Per AlexBlack.
 

Mi sono accorta che, stranamente, non avevo ancora dedicato nessuna storia alla mia Sorellaliena.
 

Dovevo rimediare, e ho scelto di farlo con la mia prima Grindeldore.
 

Tutta per te, dolcezza dai tre occhi.  

Altro tempo sprecato

È mattino e qualcosa sta bussando alla finestra.
Il sole si nasconde dietro un batuffolo di nubi grigiastre e, come al solito, il maestoso barbagianni di Gellert becca sul vetro con gentilezza.
 
Albus è stanco, ma la sua mente vuole lavorare ancora per portare alla luce idee nuove, per affinarle e fare un passo in avanti per il mondo.
Troppi libri dall’aria importante giacciono, sommersi di appunti fitti, sul suo comodino, e fino a questo momento hanno occupato tutti i suoi pensieri.
 
Ma ora non più.
Il barbagianni porta una lettera, e questo significa soltanto Gellert.
 
E la sua pelle.
 
 
 
Zia Bathilda è fuori. Possiamo discutere dei nostri progetti.
 
Il biglietto non dice altro e rimane una semplice striscia di pergamena toccata dalle sue mani. Sono solo poche parole, che scorrono dentro il sangue di Albus e gli regalano una felicità inesauribile.
 
Qualsiasi cosa - persino un pallido raggio di sole - riesce a ricordargli quanto faccia male stare lontano da quell’anima così nebbiosa.
 
 


Un pomeriggio è trascorso.
 
Il sole ha sciolto le loro mani affannate, ha diffuso i loro respiri, ha dato agli sguardi il languore delle cose che finiscono presto.
 
-Di’, Albus, non ti dà fastidio sprecare ore ed ore in questo modo?- sussurra Gellert con il suo accento aspro, il viso stanco e bello, le lenzuola che lo avvolgono.
 
Albus sorride sornione. -Assolutamente no. Possiamo sprecare altro tempo, se ti va.
 
Con mano veloce, Gellert spegne la candela e, mentre le loro labbra si uniscono senza pietà, il profumo della cera riempie la stanza.


                                                                                                                                                               [1945 - pochi giorni dopo il duello tra Silente e Grindelwald]
 
 
Albus ricorda quella candela, e quel bacio.
 
Il suo volto si riga di lacrime.