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Autore: Tem_93    01/05/2011    8 recensioni
“Chi disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine doveva sempre aver ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato quando non voleva mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora non viveva senza waffle. La seconda volta gliel’aveva detto perché da piccolo aveva affermato, alquanto convinto, che a lui non piacevano le “femmine”, perché giocavano con le bambole e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente cambiata. La terza volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di sposare un’ebrea, una come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva risposto che piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora avrebbe rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome Puckerman a Rachel.
[Future long-fic; Noah centric]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Se è amore, non puoi scappare

1.Ten years later

 
C'è sempre un po' di verità dietro ad ogni "Stavo solo scherzando".
Un po' di conoscenza dietro ad ogni "Non lo so".
Un po' di emozione dietro ad ogni "Non mi interessa".
Un po' di dolore dietro ad ogni "Sto bene".
 
 
Afferrò in mano la rivista per l’ennesima volta. Quella copertina lo stava tormentando.
Come poteva catturarlo da un giornale?
Come ci riusciva dopo dieci cavolo di anni?
Buttò nuovamente Mary Claire sul divano, sbuffando. Certo, se non avesse avuto due donne in casa sarebbe stato più facile evitarlo, se una delle due non lavorasse per la moda forse ancora di più.
E invece quel giornale da donne era lì, con lei in copertina fiera e bellissima, nel suo vestito senza spalline, con i boccoli che le ricadevano sulle spalle.
Rachel Berry, la sua tortura. Finito il liceo McKinley era volata velocemente a Broadway, salutando i genitori e Finn. Che due ipocriti. Quello fu il giorno in cui la odiò maggiormente.
Dopo pochi anni era diventata una star, come era destinata ad essere. Aveva preso parte in numerosi spettacoli e da qualche anno aveva cominciato la sua carriera cinematografica. Una vita perfetta, esattamente quello che voleva. Aggiungi poi quel bell’imbusto riccioluto di Jesse St. James al suo fianco ed è fatta. Cosa si può desiderare di più? E così ora gli toccava vederla in tv, al cinema e persino sui giornali. I giornali nella sua casa erano colpa di quelle due, o almeno cercava di convincersene.
Dopo il liceo anche Noah aveva lasciato Lima in effetti, non da solo. I genitori di Brittany avevano regalato alla figlia un appartamento a New York e lei aveva chiesto immediatamente a Santana di andarci a vivere insieme. Ovviamente quest’ultima aveva accettato, poi l’avevano chiesto a lui. Subito era stato titubante. Non sapeva se voleva andare a vivere con le amiche, che tra l’altro erano una coppia, né voleva realmente lasciare la madre e la sorella. Dopo però aver avuto il consenso della famiglia, ed aver ricevuto varie lamentele in spagnolo aveva accettato.
Così si erano trasferiti nella Grande Mela e avevano scelto le università.
Brittany, la quale di scuola non ne voleva proprio più sapere, era stata velocemente adocchiata da qualche stilista che l’aveva voluta come modella. Aveva fatto molto successo e con il suo senso della moda aveva anche iniziato una sua collezione. Santana non era troppo felice del lavoro della bionda, ma tutto per un fatto di gelosia.
La mora aveva scelto giurisprudenza, dopotutto si era diplomata col massimo dei voti, e Noah non conosceva nessuno che avrebbe potuto fare l’avvocato meglio di lei. Infatti si era laureata in fretta ed aveva cominciato a lavorare, ottenendo immediatamente successi. Il vederla vestita da persona seria la mattina lo turbava ancora un po’, ma quando uscivano e lei indossava i suoi gilet di furetto rivedeva la solita Santana.
Lui aveva scelto medicina, e chi mai l’avrebbe detto! Lui che non aveva mai studiato nulla a scuola, che si domandava ancora come era riuscito a diplomarsi si era buttato su uno degli studi più lunghi e difficili. Sarà che quando l’aveva scelto voleva dimostrare di valere, doveva dare prova di riuscire in qualcosa, doveva dimenticare qualcuno. Effettivamente i libri e i test l’avevano aiutato ad offuscare alcuni ricordi, ma lei era sempre lì pronta a ritornare fuori. Anche lui era arrivato alla laurea, alla faccia di quelli che avevano detto che non ce l’avrebbe mai fatta, di quelli che gli avevano dato del pazzo, di quelli che non l’avevano mai supportato.
Così da qualche anno era un chirurgo pediatra. Anche questa scelta era stata azzardata.
Pediatra.
Avrebbe dovuto lavorare sempre a contatto con dei bambini, ma era quello che voleva. Piaceva ai bambini e a lui piaceva poterne aiutare qualcuno.
In quegli anni aveva perso alcuni contatti con quelli del vecchio Glee, ma non tutti. Sam era ancora il suo miglior amico e conviveva ormai da mesi con Quinn. Lui era diventato un astronomo come tanto sognava, lei era diventata una arredatrice e si divertiva a farlo anche con le case degli amici. Casa loro era stata già messa a posto più volte da quella trottola bionda. Bè, a parte loro i contatti con gli altri era quasi completamente spariti.
Ovviamente se non contiamo le discussioni con la figura di Rachel sullo schermo o sul giornale.
Nonostante fossero già passati dieci anni si trovava ancora a condividere l’appartamento con quelle due squilibrate. Probabilmente per la troppa fatica di cercarne una sua, o forse perché avrebbe odiato una casa vuota, o magari perché si era anche affezionato alle due coinquiline. Sì, Kate gli aveva chiesto se voleva andare a stare da lei, ma lui aveva cambiato in fretta il discorso.
Inizialmente si era infuriata quando aveva scoperto che viveva con Brittany e con un’altra ragazza. Poi aveva scoperto che erano lesbiche e fidanzate e le era andato a genio.
Katelyn Harris lavorava con Brittany, era una modella e ormai usciva con lei da due anni. Già, da due anni. Gliel’aveva presentata l’amica una sera, in un locale in centro. Bè, che fosse bellissima non c’erano dubbi. Era poco più bassa di lui senza tacchi, aveva due grandi occhi verdi e lunghi capelli castani e mossi. Poi era divertente, sapeva scherzare, era sempre allegra ed era una bomba a letto. Ancora non riusciva a trovare difetti in lei,e questo forse era il problema. Sapeva solo che qualcosa in lui non andava, nel cervello s’intende, tutti gli altri organo funzionavano alla perfezione, era sempre e comunque Puckzilla.
 
Senza accorgersene aveva preso tra le mani Mary Claire, senza sfogliarlo, fissava solo la copertina.
Come sempre, in realtà.
 
-Puckerman!- il grido arrabbiato di Santana lo riportò alla realtà –Cosa stai facendo??- sbraitò sulla porta. Non era nemmeno entrata e si era già messa ad urlare, Noah sbuffò.
-Niente- soffiò lui. Santana lo fulminò con lo sguardo. Andò verso di lui con passo spedito e fissò il giornale che aveva in mano. Sorrise, alquanto irritata.
-Sbaglio o era già finito nel pattume?- domandò alterata, chiudendo gli occhietti scuri a fessure.
-Noooo- la schernì lui, rimanendo serio. Lei scosse la testa, poi prese con forza la rivista. Lo guardò storto e strappò la copertina. Sorrise soddisfatta. Andò dal cestino e la distrusse in tanti piccoli pezzi. Noah rimase fermo sulla sedia, con il resto della rivista in mano. La ragazza tornò da lui
-La smettiamo con questa storia?- domandò più tranquilla.
-Appena passerò davanti ad un edicola ne comprerò un altro- sorrise lui, sfidandola con lo sguardo. Santana alzò entrambe le sopracciglia, incrociò le braccia al petto, soffiò e sibilò –provaci sol..-
-Stavo solo scherzando- la fermò Noah, ridacchiando. Santana borbottò qualcosa per poi calmarsi.
-Lo spero per te- lo avvertì, prima di dirigersi nella sua camera.
Per fortuna San non capiva sempre quando mentiva. Non era proprio una bugia, lui non voleva comprarlo più quel giornale. Però quando la vedeva su quella copertina patinata era più forte di lui. Non vedeva l’ora che non lo vendessero più e che la pagina iniziale cambiasse soggetto.
Voleva bene a Santana come lei ne voleva a lui. Per questo si arrabbiava e strappava giornali. Proprio perché teneva a lui, cercava di tenerlo lontano dalla Berry, di cambiare argomento quando qualcuno ne parlava, spostare canale quando appariva in Tv. Sapeva quanto aveva sofferto per lei e sapeva che in parte ne stava ancora soffrendo. Era arrabbiata sia con la Berry che con lui. Non riusciva a capire come ” in dieci cavolo di anni quella nana malefica”, testuali parole, non lo lasciasse ancora stare. Sinceramente questa cosa non la capiva nemmeno lui. Lui che era sempre stato per rapporti di una notte, o meglio da una botta e via. Lui che aveva sempre rifiutato i sentimenti, che aveva deriso e preso in giro in tutti i modi la Berry, se ne era perdutamente innamorato.
“Chi disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine doveva sempre aver ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato quando non voleva mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora non viveva senza waffle. La seconda volta gliel’aveva detto perché da piccolo aveva affermato, alquanto convinto, che a lui non piacevano le “femmine”, perché giocavano con le bambole e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente cambiata. La terza volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di sposare un’ebrea, una come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva risposto che piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora avrebbe rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome Puckerman a Rachel.
Ok, non era proprio il massimo avere una ragazza e pensare ciò.
Kate era spuntata fuori dal nulla perché anche Brittany gli voleva bene. Infatti una sera l’aveva costretto ad uscire con lei che doveva incontrarsi con delle colleghe. Modelle ovviamente, allora Puck aveva detto “perché no?”. Così Brit lo aveva trascinato in un piccolo locale con le luci basse dove l’aspettavano due sue amiche. Una era una bionda frizzante e altissima, l’altra era Kate. Era tranquilla e sorridente e presto erano cominciati ad andare d’accordo. Per uno strano motivo Brittany e l’altra bionda si erano allontanate, lasciandoli soli. Puck era sempre Puck, non si sarebbe lasciato scappare quegli occhi verdi e quel fisico da urlo.
E poi diciamo che era sempre in cerca di una che gliela facesse dimenticare.
Fatto sta che in breve erano finiti nell’appartamento di lei e avevano smesso di chiacchierare. La mattina dopo si era svegliato solo nel letto, ma un buon odore di brioches l’aveva attirato in cucina dove Kate, con indosso una maglia larga e una paio di mutandine, canticchiava preparando la colazione. Quella volta non se ne andò come faceva sempre, si sedette al tavolo e intonò con lei quella canzoncina. Lei si girò sorridente e gli porse la colazione, cominciando a raccontargli qualcosa sui suoi gusti. Era così facile e divertente stare con lei. Quel giorno si era convinto che lei era quella giusta, che ormai Rachel Berry l’aveva perso.
Poi erano passate qualche settimane e lui e Kate erano diventati una coppia fissa, rendendo felice anche Santana. Però, Noah aveva capito che nemmeno lei avrebbe vinto su Rachel, anche se lui avrebbe fatto di tutto per favorirla. Rachel era sempre lì, pronta ad assillarlo quando era solo. Eppure lui voleva odiarla, voleva detestarla, ma faceva solo il contrario.
Era riuscito ad odiarla malapena quel giorno. Perché lo ricordava ancora così bene? Erano passati tutti quegli anni, perché quello stronzo del suo cervello non rimuoveva tutto?
 
Puck strattonò la ragazza per un braccio, prendendola in disparte.
-Cosa stai dicendo?- disse, leggermente irritato.
-Non voglio ferirti più Noah- ripetè Rachel, abbassando gli occhi, non riuscendo a reggere quello sguardo forte. Puck deglutì, non capendo, o volendo capire, cosa diceva la ragazza.
-Non capisco- borbottò accigliato.
-Io amo ancora Finn. Non posso più stare con te- farfugliò lei, mentre le lacrime avevano iniziato a scendere dai suoi occhioni nocciola. Noah non rispose subito. La confessione lo scioccò. Lasciò il braccio di lei.
-Non puoi lasciarmi- sbottò- nessuna lascia Noah Puckerman-. Dal tono della sua voce sembrò che dovesse auto convincersi.
-Amo Finn, non posso più mentirti- disse lei nuovamente. Le lacrime scendevano veloci e frequenti.
-Non è vero!- sbraitò lui, facendola sobbalzare- come puoi amarlo? Come puoi farlo dopo quello che ti ha fatto passare? Lui non ti ama!- non riusciva più a controllare la rabbia. Diede un pugno contro l’armadietto chiuso.
-Diavolo Rachel, lui non ti ama o almeno non come me-. Ok, quello era delirio puro. Noah aveva appena detto quella cosa ad alta voce? L’aveva detta mentre lei lo stava lasciando? Chi cavolo aveva formulato quel cazzo di pensiero?
Rachel singhiozzava ormai.
-M-mi dispiace Noah, ma io amo lui più di quanto ami te- ammise con un filo di voce.
Puck a stento tratteneva l’ira che aveva in corpo e sentiva gli occhi pizzicare. No, piangere non l’avrebbe mai fatto.
-Sai cosa ti dico- borbottò facendo un giro per poi tornare di fronte alla ragazza –Che sei solo una bambina viziata, egoista, petulante e da oggi anche stronza. Brava- applaudì le mani per schernirla –hai vinto un altro ottimo aggettivo Berry- sibilò, vinto dal dolore.
-Mi dispiace- ripetè Rachel, incassando le dure parole del ragazzo. Noah la guardò un’ultima volta poi se ne andò, senza più voltarsi.
 
Non era stata per quella la volta in cui era riuscito veramente ad odiarla. Era stato tempo dopo. Neanche qualche mese forse. Era la cerimonia dei diplomi. Avevano ottenuto tutti i diplomi e si erano esibiti per l’ultima volta, tra abbracci e lacrime, avevano così detto addio al McKinley.
E quel giorno Rachel aveva detto addio anche a Finn.
Lo aveva lasciato, perché lei sarebbe partita per Broadway e lui non voleva partire con lei.
Lei lo aveva lasciato per Finn e poi si erano lasciati per quella stronzata.
Aveva lasciato lui che l’avrebbe seguita anche in Antartide.
L’aveva lasciato per il grande amore a cui in quel momento stava dicendo addio.
L’aveva lasciato senza motivo.
 
Gli aveva solo spezzato il cuore.
 
 
***
 
Oook, ecco la long di cui avevo accennato. Intanto devo ringraziare la mia pecora, dirle che la adoro come sempre e che senza di lei non so se l’avrei continuata o pubblicata. Grazie Ari di esserci, sei la pecora più dolce che ci sia ;)
Questa ff non è da me, io sono totalmente contro l’angst, mentre una in una long ci deve essere per forza. Per questo adoro le one-shot o le raccolte u.u
 
Precisazioni:
-La ff è tutta nata dalla pazzia del mio cervello e dalle copertine di Marie Claire, scegliete quella che volete, Lea è meravigliosa sempre, anche se mi ha ispirato quella di Maggio 2011

MarieClaire
MarieClaireMay2011

-Io credo seriamente che Puck potrebbe diventare quello che vuole se s’impegnasse. Per il lavoro mi sono un po’ collegata ad Alex di Grey’s. Mi piacciono anche i lavori che ho scelto per gli altri u.u
-Non so perché Rach mi è uscita così stronza e Puck così coccoloso. Cercherò di essere più IC
-Ovviamente il Brittana è on, ma lo è sempre stato dopotutto ;)
-Kate mi è uscita troppo bene, non riesco nemmeno ad odiarla tanto. Ci proverò. Il nome è stato scelto dalla mia cara pecora, e no, la Middelton non c’entra nulla.
-Penso ci saranno spesso flashback.
-I waffle perché ho riguardato la puntata originale e Puck non ama i muffin come ho sempre creduto ma i waffle.Sì, sono stata sconvolta anche io per giorni  e giorni.
-Ah, sì. La frase all’inizio è abbastanza importante, quando diranno le frasi ricordarla (io ve le metterò in corsivo). Non ricordo di chi è, ma io amo le citazioni e per esse userò la signora Puckerman ;)
-Perché Jesse St. James e non Finn?? Perché odio Finn U.U
 
Bene direi di aver finito per ora ;)
Aggiornerò appena posso. La storia è tutta nella mia mente, devo solo trovare il tempo per metterla anche su Word. Se avete consigli e ideuzze provate pure a dire ;)
Che altro? Spero vi piaccia e che gli errori siano pochi ..
Besos, Miky
  
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