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Autore: _hurricane    30/04/2011    5 recensioni
Cercavo qualcosa, qualcosa che mi facesse struggere, che mi facesse venir voglia di strapparmi le squame dalla pelle pur di ottenerla.
E poi, quel qualcosa arrivò.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Accadde in un momento qualunque, di un tempo qualunque. Nel mio mondo il tempo non ha alcuna importanza. Non ci sono né settimane, né mesi, né anni, e la distinzione tra il giorno e la notte non è mai esistita. Nel mondo dei demoni è sempre notte. In realtà, anche il concetto stesso di notte è un’invenzione umana, coniata semplicemente per distinguerla dal giorno; è il lasso di tempo durante il quale gli umani dormono, e a volte sognano, certi del fatto che la Luna veglierà su di loro. Perciò no, nel mondo dei demoni non è mai notte, come non è mai giorno.

Mi trovavo nel buio, il mio caro, amato buio. Le piume scure delle mie ali si confondevano con esso, i contorni impossibili da distinguere per l’occhio imperfetto di un essere umano; ma noi demoni viviamo nel buio, perciò siamo del tutto visibili l’uno per l’altro, pur essendo completamente neri. Rivoltanti, a dir la verità, fino al momento in cui non sentiamo la chiamata, quella chiamata, e cambiamo forma per apparire dei bellissimi ed irresistibili tentatori. La nostra pelle è fatta di durissime squame, che ricoprono tutto il nostro corpo annullando qualsiasi tipo di distinzione di sesso, tanto cara a voi umani. Preservano le anime delle nostre vittime, che in questo modo non potranno più volare libere, né raggiungere la pace. Grandi ali si diramano dalla nostra schiena, permettendoci di giungere nel vostro mondo per poi penetrare i vostri più oscuri pensieri con i nostri lunghi artigli. Siamo rivoltanti, eppure così perfetti, immutabili.

“Com’è che sei sempre ad oziare, eh, Sirrael*?” disse improvvisamente una voce profonda, a pochi passi da me. Astaroth* aveva sempre trovato divertente sorprendere gli altri demoni, apparendo dal nulla in una nuvola di fumo accanto a loro; come se non sapesse che i demoni raramente si sorprendono di qualcosa. Era forse il demone più vanesio ed indisponente che avessi mai conosciuto: non faceva altro che celebrare le sue ali e le sue corna sopra quelle degli altri. Eppure, per me c’era ben poco da vantarsi. Non tutti i demoni, infatti, hanno il “privilegio” di avere le corna: crescono a coloro che, nel corso dei secoli, collezionano un vastissimo numero di anime. E l’unico modo per farlo è, semplicemente, non fare alcun tipo di distinzione tra di esse. Ed io ero stanco, oh, esausto di non fare distinzioni. Di abbuffarmi di pasti senza consistenza né sapore… quelle corna erano la cosa più volgare che avessi mai visto.

“Il tempo che io passo nell’ozio, tu lo passi nel vizio” risposi sardonico, volgendo altrove i miei occhi rossi per non dover guardare ancora una volta quelle tanto decantate corna sulla sua testa. Astaroth rise di gusto, come al solito. “Vizio! Da quando è diventato un vizio per te?” mi disse poi, avvicinandosi al mio viso. Potevo intravedere i suoi denti affilati, e percepire l’odore fetido di un’anima umana che non valeva niente; sicuramente un ladro, o un assassino. Storsi il naso disgustato, e i suoi acutissimi sensi ovviamente gli permisero di notare quel gesto. “Cos’è, non ti piace?” continuò, alitandomi in faccia per poi passarsi la lingua biforcuta sulle labbra. Noi demoni non litighiamo mai nel nostro mondo, a meno che non ci sia di mezzo l’anima di un umano – per me, un’anima che ne valga la pena. Semplicemente, passiamo il tempo ad infastidirci a vicenda, e Astaroth era senza dubbio il campione. “Fai ribrezzo” gli dissi alzandomi dalla roccia su cui ero appollaiato. “Sei a digiuno da un bel po’, eh? Ormai deliri!” mi rispose Astaroth, librandosi in volo accanto a me come se lo avessi invitato a seguirmi. Non gli risposi, anche perché probabilmente aveva detto la verità. Cercavo qualcosa, qualcosa che mi facesse struggere, che mi facesse venir voglia di strapparmi le squame dalla pelle pur di ottenerla.

E poi, quel qualcosa arrivò. Sentii pulsare dal mio interno, come se avessi un cuore. Succedeva sempre, quando un umano sulla Terra esprimeva, di solito inconsciamente, un desiderio di vendetta o un sentimento di rancore del quale si potesse approfittare. Ma ormai avevo ignorato così tante richieste, da essere quasi immune. Per questo mi incuriosii, sentendo le mie viscere pulsare, anche se lievemente. “Non hai sentito?” chiesi ad Astaroth, sorprendendomi del fatto che fosse ancora accanto a me – solitamente, svaniva in una nuvola di fumo per avventarsi come un cane denutrito su qualsiasi anima disponibile, il che lo rendeva detestato da quasi tutti gli altri demoni. “Sentito cosa? Ah, Sirrael, sei uno spasso!” mi rispose ridendo in quel suo modo dannatamente fastidioso. In effetti, quel pulsare era così lieve che una bestia sanguinaria come lui forse non era nemmeno più in grado di sentirlo. Senza avvertirlo, interruppi il nostro volo per fermarmi nuovamente su una nuda e fredda roccia. Lo vidi allontanarsi, sicuramente diretto ad importunare qualcun altro, così potei concentrarmi su quel pulsare lieve, quasi impercettibile. Se nel mio mondo fosse esistito il vento, lo avrebbe sicuramente coperto con il suo fruscio. Chiusi gli occhi e mi concentrai, cercando di capire da dove provenisse quel lamento. Non era il solito urlo disperato e miserabile, era come un flebile, melodioso canto.

“Non esiste nessun Dio. Nessuno verrà a salvarmi”. Erano pensieri oscuri, meravigliosamente oscuri, ma di un’anima piccola ed ingenua. Mi tenni saldo alla roccia con le mie unghie, quella frase mi aveva già mandato in estasi. Sentii da dentro di me un languore, la fame che da molto tempo mi aveva abbandonato; ma più di tutto, il desiderio. La voglia incontrollabile di ottenere quell’anima pura, che esisteva al mondo da così poco tempo, eppure già dubitava del Bene. Oh, era quello che aspettavo da secoli, e mi stava chiamando. Stava chiamando me. Preso dalla frenesia, mi alzai nuovamente in volo continuando a mantenere un contatto con quel debolissimo richiamo, terrorizzato all’idea che svanisse nel buio. Poi, finalmente mi apparve il suo volto; era un ragazzino. Nella mia mente si erano ormai delineati i contorni del suo viso, sfregiato e ricoperto di sangue. Si trovava in un luogo chiuso e angusto, forse una gabbia. Per raggiungerlo, dovevo prima riuscire ad entrare in contatto con i suoi sentimenti, capire perché mi aveva involontariamente evocato. Continuai a volare in cerchio, ancora senza una meta, vagliando con la mia mente la frustrazione, la rabbia, la disperazione, frugando virtualmente quella piccola anima… ma niente, nessuna di loro era la causa del suo canto. Infine, vi scovai dentro l’odio. Aprii gli occhi, ormai di un rosso acceso, e in un attimo svanii dal mio mondo. Lo avevo trovato.

Riapparvi in una stanza buia e fredda, al centro della quale si trovava, come avevo immaginato, una piccola gabbia. Vi era un bambino al suo interno, raggomitolato su sé stesso… Lo guardai attentamente, prima di dirgli ciò che ogni demone deve dire ad un essere umano: che da quel momento non poteva più tornare indietro.

Era piccolo, indifeso, sporco di sudore, lacrime e sangue incrostato. Era la cosa più bella che avessi mai visto.


~ ~ ~


* Sirrael: nome di uno dei cinque sovrani dell'Inferno secondo Reginald Scott ("Discovery of Witchcraft")

* Astaroth: anche detto Astarotte, è il demone che conosce i fatti che furono, sono e saranno.

   
 
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