La luce del mattino si allungava sulla Sala Grande con la lentezza e la leggerezza di una gatta appena sveglia, mentre gli studenti iniziavano a prendere posto alle tavolate delle loro Case, stropicciandosi gli occhi o nascondendo enormi sbadigli dietro una mano.
Al tavolo di Ravenclaw, Quinn sorrideva alla sua amica Liz, che stava entrando dal portone della Sala. L'altra le si era affiancata rapidamente, ricambiando il saluto e l'aveva guardata dritta negli occhi. In quello scambio silenzioso, un gesto era stato la risposta alla domanda muta che Quinn stava facendo: Liz aveva passato con finta noncuranza una mano sulla sua borsa, per poi annuire impercettibilmente. Gli occhi dell'amica si erano illuminati.
Un
brusio di giovani voci permeava tutta la Sala, che si riempiva di
minuto in minuto, mentre l'orario per andare a lezione si avvicinava
sempre di più.
Una bimba del primo anno di Raveclaw era passata
loro accanto, guardandole con una sorta di ammirazione, dando di
gomito ad un'amichetta, indicando le gonne delle divise che
scoprivano ampiamente le ginocchia delle due ragazze.
L'altra
aveva soffocato un risolino dietro la mano e aveva rivolto loro un
ultimo sguardo, prima di andare a sedersi nel lato estremo della
tavolata. Chissà se da grandi sarebbero state
così anche loro.
Sia
Quinn che Liz si erano dedicate alla loro colazione in silenzio,
sedute una accanto all'altra, meditando su come portare a termine la
missione che da ormai quasi un mese stavano portando avanti in
segreto.
Dopo aver finito il suo piatto di frutta, completato da
un piccolo ed insulso toast, Quinn si era alzata da tavola,
allungando la mano sotto al tavolo per ricevere una piccola ampolla
blu, che Liz aveva preso dalla sua borsa con un singolo e quasi
invisibile gesto e si era diretta verso il tavolo di Gryffindor.
Hermione l'aveva sentita cinguettare verso la sua direzione ed aveva sollevato gli occhi dal libro di Aritmanzia, che teneva aperto accanto al suo piatto di bacon e uova.
Non
era insolito che qualcuno dei ragazzi per cui erano organizzate le
lezioni pomeridiane venisse a chiedere qualcosa, anche se non era
delle Case di cui lei si occupava.
Le lezioni andavano avanti già
da due settimane e sembravano procedere a gonfie vele, cosa che la
rendeva particolarmente orgogliosa del suo lavoro.
- Si, cercavo Hannah, ma non sono riuscita a vederla al tavolo di Hufflepluff e non ho trovato nemmeno Anthony, così, dato che avevo bisogno un piccolo aiuto per il compito di Pozioni, ho pensato di venire a chiedere a te. Posso sedermi? -
La
ragazzina si era infilata sulla panca, mettendovisi a cavalcioni,
scoprendo le lunghe gambe, proprio in mezzo tra lei e Ginny, che le
aveva lanciato un'occhiata tra l'assassino e il compassionevole.
Già,
perchè seduto a fianco di Hermione, proprio casualmente,
c'era
Neville.
Hermione
aveva sbuffato, chiudendo il suo libro e si era rivolta verso la
ragazza, che nel frattempo si era versata una tazza di caffè
e la
gustava godendosi le occhiate che Neville lanciava alle sue gambe da
sopra le spalle di Hermione.
La Caposcuola, allora, aveva
raddrizzato le spalle impettita, oscurando completamente la visuale
del ragazzo, cui era sfuggito un grugnito di disappunto e si era
rivolta alla ragazza:
- Quinn, sarei davvero felice di poterti dare una mano, il problema è che, anche se tu probabilmente non lo sai, io e Malfoy ci siamo divisi le materie da spiegare a voi ragazzi e Pozioni è una delle sue, quindi, se non ti dispiace, sarebbe il caso che chiedessi a lui un aiuto, se non trovi né Hannah, né Anthony. -
- Perchè mai non dovrebbe? E' un Caposcuola esattamente come me, Quinn. E se per caso dovesse dirti che non può, torna da me e vedremo di occuparcene insieme, di questo compito. -
- Grazie Granger!
La
ragazzina si era alzata di scatto, mostrando buona parte della sua
biancheria intima nello scavalcare la panca, per il piacere di
Neville, che le aveva rivolto un'ultima occhiata e un saluto veloce.
La ragazza si era illuminata in un sorriso smagliante e l'aveva
avvicinato per lasciargli un bacio sulla guancia, stando attenta ad
allontanare la tazza di caffè che teneva in mano.
Si
era diretta verso il tavolo di Slytherin, alla ricerca di Malfoy, ma
nel tragitto Hermione l'aveva vista fermarsi e lasciare la sua tazza
sul tavolo Gryffindor, ad una certa distanza da loro.
Che strano, aveva pensato, se l'era appena versato.
*****
Malfoy era entrato in Sala Grande all'ultimo momento, per fare una colazione veloce e precipitarsi a lezione di Erbologia alle serre. Aveva afferrato un paio di fette di pane tostato, per avventarsi poco dopo su un piatto di uova. Cercava di mangiare rapidamente e dileguarsi prima che succedesse qualcosa in grado di rovinargli la giornata, che già si prospettava piuttosto lunga.
Il buongiorno di Blaise era sempre piacevolissimo. Quella mattina non si erano incrociati, in camera, perché Malfoy si era svegliato in ritardo e aveva trovato il letto dell'amico già vuoto e la stanza deserta.
- Non è un buon motivo per dimenticare le maniere umane, caro. Diventerai come Weasel. -
Draco si era strozzato con il boccone che aveva appena deglutito, all'udire un'affermazione così inconcepibile ed aveva alzato lo sguardo verso il tavolo dei Gryffindor, come se sentire il nome della Donnola l'avesse indotto a controllare che fosse al suo posto, a strafogarsi come il suo solito.
Ed infatti era lì, circondato da piatti ricolmi di cibo, con entrambe le mani occupate da due enormi toast imburrati. Accanto a lui, la Brown lo guardava di sottecchi, gli occhi brillanti, nella speranza di ricevere almeno uno sguardo.
Qualche metro più in là la Mezzosangue stava parlando con una ragazzina bionda, di Ravenclaw, gli sembrava, ma in pochi minuti la piccola si era alzata e si era diretta verso il suo tavolo.
Fa' che non l'abbia mandata da me.
Se lo sentiva, che la Mezzosangue gli avrebbe appioppato qualche grana, con quella ragazzina e man mano che la vedeva avvicinarsi, si rendeva conto di non essersi sbagliato. Prima di arrivare da lui, l'aveva vista prendere una tazza di caffè ad un capo della tavolata ed si era poi avvicinata, stringendola in una mano e bevendone un sorso.
Aveva allungato la mano libera dalla tazza e Malfoy l'aveva stretta distrattamente.
- Cosa ti serve da me, Quinn? Ho lezione tra poco, quindi se potessi essere rapida... -
Un
gesto della mano aveva illustrato il poco che la frase lasciava
sottinteso.
La
ragazza era arrossita lievemente, abbassando gli occhi, ma poi, in
qualche modo, doveva aver recuperato coraggio in qualche recondito
angolo di sé e l'aveva affrontato con maggiore decisione.
- Cosa ha bisogno? Compiti, spiegazioni, un tema? -
Lo sguardo di Malfoy affettava una noia più che evidente, che non cercava in alcun modo di nascondere.
- Bene. Ci vediamo oggi pomeriggio nell'aula di Pozioni, chiederò il permesso di studiare lì con te al Professor Lumacorno. Facciamo per le 17.00. -
Quinn si era illuminata.
- Grazie davvero, Malfoy! Non avrei pensato che... -
Lui
l'aveva interrotta immediatamente, alzando la mano davanti al suo
viso.
- Lo faccio solo perchè devo, non perchè sono gentile. Ah, e sia chiaro. Se recuperi uno dei tuoi, dovrai chiedere a loro e mi lascerai in pace, siamo intesi? -
Non aveva atteso una risposta, perchè non era rilevante, a suo parere, ma aveva sentito uno squillante “Grazie!” rimbombargli nelle orecchie mentre se ne andava.
*****
L'aveva soltanto intravista in lontananza, durante la pausa pranzo ed aveva provato a seguirla, per lamentarsi dell'incarico che lo aveva costretto ad accettare con la piccola Quinn. Non aveva nessuna voglia di insegnare, nemmeno durante le lezioni obbligatorie a quei ragazzini, figurarsi farne di aggiuntive a una pupattola che nemmeno apparteneva alle Case che gli erano assegnate.
Una pupattola che se la fa con Paciock, oltretutto, la qual cosa lo lasciava quantomeno perplesso.
Non era riuscito a raggiungere la Mezzosangue in alcun modo, comunque, perchè quando sembrava che mancasse meno di un soffio, lei era svanita oltre un angolo senza lasciare alcuna traccia.
Erano
da poco finite le lezioni pomeridiane e nel giro di un'ora sarebbe
dovuto andare nell'Aula di Pozioni che aveva, come previsto, ottenuto
dal Professor Lumacorno per la sua lezione di ripasso.
Si
era diretto verso i sotterranei, per andare a recuperare in camera
sua un libro che poteva servire durante la spiegazione alla piccola
mentecatta, quando, di nuovo, come per magia, aveva visto sbucare una
chioma ribelle che non poteva essere d'altri che della Mezzosangue.
Beccata.
Aveva
affrettato il passo per raggiungerla, cercando di non fare molto
rumore, per prenderla di sorpresa. Camminava a testa alta, impettita,
un libro stretto al petto e un braccio ad oscillare al ritmo dei suoi
passi, sul fianco.
Le
aveva afferrato un polso con fermezza, tirandola un poco verso di
sé.
Lei si era girata con uno sguardo trucido, a cui era immediatamente
seguita un'espressione annoiata.
- Bello scherzetto mi hai tirato stamattina, Mezzosangue. -
Con
uno strattone Hermione aveva liberato il polso dalla presa di Malfoy
e se l'era portato sul petto, ad appoggiarsi, incrociando l'altro
braccio, sul libro che teneva. L'aveva osservato stranita.
Da
qualche settimana, da quando lavoravano insieme, Hermione aveva
smesso di riprenderlo, quando la chiamava con l'appellativo che le
riservava ormai da anni, dato che non sortiva altro effetto che
divertirlo, con la sua irritazione, ma aveva iniziato a chiamare lui
Purosangue.
Lo diceva con lo stesso sdegno e la stessa
superiorità che metteva lui, quando la chiamava Mezzosangue.
Draco
le aveva rivolto un ghigno, misto tra orgoglio e fastidio, al
sentirsi chiamare in quel modo.
Il sopracciglio di Hermione si era alzato, incontrollabile.
- Lo so, te l'ho mandata io. Aveva bisogno di aiuto in Pozioni, è una materia tua e l'ho mandata da te. -
Malfoy aveva sbuffato.
- Il fatto che sia Ravenclaw non la pone sotto la responsabilità di qualcun altro? -
Hermione si era mossa, insofferente, spostando il peso da un piede all'altro, cercando dentro di sé un motivo valido per non sbattergli in faccia il libro di Antiche Rune che aveva in mano fino a fargli perdere i sensi. In effetti l'immagine di Malfoy a terra, tramortito, una goccia del suo purissimo sangue a colargli da naso, l'aveva aiutata non poco a recuperare un minimo di autocontrollo per rispondergli senza insulti.
Il concetto era stato rimarcato dal dito indice di Draco, puntato dritto verso Hermione.
Hermione
aveva bloccato una rispostaccia sulle labbra, per evitare di
rivolgerla alla sua schiena.
L'aveva guardato allontanarsi, il
passo sicuro e le spalle scosse da una risata beffarda.
Odioso,
arrogante ragazzino. Riusciva sempre a rovinarle la giornata.
*****
Nella camera del settimo anno Lavanda e Calì erano sedute ognuna sul proprio letto e chiacchieravano di nulla. Calì era seduta composta, i piedi poggiati sul pavimento, le mani sulle ginocchia e la schiena dritta; guardava in alto mentre parlava, muovendo alternativamente la testa da un lato e dall'altro. Lavanda, di fronte a lei, sedeva a gambe incrociate, la testa piegata di lato e con una spazzola morbida passava una lozione lucidante con un intenso profumo di fragola.
Calì
aveva buttato lì questa frase quasi dal nulla, occhieggiando
la
reazione di Lavanda con la coda dell'occhio, mentre continuava il suo
stretching ai muscoli del dorso.
Lavanda
aveva bloccato la spazzola a metà lunghezza del ciuffo
biondo che
stava trattando in quel momento e aveva lanciato a Calì uno
sguardo
afflitto.
Gli
occhi della ragazza brillavano, quasi lucidi, a parlare di Ronald.
Lavanda era innamorata di lui dal sesto anno e in un certo modo
era interessata a lui anche da prima, ma a parte la loro breve
relazione che si era tragicamente interrotta dopo l'esperienza di Ron
con i filtro d'amore di Romilda Vane e l'idromele avvelenato, non
c'era mai stato altro.
Di sicuro, pensava Lavanda, erano fatti
l'uno per l'altra ed era evidente. Quando stava con lei Ronald era
sempre così sereno e sorridente, non come nell'ultimo
periodo,
quando stava con Hermione, in cui lui era sempre così cupo.
In
qualche modo, quando c'era Lavanda intorno, Ron si rasserenava.
Chiaramente la diretta interessata attribuiva questi cambiamenti di
umore all'amore che lui provava per lei fin da allora, ma che era
troppo cieco e ottuso per riconoscerlo. Ma lei con la pazienza
sarebbe riuscita a mostrarglielo.
Ora che con la Granger era
finita, Lavanda aveva tutto lo spazio per poter agire e per sperare
di conquistare Ron, specialmente alla luce dei sorrisi e delle
attenzioni che lui sembrava riservarle ultimamente. Ma doveva essere
cauta. Aveva quest'occasione e nessun'altra, quindi doveva giocarla
al meglio.
Calì
aveva alzato le spalle, facendo poi un gesto con il mento in
direzione di Lavanda.
- Tu sai meglio di chiunque altro cosa è meglio fare. Ma secondo me lei non si sta comportando in modo corretto, a tenere la questione in ballo. -
Lavanda
aveva ricominciato a spazzolarsi i boccoli, con calma e con un
sorriso sul volto, ma alle parole di Calì aveva reagito con
un'espressione quasi di stizza.
Le era sfuggito un sospiro quasi sconsolato, all'idea di dover affrontare tanto, ma dentro di sé lei sapeva che quella di Ron era una fissazione, un'idea che era stata tanto comoda quanto tranquilla, per tutto quel tempo, ma con lei Ronald avrebbe trovato la vera passione, come era accaduto al sesto anno.
Lo sguardo malizioso di Calì alludeva più che esplicitamente all'idea che Hermione stesse cercando di tenere il piede in due scarpe, per essere single ma mantenendo sempre un certo guinzaglio su Ronald. Lavanda aveva scosso con forza la sua testolina ricciuta e le aveva lanciato uno sguardo di biasimo.
In quell'esatto momento, Hermione stava entrando dalla porta, giusto in tempo per intercettare l'ultima parte della frase di Lavanda.
- Chi non farebbe cosa, Lavanda? -
L'aveva chiesto curiosa, come per distrarsi dal nervosismo che l'ennesima discussone con Malfoy le aveva instillato nel petto. Lavanda aveva fatto un cenno di diniego con il capo, mentre si alzava per andarle incontro, con indosso la sua gonnellina giallo pallido e una t-shirt bianca.
Dopo
aver scoccato l'ennesima occhiataccia a Calì, l'aveva presa
gentilmente per il gomito, guidandola con delicatezza giù
per le
scale che aveva appena percorso, fino a portarla nell'angolo accanto
alla finestra che dava sul Lago Nero.
Si
era seduta sul davanzale e le aveva fatto cenno di sedersi di fronte
a lei.
- Di cosa volevi parlarmi, Lavanda? -
La ragazza si torturava le lunghe dita, stringendo una mano nell'altra ed offrendo ad Hermione un continuo alternarsi di bianco e rosso, dita e unghie. Si mordeva un labbro e sembrava non avere alcuna intenzione di parlare, poi ad un certo momento, aveva levato quegli occhioni azzurri nei suoi ed era partita in quarta, pronunciando un'intera frase senza apparenti pause.
Ad
Hermione era sfuggito un sospiro a metà tra il divertito e
il
sollevato. Temeva di peggio, anche se non avrebbe saputo dire
esattamente cosa.
Sapeva dell'interesse di Lavanda per Ron da
sempre, ormai e non la stupiva affatto che lei, ora cercasse qualche
informazione da lei.
- E che cosa dovresti dirmi? -
- Ecco, io... Volevo chiederti se avessi intenzione di chiarire con lui. Sai, in fondo, dopo la vostra lite non avete mai parlato e... -
Lavanda aveva lasciato la frase in sospeso, ma con lo sguardo sembrava dirle chiaramente che era arrivato il momento di mettere le cose a posto.
La ragazza aveva abbassato lo sguardo, arrossendo sotto le lunghe ciglia bionde.
- Io...ehm... Ron mi potrebbe aver raccontato qualcosa... -
Hermione aveva trattenuto una risatina, davanti all'imbarazzo di Lavanda.
Davanti al sorriso sollevato di Lavanda, Hermione aveva proseguito.
Lavanda aveva annuito vigorosamente, colma di ammirazione per la rapidità con cui Hermione aveva colto il nocciolo della questione.
La scintilla di gioia nello sguardo di Lavanda era offuscata però dal dubbio.
- Si, Lavanda, sono sicura. -
Hermione aveva stretto una delle mani delicate della ragazza fra le sue e lei le aveva rivolto uno sguardo fiducioso.
Hermione si era tirata indietro di scatto, guardandola in viso con un sopracciglio sollevato.
- Lav, il fatto che ti abbia fatto una confidenza non ti autorizza a chiedermi ogni particolare degli affari miei. Ma comunque... No, non vedo nessun altro. Semplicemente ho capito che io e Ron non andiamo granchè bene come coppia. -
La conversazione si era chiusa con un sospiro di Lavanda, atto ad accogliere The King nella Sala Comune di Gryffindor.
L'aveva esortata con un gesto della mano e la ragazza si era alzata immediatamente, per andare incontro a Ron con un sorriso e cingergli un braccio con le mani. Lui le aveva risposto con uno sguardo caldo, quasi tranquillo.
Ad
Hermione sembrava strano che non le provocasse nessun fastidio
assistere a quelle moine, ma aveva dovuto rendersi conto che era
così. Una volta avrebbe sentito un gran vuoto nel petto, nel
guardare Ron sorridere alla Brown, ma ora no.
Sapere che presto
avrebbero chiarito, che in qualche modo avrebbe potuto avere indietro
la serenità degli anni passati, la faceva sentire leggera.
Lei e Ron
sarebbero tornati amici, lui avrebbe avuto Lavanda e tutto sarebbe
filato liscio.
*****
Il
pomeriggio successivo al ripasso con la Davies, Malfoy si stava
dirigendo verso l'aula in cui avrebbero tenuto la lezione con il
gruppo di studio. Aveva avuto una strana impressione, il pomeriggio
precedente, come se quella ragazza non avesse alcun bisogno di aiuto
in Pozioni. Era stata quasi eccellente, nella stesura del compito per
il giorno successivo ed era inciampata soltanto un paio di volte, su
argomenti tanto semplici da sembrare quasi che sbagliasse di
proposito.
Non
era molto brava a mentire, la ragazzina e mentire a Malfoy era ancora
meno semplice che mentire a chiunque altro. Lui aveva fatto della
menzogna un'arte e la piccola Davies non era altro che una
dilettante.
Ma
avrebbe scoperto che cosa tramava, anche fosse stata una semplice
scusa per restare sola con lui, l'avrebbe smascherata. Ma non aveva
notato occhi languidi o nemmeno una guancia arrossarsi. Era
improbabile che la ragazzina avesse una cotta per lui, tanto
più per
il fatto che era da tutti risaputo con quanto ardore lei inseguisse
Paciock qui e là per tutta Hogwarts.
Doveva esserci qualcos'altro di losco in quella richiesta.
Eppure aveva chiesto la stessa cosa anche alla Granger, come se avesse davvero necessità di qualcosa, oppure come se in un qualche modo avesse bisogno di avvicinarli entrambi.
Ci avrebbe pensato su, questo era poco ma sicuro.
Ormai era arrivato all'aula e la Granger lo aspettava al di là della porta, seduta sulla cattedra, le caviglie incrociate e lo sguardo fisso sulla punta delle scarpe.
Chissà a che sta pensando.
Ma che domande idiote si faceva?
- Trovato qualcosa di interessante? -
Hermione aveva fatto un salto di quasi un metro ed era scattata in piedi, la mano alla bacchetta, quasi in posizione di guardia.
La
guardava con l'espressione di scherno che Hermione tanto detestava e
lei aveva ancora il petto che si alzava ed abbassava al ritmo di un
respiro anche troppo accelerato.
Hermione
aveva alzato lo sguardo nel suo e l'aveva guardato obliquamente,
infastidita.
- Non ho paura di te, Malferret. Non mi fido di chi mi arriva alle spalle. -
L'espressione di Draco si era fatta in qualche modo amara, lo sguardo si era spostato da lei a qualcosa che probabilmente nessuno dei due poteva vedere. Aveva pronunciato la frase successiva con un ghigno sul volto.
Un
risolino aveva lasciato le labbra del ragazzo, prima che lui parlasse
ancora.
In
quel momento il primo capannello di Gryffindor era arrivato
nell'aula, infilandosi tra i due capiscuola che si fronteggiavano
quasi al limite di un duello, ma con gli sguardi tristi di coloro che
avevano già perso.
Li
avevano guardati un po' perplessi, ma subito i due si erano mossi,
prendendo ognuno il proprio posto, seduti sulla cattedra, ai due lati
di essa.
In pochi minuti la classe si era riempita e avevano iniziato a girare tra i banchi per dare una mano con i compiti di Trasfigurazione. Alla fine del pomeriggio li avrebbero fatti esercitare, con gli uccellini che erano nella gabbia in fondo all'aula.
Sembrava
che il silenzio si fosse fatto solido, rotto soltanto dai passi di
Hermione sul pavimento e dal fruscio delle piume sulle pergamene.
Meredith Phelps stava impegnando tutte le sue capacità per
concludere quel compito prima della fine di quella lezione; aveva
appuntamento con Neville, dopo cena e non voleva avere compiti
indietro.
Si
rigirava una ciocca di capelli tra le dita, come era solita fare
quando si concentrava, ma in un momento qualcosa di strano le era
accaduto: aveva sentito qualcosa cedere e lo sguardo era caduto sulla
pergamena, coperta appena dalla sua mano aperta.
L'urlo terrorizzato di Meredith aveva rotto il silenzio della stanza e i suoi capelli neri stavano posati sulla pergamena, sbavando l'ultima parola del compito: rivelazione.
Note:
-
Il titolo è tratto da un verso di “Starlight” dei Muse:
“Our hopes and expectations, black holes and revelations”. -
Le gonne corte delle divise delle ragazze sono un po' un gioco sul ficcynismo che accorcia le divise e di pari passo allo spessore della trama e un altro poco un omaggio a Savannah e alle Blue Ladies.
-
A Quinn Davies piace molto, molto, molto il caffè. Mi auguro l'abbiate notato. XD
-
Malfoy cerca Hermione per romperle l'anima, per infastidirla e per essere il più possibile pedante. Per ora non c'è niente di romantico nel suo avvicinarsi a lei, almeno in modo cosciente.
-
Hermione che vuole colpire Malfoy è molto me. In realtà, su consiglio della fidata Rea la versione originale è stata limata per essere lievemente meno ME. La versione originale, infatti era: “... cercando dentro di sé un motivo valido per non sbattergli in faccia il libro di Antiche Rune finchè non avesse visto la materia cerebrale colargli dal naso”.
In effetti era un po' troppo splatter, è vero. XD -
Forse è presto per l'avvicinamento tra Ron e Lav-Lav, ma per me loro sono una coppia perfetta e destinata, quindi in qualche modo si attraggono come una calamita. Quanto sono belliniiiiii! <3
-
Calì è una stronza. Non ho altro da aggiungere.
-
Hermione sta capendo parecchie cose su se stessa e su Ron. Soffre per la loro lontananza, ma ha capito che non è giusto per lei. Meno male, direi io.
-
Qui casca l'asino. Meredith, le urla e i capelli sulla pergamena. u_u
Capitoletto
un po' più breve, ma non potevo andare oltre senza rovinare
questa
parte.
In compenso sono stata inaspettatamente veloce, quindi
spero che apprezzerete comunque.
I personaggi sono sempre più
impazienti di raccontarsi, quindi spero di poter aggiornare presto,
ma come sempre non posso assicurare nulla...
Ringrazio tutti,
per le recensioni e le letture, apprezzo ogni parola ed ogni numerino
che sale.
Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, ma
ero immersa nello studio e nella stesura del capitolo, quindi ho
preferito dedicarmi a questo in modo totale. Piano piano arriveranno
anche le risposte, prometto.
Siete una gioia continua, non so
come altro dirvelo. *__________*
Al solito, se vi va, potete venire a trovarmi nella mia nuova pagina autore, QUI.