Anime & Manga > Goldrake
Ricorda la storia  |      
Autore: lu1980    29/04/2011    2 recensioni
Una fitta di dolore talmente forte al braccio che fece impallidire il re di Fleed, poi un volto sofferente gli comparve davanti agli occhi e un nome si impose nei suoi pensieri … Venusia.
-fratello, stai male?-
-no … tranquilla è la solita ferita che si fa sentire-
-meno male per un attimo mi hai fatto preoccupare … uh la radio?-
-Sibilius? Strano … dimmi-
---Duke! … presto corri, tuo padre dalla Terra dice che è urgente!---
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Una fitta di dolore talmente forte al braccio che fece impallidire il re di Fleed, poi un volto sofferente gli comparve davanti agli occhi e un nome si impose nei suoi pensieri … Venusia.

-fratello, stai male?-

-no … tranquilla è la solita ferita che si fa sentire-

-meno male per un attimo mi hai fatto preoccupare … uh la radio?-

-Sibilius? Strano … dimmi-

---Duke! … presto corri, tuo padre dalla Terra dice che è urgente!---


 


 

Alcune ore prima sulla Terra.


 

Da anni se ne era fatta una ragione, non sarebbe mai più tornato, stranamente da alcuni giorni le faceva male la ferita e questo le faceva tornare alla mente i molti ricordi delle passate battaglie e dei bei giorni trascorsi con lui, ma oggi no, non voleva pensarci era il giorno del suo trentunesimo compleanno e già contava le ore che mancavano alla festa che le stavano organizzando lì al centro di ricerche.

Il soffitto del grande salone era pieno di palloncini colorati, ogni tanto qualcuno scoppiava per il calore, tra risate e allegria proseguiva tutto per il meglio, poi si udì un suono.

Loro della vecchia guardia lo conoscevano bene, scattarono veloci chi hai propri posti, chi alle armi, chi ad indossare la tuta spaziale.

Aveva appena infilato il casco, stava per prendere l'ascensore che l'avrebbe portata all'hangar del Delfino quando tutto divenne nero … senza suoni.


 

Stava riprendendo conoscenza era stesa su qualcosa di morbido, la testa troppo pesante per poterla alzare, la ferita pulsava, fece per aprire gli occhi ma dovette rinunciare, anche loro le dolevano … sentiva delle voci lontane … no erano lì vicine a pochi passi … una strana sensazione di gelo l'attanagliò.

-padre, questa è la terrestre di cui ti ho parlato, e che voglio come mia regina-

-Helgar, idiota!- tuonò l'altra voce -mi hai portato una serpe in casa!-


 

“Vega” … avrebbe riconosciuto ovunque quella voce.


 

-calma i furori, padre, so benissimo chi è, ma ho già un piano in mente- rise -sarà la nostra esca per fare uscire Goldrake dal suo regno dorato e chiudere i conti una volta per tutte!-

-mi piace la tua idea … soldati! Portate la terrestre in una delle stanze reali … e che venga trattata come ospite!-

-agli ordini, sire!-


 


 


 


 


 


 


 


 


 

In quello stesso momento sulla Terra.


 

ACCESSO NEGATO

Su ogni mezzo da combattimento lampeggiava col suo rosso minaccioso bloccando ogni tentativo di messa in moto.

Tetsuya, essendo il più anziano del gruppo, prese parola per tutti.

-eih! Che diamine state combinando lassù!? Volete farci uscire!?-

-Tetsuya!- lo riprese il dott. Kabuto -bel modo di dare esempio! Vi abbiamo bloccato per non farvi fare mosse avventate, senza dati precisi dove volete andare?-

-andiamo e basta! Una volta fuori ci dividiamo e cerchiamo il segnale del suo trasmettitore!-

-Tetsuya non dire cavolate! Potrebbe essere ovunque!-

-padre, dobbiamo fare qualcosa per lei!-

-dottore, è mia sorella, ci lasci andare!-

-datevi tutti una calmata!- disse Proctor quasi urlando -uscite dai mezzi e venite subito in sala riunioni!-

Per fare prima nessuno tolse la tuta spaziale, quando arrivarono trovarono già seduti Proctor, Kabuto e Righel, stranamente calmo nonostante la tensione fosse ben visibile.

-sedetevi e ascoltate con calma- iniziò Proctor alzandosi in piedi iniziando a camminare per la stanza con le braccia dietro la schiena -mentre voi stavate facendo i bambini ho fatto una cosa che mi ero promesso di non fare mai … ho chiamato Actarus, gli ho detto l'accaduto e ...-

-dottore non ci starà dicendo che ...-

-a quest'ora dovrebbe essere già in viaggio-


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Le spie erano tutte sul segnale di allerta arancione, ma non gli importava nulla, al momento aveva un solo obbiettivo arrivare sulla Terra il prima possibile.

-Duke, rallenta, rischi di fondere i motori-

-no, reggeranno benissimo!-

-sii ragionevole-

-taci, Sibilius! So benissimo quello che faccio!-

Fece per controbattere ma la mano di Maria sul suo braccio lo fece desistere.

-ora come ora, non darebbe ascolto neanche a me- disse a bassa voce.

-cos’ha questa terrestre di così speciale? In tanti anni che lo conosco non l’ho mai visto comportarsi così-

-ci sarebbero molte cose da dire, però si riassumono tutte in una sola frase, solo che…-

-non tenermi nel limbo, te ne prego-

-vedi … è lo stesso motivo per cui ha sempre rifiutato di sposarsi in questi anni-

-vorresti dire che …-

-Maria, la Terra!-

-fratello da dove entriamo?-

-mio padre ha detto che ci preparava il passaggio dal mare-

Sul pianeta era notte fonda, una fredda notte d’inverno, erano tutti in sala comando, i loro volti si rallegrarono quando udirono da uno dei tecnici pronunciare la tanto attesa frase.

-varco dal mare occupato in ingresso alla base-

-andiamo- disse Proctor.

Non vi furono festeggiamenti, solo un breve saluto e la presentazione di Sibilius, quale fidanzato di Maria, per certi tratti molto somigliante ad Actarus, se non fosse stato per i capelli biondi corti e dritti in piedi.

Dopo una breve riunione decisero di aspettare la prima mossa da parte del nemico, chiamato così perché l’unica cosa che avevano rilevato gli strumenti era stata una forte presenza di radiazioni al vegatron, ancora ignoravano che Vega fosse vivo e nuovamente pronto a colpire.

Quando la riunione terminò era quasi l’alba, Actarus dalla sua stanza attese il sorgere del sole e ai suoi primi raggi fece la solenne promessa che l’avrebbe trovata ad ogni costo.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Il suo controller indicava che erano passati due giorni da quando si trovava prigioniera, il cibo e tutto quanto le fosse stato necessario le veniva consegnato in una cassa ogni mattina.

Prigioniera in una gabbia dorata, aveva ogni lusso possibile e inimmaginabile, ma non aveva più rivisto né Vega ne il figlio, però sapeva benissimo che era sorvegliata giorno e notte.

Fortunatamente la ferita non le doleva, sicuramente la stanza era schermata, passava tutta la giornata a trovare un modo per scappare passando al setaccio ogni millimetro di quella stanza, era già arrivata a più della metà senza trovare neanche l’ombra di un pannello o di un quadro comandi.

Verso la sera del secondo giorno si udì un grande trambusto provenire dal corridoio, si precipitò con l’orecchio alla porta, quello che potava sentire erano grida … dovette concentrarsi molto per capire che erano grida di gioia.

Provò a capire cosa dicessero, ma erano troppe voci non riusciva ad isolarle, poi calò il silenzio, decise di rimanere lì con le orecchie tese, passarono dei brevi e al tempo stesso interminabili minuti poi si udirono alcuni passi da lontano … no, erano molti passi … passi a marcia e … le sembrava di udire delle catene trascinate a terra.

I passi si fermarono fuori della sua porta, con un balzo scattò all’indietro pochi istanti prima che la porta si aprisse, fece per avanzare ma una schiera di fucili le si pararono davanti.

-mia cara, noto con piacere che il nostro cibo ti ha fatto bene!-

-quello schifo!? Ho mangiato solo per sopravvivere!-

-quanta arroganza! Ma sono sicuro che ora la perderai-

-ne sei convinto, Helgar?-

-o sì e molto … soldati, buttate dentro il nostro amico!-

Due soldati trascinarono dentro un uomo a capo chino, indossava solo dei calzoni rossi e stivali neri, i polsi e le caviglie erano imbragati in pesanti catene, lo buttarono a terra a faccia in giù senza troppa cura.

-tieni terrestre!- Helgar le lanciò addosso un contenitore metallico e buttò a terra dei vestiti –dentro lì ci trovi il necessario per le medicazioni e anche le chiavi delle catene, conciato com’è non ha sicuramente molta voglia di scappare!-

Venusia abbassò lo sguardo verso l’uomo, solo in quel momento riconobbe il medaglione che portava al collo, un brivido le corse lungo la schiena lasciandola senza parole.

-visto? Sono riuscito a farti zittire- aggiunse prima di chiudere nuovamente la porta.

-Actarus! Mio dio! Come ti hanno conciato!?- disse aiutandolo ad alzarsi –ce la fai a camminare?-

-s … sì … almeno tu … stai bene-

Lo fece sdraiare sul letto, il viso era una maschera si sangue –maledizione! Dove hanno messo le chiavi?- in preda alla rabbia vuotò l’intero contenuto della scatola sull’altro lato del letto –non ci sono!-

-aiu … tami a … sedere … ti dico io … quali sono-

-certo scusami, però prima- prese due teli uno lo bagnò e gli ripulì il viso asciugandolo con l’altro –ora ti riconosco-

Sorrise –quella piastra … rossa … è quella … falla scorrere … in queste fessure- disse girando i polsi.

Venusia senza pensarci troppo ubbidì, le serrature scattarono e finalmente con braccia e gambe libere potè procedere alle medicazioni, prese in mano quanto le avevano dato ma lo ripose subito.

-non mi fido, questa roba potrebbe essere letale- disse esaminando quanto era sparo sul letto –aspetta!- prese dalla piccola sacca che portava legata in vita una bomboletta –userò questo!-

-cos’è?-

-un potente disinfettante antibiotico unito a collagene, chiudi gli occhi- iniziò a spruzzare prima sulla schiena poi sul petto e, infine, sul volto.

-pizzica-

-meglio, vuol dire che sta facendo effetto … senti, vuoi dirmi come hanno fatto a prenderti?-

-fa tutto … parte di … un piano-

-bel piano! Farsi catturare e pestare a sangue!- si alzò e iniziò a riordinare –fatti una dormita che ne riparliamo, tanto da qui non ci possiamo muovere!-

Non le rispose, si limitò sa chiudere gli occhi, la sentiva distaccata, quasi gelida, non le sembrava la stessa persona che aveva conosciuto anni prima.

Aprì gli occhi e scattò a sedere, con piacere dal suo corpo non riceveva segnali di dolore o sofferenza, si guardò intorno vide Venusia che tastava con molta cura un pezzo della parete della stanza.

-è del tutto inutile, queste stanze non hanno quadri comando all’interno- disse in tono scherzoso.

-vedo che stai meglio … allora dimmi tu cosa dobbiamo fare- rispose seccamente.

-ora basta!- saltò giù dal letto e con uno scatto la bloccò con la schiena al muro tenendola per le spalle –adesso la smetti di fare la bambina viziata, chiaro!?-

-non sono un tuo suddito e non puoi darmi ordini! … in tutti questi anni non hai fatto avere notizie, ora torni come l’eroe che va a salvare la bella e pretendi che ti faccia le feste!?-

-sei una stupida! … ho sempre saputo ogni cosa di tutti voi, ero d’accordo con mio padre che restasse tra me e lui!-

In quell’attimo l’avrebbe preso a pugni, ma poi vide che i suoi occhi lucidi prossimi a piangere –hai pienamente ragione ad essere adirata con me, solo ora mi rendo conto del grande errore che ho fatto, ogni volta che parlavo assieme vedevo la tristezza nello sguardo di mio padre e non volevo vederla nei vostri … nel tuo-

-Actarus io …- anche i suoi occhi cambiarono espressione.

-ora ti riconosco- lasciò andare la presa e la strinse forte a se –anche i nostri padri ci avevano detto che era un piano stupido … ma era l’unico modo per poterti trovare-

Si allontanò di poco guardandolo in modo interrogatorio.

-non riuscendo ad agganciare il tuo segnale ho fatto in modo che trovassero me, tutto qui … fuori nello spazio c’è il resto della squadra, aspettano solo un mio segnale per attaccare-

-scusa un attimo, hai detto che all’interno non ci sono quadri, allora come facciamo a scappare?-

-semplice dall’alto!- le diede un bacio sui capelli prima di portarsi verso il centro della stanza –le navi di Vega hanno il soffitto a pannelli, e ogni stanza è tenuta ferma da un sistema di molle per evitare i rollii durante i viaggi-

-quindi non ci resta che arrampicarci … Actarus! Ci avranno sicuramente sentito!-

-no, grazie a questo- indicò un puntino luminoso sulla sua cintura –in questo momento possono solo vederci, sempre che lo stiano facendo-

-agiremo col buio, useremo una delle tende come corda-

-bene-

E così fecero, muoversi attraverso quelle molle gigantesche non era facile, più di una volta rischiarono di essere pizzicati dal moto di tensione e rilassamento, seguendo l’indicatore di Actarus arrivarono proprio sopra Goldrake, tolsero un pannello e videro tutt’attorno al robot diversi segni di bruciatura.

-idioti! Ancora non hanno imparato come funziona il sistema di difesa … ok scendiamo-

-aspetta, verrò fulminata anch’io!-

-tu no, ho caricato il tuo dna nel sistema, io vado- si buttò, appena entrato nel raggio d’azione del Goldrake la sua discesa rallentò la grande calotta del posto di comando si aprì e vi entrò dentro delicatamente, poi fece segno a Venusia di buttarsi.

Col cuore che batteva a mille si buttò ad occhi chiusi, li riaprì sentendo una presa amica.

-visto?-

-uoah! A casa lo voglio rifare- in quel momento risuonò l’allarme –hanno scoperto la nostra fuga!-

-ora si balla! Siediti e allaccia le cinture!-

Quelli che seguirono furono attimi concitati, l’hangar della nave saltò sotto i laser, chiunque si trovasse al suo interno venne risucchiato fuori.

Appena uscirono si trovarono circondati da un numero incalcolabile di minidischi, iniziò una cruenta battaglia, dal nulla spuntò anche il Supercosmo che si divise nei suoi tre velivoli.

Dopo un primo attimo di svantaggio iniziarono ad avere la meglio, i minidischi diminuivano a vista d’occhio finchè non rimase solo la nave ammiraglia, l’accerchiarono e caricarono in contemporanea ogni armamento possibile, poi vi fù una fortissima luce che li abbagliò tutti, terminato l’effetto della nave non restava alcuna traccia, c’erano solo loro.

-Actarus, abbiamo vinto?-

-questa battaglia sì, ma torneranno … prima o poi-

-allora li inseguiamo?

-no Tetsuya, sono già lontani, torniamo al centro, siamo tutti malconci-

-ok, ricevuto!-

-ok ricevuto!? Begli amici che siete! A nessuno interessa sapere se sto bene?-

-sorellina, da come urli si direbbe di sì-

-Mizar, con te facciamo i conti dopo!-

Seguì una bella risata generale.

-Venusia, una cosa-

-sì?-

-in mezzo a tutta questa confusione non mi ricordo se ti ho già detto che ti amo-

-no, però sai ... si dice … meglio tardi che mai!- gli posò una mano sulla spalla e sentì le dita di lui farsi spazio tra le sue-


 


 


 


 


 

 


 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Goldrake / Vai alla pagina dell'autore: lu1980