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Autore: Julietts    03/05/2011    1 recensioni
Brandy ama il colore viola. E' il suo colore preferito. Da sempre. Sempre? Sempre. Brandy conosce il suo passato. O pensa di conoscerlo. Ma quando anche la sua più intima certezza viene spazzata via, capisce che la sua vita ha in serbo altro per lei. Che è ora di guardare al passato, per comprendere il futuro, per non ricadere negli stessi errori.
Per non dimenticare
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto era buio.
Tutto era viola.
Non violetto, non lilla. Proprio viola.
Il suo sangue, che usciva da una ferita proprio sul cuore, era viola.
Le sue mani erano viola, il suo corpo viola.
Tutto in lei le ricordava il colore viola.
Urlò. Il suo grido si trasformò in grosse onde che fluttuarono nell’aria producendo un suono.
Un suono paragonabile solo al colore viola.
Brandy si svegliò urlando. Era tutta sudata. La prima cosa che controllò furono le sue mani: rosa chiare, come sempre. Era stato un incubo. – È stato solo un brutto sogno, un bruttissimo sogno, ma è passato, passato…passato…- si ripeteva.
Ansimava ancora. La cosa che più l’aveva spaventata non era stato il suo sangue, il suo dolore, no…solo quel cupo viola che le raggelava i pensieri, rendendoli solidi. Viola.
Per non pensarci, si alzò e si rimise in cammino.
Si era appisolata su un masso lungo e largo, probabilmente levigato, visto la sua superficie liscia. Ma Brandy non voleva più pensare alla notte trascorsa. Aumentò la velocità dei suoi passi e si decise a raggiungere Fedrih prima di mezzogiorno.
Lì la aspettava Brad, che era andato in colonia proprio da quelle parti e, che con i suoi amici, festeggiava la primavera. L’aveva pregato, supplicato di non dire a sua madre che si incontravano. Lei lo avrebbe detto ai suoi genitori, che l’avrebbero mandata a prendere da qualcuno.
Ed era quello che voleva evitare.
Avrebbe trascorso a Fedrih qualche settimana. Verso la fine di aprile si sarebbe mossa ancora, per tornare nella sua città. Ma non era quella tipo di scansione a cui Brandy  prestava attenzione. Il tempo davanti a lei era scandito dai numeri dei giorni che mancavano perché la Nuova Apocalisse, come la chiamavano i Veggenti, avvenisse. Il bosco era ancora fitto, e non riusciva a scorgere il cielo. Era azzurro? Era nuvoloso? Era nero? Era….viola? no, certo che no. Viola no di certo.
E pensare che il viola, comunque, era il suo colore preferito. Un sogno poteva farle cambiare idea? No, assolutamente no. Il viola rimaneva il colore che più amava.
Le sue ballerine cominciavano a rovinarsi. In città avrebbe dovuto comprarne un altro paio. Sarebbe stato senz’altro molto più intelligente se avesse comprato un paio di scarpe da Trekking, o comunque comode, ma ormai si era abituata a portare delle ballerine e non voleva “abbandonare” questa abitudine. Camminava ormai quasi da un’ora. Aveva voglia di fare un baglio fresco, era molto accaldata. Ma diciamo che era abbastanza improbabile trovare una piscina nel bel mezzo del bosco, no?
Tutti questi pensieri correvano velocissimi in Brandy, e prima che potesse cominciare a svilupparne uno, subito un altro pendeva il suo posto. Tutto questo era abbastanza normale per quella particolare ragazza. La solitudine non la stava facendo impazzire. Non si sentiva abbandonata. Non soffriva la lontananza dai suoi amici,dai suoi genitori. Certo, un po’ le mancavano. Ma c’era qualcosa di più importante a cui lei doveva prestare attenzione. E poi, un suo amico lo avrebbe rivisto. Oddio, amico. Non andava per niente d’accordo con quel Brad. Ci aveva litigato molte più volte di quante ci avesse parlato serenamente. Ma in quel momento, le pareva addirittura gentile. Possibile che, contrariamente a quanto credeva, stesse avvero impazzendo? Insomma, per sembrarle gentile uno come Brad…ce ne voleva, ecco. Però un piccolo favore glielo faceva. E lei non aveva bisogno di molto altro. Ripensò a quella volta che, nella locanda dei signori Whise, avevano chiacchierato, dopo aver litigato come sempre. Sorrise al pensiero.
Avevano parlato del più e del meno, di tutti i discorsi…anche…di magia.
Già, di magia. Ma esisteva, la magia?
Condivideva la tesi di Filone, come già aveva constatato prima, ma da li a crederci davvero….era un passo troppo grande.
Eppure, era bello crederci. Bello credere che potesse esistere una forza più grande degli uomini ma più piccola di Dio.
Poi, ma esisteva davvero Dio? E quel Dio era proprio come  gli uomini se lo immaginano? O era tutto un enorme, disgraziato sbaglio? Erano tutti veramente scemi, oppure c’era da qualche parte qualcuno che le voleva davvero bene?
Ecco, aveva capito dov’era il problema. Si fermò un attimo, si sedette per terra a gambe incrociate e inspirò profondamente l’aria della foresta.
Era umida. Un odore misto a terra e foglie secche. Un buon odore, secondo lei.
Aveva capito qual era il vero motivo per cui non le andava a genio la religione, o la magia.
Non sopportava pensare che ci fosse qualcuno più grande di lei che le voleva bene. Davvero. Perché se esisteva Dio, allora vuol dire che lei era amata da quella buona divinità (era buono Dio secondo la morale, no?). Se esisteva la magia, voleva dire che lei era dentro a dei progetti di cui non capiva il senso, ma di sicuro chi li aveva disegnati ci teneva a lei. Se no l’avrebbe lasciata fuori, no?
Non lo sopportava. Lei non li conosceva, ma loro conoscevano lei. Non era giusto.
Si rialzò e si rimise in cammino.
Lei aveva sempre avuto un modo di ragionare strano.
Da sempre. Però almeno lo ammetteva. Almeno non mentiva a se stessa.
E in fondo, quella che le si era presentata era un’occasione d’oro, che aspettava da anni. Poter mettersi in discussione, davvero, senza un mondo che le stava stretto a rinchiuderla. Aveva bisogno di qualcosa di più grande. Era nata per qualcosa di più grande. E finalmente l’aveva scoperto.
Ma, c’era una domanda che le girava in testa da un po’. Una domanda a cui stava cercando di non rispondere. Una domanda che stava evitando in ogni modo, ma prima poi avrebbe dovuto confrontarsi con essa.
Alla fine di quella missione…sarebbe morta? O sarebbe sopravvissuta?
Nessuno era in grado di dirglielo. Nemmeno Filone, che nel sogno le aveva rivelato cosa avrebbe dovuto fare. Nemmeno lui era stato in grado di rispondere alla domanda: -ma morirò?-
Poteva solo aspettare, e vivere attimo per attimo quello che gli rimaneva da vivere in quel mondo.
 
 
  
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