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Autore: Elos    01/05/2011    9 recensioni
A ben vedere, era iniziata con il funerale di Albus Silente. C'erano stati molti momenti prima o dopo egualmente significativi, egualmente gravi, egualmente decisivi, momenti che avevano segnato una svolta e che avevano deviato la strada delle cose verso il basso, giù per il pendio cupo e fangoso di un anno da schifo: ma nessuno di essi aveva avuto lo stesso valore. [...]
Era cominciato tutto così.
Splaf.
Tutto quel che ha un peso, prima o poi, va a fondo.
Prima classificata a pari merito al concorso "Guerra, pace e speranze infrante" indetto da Lalyblackangel per la Tana di suni.
Genere: Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La prima storia delle domeniche buie nasce per quella che è ormai diventata la ricorrenza dei concorsi della tana di suni: il tema di stavolta, proposto da LalyBlackangel, era la guerra e la pace, intese in più di un senso. Potete trovare tutte le storie partecipanti qui, compresa Il ragazzo sui gradini, di suni, con la quale Tutto quel che ha un peso si è classificata prima a pari merito.
Per sapere cosa sono le domeniche buie (ma vi interessa sul serio saperlo? x°D) ci si rivede nelle note a fondo pagina. Intanto ringrazio caldamente LaureDeTroyes, che ha preso il posto della mia Amata Beta in un momento in cui la suddetta Amatissima era occupata a betarmi tutt'altro.
Buona lettura!



Tutto quel che ha un peso

I’m the voice inside your head
You refuse to hear
I’m the face that you have to face
Mirroring your stare
I’m what’s left
I’m what’s right
I’m the enemy
I’m the hand that took you down
Bring you to your knees



Tutto quel che ha un peso, prima o poi, va a fondo.

A ben vedere, era iniziata con il funerale di Albus Silente. C'erano stati molti momenti prima o dopo egualmente significativi, egualmente gravi, egualmente decisivi, momenti che avevano segnato una svolta e che avevano deviato la strada delle cose verso il basso, giù per il pendio cupo e fangoso di un anno da schifo: ma nessuno di essi aveva avuto lo stesso valore.
La tomba di Silente era diventata un simbolo. Bianca contro il verde dei prati di Hogwarts, la si poteva vedere da ogni punto. In effetti non si poteva non vederla. Era lì: incombeva. Non c'era solo un corpo là dentro, corpo d'uomo fragile e vecchio, a sciogliersi lentamente in un pugno di cenere decomposta come tutte le cose mortali facevano, ma decine di corpi morti, centinaia: come cadaveri, le speranze di tutti si erano radunate nella tomba bianca, avevano richiuso per bene il coperchio sopra le proprie teste e, infine, avevano dichiarato che i giochi erano chiusi.
Era cominciato tutto così.
Splaf.
Tutto quel che ha un peso, prima o poi, va a fondo.

L'estate era passata in una bruma di nebbia gelata, niente sole, niente vento, con il respiro dei Dissennatori a correre per le strade. Augusta Paciock aveva serrato i cancelli della propria dimora, isolandola dal mondo in attesa di tempi migliori. A settembre Neville era tornato ad Hogwarts perché non c'era altro che potesse fare: davvero, lui non era Ron, non era Hermione o Fred o George... lui non era Harry, soprattutto. Non c'era nessun destino del mondo a premergli sulle spalle, solo il bisogno di... di esserci, di fare qualcosa. Augusta Paciock gli aveva proposto di cambiare scuola, di cambiare città. Di cambiare posto. Neville le aveva detto cortesemente grazie, ma no.
Hogwarts era il suo posto. Stare era il suo destino.
Ad Hogwarts qualcuno aveva avuto la brillante idea di nominare preside Severus Piton - e Neville, alla notizia, si era fatto venire il dubbio che l'idea di tornare potesse non essere stata precisamente la più intelligente tra quelle possibili - e c'erano i Dissennatori alle porte della scuola, ai confini della Foresta Proibita, nel parco. Sorvegliavano le uscite.
Guardandoli, Neville aveva pensato ad Azkaban. E non era neanche il peggio, quello.
C'erano dei Mangiamorte a scuola. E insegnavano.
Alecto Carrow era brutta e stupida e insegnava Babbanologia. Erano rimasti pochi Mezzosangue in giro per la scuola, ma nessun Nato Babbano: erano scappati, e quelli che non erano scappati... be'. Sapevano tutti cosa doveva essere successo loro, anche se nessuno ne parlava mai.
Amycus Carrow era ancora più brutto e più stupido della sorella e insegnava Difesa contro le Arti Oscure: solo che non c'era molta difesa, adesso, c'erano soprattutto arti, ed erano tutte molto, molto oscure.
Era ancora andato tutto bene per i primi tempi, cinque settimane o giù di lì; ma poi, poco prima della festa di Halloween, durante una cena nella Sala Grande, Colin Canon aveva detto qualcosa su Harry Potter che non era piaciuto ai Serpeverde. Qualcuno era andato a riferirlo ai Carrow. Era un martedì: il mercoledì, il sesto anno del Grifondoro aveva lezione con Amycus. Neville aveva saputo solo il giorno dopo cos'era successo, e Dennis piangeva mentre lo raccontava, aveva paura. Suo fratello era ancora in infermeria.
Neville aveva pensato a Moody - il falso Moody - e al ragno, e alle stanze bianche del San Mungo. Aveva sentito lo stomaco contorcerglisi, e non era solo nausea, non era solo odio, era paura. Sognava tutte le notti, ed in ogni sogno vedeva le facce bianche di Alice e Frank Paciock. Neville li amava. Neville non voleva diventare come loro.
Sopra a tutte le cose, ora, sentiva una voce di donna che rideva, pazza, svitata, malata, e diceva Cruciatus, Cruciatus, Cruciatus. Gli Inferi marciavano per il parco di Hogwarts e il cielo aveva il colore del piombo.
Era stato un brutto periodo.
Aveva pensato di diventare pazzo anche così, anche senza Cruciatus, e Piton c'era e non c'era, era spaventoso e oscuro e umorale, ma non li torturava, e i Carrow invece sì, e... ed era strano pensare a Piton come a qualcuno di cui potersi fidare, con il quale poter stare tranquilli, e faceva sembrare tutto come una specie di orripilante realtà alternativa: ma poi, prima che le brutture della sua nuova, orribile, vecchia scuola riuscissero a ridurlo a un guscio di sé, Neville aveva ritrovato nella tasca di una veste un Galeone d'oro dall'aspetto familiare. C'era ancora il potere di Hermione impresso nell'Incanto Proteus che faceva muovere le lettere, e lui aveva pensato... aveva pensato...
Splaf.

Notti dopo notti a scrivere Esercito di Silente su tutte le pareti, a far entrare Asticelli e Chizpurfle nel bagno della Carrow e a mettere a fuoco periodicamente l'aula di Arti Oscure. Notti dopo notti a sentire Ginny ridacchiare sommessamente mentre faceva Evanescere le cattedre dei Carrow, a guardare Luna inseguire sognante le scie lasciate nell'aria dai Nargilli - che conducevano tutte, stranamente, attraverso corridoi non pattugliati, percorsi sicuri, aule vuote. Pareva che questi Nargilli fossero stati ben addestrati ad evitare le ronde dei Mangiamorte. Notti dopo notti a fare qualcosa, a dire qualcosa, ed era la verità. Tutti mentivano, il mondo mentiva, il mondo era impazzito, ma loro erano lì e dicevano che era sbagliato.
Anche la verità aveva un peso. La verità era pericolosa, più dei Mangiamorte, più della Cruciatus. Neville se ne accorse a Natale: perché, al ritorno dalle vacanze, c'era uno studente in meno sull'Espresso per Hogwarts. Luna era scomparsa. Luna e i suoi Nargilli. Avevano rubato Luna, avevano rubato... avevano rubato la luna, luna, lunatica, lunare, avevano rubato Luna.
A Natale Luna, a Pasqua Ginny. Era rimasto da solo con in mano tutta quella verità che bruciava. Aveva pensato per un attimo che avrebbe ceduto, che si sarebbe arreso. Che sarebbe tutto finito così, che gli altri avessero vinto.
Non era giusto.
Non era lui. Non era il suo destino. Non c'era stata nessuna Profezia a raccontarglielo, niente che gli assicurasse che aveva, ecco, non proprio la certezza del risultato, ma almeno le credenziali giuste per quel lavoro, ma Neville lo sapeva lo stesso. Mentire non era lui. Tacere non era lui. Esercito di Silente, aveva scritto nei corridoi, esercito di Silente, esercito di Silente. Aveva creduto di essere solo, ma erano tutti lì. Seamus che insultava Amycus Carrow durante una lezione, Lavanda che nascondeva uno del terzo anno che stavano cercando, le gemelle Patil che facevano da staffette tra la torre di Grifondoro e quella di Corvonero, per non lasciare la scuola spezzata, le Case isolate. Anthony Goldstein che scriveva insinuazioni sulle abitudini igieniche di Voldemort davanti all'ufficio del Preside e Terry Steeval ed Ernie Macmillan che lo coprivano. Michael Corner, che era stato torturato e che era tornato da loro, lo stesso, perché ne valeva la pena.
Avevano cercato di fermarli, ma loro ci credevano, ne valeva la pena. Erano quelli che potevano parlare, tutto ciò che era rimasto ad avere una voce ed una faccia che non si vergognasse. Non potevano tirare giù Voldemort, ma potevano fare in modo che ci fosse qualcosa, poi, quando lui non fosse più esistito, qualcosa per cui fosse valso la pena combattere.
La Stanza delle Necessità aveva stendardi colorati, appesi alle pareti, che erano come le bandiere di un esercito: e un esercito c'era, che era quello di Silente, malgrado la tomba, malgrado i Mangiamorte e gli Inferi e i Dissennatori e tutte le schifose, viscide bugie. Bugie. Gli altri non sapevano fare altro che raccontarne, per cercare di fare il mondo come lo volevano loro.
E Voldemort stava mentendo anche adesso, ed era patetico, pensò Neville furiosamente, patetico e ridicolo e orribile, solo un orribile vecchio, il residuo di pensieri mostruosi e di qualcosa che non era più neanche umano che cercava di convincerli che Harry fosse fuggito, che fosse scappato, ma Neville era stato probabilmente l'ultimo a vederlo ancora in vita e sapeva cos'era successo! Sapeva qual era la verità, e la verità era che Harry era morto per cercare di proteggerli. Era morto combattendo, e Neville, Neville... Neville non sarebbe stato da meno di lui.
Stavano cercando di tirare a fondo la verità, pensò.
Aggredì Voldemort perché voleva che smettesse di dire bugie, di disonorare Harry e tutto quello per cui Harry e loro si stavano battendo, e si trovò per terra. Disarmato. Davanti al Signore Oscuro. Non ci voleva un genio per capire che non era una posizione che contribuisse a durevoli e salutari possibilità di sopravvivere, ed Harry Potter, il Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, be', Harry Potter era morto.
Il Cappello Parlante in fiamme sulla sua testa, e tutti stavano urlando tranne Neville. Tutto quello a cui riusciva a pensare era non fa male, non fa male. Forse era perché il dolore era altrove, concentrato nello stomaco e nel petto, bruciava ed era lacerante, era come la Cruciatus ma mille volte peggio, ed Harry era morto, i Mangiamorte insegnavano ad Hogwarts, e anche un Cappello in fiamme sembrava niente al confronto.
Le urla sembrano fondersi e adesso c'era qualcuno che urlava “HAGGER!” , e i giganti ruggivano, la terra tremava sotto ai suoi piedi e gli vibrava fin dentro al petto attraverso le costole. Il fuoco era freddo, pensò Neville, era ghiacciato. Il fuoco tagliava.
Il mondo implose con discrezione - con uno splaf piccolo piccolo, proprio minuscolo, quasi privo di suono. Scese il silenzio.
E nel silenzio Neville, in ginocchio davanti a Voldemort sull'erba verde di Hogwarts, afferrò la lama argentata che sporgeva dal Cappello Parlante e la mosse dal basso verso l'alto una sola volta. Non ci fu un rombo di fiamme, niente lampi di luce o fulmini e saette; tutto sommato, quel colpo di spada avrebbe potuto passare serenamente inosservato.
Ma poi, tranciata di netto, la testa dell'ultimo degli Horcrux volò via.






Note alla storia: La canzone dalla quale sono tratti i versi iniziali è The Pretender dei Foo Fighters, dalla quale un po' tutta la storia ha preso ispirazione.

Da qui fino alla fine del mese di maggio pubblicherò ogni domenica una storia per il fandom di Harry Potter con un'ambientazione cupa (ma non necessariamente munita di finale deprimentissimo). Preavviso che è altamente probabile che la storia della prossima settimana sia pubblicata solo sul mio account di Nocturne Alley, perché sto cercando (e sottolineo cercando) di scrivere una storia a rating alto, che per tematiche e pesantezza non vorrei pubblicare qui. Mi scuso in anticipo, perciò, con chi non dovesse trovarla su EFP.
  
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