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Autore: jakefan    02/05/2011    16 recensioni
Sono varie le ragioni per cui Jacob non è certo di avere capito bene, tra le quali la principale non è che quelle parole siano state a malapena bisbigliate.
Piccolissimo regalo per chi ha l'amaro in bocca dopo la fine del capitolo 26. ATTENZIONE: Spoiler per chi non ha letto Rising Sun.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Rising Sun'
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28 Bella finalmente dice ti amo
Attenzione: storia ad alto contenuto glicemico. Astenersi diabetici, cinici ed afflitti da carie dentaria.



-Ti amo, Jake.

Sono entrambi in cucina e non è certo uno di quei momenti da film nei quali uno -Jacob Black, licantropo innamorato e ragazzo padre- si aspetterebbe che la sua compagna -Isabella Swan, umana impedita e ragazza madre- gli facesse una dichiarazione del genere.
Sono varie le ragioni per cui Jacob non è certo di avere capito bene, tra le quali la principale non è che suo figlio stia strillando come un ossesso rivelando una capacità polmonare degna di un essere leggendario, né che quelle parole siano state a malapena bisbigliate. Ci sente molto bene, Jacob Black, non solo perché ha i sensi ipertrofici di una creatura sovrannaturale ma anche perché, nel tempo, ha sviluppato una sensibilità tutta particolare per il suono della voce di Isabella. Si può dire che abbia vissuto con le orecchie tese da quando lei è entrata nella sua vita.
In quel momento giurerebbe di aver sentito un "Ti amo". Giurerebbe. Resta con il dubbio perché esiste la possibilità, per quanto remota, che abbia capito male: dopotutto è solo da quando la conosce, cioè da sempre, che desidera sentirsi dire da lei proprio quelle parole, ma Bella è molto più brava ad arrossire che a parlare chiaro. Quindi il fatto che abbia detto "Ti amo" resta un evento da catalogare tra quelli improbabili ed è meglio concedersi un margine di errore, tenere in conto la possibilità di un'interferenza, un disturbo nella ricezione.
Ma mettiamo pure che Bella abbia davvero detto "Ti amo", riflette il ragazzo-lupo. Se lui desse segno di avere realmente sentito e capito, lei fuggirebbe come quegli uccellini ai quali dai da mangiare sul balcone: tendi la mano carica di briciole e resti perfettamente immobile, loro si avvicinano terrorizzati ma troppo desiderosi ed affamati per resistere. Se solo muovi un muscolo è finita: esplodono in un frullo d'ali che percuote l'aria e ti fa sussultare e tu resti lì con niente se non le tue briciole in mano.
Così Jake resta immobile, anzi, fa di meglio: fa finta di niente ed aspetta. C'entra anche la paura, in parte.
Fortunatamente Bella il super-udito non ce l'ha, quindi non può sentire il suo enorme cuore di licantropo battere come una grancassa impazzita.

"Ti amo, Jake". Oh, cavolo.
Isabella Swan sembra non sentire per niente le proteste di suo figlio Elias, sempre più arrabbiato. Si lascia cadere contro il lavello e tormenta il grembiule rosa che la fa morire dal ridere quando lo vede addosso a Jake. Si asciuga e poi si riasciuga le mani e poi, già che c'è, si occupa di una pellicina sul dito indice della mano destra che è diventata il problema più grave di tutto l'universo conosciuto.

Non ci crede, non può averlo detto davvero.
Mentre si domanda ansiosamente se Jacob l'abbia sentita oppure no -speriamo di no- si morsica il labbro inferiore in un gesto tanto abituale quanto nervoso che però, questa volta, non vuole significare nessun dubbio: Bella sa perfettamente cosa ha appena detto e che è la cosa più certa della sua vita. Punto.
Se proprio dovesse farsi delle domande, si chiederebbe piuttosto perché l'ha detto proprio in quel momento. Dopotutto, hanno goduto di scenari anche più romantici, lei e Jacob, di momenti più "giusti", anzi quasi perfetti... che lei è riuscita a rovinare, ovviamente.
E poi che fa? Le scappano così, quelle due parole, in un momento assurdo, lasciandola lì a controllare se è sopravvissuta. Mentre lei cerca metaforicamente di capire se è ancora intera e se lui l'ha sentita o no e dove scapperà se per caso lui l'ha sentita,
Jacob si alza, prende dalla sdraietta il piccolo urlatore e se lo posa su un avambraccio, col pancino sulla grande mano calda. In questo modo i doloretti passano quasi subito. Bella contempla il faccino di suo figlio: è ancora paonazzo per il nervoso ma si sta calmando. Tira il collo e cerca di alzare la testa, curioso, mentre suo padre cammina avanti e indietro, come fa sempre quando vuole calmarlo.

-Caffè, Bells?
-Eh?

Fortunatamente Jacob si è già preso cura del piccolo, perché Bella proprio non ci sta con la testa. Litiga con un perché e nel frattempo viaggia. E' lontana anni luce; solo il suo corpo è rimasto lì mentre la mente si fa un giro inaspettato quanto nitido e reale in un'altra decina di mondi possibili, esattamente nel tempo che le è servito per dire "Eh?".
La cosa interessante è che non riesce a rimanere nemmeno per pochi decimi di secondo e nemmeno per finta in un qualsiasi altro mondo dove non ci siano Jacob, Elias e perfino il lavello pieno di piatti da lavare dove sta appoggiata.
Perché è perfetto così, ecco perché.
Perché, viaggiando su e giù per i mondi ed i futuri possibili, è quella straziante, subitanea, improvvisa voglia di ritornare che le ha fatto sentire che lì c'è tutto quello che le serve. Tutto in un attimo, in un secondo, nella sua cucina. Appoggiata al lavello.
Non importa che il suo uomo sia così bello con quelle braccia forti e nude e un bimbo appollaiato addosso. Non importa se il sorriso di Jake ha preso quella piega particolare e solo sua che le fa venire voglia tanto di saltargli addosso quanto di prenderlo a sberle. Il punto non è quello, le sfugge ancora, ma sa che ha a che fare con il qui e l'ora.
Completa, ecco la parola giusta.
Si sente completa.
Sente che c'è tutto. Che il tempo è solo un'unità di misura e serve solo se devi andare da qualche altra parte a fare qualche altra cosa; se hai già tutto, il presente è più che sufficiente. Se sei già nel posto dove vuoi tornare sempre, non serve neanche misurare le distanze, dire domani andrò, domani farò. No, è tutto qui ed ora. E' questo il luogo giusto nel momento giusto, e Bella una volta tanto è proprio .
Ecco perché proprio ora.
Non sa se accadrà di nuovo, Isabella Swan. O meglio, accadrà senz'altro che riuscirà a dire di nuovo quelle due parole, ma non sa né come né quando. Vorrebbe dirglielo guardandolo negli occhi, come fa lui con lei; Jake lo fa sembrare facile quasi come respirare, Bella invece inciampa con lo sguardo e coi ricordi nelle altre mille parole che ancora non sono riusciti a dirsi, nei segreti da spezzare, nelle paure da sciogliere al sole.

Isabella ricorda che un attimo prima Jacob le ha chiesto qualcosa e si attacca all'unica parola che ha captato mentre viaggiava lontana.
-Mi berrei volentieri un caffè, Jake.
Lui le solleva il mento con la mano libera. Pare che le voglia dare un bacetto dei suoi, quelli veloci che -da quando hanno fatto pace- le schiocca ogni volta che può , così ad ispirazione, solo per dirle "Sono qui". Perciò Bella si stupisce quando Jacob quasi le mangia la bocca e la assaggia con quelle sue meravigliose labbra calde e con la lingua, lasciandole il suo sapore fino in fondo alla gola.
-Anch'io, Bells. Anch'io.


*   *   *




Dedicata a Ysis Donahue che se l'è sorbita alle due di notte convincendomi a pubblicarla
e a Kukiness che me l'ha suggerita (non prendetevela con lei, non ne sapeva niente...)
   
 
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