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Autore: Mary_    01/05/2011    6 recensioni
Questa one shot fa riferimento alla mia storia su Jared e Kim, "When I Look Into Your Eyes". Ad ogni modo può essere letta anche senza aver letto la storia a cui fa riferimento, è comprensibilissima lo stesso.
Come avevo promesso, ecco come si sono messi insieme il cari Sean Davis e la pazza sclerotica Lucy.
"-Sean, di grazia, come mai hai deciso di darmi in pasto al tuo mastino?-"
"-Oh, insomma, Sean, io ti sembro una ragazza normale?-
Cala un silenzio davvero fastidioso, in cui probabilmente Sean sta cercando il modo migliore per cacciare di casa la pazza che ha davanti. Che caro ragazzo, ha sempre un pensiero buono per tutti, anche per le persone mentalmente malate."
"-E a me piacciono i tuoi capelli.- Allunga una mano e prende tra le dita la mia ciocca viola."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Purple Hair and Tibet

 

Cinofobia.

Sì, è così che viene definita la paura dei cani, non è un termine alieno.

Io sono cinofobica.

Ho una paura tremenda dei cani, certo, niente di grave o traumatico, ma, come dire, preferisco che quei cosi pulciosi e dotati di denti, artigli ed istinto animale non mi si avvicinino troppo.

Quindi, sulla base di queste affermazioni mi chiedo cosa diavolo ci faccio a casa di Sean Davis, ad almeno dieci metri di distanza dal suo cane, Tibet.

Dio mio, cosa diavolo ci faccio qui?

Quel cane, come tutti, è un pericolo, mi fissa con occhi minacciosi, lo so, sente la mia paura, la fiuta.

Che bestia orribile.

Paralizzata lancio una breve occhiata al ragazzo al mio fianco.

-Sean, di grazia, come mai hai deciso di darmi in pasto al tuo mastino?-

E’ una domanda lecita, più che lecita. Vediamo cosa mi risponde il cretino che sorride accanto a me.

Diamine, ma non la pianta mai di sorridere? Cos’ha, una paralisi facciale? Ah, già, è un sorriso sadico.

Tanto meglio, perché a me piace un sacco il suo sorriso, e in una situazione come questa un suo sorriso sincero ci starebbe male, mi renderebbe difficile odiarlo.

-Lucy, non ti sto dando in pasto a Tibet. Perché è Tibet il suo nome, non “mastino”, e nemmeno “pulcioso”. Voglio semplicemente aiutarti a superare le tue paure.-

-O uccidermi lentamente con il mio stesso terrore.-

-Su, dai, prova ad avvicinarti, non ti fa niente. Tibet è buonissimo, non farebbe male a una mosca. È un santo, sul serio. Pensa, prima che lo prendessi io passava le giornate a sorbirsi i discorsi sclerotici di Kim.-

Appunto. Chissà come deve essere depresso e frustrato, pronto a sfogarsi con la violenza, dopo che quella pazza lo ha torturato con le sue parole.

Sean mi da una leggera spinta e Tibet alza la testa fissando quegli occhietti neri nei miei.

-Ok, Sean, molto divertente davvero. Che ne dici, saliamo a finire il progetto di arte?-

Sean sbuffa.

-Lucy, il progetto è bello che pronto, il concorso è domani, non abbiamo niente da perfezionare.-

-Non si è mai troppo sicuri.-

-Eddai, Lucy Prive, tu non sei una fifona. Prova a fidarti di me.-

-Ma io mio fido di te. Non mi fido di lui.-

-E questa è già una buona notizia.-

-Cosa?-

-Che ti fidi di almeno uno dei due.-
-Ecco, non vado a dare eccessi di fiducia in giro, io, quindi per una sola persona basta.-

E’ una mia impressione, o ho anche la voce stridula per la paura? Patetico, sul serio.

-Ok, dai, facciamo così. Tu chiudi gli occhi e lasci fare a me. Ti prometto che se fa un solo passo falso, ti lancio dall’altra parte della stanza.-

Incoraggianti le ultime parole, davvero.

-Immagino che non mi lascerai in pace finchè non ti accontenterò, giusto?-

-Esatto.-

Forse voi non sapete quanto sappia essere insistente ed irritante Sean Davis quando si impegna. Tanto, ve lo dico io.

Ecco perché, da brava ragazza, chiudo gli occhi e rispondo.

-Ok, ma fai in fretta.-

E’ tutto buio, quindi non ho idea di cosa stia facendo quel pazzo, ma lo sento ridacchiare, il che mi fa capire che si diverte alle mie spalle. Simpatico, no?

Sento anche la sua mano che afferra la mia e la allunga verso quella belva.

Istintivamente mi irridisco, ma cerco di rilassarmi e ripeto come una mantra tra me e me: ”Io mi fido di Sean Davis, Io mi fido di Sean Davis, Io mi fido di Sean Davis…”

Io mi fido davvero di Sean Davis, insomma, a parte il fatto che ce l’ho avuta con lui per un po’ per avermi soffiato il primo posto allo scorso concorso di arte, il resto del tempo l’ho sempre passato a pensare che avesse davvero un bel sorriso e che fosse davvero carino. Poi però ha comprato quel cane, facendo uno degli errori più grossi della sua vita, dal mio punto di vista, almeno.

Immersa come sono in questi pensieri non mi accorgo nemmeno che la mia mano sta toccando qualcosa di peloso e morbido.

Almeno fino ad adesso. Oddio, sto toccando qualcosa di peloso e morbido!

No, niente panico, non è così male, in fondo.

Apro leggermente un occhio e osservo Tibet, -bè, credo che dovrò chiamarlo per nome, tanto per cominciare, no?- che non fa una piega sotto il mio tocco.

Apro anche l’altro occhio, e involontariamente mi spunta un sorrisetto tra le labbra.

Non sto morendo, non sto per essere uccisa non sono stata uccisa.

Credo che questo cane d’ora in poi non mi starà più così antipatico, se continua a comportarsi bene.

Lo accarezzo sulla schiena, presa da una strana euforia.

Lucy Prive che accarezza un cane dopo dieci anni, niente male, sul serio, dovrebbero darmi una medaglia al merito, sto dando prova di un grande coraggio.

Il troppo stroppia però, quindi forse è meglio finirla qui, almeno per oggi, non vorrei che mi venisse un attacco di panico improvviso.

-Hem, sei soddisfatto ora? Posso togliere la mano? Perché non so quanto reggerà il mio autocontrollo e non voglio rovinare il momento.-

Sean ridacchia e mi fa allontanare da Tibet.

Buffo, comincia a starmi davvero simpatico questo botolo.

In fondo per merito suo sono diventata amica di Sean. Perché, ammettiamolo, se Kim non gli avesse venduto Tibet non sarebbero diventati amici e io non avrei avuto l’occasione di mettere da parte l’antipatia per lui, facendola sfociare in quello che adesso provo nei suoi confronti. Che non è amicizia, accidenti, ma qualcosa di più. E nonostante questo mi spaventi, perché non è detto che lui sia attratto da ragazze pazze, strane, e con ciocche di capelli viola, non ci posso fare niente.

Purtroppo è una cosa normale che una ragazza si prenda una cotta per lui, insomma, è carino, gentile, sempre sorridente…

Io nemmeno credevo che esistesse un simile concentrato di positività e buon umore, prima di conoscerlo.

Ammetto che qualche volta ho sperato di essere la fonte del buon umore, ma è sempre rimasta una speranza e un sogno, più che una certezza.

Mr. Buonumore sorride di nuovo, palesemente soddisfatto e compiaciuto.

-Ecco fatto. Sei stata brava.-

In realtà ha fatto quasi tutto lui, ma tanto vale prendersi il merito.

-Grazie. Bè, non è stato esageratamente male. Insomma, sono ancora qui, no?-

-Sì, sembra di sì.-

-Il che è un grande traguardo, sai? Cioè, non toccavo un cane da dieci anni!-

Esclamo lasciandomi prendere dal’euforia ancora una volta.

-E prima di dieci anni fa cosa facevi, invece?-

Alzo le spalle.

-Oh, mi piacevano i cani, li trovavo teneri. Trovami una bambina di sette anni che non adora i cuccioli e ti farò una statua. Solo che un giorno, mentre ero al parco, sono stata morsa da un cane. Qui, vedi?- Mi interrompo, mostrandogli la cicatrice che ho sulla mano destra. –Quindi mi sono molto spaventata, mia mamma mi ha portato addirittura al prontosoccorso. Ecco, diciamo che è proprio quello che si può definire un trauma infantile.-

Sean annuisce.

-Ah. Bè, potevi dirmelo, io credevo che fosse semplicemente una paura leggera, non un trauma. Ora mi sento un po’ in colpa.-

Ammette imbarazzato.

In colpa? Per una cosa del genere? Sean Davis deve avere una coscienza grande come una casa.

-Sei strano tu. Mica mi hai dato in pasto al tuo bestione. Volevo dire, “Tibet”.- Mi correggo, vedendo la sua espressione. –E’ tutto a posto, cioè, non buttarti da un grattacielo per questo.-

Sean sorride lievemente, sedendosi sul divano accanto a me.

Lancio un’occhiata a Tibet, accucciato in fondo al salotto. Spero che per un po’ decida di starsene lì, poveri i miei nervi, non so se resisterebbero ad un attacco.

-Secondo te domani abbiamo la possibilità di vincere?-

Chiedo, cambiando argomento.

Domani ci saranno le premiazioni per il concorso d’arte. Io e Sean, per evitare di competere, abbiamo deciso di gareggiare insieme. Ammetto che l’idea è stata di Mr. Felicità, ma io ho accettato subito, lui è davvero bravo, più di me di effetti, ma la cosa adesso non mi brucia più di tanto.

-Stai parlando con il vincitore dell’anno scorso, Prive.-

Alzo gli occhi al cielo, sentitelo, uomo modesto, no?

Confermo questo pensiero tirandogli un pugno sulla spalla.

-Ahia!-

Si lamenta, che bambino.

-Senti, ma davvero ti ha dato così tanto fastidio che io ti abbia battuto l’anno scorso?-

Che brutta domanda, se mi guarda così dovrò pure rispondere sinceramente.

-Bè, ecco, sì, in realtà.-

Ammetto quindi imbarazzata.

-Insomma, non è che io sia troppo competitiva, però vincere era abbsatanza importante per me.-

Aggiungo un po’ nervosa.

-Ma Lucy, è solo un concorso scolastico, mica un Nobel!-

Mi aspettavo una risposta del genere. In effetti sembra che io esageri, ma lui non ha idea di cosa voglia dire per me vincere quel concorso.

-Lo so che non è un Nobel ma… Oh, insomma, Sean, io ti sembro una ragazza normale?-

Esclamo esasperata, guadagnandomi un’occhiata perplessa e confusa.

-A sentire questa domanda, no, non mi sembri tanto normale.-

Risponde infatti.

-Ecco! Lo sai che a scuola mi considerano un po’ strana. Voglio dire, ho i capelli viola, mi metto a disegnare in qualsiasi occasione, non importa se è in mezzo alla palestra o se è durante un test, ho comportamenti un po’ slerotici ed esuberanti. Non che mi importi troppo del parere degli altri, ma vorrei far capire che io faccio così semplicemente perché è il mio modo di esprimere la mia arte.-

Una frase del genere sa molto di patetico romanzetto per ragazzine con false speranze, ma è una buona descrizione di quello che penso di me, e di quello che voglio esprimere.

-Insomma, ho sempre pensato che vincere quel premio avrebbe confermato a tutti il mio sentirmi ed essere un’artista.-

Non succede troppe volte che io arrossisca, non quanto succede a Kim, per farci capire, ma posso dire che in questo momento sono parecchio rossa.

Cala un silenzio davvero fastidioso, in cui probabilmente Sean sta cercando il modo migliore per cacciare di casa la pazza che ha davanti. Che caro ragazzo, ha sempre un pensiero buono per tutti, anche per le persone mentalmente malate.

-Lucy, io credo che lo sappiano già tutti che sei un’artista.-

Dice alla fine, sorprendendomi non poco.

-Insomma, si vede lontano un miglio che sprizzi arte da tutti i pori, non c’è mica bisogno che vinci un premio per farlo capire. A parte il fatto che vai benissimo così come ti mostri, pazza e strana, credo che sarebbero tutti tristi nel vederti comportare in  modo… normale. E poi se dovessero chiedermi di rappresentare una persona veramente artistica ed originale, io farei un tuo ritratto.-

Sorrido lievemente, poco convinta.

-Sul serio. Sei la perfetta rappresentazione di te stessa e di quello che vuoi esprimere, secondo me. E a me piacciono i tuoi capelli.-

Allunga una mano e prende tra e dita la mia ciocca viola.

-Tu sei molto più bravo di me.-

Mugugno poi, imperterrita nella mia opera di autodistruzione.

-Non centra niente, io non esprimo affatto la mia arte, la tengo tutta dentro, mentre tu sei molto più brava in questo. Quindi non hai niente da invidiare a me. Ci sono stili e stili, tu hai il tuo.-

Sorrido guardandolo.

-Sean Davis, sei un buono psicologo.-

-Suppongo sia il tuo modo per dire “grazie”.-

-Devo avere un modo originale anche per ringraziare, no? Sennò non sarei Lucy Prive.-

Affermo saggiamente.

-Già. Comunque a me piace Lucy Prive. Davvero tanto.-

Vorrei capire quanto sia sentita questa affermazione. Vorrei capire se è detta da amico, o se intende di più.

È un bel salto nel vuoto, ma io sono abituata a rischiare, l’ho fatto quando mi sono tinta i capelli, l’ho fatto prima, quando ho accarezzato Tibet, per esempio.

Quindi, rischiando, mi avvicino a lui e lo bacio. In caso, se sarò respinta potrò dire che era un altro modo alla Lucy Prive per ringraziare, no? Se non è dimostrare la propria pazzia questo.

Ve l’hanno mai detto che rischiare a volte porta a qualcosa di buono? A me sta capitando in questo momento, ed il risultato non è niente male, sul serio.

Sto davvero baciando Sean Davis, di mia iniziativa, e quello che conta, lui non mi sta respingendo affatto. Mentre sento le sue braccia che mi avvolgono penso che in fondo se domani non vinciamo avrò sempre il premio di consolazione, che forse è anche meglio di quello vero. Anche questa frase è molto da romanzetto per bambinette con gli ormoni impazziti, ma se vogliamo parlarci chiaro, anche io ho gli ormoni impazziti in questo momento, quindi faccio parte di quelle bambinette.

-Il tuo cane ci fissa.-

Mormoro rendendomi conto della presenza di Tibet.

-Ti importa molto?-

Ridacchia contro le mie labbra.

-Bè, perlomeno non può fare commenti.-

Probabilmente se tirassi un cuscino sulla testa di Tibet lui mi si rivolterebbe contro e mi sbranerebbe, quindi tanto vale lasciargli fare il guardone.

-Ah, poi volevo dirti che anche a me Sean Davis piace tanto.-

Ammetto tra un bacio e l’altro.

-Me ne sono accorto. Comunque ti ringrazia.-

-E’ contento?-

-Molto. E Lucy Prive? È contenta?-

-Mh, tanto anche lei.-

Ammetto, e in effetti lo sono davvero.

A questo punto non mi importa che Tibet sia lì a fissarci, del resto è anche un po’ merito suo.

Suo e dei miei capelli viola.

 



*Angolo dell'autrice

Una buona scout mantiene sempre le promesse.

Ce l'ho fatta. E' stato un martirio la l'ho scritta. Ecco come si sono messi insieme questi due, ce l'avevo in mente da secoli, è proprio per merito di questa shot che li ho fatti felicemente sistemare. 

Che ci possiate credere o no, sono abbastanza soddisfatta, è uscita demenziale e leggera come volevo. E' stato divertente entrare nella mente di Lucy per una volta, e come avete visto, è ancora più pazza di Kim.

I personaggi usati, per chi ha letto, ma non ha letto "When I Look Into Your Eyes", sono Sean Davis e Lucy Prive, migliori amici della protagonista.

Concludo col dire che ho un amore sconfinato per la ciocca viola di Lucy che, lo ammetto, è un po' auto biografica, considerato che io ho una ciocca blu tra i miei comunissimi capelli castano scuro. 

Niente, mi auguro che non vi siate annoiati e che vi sia piaciuta, o che vi abbia fatto divertire, i miei intenti erano quelli.

Mary

  
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