua intelligenza."
Doveva ammettere che si era sentito rivolgere più insulti quella sera dal suo migliore amico che da Piton in sette anni, era un record di cui andare fieri.
In altre circostanze, si sarebbe finto offeso, per poi scoppiare a ridere e iniziare a litigare scherzosamente con Sirius.
"Padfoot, è tutto a posto, davvero."
Rimase a guardare il suo migliore amico sgarrare gli occhi a quelle parole, per poi scuotere la testa e stringere le mani con forza.
Per un folle momento, James pensò che avesse intenzione di dargli un pugno, invece l'altro si limitò a colpire la parete.
"Dannazione, no che non lo è! Che ti è saltato in mente di intervenire senza bacchetta, eh? Mulciber poteva ucciderti!"

 

Fu quello il momento in cui accettò la verità; non si trattava di uno scherzo, il traditore era Peter e James non rispondeva perché era...
Non riusciva neanche a pensare a quella parola, eppure la realtà era davanti ai suoi occhi e non poteva continuare a negarla.
Non c'era traccia di Lily e neanche di Harry, probabilmente erano entrambi rimasti intrappolati al piano di sopra, in parto esploso.
Chissà cos'era successo, si trovavano già in stanze diverse oppure James aveva cercato di guadagnare tempo e di fare fuggire sua moglie e suo figlio?
Non sapeva neanche lui perché si stesse concentrando su quei dettagli insignificanti, probabilmente la sua mente stava cercando una via di scampo alla realtà che ben presto avrebbe dovuto affrontare.
Respirava a fatica e aveva un groppo in gola decisamente fastidioso, ma quello era niente in confronto alle sensazioni che lo investirono quando riportò gli occhi sul volto dell'animo. 
Aveva le palpebre chiuse e gli occhiali si erano rotti, probabilmente per la violenza dell'impatto con il suolo; intorno a lui non c'era nessuna traccia della sua bacchetta
Non si sarebbe stupito se lui si fosse messo tra la moglie e Voldemort disarmato pur di proteggerla, dopo tutto in passato aveva già assistito a una cosa del genere, no?



"Beh, stava per attaccarti, ma tu stavi combattendo con Rosier e mica potevo rimanere fermo a guardare..."
Si fermò senza finire la frase, perché a dire il vero non sapeva bene neanche lui che cosa aggiungere.
Avrebbe voluto dirgli tante altre cose, come il fatto che bacchetta o non bacchetta non sarebbe mai riuscito a non intervenire, che aveva agito di impulso e che l'avrebbe rifatto dieci, cento, mille volte se questo fosse servito a garantirgli la sicurezza di Sirius, eppure per qualche ragione rimase in silenzio senza parlare.
"E invece dovevi, James! Come pensavi di contrastare un'Avada Kedavra a mani nude?"
Il ragazzo rimase a fissare l'amico per qualche secondo, perplesso; non si era aspettato niente del genere quando la battaglia era finita.
Aveva pensato che lui e Sirius si sarebbero fatti due risate sull'accaduto, com'era loro abitudine, e che avrebbero sfottuto i Mangiamorte per essere riusciti a sfuggirgli da sotto il naso, quando erano persino in netta inferiorità numerica, per cui non capiva davvero a capire il comportamento dell'altro.
"Ma si può sapere che diavolo ti prende stasera?"



Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto lì fermo a osservare il corpo senza vita di James; il cuore gli batteva talmente forte nel petto da rischiare di uscirgli fuori da un momento all'altro.
Sarebbe stato meglio, in fondo cosa poteva fare con un cuore perfettamente funzionante se il suo migliore amico era morto? Assolutamente niente, avrebbe preferito morire lui, sarebbe stato di gran lunga meglio.
Doveva esserci un modo per invertire le cose, per sacrificarsi in modo da riportare l'altro indietro e poco importava se Silente ripeteva in continuazione che non esisteva niente per richiamare dall'aldilà i morti, doveva trovare una soluzione...
Peter, ecco la soluzione!
Si alzò improvvisamente, maledicendosi per non avere pensato prima a quell'idea; dannazione, che stupido era stato, aveva perso del tempo per niente.
Doveva trovare Peter e ucciderlo, semplice... il suo tradimento aveva causato la morte di James, per cui le due cose dovevano essere legate, no? Magari se fosse riuscito a togliere di mezzo quello schifoso voltagabbana avrebbe potuto invertire gli ordine degli eventi, doveva essere così per forza, avrebbe riavuto James...
"PETER!"



"Che mi prende? Stavi per farti ammazzare per proteggere me, ecco che mi prende!"
Sentendo quelle parole, James capì finalmente dove Sirius volesse andare a parare; stava per caso cercando di dirgli che non valeva la pena di rischiare la vita per uno come lui, per caso?
Si alzò in piedi, istintivamente, raggiungendo l'amico e posandogli le mani sulle spalle; adesso era lui quello arrabbiato, la situazione si era capovolta nel giro di pochi secondi.
"Ascoltami bene, Padfoot, testone, sei mio fratello e io non ti avrei mai lasciato nei guai e se questo significa dovere combattere contro Voldemort senza bacchetta... beh, io ci sto. Tutto pur di aiutarti."
"Che cosa hai detto? Tuo... fratello?"
"Certo, non dirmi che non lo sapevi!"
James vide l'espressione di stupore che passò sul volto dell'altro nel sentire quelle parole e sorrise; aveva capito perfettamente che il problema fosse quello. Sapeva anche quanto per Sirius fosse difficile esternare chiaramente i sentimenti che stava provando in quel momento, lo capiva da come l'amico si stava torturando le labbra, per cui scosse la testa sorridendo, come a dire che non aveva bisogno di parole.
"Bene, ora che è tutto a posto puoi anche chiamarmi di nuovo Prongs, con quel James sembri mia madre."
"Non ti chiama Jamie lei?"
"SIRIUS!"

 

(*) Battuta triste e scontata di James riferito al fatto che “serio” in inglese di dica “serious”, parola che si pronuncia appunto “sirius”.


   
 
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