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Autore: Yuki Delleran    08/02/2006    10 recensioni
Amore... Amicizia... Conciliare le due cose a volte può essere complicato, specialmente quando ti chiami James Potter, la ragazza dei tuoi sogni non sopporta la tua preseza e per un colossale equivoco il tuo migliore amico decide di non voler avere più niente a che fare con te. Come conquistare Lily? Come recuperare Sirius? Coraggio, provaci ancora, James!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling

 

I Malandrini in:

Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran

 

Prima Parte

Il sole splendeva luminoso sulle ampie distese erbose che circondavano il castello silenzioso e illuminava le placide acque del lago poco lontano mandando mille riflessi cangianti. Lo splendido pomeriggio primaverile avvolgeva tutto nella sua atmosfera tranquilla creando la piacevole sensazione che niente avrebbe potuto spezzare l'armonia di quei momenti.

«JAMES POTTER!!! TU! SEI SEMPRE TU!! INCORREGGIBILE CANAGLIA!!!»

Il grido stridulo fece sobbalzare il sedicenne accoccolato sul banco dell'ultima fila dell'aula di Trasfigurazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il ragazzo si alzò senza la minima traccia di espressione colpevole, sistemandosi gli occhiali sul naso e passandosi automaticamente una mano tra i capelli corvini già sufficientemente spettinati.

«Canaglia? Andiamo, professoressa, non le sembra di esagerare? Si è trattato solo di uno scherzo innocente.»

«TU QUESTO LO CHIAMI ‘SCHERZO INNOCENTE’! Dovevi Trasfigurare il tuo porcellino d'India in un calice da champagne, non il signor Patil in un porcellino!» esclamò la professoressa agitando il povero Roger Patil che squittiva disperato sotto il naso di James.

Accanto a lui il suo inseparabile compagno di avventure Sirius Black sghignazzava apertamente, alle sue spalle Remus Lupin si premeva entrambe le mani sulla bocca nel tentativo di non scoppiare in una fragorosa quanto sconveniente risata e Peter Minus si era completamente avvolto nel mantello per nascondere l'ormai irrefrenabile ilarità.

«Canaglia… che roba… » borbottò James tra sé con aria offesa. «Piuttosto Malandrino!»

Le risate contagiarono l’intera classe che comprendeva il sesto anno di Grifondoro e Corvonero e anche i compagni del povero Roger cominciarono ad additarlo rinunciando a trattenersi.

«Ora basta!» tuonò la professoressa McGranitt. «Cinquanta punti in meno a Grifondoro e per ogni persona che ride toglierò altri dieci punti alla sua Casa!».

Questo spense le risate dei ragazzi come un'improvvisa doccia fredda.

Al termine della lezione i quattro Malandrini si avviarono velocemente verso l’uscita temendo l’ennesima predica della professoressa, ma questa non venne. I ragazzi che passavano loro accanto salutavano James con pacche sulle spalle e risatine e le ragazze gli lanciavano dei gran sorrisi che lui però non vedeva, troppo occupato a cercare con lo sguardo l’unica persona (a parte Roger che tornato al suo aspetto umano gli scoccò un’occhiata torva) che in classe non aveva riso. Eccola: lunghi capelli rosso scuro, il viso spruzzato di efelidi e occhi di smeraldo. Colei che popolava i suoi sogni nonché i suoi incubi essendo Prefetto di Grifondoro.

«Li… » tentò di chiamarla, ma la ragazza gli passò accanto senza nemmeno volgere lo sguardo, un’espressione seccata sul viso.

James sospirò e tornò a seguire con gli altri il corridoio verso la Sala Grande dove li aspettava il pranzo.

 

A tavola il giovane Grifondoro fu l’unico dei quattro amici a non fare onore all’ottimo cibo. Giocherellava con le polpette che aveva nel piatto e non sembrava avere la minima intenzione di mangiarle.

«James, non ti senti bene?» si informò preoccupato Remus. «Stai ancora pensando ai punti che ci ha tolto la McGranitt

«Stavolta ha davvero esagerato!» intervenne Sirius senza alzare la testa dal piatto che stava svuotando voracemente. «In fondo era davvero solo uno scherzo e cinquanta punti sono decisamente troppi! Comunque non stare a prendertela, con in classe gente come Lunastorta o Evans si recuperano in fretta!»

«Sirius ha ragione.» continuò Peter. «Evans fa guadagnare punti alla Casa ad ogni interrogazione.»

L’espressione di James si oscurò ancora di più.

«Se state cercando di tirarmi su sappiate che avete toccato il tasto sbagliato.»

«Oh, andiamo, non puoi pretendere di avere tutta la componente femminile della scuola ai tuoi piedi!» tentò di sdrammatizzare Sirius peggiorando però la situazione.

«Lei si impegna tanto per far guadagnare punti alla Casa e io ne faccio perdere cinquanta per volta! Quando faccio il buffone in classe tutti ridono ma lei non mi guarda nemmeno. Le volte che mi ha rivolto la parola si contano sulla punta delle dita… Non posso continuare così, devo attirare la sua attenzione!»

Così dicendo si alzò e lasciò la Sala Grande di corsa e il piatto intatto sul tavolo.

I tre rimasti si guardarono interdetti.

«Ha perso la testa.» commentò Sirius.

«Che abbia la febbre? » si chiese Peter.

«Oppure » fece Remus serafico lanciando uno sguardo alla rossa seduta al tavolo dei Prefetti. «si è semplicemente innamorato. »

 

La successiva ora di lezione sarebbe stata Divinazione. Normalmente James si sarebbe fatto delle gran risate a sentire la professoressa che prediceva la sua morte nei modi più assurdi, cosa che avveniva praticamente ogni volta che lo vedeva, ma quel giorno non era in vena di ascoltare le fantasie farneticanti di una falsa veggente. Aveva solo voglia di prendersi un po’ di tempo per pensare a Lily e al modo per far sì che si accorgesse di lui. Marinare una lezione non era poi così grave, peccato che si trovasse già nel corridoio che conduceva alla scala a pioli per l’aula di Divinazione e quelli dietro di lui fossero indubbiamente passi di studenti. Senza pensarci aprì la porta di uno sgabuzzino e vi si infilò dentro. Il posto ideale per nascondersi da occhi indiscreti in mancanza del fido Mantello dell’Invisibilità.

«AAAHH!! COSA STAI FACENDO?! »

Spaventato dallo strillo improvviso, James alzò gli occhi e incrociò lo sguardo fulminante di Lily Evans appollaiata in cima a una scala con uno scatolone tra le mani.

«Cosa…? »

«VATTENE IMMEDIATAMENTE, RAZZA DI MANIACO! TOGLITI DA LI’!! »

La ragazza si chinò bruscamente tentando di indicargli la porta con le mani occupate ma così facendo mise un piede in fallo. James scattò in avanti e se la vide crollare addosso assieme allo scatolone pieno di carte planetarie, oroscopi e sfere di cristallo che piovvero da tutte le parti, compresa sulla sua testa. Quando riaprì gli occhi si rese conto che Lily era sopra di lui, le braccia appoggiate al suo petto e… le labbra praticamente sulle sue! Il suo cuore prese a battere all’impazzata: era vero? Era successo sul serio o si era addormentato durante la lezione di Divinazione e stava sognando?

Lily si rialzò di scatto e a garantire un rapido risveglio da qualunque fantasia giunsero il rumore secco di uno schiaffo e le esclamazioni eccitate di una piccola folla di studenti curiosi che si accalcava davanti alla porta dello sgabuzzino, probabilmente attirata dal trambusto. La ragazza si allontanò velocemente nel corridoio con espressione furiosa lasciandolo seduto sul pavimento ancora stordito. Le occhiate maliziose che gli spettatori si lanciavano tra loro, i sorrisini ambigui e le battute che iniziavano a correre di bocca in bocca resero James improvvisamente conscio della situazione: il Prefetto e il capitano della squadra di Quidditch… la scuola avrebbe avuto di che chiacchierare per mesi.

«Questa volta Lily mi odierà davvero… »

 

«Ti do una notizia, Ramoso. La scuola chiacchiera di te da anni. Quanto a Evansbhè, ti odiava già, non è un gran cambiamento. »

«Bella consolazione, Sirius, grazie! » protestò James sistemandosi su una delle poltrone dell’aula di Divinazione che, suo malgrado si era trovato a dover frequentare. «Comunque non è vero, altrimenti non me la farebbe passare liscia tutte le volte. Considerando i guai in cui mi trovo spesso “casualmente” coinvolto, devo essere un bel grattacapo per un Prefetto. »

«Ah, se è per questo devi ringraziare l’intercessione del prefetto corrotto di Grifondoro. Nessuna ragazza resiste agli occhioni da cucciolo di Lunastorta. »

«Prefetto corrotto, a chi? » si inalberò l’interessato mentre James spostava lo sguardo su di lui.

«Remus, ti avverto… »

«James. » lo interruppe il ragazzo in tono esasperato a sottolineare l’assurdità degli avvertimenti che l’amico si apprestava a pronunciare.

«Ok, ok… »

La professoressa si schiarì la voce e cominciò a distribuire carte astrali che gli studenti avrebbero dovuto interpretare.

«Io comunque non ho ancora capito perché Evans se la sia presa tanto. » bisbigliò Peter additando il livido che si stava formando sulla guancia di James.

«Bhè, sai, Codaliscia, Evans è una ragazza. » disse Sirius come se quella fosse una spiegazione universale.

«Una ragazza che stava in cima a una scala mentre James si trovava sotto. » continuò Remus.

«Le ragazze portano la gonna, l’hai notato vero, Peter? » chiarì definitivamente Sirius.

Finalmente l’espressione del ragazzo si illuminò di comprensione.

«Senza contare che l’ho baciata. »

A quelle parole tre paia di occhi sgranati si voltarono di scatto verso James mentre tre voci esclamavano all’unisono: «COSA?! » attirando sul quartetto un’occhiataccia della professoressa.

«Traditore! Questo non l’avevi detto! Come osi tenerci all’oscuro di un cosa del genere? » sussurrò Sirius concitato fingendo di concentrarsi sulla congiunzione tra Marte e Giove.

«E’ stato un primo bacio molto appassionato… » fece James con sguardo sognante.

«Terra chiama Potter! Torna tra noi, amico, non ti era caduta addosso? »

«Tu sai sempre come rovinare l’atmosfera, vero, Sirius? » brontolò James afferrando la mappa astrale e prendendo a tracciare cuspidi a casaccio tra le costellazioni. «Allora… Mercurio in terza casa, fortuna nel lavoro e soldi in arrivo. Congiunzione di Marte con la Luna, buona salute. Venere in Bilancia, fortuna in amore. »

«James, sembri l’oroscopo del Settimanale delle Streghe. » sospirò Remus.

Quando il ragazzo alzò la testa per rispondere all’amico, scoprì di avere di fronte la professoressa che lo fissava con uno sguardo vacuo e leggermente appannato.

«Ehm… io stavo… »

«Il tuo futuro di gioia non si realizzerà. » lo interruppe la donna con voce piatta spostando gli occhi da lui a Lily, seduta dall’altra parte dell’aula. «Ciò che l’amore crea, l’odio distrugge e l’oggetto dell’amore subirà inevitabile destino infausto. »

Nella classe scese un silenzio innaturale e Lily, impallidendo suo malgrado, sotto quello sguardo fisso, si ritrasse leggermente.

James balzò in piedi di scatto urtando il tavolino e facendo precipitare a terra la sfera di cristallo che vi era appoggiata e che finì in mille pezzi. Il fracasso fece riscuotere la professoressa che guardò il disastro ostentando una grande calma.

«Una Sfera Infrangibile in frantumi… pessimo presagio… »

«ORA BASTA! NON VOGLIO SENTIRE UN ALTRA PAROLA! » gridò James fuori di sé sotto gli sguardi esterrefatti degli amici e dopo aver scavalcato i resti della sfera abbandonò l’aula senza voltarsi.

Remus e Sirius si alzarono a loro volta contemporaneamente, ma il Prefetto appoggiò una mano sul braccio dell’amico.

«Ci penso io. » disse convincendo il più esuberante del gruppo a lasciare la situazione nelle mani del più saggio. «Professoressa, credo che Potter non si senta bene. Posso accompagnarlo in infermeria? »

«Comprensibile… comprensibile… dopo una rivelazione del genere… » borbottò la professoressa. «Certo, vai pure, Lupin. »

Ma Remus era già fuori dall’aula.

 

Remus scese la scala a pioli che portava all’aula di Divinazione e si guardò attorno nel corridoio deserto. Dov’era finito James? Il suo sguardo cadde sulla porta dello sgabuzzino.

«L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. » pensò il ragazzo aprendo lentamente la porta.

La stanza era completamente buia ed estraendo la bacchetta mormorò: «Lumos. »

Il debole raggio di luce illuminò una sagoma di spalle con i pugni stretti appoggiati alla parete in fondo.

«James, cosa c’è? » mormorò avvicinandosi. «Non è da te avere questi scatti di nervi. »

«Già, non è da me. » mugugnò James. «Dovrei essere abituato a certe profezie balzane. Questa volta però… ha praticamente minacciato di morte Lily! Non ci ho visto più! »

«Sei serio? »

James alzò gli occhi nocciola per incontrare quelli ambrati dell’amico.

«Cosa? »

«Sei serio, non è uno sfizio? » ripeté Remus. «Non è il tuo orgoglio ferito a parlare? Lily non è come le altre ragazze, non merita di essere usata come passatempo e poi buttata via! »

James era quasi intimorito da quelle parole, aveva l’impressione che Remus lo stesse mettendo alla prova.

«Sono serio, sì. » rispose infine. «So che sembra strano detto da me, ma forse per la prima volta in vita mia sono assolutamente convinto. »

«Di cosa? »

James esitò.

«Dillo, James. » incalzò Remus.

Il ragazzo trasse un sospiro.

«La amo. Amo Lily Evans. »

Per un momento ebbe l’impressione che quello che attraversava gli occhi di Remus fosse un lampo di tristezza, poi l’altro continuò con la consueta gentilezza: «Allora devi tentare, altrimenti non saprai mai cosa prova per te. »

«So già cosa prova per me, Rem. Non mi sopporta, credo mi consideri un idiota. Ora come ora non oserei nemmeno rivolgerle la parola. »

«Ricorda ciò che scrisse il grande poeta Babbano William Shakespeare: “Ciò che amore vuole, amore osa.” Non è da te nemmeno arrenderti così. »

La porta dello sgabuzzino si spalancò e un applauso li raggiunse. Voltandosi verso l’ingresso videro Sirius e Peter che li osservavano.

«Fantastico! » fece il ragazzo dai capelli neri fingendo di asciugarsi una lacrima. «Siete così teatrali! »

«Sirius! » lo sgridò Remus infastidito dal tono ironico.

«Oh, se non volevi essere ascoltato dovevi mettere un Incantesimo Imperturbabile sulla stanza. Quanto a te, James, non disperare: il più affascinante nonché più astuto dei Malandrini è giunto in tuo soccorso! »

James iniziò a preoccuparsi. Quando Sirius si metteva in moto c’era poco da fidarsi.

«Bisogna fare in modo che ti conosca e che apprezzi le tue migliori qualità. Qual è il tuo vanto maggiore? »

«Essere capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, ma non vedo cosa… »

«Esatto, amico mio!Invitala alla partita di dopodomani! Nessuna ragazza resisterebbe all’invito del capitano! »

 

Consegnare l’invito si rivelò un’impresa piuttosto ardua. Dopo innumerevoli tentennamenti, James riuscì a scrivere un biglietto che diceva semplicemente: «Vieni alla partita. » e che somigliava più ad una lettera minatoria che ad un invito galante. Si rifiutò categoricamente di firmarlo, sicuro che in quel caso Lily non si sarebbe fatto vedere, precauzione tra l’altro inutile perché proprio il giorno prima con il professor Vitious avevano studiato gli Incantesimi Rivelatori.

Il giorno successivo tentò per ben tre volte di avvicinarla ma capitava sempre che qualcuno si intromettesse nel momento meno opportuno: prima la professoressa McGranitt la propose come sua assistente per la lezione, poi un gruppo di ragazzine adoranti di Tassorosso lo circondarono all’uscita dall’aula, la terza volta Lily stessa ignorò completamente i suoi goffi tentativi di attirarne l’attenzione. Alla fine, scoraggiato, poiché la ragazza guardava con sospetto anche Sirius e Peter associandoli automaticamente a lui, si risolse a chiedere di nuovo l’aiuto di Remus che in qualità di collega Prefetto poteva avvicinarla tranquillamente. Il ragazzo consegnò la busta senza problemi ma questa non sortì alcuna reazione. Per quella avrebbero dovuto aspettare il giorno della partita, ma almeno James si sentiva sollevato. Ora aveva finalmente la possibilità di dimostrare quanto valeva.

 

«La semifinale per la Coppa del Quidditch è giunta ad una fase di stallo! Grifondoro e Corvonero sono in perfetta parità e il Boccino d’Oro ancora non si vede. I Cercatori Potter e Chang volteggiano alti sopra lo stadio mentre la Pluffa schizza veloce… Patil ribatte un Bolide insidioso! Ottima battuta! Il Bolide punta su… »

Il commentatore si interruppe con il fiato sospeso. Molti metri più in su James volava lentamente in cerchio tenendo lo sguardo fisso su un punto degli spalti dove tra gli striscioni rosso e oro spuntava una chioma fulva.

«ATTENZIONE!!! »

Il ragazzo si voltò verso il proprietario della voce e qualcosa schizzò a velocità folle a pochi centimetri dalla sua testa. Sirius gli si parò davanti infuriato.

«Sveglia, James! » esclamò brandendo la mazza. «Quel Bolide puntava dritto su di te e ci scommetto la scopa che Patil l’ha fatto apposta! »

«Scusate, mi ero distratto un attimo… »

«Un attimo, eh? … ATTENTO! »

Sporgendosi dalla scopa Sirius lo spinse di lato e di nuovo il Bolide schizzò tra di loro. Pochi metri più in basso Remus lo ribatté indirizzandolo sui Cacciatori di Corvonero.

«Non è il momento di fare conversazione! » esclamò. «Concentrati, James! Pensa solo al Boccino!»

«Pensa alla figura che farai se perderemo la partita! » ribadì Sirius voltando la scopa. «Attivati, Potter! »

Felpato aveva perfettamente ragione, si disse James, non poteva assolutamente permettersi di perdere. Oltre alla magra figura con Lily sarebbe sfumata anche la possibilità di conquistare la Coppa. Doveva darsi da fare e per prima cosa doveva liberarsi di Chang che lo marcava stretto. Avrebbe sfoderato il meglio del suo repertorio comprese, se necessario, le mosse che teneva in serbo per la finale contro Serpeverde. Iniziò ad aumentare la velocità dei giri sopra al campo poi fece virare bruscamente la sua Nimbus 1500 a destra verso le porte di Corvonero. Chang era sempre dietro di lui anche se la sua Swiftstick non riusciva ad eguagliarlo in velocità. James prese a zigzagare tra i Cacciatori schivando per un pelo i Bolidi che Patil e il suo compagno Battitore gli indirizzavano contro. Un aumento di velocità, uno sguardo alle spalle,Chang era sempre lì.

«E’ un Wollongong Shimmy! »strillò il commentatore. «Finalmente dopo una fase di stanca sembra che Potter si sia ripreso e stia dando il meglio di sé. Una grande fama meritatissima! Guardate come fila! Chang però non molla e lo marca strettamente. Ma… attenzione! Che Potter abbia visto il Boccino? »

La scopa di James si inclinò improvvisamente e prese a schizzare verso il basso a velocità folle per diverse decine di metri. Il terreno si avvicinava pericolosamente. Il giovane Cercatore sentì la folla trattenere il fiato.

«Più veloce! Ancora più veloce! »

A poco più di un metro dal suolo James strattonò bruscamente il suo manico di scopa e sfiorando il terreno con i piedi riprese a salire. Alle sue spalle, impossibilitato a frenare per tempo quella corsa, Chang si schiantò al suolo con un tonfo sordo. Dagli spalti si levarono alte grida di trionfo e di protesta.

«Fantastica, meravigliosa, SPETTACOLARE FINTA WRONSKI DI POTTER!!! » urlò il cronista con voce magicamente amplificata.

James sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene e lanciò a sua volta un’esclamazione di esultanza. Non riuscì però a godere appieno di quel momento perché un riflesso dorato baluginò al limite del suo campo visivo. Subito si lanciò all’inseguimento dell’agognato Boccino catapultandosi letteralmente sulle tribune, che evitò per un soffio. (La professoressa McGranitt non gradì particolarmente che il suo cappello fosse portato via dallo spostamento d’aria.) Finì di nuovo tra i Cacciatori che si lanciavano la Bluffa e solo l’intervento della fantastica coppia di Battitori Black-Lupin gli evitò di venire abbattuto dall’ennesimo Bolide. Il Boccino si fiondò verso il basso e James fu costretto a seguirlo.

«Malefica pallina alata, vuoi farmi fare la fine di Chang? »

Ormai mancavano pochi metri al terreno. La coda della Nimbus raschiò il campo di gioco e James tese il braccio in avanti.

«Ancora un po’! Ancora un po’, forza! »

Quando le sue dita strinsero finalmente il Boccino, il peso del corpo fece sbilanciare definitivamente il manico di scopa e James precipitò a terra in una nuvola di polvere. La Nimbus continuò la sua corsa per alcune decine di metri prima di fermarsi contro la base degli spalti. Per qualche istante sullo stadio cadde un silenzio di attesa poi, dopo quella che era sembrata un’eternità, James si alzò tenendo alto il Boccino d’Oro che si divincolava tra le sue dita sbattendo impotente le piccole ali.

La folla esplose.

«Potter prende il Boccino! Centottanta a quaranta! Grifondoro! GRIFONDORO IN FINALE!! Grandioso! Potter non delude mai! Una performance da fuoriclasse! Questo capitano entrerà nella storia della squadra! »

 

Gli spogliatoi risuonavano delle esclamazioni gioiose dei ragazzi della squadra di Grifondoro. I tre Cacciatori si congratularono con James ripetutamente e solo quando Sirius cominciò a dare segni di impazienza gli permisero di avviarsi verso l’uscita.

«Accidenti, altro che campione! » brontolò il ragazzo che lo aspettava insieme a Remus. «Con quella Finta Wronski mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Non hai mai mezze misure, o dormi sulla scopa o ti lanci in mosse suicide! »

Remus ridacchiò sentendo l’amico brontolare in quel modo: lui era decisamente il meno indicato a raccomandare cautela. James intanto continuava a giocherellare con il Boccino che teneva nella mano sinistra con un sorriso estatico stampato in faccia. Non vedeva l’ora di vedere Lily e sentire i suoi commenti entusiasti.

«Credo sia meglio che tu vada in infermeria. » sentì invece dire da Remus.

Quando tentò di ribattere l’altro continuò: «Non mi incanti tenendo la mano destra in tasca. Quando sei caduto dalla scopa ti sei fatto male, vero? »

James fu costretto ad ammettere suo malgrado che sì, il polso gli dava un po’ fastidio, ma era tutto sotto controllo. Quando Sirius lo sfiorò però si lasciò sfuggire una smorfia di dolore.

«Potrebbe essere slogato, rotto non credo. Dammi retta. » ripeté Remus. «Madama Chips ti rimetterà in sesto in un attimo. »

Così, mentre i due amici si incamminavano verso la Torre di Grifondoro, James si avviava in direzione dell’infermeria con il braccio appeso al collo con una rozza fasciatura ricavata dalla cravatta. Portava ancora la divisa da Quidditch e quando svoltò l’angolo del corridoio si trovò circondato da un gruppo di ragazze che rientrava dallo stadio.

«Fantastico, Potter, una presa meravigliosa! »

«Eccezionale! Sei il migliore capitano che la squadra abbia mai avuto! »

«Potter, ti adoro! Mi autografi la camicetta? »

«Anch’io! Anch’io! »

«Mi regaleresti il Boccino vincente? »

«Quando esci con me? »

Tutte quelle attenzioni e quei complimenti lo frastornarono piacevolmente. Essere l’idolo delle ragazze era il suo sport preferito dopo il Quidditch.

«Grazie, siete davvero adorabili. Grazie. » si mise a rispondere a casaccio chinandosi a firmare un paio di autografi.

Quando rialzò la testa al di sopra delle chiome bionde e brune che lo circondavano ne intravide una fulva.

«Lily! » esclamò tentando di districarsi da una ragazza che gli si era letteralmente appesa al braccio sano.

Lily Evans lo fissava immobile dall’altro lato del corridoio. Il suo sguardo di smeraldo era come James non l’aveva mai visto.

«Lily… »

La ragazza si voltò bruscamente.

«Non parlarmi! Ho la nausea! »

Un macigno.

Sullo stomaco.

Sul cuore.

James la guardò allontanarsi senza voltarsi e sparire dietro l’angolo mentre un pesante senso di sconforto lo invadeva e tutta la tensione accumulata durante la partita gli piombava addosso facendolo sentire spossato. Le giovani Grifondoro lo circondavano ancora ma James tentò di allontanarle.

«Devo andare in infermeria… per favore… » disse stancamente.

Quando finalmente riuscì a liberarsi riprese a camminare chiedendosi se sarebbe stato in grado di arrivare fino all’infermeria o qualche altra catastrofe lo aspettava dietro il prossimo angolo. Non che esistesse qualcosa di peggiore  delle parole pronunciate da Lily… Si fece coraggio e lo svoltò trovandosi davanti Severus Piton. Se è vero che non c’è mai limite al peggio è anche vero che con questo peggio a volte ci si può divertire. Un ghigno si dipinse sul volto di James: questa era l’occasione giusta per sfogarsi. Mise al sicuro il Boccino nella tasca della divisa e brandì la bacchetta con la mano sinistra.

«Guarda chi si vede! Mocciosus! » esclamò.

Piton strinse più saldamente i libri che portava.

«Che vuoi, Potter? » chiese diffidente.

James ridacchiò.

«Morivo dalla voglia di vedere la tua faccia. Ora che siamo in finale stracceremo Serpeverde come se niente fosse! Siete sempre stati degli incapaci, non avete speranza di cavarvela. »

Improvvisamente sentiva il bisogno insopprimibile di dire cattiverie.

«Mi minacci con la bacchetta per dire sciocchezze simili? » ribatté Piton che nel frattempo l’aveva estratta a sua volta. «Se casualmente dovesse passare un professore o un Prefetto faresti perdere parecchi punti alla tua Casa e la tua splendida partita sarebbe stata inutile. »

«Purtroppo, come vedi, non c’è nessuno e io ho giusto un paio di incantesimi niente male da sperimentare… » sibilò James con aria sadica.

«Cos’è, Potter? La tua piccola Mezzosangue ti ha mandato un bianco? »

James non ci vide più ma Piton fu pronto a rispondere. Due raggi scaturirono dalle rispettive bacchette e un violento lampo di luce li accecò entrambi. James si sentì scaraventare indietro e andò a sbattere contro una parete. Uno scricchiolio sinistro e il dolore acuto che gli trafisse il polso destro gli suggerì che probabilmente ora l’osso si era davvero incrinato. Quando riaprì gli occhi scoprì che Piton galleggiava a mezz’aria e tutto il suo corpo si era gonfiato fino a raggiungere dimensioni doppie rispetto al normale.

«Non osare mai più parlare di Lily in quei termini o te la farò pagare cara, sono stato chiaro?! » ringhiò James alzandosi e raddrizzandosi gli occhiali.

Il polso gli faceva male a morire, era furioso con Piton nonostante fosse stato lui a provocarlo e tutta l’euforia della vittoria era scomparsa. Inoltre le parole di Lily gli pesavano sul cuore più di quanto fosse disposto ad ammettere persino con sé stesso.

Piton mugugnò qualcosa e James brandì la bacchetta. L’incantesimo che stava per pronunciare venne interrotto dalla voce secca di Madama Chips che era uscita dalla porta in fondo al corridoio.

«Insomma, un po’ di silenzio! Questa è un’infermeria! Signor Potter, signor Piton, cosa sta succedendo? »

Il suo sguardo indagatore saettò dal braccio di James appeso al collo con la cravatta a Piton che volteggiava sempre più verso il soffitto con il volto contratto dall’ira.

«Stavo venendo a farmi medicare quando sono… ehm… inciampato su Piton. » rispose James come se quella fosse una spiegazione sufficiente.

Madama Chips preferì non approfondire l’argomento e prendendo lui per il braccio sano e il gorgogliante Serpeverde per un piede, li trascinò dentro l’infermeria dove già si trovava Chang di Corvonero che lanciò loro occhiate truci.

 

Il pomeriggio seguente il polso di James era tornato a funzionare a dovere ma l’umore del ragazzo era, se possibile, peggiorato ancora di più. Ce n’era voluto del bello e del buono per convincerlo a lasciare l’infermeria e tornare alla Torre di Grifondoro. Sirius, Remus e Peter non riuscivano a capacitarsi di quel cambiamento radicale. Quando l’avevano lasciato, James sprizzava gioia da tutti i pori e ora… Avevano visto anche Piton in infermeria (che volteggiava nei pressi del soffitto, legato alla testiera del letto per una caviglia, colpito da quello che sembrava un bizzarro incrocio tra gli Incantesimi Engorgio e Levicorpus) ma era poco probabile che la vittima predestinata dei loro scherzi riuscisse a influenzarlo tanto. Doveva esserci lo zampino di qualcun altro.

«James, sei pronto? » esclamò Sirius rivolto all’amico che sedeva apatico nel vano della grande finestra della loro stanza nel dormitorio.

Il ragazzo si voltò appena.

«Ricordi? Eravamo d’accordo che se avessimo vinto la partita di ieri, oggi ci sarebbe stata una riunione straordinaria della squadra per la pianificazione degli allenamenti in vista della finale. » incalzò Sirius.

James tornò a guardare fuori dalla finestra gli ampi prati inondati di sole. Alcune ragazze si rincorrevano ridendo sulle rive del lago. Gli sembrò di intravedere una chioma rossa, ma un attimo dopo si rese conto di essersi sbagliato.

«Oh, Sirius, lasciami stare. » mormorò. «Non riuscirei ad acchiappare un Boccino nemmeno se fosse grosso come una Pluffa e mi volasse a due centimetri dal naso! »

«James! Sirius! A che punto siete? » chiese Remus sopraggiungendo in quel momento. Lui era già pronto da almeno mezz’ora.

«James, stai ancora così? » disse indicando l’uniforme nera della scuola che il ragazzo indossava ancora al posto della sgargiante divisa scarlatta di Grifondoro. «Faremo tardi agli allenamenti. Il capitano non può mancare alla riunione della squadra. Cosa c’è? Il polso ti fa ancora male? »

«Che importa? Tanto la disgusto… »

Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata perplessa e il bel moro fece roteare la mazza da Battitore in segno di impazienza.

«Cosa dici? » esclamò Peter sgranando gli occhi. Era spuntato da dietro Remus senza che nessuno se ne accorgesse. «Non è assolutamente vero! Sai benissimo che ti adora! Non potrebbe vivere senza di te! »

James rivolse la propria attenzione verso l’interno della stanza, illuminandosi.

«Peter? »

«Ma certo! Ci sono stati degli screzi, è vero, ma tu sei fondamentale per la squadra di Quidditch! »

«La… squadra di Quidditch…? »

James non credeva alle proprie orecchie.

«Sto parlando di Lily! LILY!! Dopo la partita mi ha detto che le do la nausea! »

Nella stanza scese il silenzio. Nessuno dei tre amici sapeva cosa rispondere ad un’affermazione del genere.

«Senti, James, » tentò infine di mediare Sirius. «non è possibile che Evans sia disgustata dal Quidditch e non da te? »

«Fantastico! Il primo amore della mia vita che disprezza il secondo. Andiamo sempre meglio! Detto questo con che coraggio mi chiedete di venire con voi? »

Sirius lanciò un’occhiata eloquente a Remus che annuì con espressione preoccupata. Se James si rifiutava di giocare a Quidditch era decisamente ora di prendere provvedimenti seri.

«Il tuo problema è che Evans ha un’impressione sbagliata di te. Lei conosce solo il lato superficiale del tuo carattere e per questo è giunta probabilmente alla conclusione che sei solamente un arrogante pieno di sé. » disse Remus come parlando tra sé. «Lei non sa quello che hai fatto per noi. Per Sirius… e per me. »

«E sarà meglio che non lo scopra. »

«Sta’ zitto, Sirius! Quello che stavo tentando di dire è che l’idea di Felpato non era malvagia, solo non è stata applicata nel modo giusto. Quello che Lily deve conoscere non è Potter l’idolo della scuola, ma James il ragazzo gentile sempre disposto ad aiutare i suoi amici. Capisci cosa intendo? Per fare questo però devi parlarle e darle il tempo di capirti. Non è esibendoti come miglior Cercatore che farai colpo su una come Lily. »

Un allegro battito di mani accompagnò la fine del discorso di Remus.

«Bravo il nostro professor Lupin! » esclamò Peter. «Una lezione perfetta! A questo punto ci stiamo chiedendo perché non hai una ragazza. »

Gli occhi ambrati di Remus si velarono mentre li abbassava.

«Perché io non me lo posso… permettere… »

Se gli sguardi potessero uccidere, quello di Sirius avrebbe incenerito Peter all’istante per la sua ingenua e colossale mancanza di tatto.

Improvvisamente James, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, balzò in piedi gettando sul proprio letto la tunica nera dell’uniforme.

«Forza, ragazzi! » esclamò rianimandosi. «Gli allenamenti ci aspettano e siamo già in ritardo! »

I tre amici si scambiarono a vicenda occhiate perplesse poi sorrisero.

Forse erano sulla buona strada.

Forse.

 

Quella sera, nonostante la stanchezza, James non riusciva a chiudere occhio. Tutto l’entusiasmo che sapeva trasmettergli il solo salire sulla sua Nimbus 1500 stava gradualmente lasciando il posto all’ormai familiare senso di sconforto. Alzandosi silenziosamente, allontanò le coperte e si avvicinò alla finestra. La notte era nuvolosa e del grande parco si distinguevano solamente le sagome nere del lago e del Platano Picchiatore.

«Devi parlarle e darle il tempo di capirti… »

La faceva facile Remus. Lui non veniva squadrato da capo a piedi ogni volta come se fosse stato un Vermicolo o peggio. Lui con Lily riusciva a parlare. Sì, ma lui, si disse James insultandosi mentalmente, aveva patito e pativa ben di peggio…

Aveva voglia di vederla. Aveva voglia di parlarle, ormai era diventato un pensiero fisso. Voleva vederla adesso.

«E’ notte fonda, non esiste scusa plausibile per questo. Riuscirei solo a farla arrabbiare e a farmi insultare… di nuovo. »

Cosa le avrebbe detto? Era perfettamente consapevole di non riuscire a fare un discorso completo con lei. Si sarebbe impappinato a metà e avrebbe fatto l’ennesima figura da scemo. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine del loro incontro dopo la partita di Quidditch, lo sguardo fiero dei suoi brillanti occhi verdi, la carnagione pallida che metteva in risalto le efelidi e il rosso fuoco dei capelli. Non gli era mai sembrata tanto bella.

Spostò il peso da un piede all’altro picchiettando il davanzale con un dito.

«James, bello mio, non è così che si fa! » si rimproverò. «Non è possibile che tu sia così vigliacco! Basta! »

Presa la sua decisione si voltò a guardare i compagni di stanza che dormivano beati. L’unico suono che giungeva a spezzare il silenzio era il ritmico russare di Peter. Sirius giaceva mezzo scoperto tra le lenzuola scomposte. Remus era volato verso di lui e i lineamenti distesi gli davano un aspetto tranquillo e innocente. Badando di muoversi il più silenziosamente possibile prese gli occhiali dal comodino, si infilò la vestaglia di flanella rossa e cominciò a frugare nel suo baule. Ne estrasse la bacchetta, la Mappa del Malandrino e il Mantello dell’Invisibilità in cui si avvolse, poi lasciò furtivamente la stanza.

 

Spente anche le ultime braci residue nel camino, la Sala Comune era buia e silenziosa. Dame e Cavalieri, nei ritratti appesi alle pareti, dormivano della grossa. James si fermò alla base delle scale che portavano al dormitorio maschile, sempre avvolto nel Mantello dell’Invisibilità. Non che pensasse di incontrare qualcuno a quell’ora, ma nel caso sarebbe stato complicato e imbarazzante spiegare cosa ci faceva in giro per la Torre di Grifondoro nel cuore della notte. Mormorò: «Lumos poi toccò con la punta della bacchetta la Mappa del Malandrino.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. »

Sotto i suoi occhi prese vita la mappa completa di Hogwarts e James poté verificare la posizione di ogni suo occupante. Gli allievi erano tutti nelle proprie stanze, i professori anche a parte qualche studioso nottambulo, Gazza e la sua gatta si trovavano nello sgabuzzino che si ostinavano a chiamare ufficio. Naturalmente anche Lily era… James si bloccò e strabuzzò gli occhi: Lily non era nella sua stanza. Percorse con lo sguardo l’intera mappa e alla fine scorse in puntino con accanto il suo nome posizionato sulla torre della Guferia. Non perse tempo a pensare né a chiedersi il perché, infilò la mappa in una tasca, tese la bacchetta in avanti per fare luce e uscì dalla Sala Comune attraverso il buco del ritratto. Salì rapidamente diverse rampe di scale controllando ogni tanto che non si avvicinasse nessuno e ben presto giunse alla porta della Guferia. Quando la aprì silenziosamente rabbrividì per la temperatura improvvisamente più bassa, poi gettò uno sguardo all’interno. I trespoli sul soffitto erano vuoti, tutti i gufi dovevano essere fuori a caccia, nella Foresta Proibita o nel parco. In un angolo scorse una figuretta nera rannicchiata contro una parete. Dava un’impressione molto triste e James rimase fermo ad osservarla per qualche minuto. Dopo un attimo la ragazza si alzò volgendo le spalle all’ingresso e si appoggiò alla balaustra sospirando. James si avvicinò di soppiatto e le coprì gli occhi con le mani. La sentì irrigidirsi contro di lui e quando capì che stava per gridare, una mano scese a chiuderle la bocca.

«Non urlare. » la implorò allontanando il Mantello e mostrandosi a lei. «Non urlare, per carità. Sono io. »

Gli occhi di Lily si spalancarono, le sue guance si arrossarono leggermente, poi l’espressione passò da stupita a severa.

«Potter! Mi hai spaventata a morte! Cosa ci fai fuori dal dormitorio a quest’ora? In vestaglia e ciabatte, oltretutto. »

James sorrise.

«Non riuscivo a prendere sonno e ho pensato di venire fin quassù a farmi rimproverare dalla mia Prefetta Perfetta preferita. »

Anche Lily si lasciò sfuggire un piccolo sorriso davanti a quella specie di scioglilingua e James si sentì riempire di gioia. Stava sorridendo e sorrideva a lui.

«Seriamente, perché sei qui? » continuò la ragazza.

«Seriamente, volevo vederti. »

Lily assunse un’espressione diffidente.

«Sei fuori dal dormitorio di notte. Non credere che non sappia che tu e i tuoi compari siete soliti a questo genere di cose. Cosa stai macchinando? »

James si sedette a terra sulla paglia avvolgendosi nella vestaglia.

«Forse per la prima volta da quando ho messo piede a Hogwarts non sto macchinando niente. Anzi, la tua stessa mancanza di disciplina, cara signorina Prefetto, mi ha evitato un grosso rischio. Sarebbe stato complicato inventare una scusa plausibile per giustificare la mia presenza di notte nel dormitorio femminile, e poi ho la netta impressione che tu mi avresti picchiato. Almeno la Guferia è territorio neutrale. »

La ragazza continuava a non sembrare convinta e rimaneva in piedi a un paio di passi da lui.

«Saresti venuto a svegliarmi a quest’ora solo per vedermi? » chiese scettica e James annuì convinto.

«In effetti non mi sono fermato a rifletterci, comunque anche tu stai violando le regole, quindi… »

«Cosa vorresti dire? » scattò Lily.

«Niente, niente, cerca di rilassarti un po’. Non ho intenzione di chiederti perché sei qui. »

Lily rimase in silenzio tornando ad appoggiarsi alla balaustra e scrutando il cielo notturno. Dopo alcuni minuti si sedette a sua volta sulla paglia, sempre badando di mantenere una distanza di sicurezza da James, raccolse le gambe e le circondò con le braccia. Il ragazzo si beava nella sua vista: era così bella. Alla sola luce bella bacchetta abbandonata sul pavimento e delle poche stelle che facevano capolino tra le nubi, il suo profilo puro la faceva assomigliare ad una malinconica bambola di porcellana. Fragile e meravigliosa come un sogno.

Quasi non si accorse quando iniziò a parlare.

«A volte mi prende una strana malinconia. Qui a Hogwarts sono sempre stata molto bene ma stranamente capita che mi manchi il mio mondo. I miei genitori mi scrivono regolarmente ma mia sorella… bhè… sono anni che praticamente non mi rivolge la parola. Da quando poi ha conosciuto quel ragazzo e si sono fidanzati, i nostri rapporti si sono definitivamente spezzati. Sai, lui disprezza i maghi… »

Un improvviso scricchiolio mise James all’erta. Mentre Lily continuava a parlare di un certo Vernon Dursley, tese le orecchie poi improvvisamente la afferrò per la vita e la trascinò in un angolo buio. Spense la bacchetta con un rapido: «Nox! » e gettò su entrambi il Mantello dell’Invisibilità.

«Ferma e zitta! » le intimò in un soffio.

Lily stava per protestare ma un attimo dopo vide la porta della Guferia aprirsi ed entrare Mastro Gazza con una lanterna, accompagnato dall’immancabile Mrs. Purr.

«Avrei giurato di aver visto una luce quassù. » brontolò tra sé.

James si irrigidì. Fosse stato per lui non ci avrebbe pensato due volte a prendere in giro il guardiano e a scappargli sotto il naso. Se poi fosse stato scoperto, non sarebbe stato un gran problema. Avrebbe fatto perdere un po’ di punti alla sua Casa ma ormai si trattava di fatti all’ordine del giorno. Per Lily invece era diverso, lei era un Prefetto. Se fosse stata sorpresa a violare le regole sarebbe stata nei guai. James inorridì quando vide che a pochi metri dai piedi di Gazza, seminascosta dalla paglia smossa, si trovava la Mappa del Malandrino. Doveva essergli caduta quando si era alzato di scatto. Se il custode l’avesse trovata sarebbe stato un disastro di proporzioni che a stento riusciva a immaginare.

Mentre Gazza continuava a muovere attorno la lanterna in modo sospettoso, la gatta si fermò proprio accanto alla pergamena, la annusò poi puntò i suoi occhi gialli dritti nella direzione dove si trovavano i ragazzi. Lily si rannicchiò contro James e lui la strinse di più a sé con il braccio libero. Dopo alcuni interminabili secondi, Gazza abbassò la lanterna deluso.

«Andiamo, tesorino. Qui non c’è nessuno. » disse. «Dev’essere stato di nuovo quel Pix. Ah, ma se lo prendo… »

Stava ancora inveendo contro il poltergeist quando i suoi passi svanirono per le scale.

James tirò un sospiro di sollievo e si rilassò lasciando cadere il mantello. Fu allora che si accorse della posizione in cui si trovavano: aveva Lily praticamente seduta in braccio e la stava abbracciando. La vide alzare gli occhi e avvampare. Era imbarazzata? Ovvio! Indispettita? Molto molto probabile… Ora gli avrebbe fatto una scenata, eppure non riusciva a pensare ad altro che al fatto che la stava tenendo tra le braccia ed era meraviglioso.

«Oh, santo cielo! Cielo! Cielo! Devo trattenermi! »

Lily avvicinò il viso al suo e invece dell’insulto che si aspettava James sentì posarsi sulla sua guancia un bacio delicato. Impulsivamente le prese il viso tra le mani e la baciò sulle labbra. Inizialmente Lily fece per ritrarsi poi si abbandonò tra le sue braccia ricambiando il bacio.

James non credeva a quello che stava succedendo. Se non era magia quella…

 

«Non mi hai ancora spiegato come hai fatto a sapere che ero qui. » incalzò Lily mentre James raccoglieva dalla paglia la Mappa del Malandrino.

«Intuito? Diciamo che ho le mie fonti… Fatto il misfatto! » così dicendo toccò con la punta della bacchetta la pergamena e se la infilò in tasca.

«Quella cos’era esattamente? »

«Eh? Oh… nulla. Solo una… ehm… sciocca pergamena stregata da… Sirius, che prende in giro chiunque tenti di leggerla… »

Non si era ancora ripreso dalla shock emotivo di poco prima e la calma della ragazza lo spiazzava.

«Pensavo mi odiassi. » si lasciò sfuggire.

Questa volta fu il turno di Lily  rimanere senza parole.

«Ma… »

«Dopo la partita. Mi hai detto che ti do la nausea. In effetti mi sono comportato male, ti ho invitata e poi mi sono fatto trovare con tutte quelle ragazze. Mi hanno teso un agguato sulla strada per l’infermeria. Comunque non volevo fare la figura dello sbruffone e dell’arrogante, anche se… »

«Frena, frena! Aspetta! » lo bloccò Lily tendendo una mano in avanti. «Io non ho mai detto di avere la nausea di te. »

«Cosa…? »

«Sì, è vero, ero arrabbiata e mi sentivo anche discretamente male per quello che avevi fatto, ma le tue ammiratrici c’entrano ben poco. Mi hai invitata a una partita dove per ben due volte hai rischiato di ammazzarti. Non ero disgustata, ero spaventata. »

James non credeva alle proprie orecchie. Aveva avuto paura per lui.

Lily arrossì e distolse lo sguardo.

«Quando ti ho visto lanciato in quella Finta Wronski mi si è quasi fermato il cuore… »

«Allora questo vuol dire che… » iniziò James entusiasta.

Gli occhi di Lily tornarono a puntarsi su di lui impedendogli di continuare.

«Vuol dire che anche tu se vedessi la persone che ti…ehm… tormenta compiere un’azione suicida ti preoccuperesti, vero? »

«Tormenta? Se vedessi Lucius Malfoy precipitare dalla sua scopa gli farei solo un applauso… »

Lily non fece commenti. Si limitò a togliersi dal collo la sciarpa con i colori di Grifondoro che portava e a riavvolgerla attorno a sé stessa e a James.

«Stai gelando. Sarà meglio rientrare. »

Scesero dalla Guferia e attraversarono di nuovo i corridoi sempre celati dal Mantello dell’Invisibilità. Quando giunsero nella Sala Comune, prima di salire in dormitorio, Lily si voltò brevemente.

«Sia ben chiaro, Potter. Quel bacio che ho lasciato che mi dessi è stato solo per ringraziarti di avermi aiutata. Se ne farai parola con qualcuno, i tuoi compari compresi, e credimi che verrei a saperlo, troverò il modo di fartene pentire amaramente. Buonanotte. »

A metà della rampa di scale si sentì afferrare per un braccio.

«Ok, condizione accettata, però tu domani sera dovrai venire con me. Ho in mente una sorpresa. »

 

CONTINUA…

 

 

 

 

NOTICINA DI YUKI:

Ecco qua la prima parte! Questa è una storia originariamente nata per essere tutta di seguito e non divisa in capitoli, ma mi sono trovata a doverla tagliare per “esigenze di pubblicazione”, fatemi sapere cosa ne pensate e presto pubblicherò le altre due parti! RECENSITE, MI RACCOMANDO! I vostri commenti sono la mia gioia! Mi scuso se in questo o nei seguenti capitoli i personaggi vi sembreranno un po’ OOC, il “mio” James e il “mio” Sirius sono un po’ più nervosi e meno scanzonati di quanto immagino siano gli originali ma quando ho scritto stavo attraversando un periodo un po’ teso e una volta terminata la storia ho preferito lasciarli così per non dover cambiare tutta la trama. Spero vi piaccia lo stesso! Come al solito ringrazio VampiraSix per la prima lettura e i preziosi consigli! Un bacio e alla prossima! YUKI-CHAN

 

   
 
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