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Autore: ekslytherin    12/02/2006    27 recensioni
"...Non è che avessi molta scelta in realtà, così lo guardai in quegli occhi così magnetici ma inumani e feci per chiedergli se avevo capito bene. Lui mi disse di si: gli occhi per la vita, l’anima per la morte.".... nulla da dire... se non... cos'ha dovuto pagare AHrry per vincere la guerra? BaX ek
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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….occhi di demone, specchio dell’anima….

…A tutte quelle persone

Che si sono rese conto

Che l’inferno

E’ solamente un buco nel cuore…

Hai 5 minuti per crogiolarti

nella deliziosa voluttà della sofferenza.

Goditela.

Abbracciala.

Abbandonala.

E procedi.”

Elizabethtown

“Quando si viene salvati dalla morte,

è come se si venisse fatti rinascere…

Ma quella vita

sarà una buona vita?”

Trigun

Cosa gli aveva dato la vita, dopotutto?

Solo sofferenza.

Cosa aveva auto in cambio, dopo aver messo in gioco la sua vita per persone che nemmeno conosceva?

Solo sofferenza.

Allora perché era lì, in quel momento?

Perché era tornato in quel mondo che non gli aveva donato che sofferenza?

Come era finito di nuovo tra quelle persone che lo avevano adulato, lo avevano eletto a Dio in terra ed immortale, quando era solo un ragazzo di 17 anni che aveva appena perso tutto quello che aveva?

Perché stava percorrendo di nuovo i corridoi di quel luogo che era il fulcro, il luogo che per lui distillava solo odore di sangue e morte, ma che era sempre stato un posto di vita e felicità?

Già.

Si fermò in mezzo al corridoio deserto.

Cosa ci faceva lì, dopotutto?

Come era stato possibile che lo avessero trovato e lo avessero soprattutto convinto ad andare lì?

Una figura spuntò dal muro alla sua destra.

- Per la testa di Merlino… tu…-

- Salve Nick.-

Troncò il fantasma prima che potesse attaccare bottone o che cominciasse a fare tutte le condoglianze del caso.

Non era nemmeno lontanamente quello di cui aveva bisogno.

Sospirando continuò il suo percorso, diretto verso quello studio in cui aveva, in alcuni casi nolente ed in altri volente, passato moltissimo tempo.

Forse in fondo stava facendo bene ad andare a quel richiamo che gli avevano fatto solo poche ore prima…

Si sarebbe piacevolmente divertito a vedere le facce che avrebbero fatto tutte quelle persone a vederlo ora.

Sapeva che tutto il mondo magico lo dava per rinchiuso da qualche parte a leccarsi le ferite.

Stupido branco di idioti.

Solo perché aveva tagliato i ponti con il suo passato non voleva dire che non stesse vivendo il presente!

Solo perché la vita non gli aveva dato che sofferenza, non voleva dire che lui continuava a crogiolarsi nella deliziosa voluttà della sofferenza.

Certo, lo aveva fatto.

Se l’era goduta.

L’aveva abbracciata.

L’aveva abbandonata

Ed aveva proceduto a testa alta per la sua strada.

Ma il mondo magico non lo aveva capito, aveva inteso la sua scomparsa come atto di dolore, e non di voglia di cambiare.

Forse si addiceva di più per la storia del giovane ragazzo salvatore del mondo che a 17 soli anni aveva sconfitto il cattivone di turno restando ferito nell’animo e nel corpo.

Mhà.

Smise di pensare a quelle cose quando vide davanti a sé due gargoyle indimenticabili, con i loro musi perennemente seri.

- Parola d’ordine?-

- Ah, non ne ho la minima idea…-

- Sai che non puoi entrare allora.-

- Si, ho fatto solo la bella figura di averci provato. Dite voi ai simpaticoni lassù che sono passato?-

Fece per fare dietro front ma sentì le due statue spostasi, permettendogli così la salita della scala a chiocciola.

Sbuffò infastidito, e dire che pensava di essere stato inaspettatamente salvato!

- A quanto pare potrai andare direttamente tu dai simpaticoni…-

- Si, che bello… come sono felice!-

Quello che aveva detto era in completo contrasto con il tono di voce e la faccia scazzata che gli si era dipinta.

Ora che aveva fatto trenta…doveva fare trentuno, no?

Si bloccò solo davanti alla porta dello studio chiusa davanti a sé.

E si chiese chi si aspettassero di vedersi spuntare davanti dopo tutto quel tempo.

Che persona pensavano fosse diventata?

Ma in fondo non è che gliene importasse poi molto…

Dopotutto… se non si era fatto vivo per tutti quegli anni voleva dire che di cosa pensassero loro non gliene importava così tanto…

A parte di una persona che, nonostante tutti i suoi buoni propositi, non era riuscito a dimenticare.

Ma tanto quella persona non ci sarebbe stata dietro quella porta, quindi… forza e coraggio!

Aprì con uno spostamento a mezz’aria della mano il portone e si trovò davanti ad uno studio ricco di cianfrusaglie appartenute ad un uomo che fu il migliore.

Il tempo in quella stanza sembrò fermarsi non appena la porta si fu chiusa alle spalle dell’ospite appena arrivato.

Tutti i presenti lo guardarono completamente sconvolti… nemmeno nelle loro migliori delle ipotesi lo avevano immaginato così, dopo tutto quel tempo di silenzio.

Certo, era diverso… MOLTO diverso dall’ultima volta che lo avevano visto, ma comunque in perfetta forma.

Era ancora più alto di tempo prima, probabilmente ora raggiungeva il metro e 85, i capelli erano corti, forse come non li aveva mai avuti, un paio di orecchini al lobo sinistro, il fisico di uno sportivo sempre in movimento.

Ma la cosa che aveva spiazzato tutti erano stati gli occhi.

Non erano più come un tempo, non più due smeraldi incastonati… erano… erano solo più…di un grigio argentato piuttosto inquietante.

Allora era stato quello il prezzo che aveva dovuto pagare, tanto tempo prima?

La prima ad interrompere il silenzio fu una giovane donna dai capelli castani a boccoli e lunghi fino a metà schiena, un paio di occhiali da lettura dalla montatura semplice e due occhi da cerbiatta che erano colmi di felicità mista a tristezza… solo quel ragazzo, anzi uomo, riusciva a farle provare entrambi i sentimenti con la stessa intensità.

- Harry…-

- No, Herm. Harry non c’è più, è morto. Ho cambiato nome anni fa ormai.-

- Ma perché?-

L’uomo, ormai da tropo tempo in realtà, dai capelli corvini sorrise, facendo gelare il sangue nelle vene a tutti i presenti; cos’era quella specie di ghigno freddo ed insensibile?

- Perché quando si vuole cambiare vita e lo si vuole fare per bene, si cambia anche nome e cognome.-

- E… e come ti chiami, ora?-

L’ospite spostò il suo sguardo che diceva nulla e tutto verso due occhi azzurri appartenenti ad un giovane uomo della sua età con fulvi capelli rossi, il viso molto meno coperto di lentiggini di come il moro si ricordasse ed una voce bassa e ansiosa.

Che dolci libri aperti che erano rimasti quelli che furono un tempo i suoi migliori amici!

- Oh, ora mi conoscono come… Lukas McGhil, Ron.-

Di nuovo un silenzio imbarazzato si levò nella stanza, tempo che l’uomo moro spese a fare al panoramica della stanza: c’erano Hermione dietro la scrivania, con dei fogli ancora in mano, Ronald poco distante da lei sulla destra, un uomo dai capelli neri come i suoi che non ricordava di avere mai visto con degli stupendi occhi color mare seduto su una delle due poltrone di fronte alla scrivania ma ora spostata leggermente verso l’entrata ed una figura dai capelli così biondo che sembravano bianchi e lunghi che gli coprivano buona parte del viso in piedi alla sinistra dell’entrata appoggiato alla parete ricca di quadri.

Quest’ultimo gli ricordava dolorosamente una persona, ma non aveva nessuna intenzione di farsi illusioni.

Aveva smesso di sognare molto tempo addietro.

Camminò lentamente verso il gruppetto con un piccolo sorriso in viso, sorriso che non trasmise i sentimenti della figura che ora guardava l’unica donna nella stanza.

Si fermò quando fu davanti alla poltroncina libera; vi si sedette con tranquillità, dopo aver aspettato un cenno di assenso dal moro seduto al suo fianco.

- Allora bella gente. Ci sono un paio di cose che mi dovete spiegare, o sbaglio?-

- Dovresti essere tu a spiegare noi, ed al mondo magico intero, per quale assurda ragione sei sparito per tutto questo tempo, Potter.-

Quella voce… ah, non se la sarebbe mai potuta scordare.

Quella stessa voce che lo aveva schernito e che gli aveva gridato contro insulti ed incantesimi per sette anni.

L’ospite dai cristallini occhi d’argento si voltò verso la figura bionda, che nel frattempo si era staccata dalla parete ed aveva portato le ciocche di capelli ribelli dietro le orecchie con fare aristocratico.

Sempre lo stesso, si trovò a pensare l’uomo.

Mai che Draco Malfoy appaia come un comune essere umano!

- Potrebbe anche essere un’idea, Malfoy… ma anche se ciò mi passasse anche solo per l’anticamera del cervello, penso che lo farò solo e soltanto dopo aver sentito voi. Perché avete chiamato, perché siamo noi e qui, come e chi mi ha trovato… si, questo è un buon inizio!-

- Vuoi sapere delle cose giuste, Potter, ma purtroppo ci vorrebbe troppo tempo per rispondere ad ogni tuo interrogativo. Scegli solo quello che vuoi veramente sapere.-

Aveva parlato l’uomo dagli occhi zaffiro.

Bella voce, calma e tranquilla, rilassante, tutto il contrario di quella fredda e tagliente del biondo.

- Credo di non ricordarmi di te…-

- Zabini. Blaise Zabini. Te lo concedo Potter, non ci siamo incontrati molto spesso a scuola.-

L’ospite guardò divertito chi gli aveva parlato; gli stava decisamente simpatico quello Zabini.

- Ok, ok. Allora, Hermione Jane Granger. Spiegami per quale assurdo motivo mi avete voluto scovare dopo… quanto?-

- 8 anni, Harry…-

- Suppongo sarà inutile continuare a ripetere che non sono più Harry, giusto, Ronald?-

- Giusto compagno.-

Il moro sbuffò, accavallò le gambe ed incrociò le mani davanti al proprio viso, gli occhi che scrutavano ora seri la bella donna.

Questa si sedette al suo posto, mentre anche gli altri due giovani uomini prendevano posto, il rosso al fianco di lei ed il biondo vicino a Zabini.

- Intanto voglio che tu sappia, Harry, che ti cerchiamo da quando sei scomparso, quel giorno. Ma solo ora ti abbiamo trovato.-

- Allora non sono stato tanto male a nascondermi! Pensavo di dovermi reputare un imbecille, quando qualche ora fa è arrivata la vostra lettera.-, commentò divertito Harry-Jader.

- Tu sei un imbecille Potter, come lo sei sempre stato, ma per altri motivi.-

Malfoy… sempre la lingua velenosa e biforcuta pronta ad insultare quando si trattava di lui.

Ma non gli faceva così male come quando erano ancora a scuola.

Il moro ricordava che allora rischiava crisi depressive ogni volta che litigava con il biondo; ora si limitò a guardarlo con uno sguardo così freddo che persino Malfoy se ne stupì.

Cosa era successo a San Potter, per cambiarlo in quella maniera?

Ora tutto sembrava fuorché il bravo, coraggioso e samaritano Grifondoro a cui tutto il mondo era sempre stato abituato.

Quegli occhi che erano stati la speranza di tutti, erano solo più due lastre di metallo gelido.

Cosa era successo veramente quella fatidica notte quando il Signore Oscuro fu battuto, per procurare la sparizione dopo pochi giorni del Salvatore del Mondo Magico?

- Mh… bella interruzione, furetto. Dicevi?-, si rivolse di nuovo a quella che fu un tempo la sua migliore amica.

- Che ti abbiamo trovato solo ora. Una volta solo perché soffrivamo della tua assenza, e con noi tutto il mondo magico…-

- Immagino…- disse seccato il giovane.

- ma ora c’è anche bisogno di te.-, continuò facendo finta di nulla.

Calò un pesante silenzio nella stanza.

Tutti i presenti guardavano Harry Potter, o come diavolo si faceva chiamare ora, e si stupirono quando lo videro prima sorridere e poi rider divertito.

Una risata vera, sincera.

Forse, dopotutto, non era così cambiato come poteva sembrare all’apparenza.

- Ma certo… come ho potuto non pensarci prima? Ora cosa c’è? E’ un semplice allarme o c’è di mezzo una nuova profezia?-

Le parole appena dette stupirono tutti quanti, i due ex grifoni per la leggerezza con cui aveva parlato della profezia, le due ex serpi perché non ne sapevano nulla di questa fantomatica predizione.

Ed il moro si accorse delle loro facce, anche se immediatamente Malfoy tornò impassibile; Harry ghignò tra sé… che la bella maschera da schiaffi del biondo si fosse rammollita in quegli anni?

- Non ci credo.. non glielo avete detto? No cioè nessuno sa della profezia?-

- Perché la cosa ti diverte tanto? Tu non volevi che si sapesse. Noi non lo abbiamo mai detto a nessuno, come ci avevi ordinato…-

Il moro smise immediatamente di ridere.

I suoi occhi si assottigliarono provocando in Ron e Hermione la sensazione di essere stati appena trapassati da mille lame.

Malfoy e Zabini intanto osservavano a scena stupiti… che quella reazione celasse un scheletro nell’armadio del mitico trio?

- Sono felice di sapere che almeno una cosa l’abbiate eseguita… peccato che non era quella più importante! Ma suppongo che non sia questo il luogo più appropriato dove discuterne, giusto? Allora, signori. Mi volete dire cosa vi turba e perché mai siamo qui ad Hogwars, nello studio del preside, quando questa scuola è ormai chiusa da 5 anni?-

- E tu come…-

- M’informo, Ron. Mi sono sempre informato.-

- Bene. Come vuoi. Hogwarts è diventata la nuova sede dell’Ordine, dopo che gli ultimi sostenitori di Voldemort hanno distrutto Grimmauld Place.-

- Che ne è di Godric Hollow?-

- Non l’abbiamo mai utilizzata. E’ ancora là, com’era…-

- …25 anni fa. Passa il tempo, eh? E nemmeno ce ne accorgiamo…. Perché questa strana combriccola? E per quale motivo?-

Fu il turno di Zabini parlare, osservando calmo l’altro moro negli occhi, provando comunque un brivido strano non appena incontrò quelle iridi di duro metallo che una volta erano state di smeraldo prezioso.

- Ci hanno informato che un vecchio mangiamorte scampato agli Auror ha trovato un libro di incantesimi oscuri molto antichi e potenti, e che con esso vuole cercare di creare una nuova armata oscura.-

L’ex re del Grifoni osservò in silenzio e con attenzione Zabini per qualche tempo anche dopo che ebbe finito di parlare, poi sorrise.

Finalmente uno di quei vecchi e bei veri sorrisi alla San Potter, protettore degli indifesi, uno di quei sorrisi che faceva sciogliere qualsiasi persona lo ricevesse.

E Blaise Zabini non faceva eccezione; sentì come se il cuore fosse più leggero, ora che quel giovane uomo era lì con loro ed era a conoscenza del problema che li tormentava.

- A quando le nozze?-

Fu la frase che spiazzò tutti in sala e che fece arrossire in maniera incredibile Hermione.

- E… e tu come…-

- Mhà. Chiamalo intuito… chiamalo informazione…-

- Io… noi…-

- Giugno prossimo, Potter… tra sei mesi.-

- Possiamo rimandare a dopo le smancerie? Potter hai bisogno di un apparecchio acustico? Hai sentito cosa ti ha appena detto Blaise?-

- Si, Malfoy, ho sentito. Solo più questo. Perché noi… perché voi?-

Qui fu il turno di Ron parlare, non però dopo un sospiro rassegnato.

- Perché, perché. Perché l’Ordine è in missione, sparso in giro per il mondo per cerare di trovare altri pazzi come quello che ti ha detto Zabini. Ecco perché. Noi siamo quelli che restano sempre fissi in Inghilterra. I punti di riferimento, diciamo così.-

- Perché? Voglio dire… è molto più emozionante dare la caccia a pazzi assassini… no?-, disse ghignando divertito.

- Ognuno ha i suoi personali motivi che non deve venire a dire a te, Potter. Ora potresti fare meno lo spaccone e renderti cono della gravità della situazione?-

L’interpellato guardò un attimo Malfoy negli occhi grigio azzurri, simili ai suoi, ma lui non ci era nato con quel colore freddo e distaccato.

Disgiunse mani e gambe e si alzò, sotto gli sguardi attoniti dei presenti.

Li guardò uno ad uno, e per ogni uno un ricordo affiorò nella sua mente.

Che strano, ne aveva anche qualcuno su Zabini, ora che ci faceva attenzione.

Quelle erano probabilmente le uniche persone che avrebbe più rivisto legate ancora al suo passato.

- Non avete da preoccuparvi se è per questo. Quel mangiamorte è bello che stecchito, probabilmente accanto al suo signore all’altro mondo. Se me lo aveste accennato nella lettera, mi sarei risparmiatoli viaggio…-

Si voltò verso la porta, quando, naturalmente, arrivò al suo orecchio l’unica voce femminile.

- Come… chi è stato?-

- Indovina, Herm? Uff… mi sa che non tornerò a casa così presto…- e si tornò a sedere al suo posto… dopo tutto non era così malaccio quella “riunione”- Mi ha incrociato poco tempo fa. Nulla di calcolato, mettetevelo in testa, non faccio il cacciatore di mangiamorte nel mio tempo libero, e nemmeno come lavoro. Semplicemente ha avuto la sfortuna di andarsi a nascondere in un vecchio rudere che guarda caso portava a me. E così il vostro problemone è risolto, sono efficiente, no? Ora. C’è altro? Perché mi sembra che ci sia sotto qualcosa?-

- Non c’è nulla sotto, Harry. Però… posso farti una domanda?-

- Ne hai già fatta una, quindi… perchè no?-

- Ecco… il libro dov’è ora?-

- Bruciato.-

- COSA?!-

- Non pensavo potesse interessarti, Malfoy…-, disse sarcastico il moro.

- Non personalmente, Potter. Ma era un libro con moltissime magie potenti! Avrebbero potuto fare del…-

- Del male e basta. E’ stato un bene che io l’abbia fatto sparire.-

- Ma poteva servirci per combattere i mangiamorte rimasti.-

- Suvvia, Malfoy. Non credo ci siano ancora così tanti mangiamorte dopo otto anni dalla caduta di Voldy e se proprio vuoi saperlo… l’ho bruciato perché inutile. Quelle formule le so tutte a memoria. Era come avere un libro che t’insegna a leggere. Completamente insignificante.-

Di nuovo rimasero tutti zitti.

Come faceva Harry a conoscere un intero libro di formule arcane di magia oscura?

Che le avesse imparate in quegli anni passati lontani dal mondo magico?

O forse… che li avesse imparati più di otto anni fa, quando ancora si allenava per sconfigger il Signore Oscuro?

Quante cose non sapeva del suo salvatore il mondo magico… quante cose ignoravano loro.

Jader McGhil, come si chiamava ora, sospirò.

Lo sapeva.

Diavolo, doveva immaginarlo che c’era sotto qualcosa.

Lo avevano incastrato.

Già intuiva che casa sua avrebbe dovuto aspettare a vederlo ancora per un po’.

Ma dopotutto, forse non era così male.

In fondo, in fondo, gli erano mancati.

- Avanti, non fate quelle facce! Come credete che abbia potuto sconfiggere il più grande mago oscuro di tutti i tempi? A suon di mazzi di fiori?-

- Ma chi… chi te li ha insegnati?-

Lo sguardo s’incupì.

Ronald Bilius Weasley aveva toccato un brutto tasto.

A sorpresa di tutti, ce si aspettavano già un cambio di argomento, il bel moro rispose.

- Silente…-

- Ma lui…-

- Si, Zabini, è morto alla fine del sesto anno, ma lui già sapeva che sarebbe successo, così mi aveva scritto un’infinità di incantesimi da imparare a memoria, con relative spiegazioni su come farli e cosa procuravano. Alcune le ho imparate grazie a Malocchio. Un giorno venne da me, forse due mesi prima della battaglia, e mi disse che mi avrebbe insegnato delle formule che Silente non mi aveva scritto perché troppo distruttive, armi a doppio taglio. Maledizioni che lui mi avrebbe dovuto insegnare solo e soltanto se ce ne fosse stato lo stretto bisogno.-

Tutti lo guardavano attenti ed un po’ stupiti… forse allora era stato per via di uno di quegli incantesimi che i suoi occhi erano…

- Già. So a cosa pensate. Credo che dopotutto, dopo 8 anni, io possa dirvi com’è andata quella notte. Sempre se interessa ancora a qualcuno.-

Non ci potevano credere… stavano per capire cosa era successo la notte della morte del Signore Oscuro!

Nessuno parlò, ma il giovane Potter vide negli occhi di ognuno, persino in quelli di Malfoy!, una tacita affermazione.

Sospirò pesantemente, si portò le mani alle tempie e se le massaggiò.

Non ripensava più a quella maledetta notte da troppo tempo, troppi anni.

Ma nonostante tutto ricordava ogni cosa come se fosse successa pochi minuti prima.

E come scordarsi la notte in cui aveva perso… no, meglio andare con ordine.

- Dunque…da dove partiamo?-

- Potresti dall’attacco dei mangiamorte, c’eravamo anche noi quella notte a combattere ma tu e il Lord siete spariti poco dopo.-

Harry guardò in viso Blaise Zabini.

Già, anche loro c’erano.

Lui assieme ad altri serpeverde che avevano scelto di combatter con lui, Draco Malfoy che era entrato a fare parte dell’Ordine nell’estate dopo la morte di Silente.

Sentì una fitta di dolore all’altezza del petto ed istintivamente si portò una mano sul cuore; in quella posizione cominciò a parlare, senza alcuna intonazione particolare.

- Bene. Siamo scomparsi poco dopo perché siamo andati a combattere al cimitero, vicino alla tomba di Silente. Lui non era nemmeno minimamente preoccupato di essere uno contro uno.. dopotutto cosa poteva fare, un pivello di 17 anni contro il Signore Oscuro?-

Lo aveva detto con un po’ di scherno, un piccolo sorrisino gli increspava le labbra dure, ma gli occhi erano vitrei; unico segno di dolore era quella mano appoggiata e stretta al cuore.

Hermione corrugò la fronte di dolore… come doveva essere stato duellare al fianco della tomba della persona che lo aveva trattato come un figlio?

- Comunque cominciammo a batterci. Naturalmente dopo poco io ero steso a terra, colpito già da una mezza infinità di crucio… lo avevo fatto innervosire perché l’imperio non funzionava. Comunque fece il suo teatrale ingresso Nagini che mi morse 1 gamba. Ero morto, solo che non me ne rendevo conto. Quando per miracolo arrivò Fanny che mi curò la gamba e cominciò ad attaccare quel serpente. Eravamo di nuovo io e lui. Voldemort era parecchio adirato, già mi vedeva nella tomba, mentre ora ero di nuovo pronto a combattere. Moody mi aveva detto della pericolosità di tutte le formule che avevo imparato, anche quelle lasciate da Silente. Erano tutte così potenti che creavano degli scompensi anche al mago che le lanciava e per quel motivo Malocchio mi aveva fatto prometter di usarle solo se STRETTAMENTE necessario. Bè, quello mi sembrò il momento giusto. Tom rimase allibito quando lo colpii con un incantesimo di magia avanzata oscura… purtroppo per me si riprese ben presto e rispose con lo stesso pane. Insomma. Ci lanciavamo maledizioni peggiori di quelle senza perdono come se fossero state degli Stupefcium.-

Si fermò un attimo per osservare le altre figure che l’osservavano attentamente: Hermione e Ron erano terrorizzati, Blaise aveva un sopracciglio alzato a significare solamente lui lo sapeva e Malfoy lo guardava senza espressione… come sempre dopotutto.

Ora veniva la parte più difficile… cosa fare?

Dire loro o no quello che successe veramente in quel lontano momento?

L’uomo dai capelli ala di corvo era ad un bivio.

Da una parte la verità e con essa la triste realtà dei fatti spiattellata a quelle persone che dopo otto anni ormai quasi li vedeva come estranei, dall’altra la menzogna e con essa la continuazione della vita che si era faticosamente costruito.

Cosa avrebbe scelto?

Era ancora così importante nel suo cuore quella persona, oppure si era sbiadito quel sentimento che aveva provato solo e soltanto per essa?

- Allora, Potter, ti decidi a continuare? O vuoi creare suspance?-

- Sinceramente, Malfoy stavo valutando la possibilità di mentire.-

Tutti lo guardarono allibiti alla massima potenza.

- Ah… con queste belle facce intelligenti come posso mentirvi? Penso che dopotutto vi dirò la verità.-

Maledizione, pensò.

Tutta colpa sua!

Tutta colpa di quei dannati capelli biondi, di quegli occhi grigio azzurri, di quell’espressione altera e fiera!

Nemmeno otto lunghissimi anni lontano dal mondo magico erano riusciti nell’intento di farglielo dimenticare!

Bè, ormai era fatta.

Prima finiva il racconto, prima spariva di nuovo dalla vita di quelle persone.

Era la cosa migliore, lo sapeva.

Perché dare la possibilità alla vita di regalargli altra sofferenza?

- Dove eravamo rimasti? Oh, si. Quindi immaginatevi la scena: io e lui che ci lanciavamo maledizioni arcane. Ben presto cominciammo entrambi a sentire gli scompensi di quelle magie così potenti. Senza contare che alcune erano anche andate a segno. Fortuna per me che non erano letali… purtroppo scoprii solo dopo cosa mi avrebbero fatto. Ma andiamo con ordine. Ora dovete sapere che esiste un incantesimo, in serpentese, che… come posso dire… che richiama un demone dall’inferno che si prende l’anima del mago a cui è indirizzato l’incantesimo.-

- Ma… ma non è possibile!-

Potter guardò Hermione negli occhi in silenzio; lei ebbe la decenza di arrossire.

- Questo incantesimo non è di per se eccessivamente dispendioso per energia e magia, se si conta cosa fa. Il problema è che… uff… che…-

- Avanti Potter! Non abbiamo tutta la vita!-

Il suddetto moro piantò i suoi occhi metallici e glaciali in quelli del biondo, che sentì un brivido percorrergli la schiena.

Facevano davvero paura.

Harry continuò la frase guardando Draco Malfoy.

- Che il diavolo chiede un pegno.-

A tutti si ghiacciò il sangue nelle vene.

Cosa poteva aver chiesto al giovane salvatore del mondo magico?

Il biondo sentì un dolore lancinante all’altezza del cuore.

Sapeva cos’era ma non doveva pensarci.

- Harry…-

- Fammi finire, Hermione. Già è difficile così.- la castana accennò on la testa - Bene.-

L’uomo chiuse gli occhi, inspirò profondamente, poi espirò e si preparò alla fine del racconto.

- Come dicevo, chiede un pegno. Questo “sacrificio” dipende da persona a persona e da diavolo a diavolo. Comunque, prima di arrivare a quello ci furono ancora parecchi scambi di maledizioni. Riuscii a bloccarlo con grande fatica. Ero spossato dagli incantesimi che mi avevano preso e da quelli che avevo lanciato, ma non c’era tempo. Pronunciai l’incantesimo di cui vi ho parlato ed immediatamente ci fu un piccolo terremoto…-

- Me lo ricordo! E’ grazie a quello se un mangiamorte non mi ha ucciso con l’Avada!-

- Contento che ti abbia aiutato, Ron…. La terra si spaccò e da lì ne uscì un demone. Non era come tutti se li immaginano, con le corna, rossi e con ali nere. Aveva l’aspetto di un essere umano con gli occhi argentati e odorava di zolfo. I capelli erano neri come la notte. Mi guardò e si avvicinò a me. Ero terrorizzato, senza contare che non mi reggevo nemmeno più in piedi. Ero preparato però ad ogni cosa, Malocchio mi aveva preparato sul tipo di pegno che poteva essere chiesto. Voldemort in quel momento si riprese, ma il demone lo imprigionò con un solo movimento della mano; urlava qualcosa, ma non sentivo nulla, ero completamente rapito dal demone che ormai era di fronte a me. Mi parlò con una voce bassa, ma calma, negli occhi di metallo un sguardo divertito. Mi disse che erano secoli che un discendente di Salazar non usava più quella formula. Mi chiese se sapevo cosa comportava per me quell’incantesimo e gli risposi di si, che ne ero a conoscenza. Lui rimase interdetto, forse non pensava che qualche mago avrebbe usato quella formula sapendo i rischi che comportava. Mi disse che non sapeva se reputarmi immensamente coraggioso o solo incredibilmente stupido. Non avevo la forza di rispondere, era tanto se riuscivo a stare in piedi, così l’osservai solamente, mentre mi girava intono come un avvoltoio. Quando fu di nuovo di fronte a me, mi disse che sapeva cosa chiedermi.

- Mi disse che alcune delle maledizioni che Voldemort mi aveva lanciato mi avrebbero procurato una morte molto dolorosa nel giro di poco tempo. Lo ascoltavo e basta, senza nemmeno più preoccuparmi del significato di quelle parole. Tanto che differenza faceva? Sarei morto comunque, se per mano di una maledizione o per un sacrificio non faceva differenza. Rise quando glielo dissi. Mi rispose che gli stavo simpatico e per quello mi avrebbe aiutato. Nn capii così mi spiegò molto semplicemente: mi avrebbe restituito la vita. Ero choccato, credevo di dovermi sacrificare ed ora quel diavolo mi diceva che mi regalava la vita che altrimenti sarebbe presto finita. Fece apparire con una fiammata una pergamena ed una piuma. Era il patto, mi disse. Era la prassi. Dovevo leggere il tutto e poi firmare. Quando finii di leggere ero ancora, se possibile, più sconvolto. Guardai Voldemort che mi osservava solo più con attenzione e scherno, voleva vedere cosa avrei fatto; lanciai un’occhiata al campo dove voi combattevate e vidi che stavate vincendo. Il demone attirò la mia attenzione dicendomi che avremmo vinto. Io avrei ucciso il Signore Oscuro e voi altri avreste catturato e ucciso tutti, o quasi, i suoi seguaci.

- Non è che avessi molta scelta in realtà, così lo guardai in quegli occhi così magnetici ma inumani e feci per chiedergli se avevo capito bene. Lui mi disse di si: gli occhi per la vita, l’anima per la morte.-

Un bicchiere s’infranse sul pavimento, precisamente il bicchiere che Hermione aveva preso da poco dalla scrivania per portarselo alle labbra per bere.

Il moro narratore osservò la giovane donna, che in quel momento era scossa da mille tremiti; fece scorrere lo sguardo da lei al roso li vicino, negli occhi il terrore puro, poi si voltò verso i due alla sua destra: avevano le stesse facce scioccate di Ron. Persino Malfoy.

Bè, era logico, pensò il moro.

Aveva appena detto che otto anni prima aveva fatto un patto con un diavolo, era normale che ci fossero rimasti mezzi secchi.

Sorrise e decise che forse era il caso di dire qualcosa, perché altrimenti ben presto si sarebbe trovato con quattro morti infartuati, non appena avesse spiegato perfettamente in cosa consisteva il patto.

- Dai, gente… su, riprendetevi! E non è nemmeno finita qui… forse è il caso che non continui…-

Immediatamente l’unico biondo della camera si riscosse.

- Non dire idiozie, Potter! Ora finisci il racconto!-

- Mpf, non pensavo ti piacesse ascoltare, Malfoy.-

Al contrario di quello che pensava Harry, Draco non rispose alla provocazione e rimase zitto a guardarlo.

Wow, il furetto era cresciuto!

Incredibile!

- Ok, continuo, non appena vi riprendete tutti quanti e solo quando mi giurerete di non morire d’infarto.-

- Per… perché?-

- Perché l’unico che ci poteva davvero morire infartuato ero io, e se sono qui vuol dire che non è successo. Allora.. tutti pronti per il gran finale?-

Tutti accennarono con la testa, così il moro continuò a raccontare, guardando sempre Hermione, che continuava a tremare.

- Mi spiegò che gli piacevano i miei occhi, così sinceri, così veri, così… divini. Mi disse sorridendo che per la mia vita voleva fare uno scambio di occhi: io i suoi e lui i miei. Non mi pareva una cosa così grave, dopotutto si trattava solo di cambiare il colore degli occhi per poter vivere ancora. Firmai per quello sulla pergamena dopo aver imbevuto la piuma nel mio sangue che scendeva da una ferita; affermò che non era necessario ma che a lui piaceva davvero molto come rendeva la calligrafia il sangue.- fece una faccia mezza disgustata, poi continuò.

- Poi mi chiarì la parte dell’anima. Il sacrificio che mi chiedeva era quello di legare per l’eternità la mia anima all’inferno perché mi svelò che alla mia morte sarei dovuto andare in paradiso, anche se avrei ucciso. Disse che il Signore avrebbe chiuso un occhio per me solo perché avrei ucciso Voldemort. Quindi firmando la pergamena avrei condannato alla dannazione eterna la mia anima.-

- Tu… lo hai fatto? Voglio dire… hai firmato?-

Potter guardò Ron negli occhi con un sorrisino misto a tristezza e divertimento.

- Tu che dici, Ronald? Voldy è morto?-

- Quindi… la tua anima è…-

- Si, Zabini. Condannata, alla morte del mio corpo, ad andare all’inferno, nella parte più profonda e vicina a Lucifero.-

- Come puoi essere tanto tranquillo a dire tutto questo?-

- Perché, Malfoy, sono passati otto anni ormai e comunque non ho finito di spiegarvi.

- Firmai così anche quella parte di pergamena ed immediatamente dopo Voldemort venne risucchiato dal cratere. Sentii poi un bruciore incredibile agli occhi e li chiusi con forza, mentre mi accasciavo per la stanchezza a terra. Il diavolo s’inginocchiò di fronte a me e mi prese il viso tra le mani, appoggiò la sua fronte contro la mia poi, in una lingua decisamente non umana, disse una frase, che fece cessare il dolore agli occhi. Li riaprii e li sbarrai: mi stavo specchiando nei miei occhi, ora suoi. Rise e mi disse che mi stavano bene questi nuovi occhi, ma che avrei dovuto fare attenzione. Erano occhi di demone, quindi magici. Non come quelli creati dai maghi. Erano occhi che vedevano le anime dentro le creature, mi spiegò che in quel modo capivano se un essere stava per morire o meno. Mi disse che i suoi nuovi occhi sarebbero diventati magici non appena lui fosse tornato all’inferno mentre i miei sarebbero rimasti tali. Si alzò e andò di fronte al cratere, che stava pian piano chiudendosi. Si voltò, prima di buttarcisi dentro, e mi disse che gli stavo così simpatico che si sarebbe fatto rivedere.

- E così si conclude il mio racconto, nel momento in cui avevo appena venduto la mia anima ad un diavolo, nel vero senso della fase, ed avevo barattato i miei occhi con la possibilità di una vita.-

Nessuno fiatò per molto tempo, nel quale Harry Potter si alzò ed andò di fronte ad uno specchio: due occhi color ferro lo guardarono divertiti.

Ormai si era abitato da molto a quei nuovi occhi che non erano poi malaccio.

Certo, vedere le anime delle persone che ti circondavano non era il massimo, anche perché aveva avuto diverse occasioni per osservare impotente una di queste anime staccarsi dal proprio corpo, guardarlo in quegli occhi di demone e poi volare via, a volte sottoterra, a volte verso l’alto.

Come si suol dire… occhi di demone, specchio dell’anima.

I suoi occhi erano appartenuti ad un demone e la sua anima era dannata per l’eternità.

Magnifico, no?

Si riscosse da quel ricordo e da quei pensieri quando sentì una voce, quella voce che gli aveva sempre parlato con tono freddo e strafottente ma che ora gli parlava con un velo di dolore e tristezza.

- E’ per questo che te ne sei andato via, Potter? Perché eri dannato?-

L’interpellato guardò attento gli occhi dell’altro.

Erano seri ma sinceri, per la prima volta poté leggerci dentro qualche sentimento rivolto a lui diverso dall’odio e dal disprezzo.

Un sentimento caldo e dolce che il moro non avrebbe mai nemmeno immaginato di poter vedere un giorno in quelle pozze di cielo.

Ed in quel momento Harry Potter si rese conto che aveva perso otto anni di una possibile vita felice.

Chiuse gli occhi prepotentemente, li riaprì e tornò alla sedia, appoggiandoci le mani restandole dietro.

- Anche, si. Perchè ero dannato, perché vedevo le anime dei nostri compagni staccarsi continuamente dai loro corpi per andare nell’al di la, perché soffrivo. Avevo consapevolmente una nuova vita da vivere e non volevo che fosse vissuta dove avevo sofferto quella vecchia. Desideravo un posto dove nessuno mi conoscesse, dove nessuno sapesse chi e cosa fossi.-

- Ma… Harry, se tu ci avessi detto tutto questo otto anni fa…-

- Non avreste capito, Hermione. Non perché non mi fidassi di voi. Non mi fidavo di me. Ho fatto bene a sparire, ho avuto parecchi problemi nel primo anno dopo la caduta di quel pazzo.-

- Invece ti avremmo capito, ti avremmo sostenuto ed ora non saremmo qui a parlare di queste cose dopo otto anni di silenzio.-

Il moro abbassò il capo.

Cosa poteva dire?

Come poteva ribattere se in fondo la pensava allo stesso modo anche lui?

Ma ricordò i due motivi principali del motivo della sua scelta e capì che in quella situazione non avrebbe potuto fare altrimenti.

- Non avrei mai potuto parlarvene. Vi odiavo. Come potevo venire da voi… voi che avevate disubbidito ad un mio chiaro ordine? Mi avevate, alla fine, preso come aveva fatto tutto il mondo magico: come un ragazzino che si dava le arie dell’eroe. Come potevo, mh?-

I due diretti interessati abbassarono lo sguardo dispiaciuti, gli altri due invece li osservarono interrogativamente.

Il moro se ne accorse.

- Non mi dite… non lo sanno, vero?-

Solo cenni negativi con le teste, ancora chinate.

- Mpf. Se lo volete sapere, giusto perché siamo in tema, ve lo dirò. Semplicemente la sera prima dell’attacco dissi loro chiaramente che non avrebbero dovuto seguirmi perché sarei dovuto andare in un posto, da solo. Naturalmente non lo fecero e inconsapevolmente portarono con loro due apprendisti mangiamorte; il problema fu che quello era il rifugio di Remus Lupin, così lo scoprirono. Dovemmo lottare contro i due. Uno lo stesi quasi subito e lo legai ad una sedia. Quando mi girai l’altro aveva preso Hermione in ostaggio e le puntava la bacchetta alla gola. Disse che voleva che slegassimo il suo compare e che l’avrebbe lasciata solo in quel caso. Dissi di no a Ron mentre riuscii a schiantare quello e a liberare Hermione. Quando mi girai il ragazzo che avevo preso prima era libero con Ron davanti a sé a mo’ di scudo. Voleva Lupin. Remus naturalmente non se lo fece dire due volte e si avvicinò. Il ragazzo liberò Ron e puntò la bacchetta contro di lui; nel frattempo io ero nella giusta posizione per riuscire a prendere quella piccola versione di mangiamorte senza colpire anche Remus. Hermione pensò che volessi sacrificarlo per uccidere il ragazzo e mi spinse mentre lanciavo l’Avada. Potete immaginare cosa successe, presumo.-

Harry guardò con un nuovo odio i suoi due ex migliori amici; per colpa loro… lui aveva ucciso Remus, l’unica persona che gli era rimasta di più simile ad un genitore.

Se solo loro non lo avessero seguito… se Ron lo avesse ascoltato… se Hermione si fosse fidata….

Tanti se che non portavano a nulla. Solo ad un nuovo dolore al petto.

Blaise e Draco nel frattempo osservarono basiti i due ex grifoni, ancora con le teste basse e le lacrime agli occhi.

Si resero conto in quel momento che la voglia di cambiare vita del moro era completamente appropriata.

Quante ne aveva passate, in quella maledetta Inghilterra? In quel castello? Con quelle persone?

- Ma ormai è passato, giusto? Bene. Dopo questo bel racconto e questa rimpatriata, penso che mi defilerò. Mi farebbe piacere se per favore non diceste a nessuno che mi avete visto, che ora sapete cosa è successo quella notte. E, in nome di dio… ascoltatemi almeno per questa volta.-

- Allora te ne vai di nuovo?-

- Certo. Pensavate forse che sarei tornato felice e contento qui?-

- No ma… Harry non ti manca tutto questo?-

- Mpf. Questo cosa? Un castello pieno di ricordi dolorosi? Persone false che mi hanno spinto a fare ciò che ho fatto a 17 anni per via di una profezia che nemmeno conoscevano? I miei migliori amici che mi hanno fatto uccidere ciò di quanto più simile ad una famiglia mi era rimasto? O forse due miei ex compagni Serpeverde?.... No, Ronald. Nulla di tutto questo mi manca. Ho solo un rimpianto nella mia vita, ma non cambierebbe se tornassi qui…. Quindi, perché farlo?-

Si allontanò dalla scrivania, dalle uniche persone rimaste a fargli da ponte tra il passato ed il presente, ed arrivò davanti alla porta in un silenzio assoluto.

Prese la maniglia, la strinse con tutta la forza che aveva in corpo.

Perché?

Perché non riusciva di nuovo ad abbandonare tutto quello?

Perché non riusciva a dire addio ad un passato che gli aveva dato solo sofferenza?

- Qual è il tuo rimpianto, Potter?-

- Chi è vorrai dire, Zabini. E’ una persona che ho sempre desiderato nella mia vita ma per la quale non ho mai combattuto per averla. E’ stato un mio errore, uno di quegli errori portati da orgoglio e paura. Mi rendo conto che è stata colpa mia, che forse un tempo sarebbe potuta andare diversamente, ma ora non più.-

- Quando si viene salvati dalla mote, è come se si venisse fatti rinascere… ma quella vita, sarà una buona vita?-

- Non lo so, Malfoy. Forse non ho la possibilità di scegliere dopotutto. Come può una vita dannata essere una buona vita? Addio gente. Dimenticatemi, se potete. Vivetemi come un ricordo, un mito, una leggenda tramandata dai nonni per farvi dormire quando eravate piccoli. Lasciatemi vivere la vita per la quale ho combattuto.-

- E’ davvero questa la vita per la quale hai barattato i tuoi begli occhi, Harry?-

- Non è importante, Hermione. Non più almeno.-

Aprì la porta, l’attraversò e la richiuse.

Con quel gesto aveva anche reciso le corde che tenevano ancora in piedi, anche dopo otto lunghi anni, il ponte che lo tenevano legato al passato.

Chissà se ora avrebbe potuto dimenticarlo.

Ma non era importante.

Anche lui voleva dimenticarsi di loro.

Anche di lui.

E se non ci sarebbe riuscito… lo avrebbe vissuto come un sogno.

Anche se lui aveva smesso di sognare molto tempo addietro.

Salve gente…

Eccovi qui una nuova ficcina.

Avrebbe un seguito, già pienamente pensato.. dovete solo farmi sapere se v’interesserebbe leggerlo,come sempre.

Che dire? Ah, non aspettatevi nuovi capitoli questa settimana perché sono a casa di amici e non credo di riuscire a postare… ci proverò, ma i compiti per le vacanze sono un’infinità.

Allora… vi aggiorno sulle ultime postazioni fatte dalla sottoscritta: il 10° chap di AP (amore proibito ;)) e la riscrittura di un mio vecchio lavoro, il primo che ho postato su efp, con qualche piccola modifica…

Se avete voglia di fare un salto a vedere… J

Allora a presto, bellezze.

BaX ek

  
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