….occhi
di demone, specchio dell’anima….
…A tutte quelle persone
Che si sono rese
conto
Che l’inferno
E’ solamente un buco nel cuore…
“Hai 5 minuti per
crogiolarti
nella deliziosa
voluttà della sofferenza.
Goditela.
Abbracciala.
Abbandonala.
E procedi.”
Elizabethtown
“Quando si viene
salvati dalla morte,
è come se si venisse
fatti rinascere…
Ma quella vita
sarà una buona vita?”
Trigun
Cosa
gli aveva dato la vita, dopotutto?
Solo sofferenza.
Cosa aveva auto in cambio, dopo aver messo in
gioco la sua vita per persone che nemmeno conosceva?
Solo sofferenza.
Allora
perché era lì, in quel momento?
Perché era tornato in quel mondo che non gli aveva
donato che sofferenza?
Come era finito di nuovo tra quelle persone che lo
avevano adulato, lo avevano eletto a Dio in terra ed immortale, quando era solo
un ragazzo di 17 anni che aveva appena perso tutto quello che aveva?
Perché stava percorrendo di nuovo i corridoi di
quel luogo che era il fulcro, il luogo che per lui distillava solo odore di
sangue e morte, ma che era sempre stato un posto di vita e felicità?
Già.
Si
fermò in mezzo al corridoio deserto.
Cosa ci faceva lì, dopotutto?
Come era stato possibile che lo avessero trovato e
lo avessero soprattutto convinto ad andare lì?
Una
figura spuntò dal muro alla sua destra.
-
Per la testa di Merlino… tu…-
-
Salve Nick.-
Troncò
il fantasma prima che potesse attaccare bottone o che
cominciasse a fare tutte le condoglianze del caso.
Non era
nemmeno lontanamente quello di cui aveva bisogno.
Sospirando
continuò il suo percorso, diretto verso quello studio in cui aveva, in alcuni casi nolente ed in altri volente, passato
moltissimo tempo.
Forse
in fondo stava facendo bene ad andare a quel richiamo che gli avevano fatto solo poche ore prima…
Si
sarebbe piacevolmente divertito a vedere le facce che avrebbero fatto tutte
quelle persone a vederlo ora.
Sapeva
che tutto il mondo magico lo dava per rinchiuso da qualche parte a leccarsi le
ferite.
Stupido
branco di idioti.
Solo
perché aveva tagliato i ponti con il suo passato
non voleva dire che non stesse vivendo il presente!
Solo
perché la vita non gli aveva dato che sofferenza, non voleva dire che lui continuava a crogiolarsi nella deliziosa
voluttà della sofferenza.
Certo,
lo aveva fatto.
Se l’era goduta.
L’aveva
abbracciata.
L’aveva
abbandonata
Ed aveva proceduto a testa alta per la sua
strada.
Ma il mondo magico non lo aveva capito, aveva
inteso la sua scomparsa come atto di dolore, e non di voglia di cambiare.
Forse
si addiceva di più per la storia del giovane ragazzo salvatore del mondo
che a 17 soli anni aveva sconfitto il cattivone di turno restando ferito
nell’animo e nel corpo.
Mhà.
Smise
di pensare a quelle cose quando vide davanti a
sé due gargoyle indimenticabili, con i loro musi perennemente seri.
-
Parola d’ordine?-
-
Ah, non ne ho la minima idea…-
-
Sai che non puoi entrare allora.-
-
Si, ho fatto solo la bella figura di averci provato. Dite
voi ai simpaticoni lassù che sono passato?-
Fece
per fare dietro front ma sentì le due statue
spostasi, permettendogli così la salita della scala a chiocciola.
Sbuffò
infastidito, e dire che pensava di essere stato inaspettatamente
salvato!
-
A quanto pare potrai andare
direttamente tu dai simpaticoni…-
-
Si, che bello… come sono felice!-
Quello
che aveva detto era in completo contrasto con il tono di voce e la faccia
scazzata che gli si era dipinta.
Ora che
aveva fatto trenta…doveva fare trentuno, no?
Si
bloccò solo davanti alla porta dello studio chiusa davanti a sé.
E si
chiese chi si aspettassero di vedersi spuntare davanti
dopo tutto quel tempo.
Che
persona pensavano fosse diventata?
Ma in
fondo non è che gliene importasse poi
molto…
Dopotutto…
se non si era fatto vivo per tutti quegli anni voleva
dire che di cosa pensassero loro non gliene importava così tanto…
A parte
di una persona che, nonostante tutti i suoi buoni propositi, non era riuscito a dimenticare.
Ma tanto quella persona non ci sarebbe stata
dietro quella porta, quindi… forza e coraggio!
Aprì
con uno spostamento a mezz’aria della mano il portone e si trovò
davanti ad uno studio ricco di cianfrusaglie appartenute ad un uomo che fu il
migliore.
Il
tempo in quella stanza sembrò fermarsi non appena la porta si fu chiusa
alle spalle dell’ospite appena arrivato.
Tutti i
presenti lo guardarono completamente sconvolti… nemmeno
nelle loro migliori delle ipotesi lo avevano immaginato così,
dopo tutto quel tempo di silenzio.
Certo,
era diverso… MOLTO diverso dall’ultima volta che lo avevano visto,
ma comunque in perfetta forma.
Era
ancora più alto di tempo prima, probabilmente ora raggiungeva il metro e
85, i capelli erano corti, forse come non li aveva mai avuti, un paio di orecchini al lobo sinistro, il fisico di uno sportivo
sempre in movimento.
Ma la cosa che aveva spiazzato tutti erano
stati gli occhi.
Non erano più come un tempo, non più due smeraldi
incastonati… erano… erano solo più…di un grigio
argentato piuttosto inquietante.
Allora
era stato quello il prezzo che aveva dovuto pagare, tanto
tempo prima?
La
prima ad interrompere il silenzio fu una giovane donna dai capelli castani a
boccoli e lunghi fino a metà schiena, un paio di occhiali
da lettura dalla montatura semplice e due occhi da cerbiatta che erano colmi di
felicità mista a tristezza… solo quel ragazzo, anzi uomo, riusciva
a farle provare entrambi i sentimenti con la stessa intensità.
-
Harry…-
-
No, Herm. Harry non c’è
più, è morto. Ho cambiato nome anni fa ormai.-
-
Ma perché?-
L’uomo,
ormai da tropo tempo in realtà, dai capelli corvini sorrise, facendo
gelare il sangue nelle vene a tutti i presenti; cos’era quella specie di
ghigno freddo ed insensibile?
-
Perché quando si vuole cambiare vita e lo si vuole fare per bene, si cambia anche nome e cognome.-
-
E… e come ti chiami, ora?-
L’ospite
spostò il suo sguardo che diceva nulla e tutto verso due occhi azzurri
appartenenti ad un giovane uomo della sua età con fulvi capelli rossi,
il viso molto meno coperto di lentiggini di come il
moro si ricordasse ed una voce bassa e ansiosa.
Che dolci libri aperti che erano rimasti quelli
che furono un tempo i suoi migliori amici!
-
Oh, ora mi conoscono come… Lukas McGhil, Ron.-
Di
nuovo un silenzio imbarazzato si levò nella stanza, tempo che
l’uomo moro spese a fare al panoramica della
stanza: c’erano Hermione dietro la scrivania, con dei fogli ancora in
mano, Ronald poco distante da lei sulla destra, un uomo dai capelli neri come i
suoi che non ricordava di avere mai visto con degli stupendi occhi color mare
seduto su una delle due poltrone di fronte alla scrivania ma ora spostata
leggermente verso l’entrata ed una figura dai capelli così biondo
che sembravano bianchi e lunghi che gli coprivano buona parte del viso in piedi
alla sinistra dell’entrata appoggiato alla parete ricca di quadri.
Quest’ultimo
gli ricordava dolorosamente una persona, ma non aveva nessuna
intenzione di farsi illusioni.
Aveva
smesso di sognare molto tempo addietro.
Camminò
lentamente verso il gruppetto con un piccolo sorriso in viso, sorriso che non trasmise i sentimenti della figura che ora
guardava l’unica donna nella stanza.
Si fermò quando fu davanti alla poltroncina libera; vi
si sedette con tranquillità, dopo aver aspettato un cenno di assenso dal
moro seduto al suo fianco.
-
Allora bella gente. Ci sono un paio di cose che mi dovete
spiegare, o sbaglio?-
-
Dovresti essere tu a spiegare noi, ed al mondo magico
intero, per quale assurda ragione sei sparito per tutto questo tempo, Potter.-
Quella
voce… ah, non se la sarebbe mai potuta scordare.
Quella
stessa voce che lo aveva schernito e che gli aveva gridato contro insulti ed
incantesimi per sette anni.
L’ospite
dai cristallini occhi d’argento si voltò verso la figura bionda,
che nel frattempo si era staccata dalla parete ed aveva portato le ciocche di
capelli ribelli dietro le orecchie con fare aristocratico.
Sempre
lo stesso, si trovò a pensare l’uomo.
Mai che
Draco Malfoy appaia come un comune essere umano!
-
Potrebbe anche essere un’idea, Malfoy… ma
anche se ciò mi passasse anche solo per l’anticamera del cervello,
penso che lo farò solo e soltanto dopo aver
sentito voi. Perché avete chiamato, perché siamo noi e qui,
come e chi mi ha trovato… si, questo è un buon inizio!-
-
Vuoi sapere delle cose giuste, Potter, ma purtroppo ci vorrebbe troppo tempo per rispondere ad ogni tuo
interrogativo. Scegli solo quello che vuoi veramente sapere.-
Aveva
parlato l’uomo dagli occhi zaffiro.
Bella voce, calma e tranquilla, rilassante, tutto il contrario di
quella fredda e tagliente del biondo.
-
Credo di non ricordarmi di te…-
-
Zabini. Blaise Zabini. Te lo concedo Potter, non ci siamo
incontrati molto spesso a scuola.-
L’ospite
guardò divertito chi gli aveva parlato; gli stava decisamente
simpatico quello Zabini.
-
Ok, ok. Allora, Hermione Jane Granger. Spiegami per quale
assurdo motivo mi avete voluto scovare dopo… quanto?-
-
8 anni, Harry…-
-
Suppongo sarà inutile continuare a ripetere che
non sono più Harry, giusto, Ronald?-
-
Giusto compagno.-
Il moro
sbuffò, accavallò le gambe ed incrociò le mani davanti al
proprio viso, gli occhi che scrutavano ora seri la bella donna.
Questa
si sedette al suo posto, mentre anche gli altri due giovani uomini prendevano
posto, il rosso al fianco di lei ed il biondo vicino a
Zabini.
-
Intanto voglio che tu sappia, Harry, che ti cerchiamo da quando sei scomparso, quel giorno. Ma
solo ora ti abbiamo trovato.-
-
Allora non sono stato tanto male a nascondermi! Pensavo
di dovermi reputare un imbecille, quando qualche ora fa è arrivata la
vostra lettera.-, commentò divertito Harry-Jader.
-
Tu sei un imbecille Potter, come lo sei sempre stato, ma
per altri motivi.-
Malfoy…
sempre la lingua velenosa e biforcuta pronta ad insultare quando si trattava di
lui.
Ma non gli faceva così male come quando
erano ancora a scuola.
Il moro
ricordava che allora rischiava crisi depressive ogni
volta che litigava con il biondo; ora si limitò a guardarlo con uno
sguardo così freddo che persino Malfoy se ne stupì.
Cosa era successo a San Potter, per cambiarlo in
quella maniera?
Ora
tutto sembrava fuorché il bravo, coraggioso e samaritano Grifondoro a
cui tutto il mondo era sempre stato abituato.
Quegli
occhi che erano stati la speranza di tutti, erano solo
più due lastre di metallo gelido.
Cosa
era successo veramente quella fatidica notte quando il
Signore Oscuro fu battuto, per procurare la sparizione dopo pochi giorni del
Salvatore del Mondo Magico?
-
Mh… bella interruzione,
furetto. Dicevi?-, si rivolse di nuovo a quella che fu un tempo la sua migliore
amica.
-
Che ti abbiamo trovato solo ora. Una volta solo
perché soffrivamo della tua assenza, e con noi tutto il mondo
magico…-
-
Immagino…- disse seccato il giovane.
-
… ma ora c’è
anche bisogno di te.-, continuò facendo finta di nulla.
Calò
un pesante silenzio nella stanza.
Tutti i
presenti guardavano Harry Potter, o come diavolo si faceva chiamare ora, e si stupirono quando lo videro prima sorridere e poi rider
divertito.
Una
risata vera, sincera.
Forse,
dopotutto, non era così cambiato come poteva sembrare
all’apparenza.
-
Ma certo… come ho potuto non pensarci
prima? Ora cosa c’è? E’ un semplice allarme o
c’è di mezzo una nuova profezia?-
Le
parole appena dette stupirono tutti quanti, i due ex grifoni per la leggerezza
con cui aveva parlato della profezia, le due ex serpi
perché non ne sapevano nulla di questa fantomatica predizione.
Ed il moro si accorse delle loro facce, anche
se immediatamente Malfoy tornò impassibile; Harry ghignò tra
sé… che la bella maschera da schiaffi del biondo si fosse
rammollita in quegli anni?
-
Non ci credo.. non glielo avete
detto? No cioè nessuno sa della profezia?-
-
Perché la cosa ti diverte
tanto? Tu non volevi che si sapesse. Noi non lo abbiamo mai detto a nessuno,
come ci avevi ordinato…-
Il moro
smise immediatamente di ridere.
I suoi
occhi si assottigliarono provocando in Ron e Hermione la sensazione di essere
stati appena trapassati da mille lame.
Malfoy
e Zabini intanto osservavano a scena stupiti… che quella reazione celasse un scheletro nell’armadio del mitico trio?
-
Sono felice di sapere che almeno una cosa
l’abbiate eseguita… peccato che non era
quella più importante! Ma suppongo che
non sia questo il luogo più appropriato dove discuterne, giusto? Allora,
signori. Mi volete dire cosa vi turba e perché mai siamo qui ad Hogwars, nello studio del preside, quando questa scuola
è ormai chiusa da 5 anni?-
-
E tu come…-
-
M’informo, Ron. Mi sono sempre informato.-
-
Bene. Come vuoi. Hogwarts è diventata la nuova
sede dell’Ordine, dopo che gli ultimi sostenitori di Voldemort hanno
distrutto Grimmauld Place.-
-
Che ne è di Godric
Hollow?-
-
Non l’abbiamo mai utilizzata. E’ ancora
là, com’era…-
-
…25 anni fa. Passa il tempo, eh? E nemmeno ce ne accorgiamo…. Perché
questa strana combriccola? E per quale motivo?-
Fu il
turno di Zabini parlare, osservando calmo l’altro moro negli occhi,
provando comunque un brivido strano non appena
incontrò quelle iridi di duro metallo che una volta erano state di
smeraldo prezioso.
-
Ci hanno informato che un vecchio mangiamorte scampato
agli Auror ha trovato un libro di incantesimi oscuri
molto antichi e potenti, e che con esso vuole cercare di creare una nuova
armata oscura.-
L’ex
re del Grifoni osservò in silenzio e con
attenzione Zabini per qualche tempo anche dopo che ebbe finito di parlare, poi
sorrise.
Finalmente
uno di quei vecchi e bei veri sorrisi alla San Potter, protettore degli
indifesi, uno di quei sorrisi che faceva sciogliere
qualsiasi persona lo ricevesse.
E Blaise Zabini non faceva eccezione;
sentì come se il cuore fosse più leggero, ora che quel giovane
uomo era lì con loro ed era a conoscenza del problema che li tormentava.
-
A quando le nozze?-
Fu la
frase che spiazzò tutti in sala e che fece arrossire in maniera incredibile
Hermione.
-
E… e tu come…-
-
Mhà. Chiamalo intuito…
chiamalo informazione…-
-
Io… noi…-
-
Giugno prossimo, Potter… tra sei mesi.-
-
Possiamo rimandare a dopo le smancerie? Potter hai
bisogno di un apparecchio acustico? Hai sentito cosa ti ha appena detto Blaise?-
-
Si, Malfoy, ho sentito. Solo più questo. Perché noi… perché voi?-
Qui fu
il turno di Ron parlare, non però dopo un sospiro rassegnato.
-
Perché, perché.
Perché l’Ordine è in missione, sparso in giro per il mondo
per cerare di trovare altri pazzi come quello che ti
ha detto Zabini. Ecco perché. Noi siamo quelli che restano sempre fissi
in Inghilterra. I punti di riferimento, diciamo così.-
-
Perché? Voglio
dire… è molto più emozionante dare la caccia a pazzi
assassini… no?-, disse ghignando divertito.
-
Ognuno ha i suoi personali motivi che non deve venire a dire a te, Potter. Ora potresti fare meno lo
spaccone e renderti cono della gravità della situazione?-
L’interpellato
guardò un attimo Malfoy negli occhi grigio azzurri, simili ai suoi, ma
lui non ci era nato con quel colore freddo e
distaccato.
Disgiunse
mani e gambe e si alzò, sotto gli sguardi attoniti dei presenti.
Li
guardò uno ad uno, e per ogni uno un ricordo
affiorò nella sua mente.
Che
strano, ne aveva anche qualcuno su Zabini, ora che ci
faceva attenzione.
Quelle
erano probabilmente le uniche persone che avrebbe più rivisto legate
ancora al suo passato.
-
Non avete da preoccuparvi se è per questo. Quel
mangiamorte è bello che stecchito, probabilmente accanto al suo signore
all’altro mondo. Se me lo aveste accennato nella
lettera, mi sarei risparmiatoli viaggio…-
Si voltò verso la porta, quando, naturalmente, arrivò
al suo orecchio l’unica voce femminile.
-
Come… chi è stato?-
-
Indovina, Herm? Uff… mi sa che non tornerò a
casa così presto…- e si tornò a sedere al suo posto…
dopo tutto non era così malaccio quella
“riunione”- Mi ha incrociato poco tempo fa. Nulla di calcolato,
mettetevelo in testa, non faccio il cacciatore di mangiamorte nel mio tempo
libero, e nemmeno come lavoro. Semplicemente ha avuto la sfortuna di andarsi a
nascondere in un vecchio rudere che guarda caso portava
a me. E così il vostro problemone è risolto, sono efficiente, no?
Ora. C’è altro? Perché mi sembra che ci sia sotto qualcosa?-
-
Non c’è nulla sotto, Harry. Però… posso farti una domanda?-
-
Ne hai già fatta una, quindi…
perchè no?-
-
Ecco… il libro dov’è ora?-
-
Bruciato.-
-
COSA?!-
-
Non pensavo potesse interessarti, Malfoy…-, disse
sarcastico il moro.
-
Non personalmente, Potter. Ma era
un libro con moltissime magie potenti! Avrebbero potuto fare del…-
-
Del male e basta. E’ stato un bene che io
l’abbia fatto sparire.-
-
Ma poteva servirci per combattere i mangiamorte rimasti.-
-
Suvvia, Malfoy. Non credo ci siano ancora così
tanti mangiamorte dopo otto anni dalla caduta di Voldy e se proprio vuoi
saperlo… l’ho bruciato perché
inutile. Quelle formule le so tutte a memoria. Era come avere un libro che
t’insegna a leggere. Completamente insignificante.-
Di
nuovo rimasero tutti zitti.
Come
faceva Harry a conoscere un intero libro di formule arcane di magia oscura?
Che le avesse imparate in quegli anni passati
lontani dal mondo magico?
O
forse… che li avesse imparati più di otto
anni fa, quando ancora si allenava per sconfigger il Signore Oscuro?
Quante
cose non sapeva del suo salvatore il mondo
magico… quante cose ignoravano loro.
Jader
McGhil, come si chiamava ora, sospirò.
Lo
sapeva.
Diavolo,
doveva immaginarlo che c’era sotto qualcosa.
Lo
avevano incastrato.
Già
intuiva che casa sua avrebbe dovuto aspettare a vederlo ancora per un po’.
Ma dopotutto, forse non era così male.
In
fondo, in fondo, gli erano mancati.
-
Avanti, non fate quelle facce! Come credete che abbia
potuto sconfiggere il più grande mago oscuro di
tutti i tempi? A suon di mazzi di fiori?-
-
Ma chi… chi te li ha insegnati?-
Lo
sguardo s’incupì.
Ronald
Bilius Weasley aveva toccato un brutto tasto.
A
sorpresa di tutti, ce si aspettavano già un cambio di argomento,
il bel moro rispose.
-
Silente…-
-
Ma lui…-
-
Si, Zabini, è morto alla fine del sesto anno, ma
lui già sapeva che sarebbe successo, così mi aveva scritto un’infinità
di incantesimi da imparare a memoria, con relative
spiegazioni su come farli e cosa procuravano. Alcune le ho
imparate grazie a Malocchio. Un giorno venne da me, forse due mesi prima della battaglia,
e mi disse che mi avrebbe insegnato delle formule che
Silente non mi aveva scritto perché troppo distruttive, armi a doppio
taglio. Maledizioni che lui mi avrebbe dovuto insegnare solo e soltanto se ce
ne fosse stato lo stretto bisogno.-
Tutti
lo guardavano attenti ed un po’ stupiti… forse allora era stato per
via di uno di quegli incantesimi che i suoi occhi erano…
-
Già. So a cosa pensate. Credo che dopotutto, dopo
8 anni, io possa dirvi com’è andata quella notte. Sempre se
interessa ancora a qualcuno.-
Non ci
potevano credere… stavano per capire cosa era successo la notte della
morte del Signore Oscuro!
Nessuno
parlò, ma il giovane Potter vide negli occhi di ognuno, persino in
quelli di Malfoy!, una tacita affermazione.
Sospirò
pesantemente, si portò le mani alle tempie e se le massaggiò.
Non
ripensava più a quella maledetta notte da troppo tempo, troppi anni.
Ma nonostante
tutto ricordava ogni cosa come se fosse successa pochi minuti
prima.
E come scordarsi la notte in cui aveva perso…
no, meglio andare con ordine.
-
Dunque…da dove partiamo?-
-
Potresti dall’attacco dei mangiamorte, c’eravamo
anche noi quella notte a combattere ma tu e il Lord siete
spariti poco dopo.-
Harry
guardò in viso Blaise Zabini.
Già,
anche loro c’erano.
Lui
assieme ad altri serpeverde che avevano scelto di combatter con lui, Draco Malfoy
che era entrato a fare parte dell’Ordine nell’estate dopo la morte
di Silente.
Sentì
una fitta di dolore all’altezza del petto ed istintivamente si
portò una mano sul cuore; in quella posizione cominciò a parlare,
senza alcuna intonazione particolare.
-
Bene. Siamo scomparsi poco dopo perché siamo andati
a combattere al cimitero, vicino alla tomba di Silente. Lui non era nemmeno
minimamente preoccupato di essere uno contro uno.. dopotutto
cosa poteva fare, un pivello di 17 anni contro il Signore Oscuro?-
Lo
aveva detto con un po’ di scherno, un piccolo sorrisino gli increspava le
labbra dure, ma gli occhi erano vitrei; unico segno di dolore era quella mano
appoggiata e stretta al cuore.
Hermione
corrugò la fronte di dolore… come doveva essere stato duellare al
fianco della tomba della persona che lo aveva trattato come un figlio?
-
Comunque cominciammo a
batterci. Naturalmente dopo poco io ero steso a terra, colpito già da
una mezza infinità di crucio… lo avevo fatto innervosire perché
l’imperio non funzionava. Comunque fece il suo
teatrale ingresso Nagini che mi morse 1 gamba. Ero morto, solo che non me ne rendevo
conto. Quando per miracolo arrivò Fanny che mi
curò la gamba e cominciò ad attaccare quel serpente. Eravamo
di nuovo io e lui. Voldemort era parecchio adirato, già mi vedeva nella
tomba, mentre ora ero di nuovo pronto a combattere. Moody mi aveva detto della
pericolosità di tutte le formule che avevo imparato, anche quelle
lasciate da Silente. Erano tutte così potenti che creavano degli
scompensi anche al mago che le lanciava e per quel motivo Malocchio mi aveva fatto
prometter di usarle solo se STRETTAMENTE necessario. Bè, quello mi
sembrò il momento giusto. Tom rimase allibito quando
lo colpii con un incantesimo di magia avanzata oscura… purtroppo per me
si riprese ben presto e rispose con lo stesso pane. Insomma. Ci lanciavamo
maledizioni peggiori di quelle senza perdono come se fossero state
degli Stupefcium.-
Si
fermò un attimo per osservare le altre figure che l’osservavano attentamente: Hermione e Ron erano terrorizzati,
Blaise aveva un sopracciglio alzato a significare solamente lui lo sapeva e Malfoy
lo guardava senza espressione… come sempre dopotutto.
Ora
veniva la parte più difficile… cosa fare?
Dire
loro o no quello che successe veramente in quel
lontano momento?
L’uomo
dai capelli ala di corvo era ad un bivio.
Da una
parte la verità e con essa la triste realtà
dei fatti spiattellata a quelle persone che dopo otto anni ormai quasi li
vedeva come estranei, dall’altra la menzogna e con essa la continuazione
della vita che si era faticosamente costruito.
Cosa avrebbe scelto?
Era
ancora così importante nel suo cuore quella persona, oppure si era sbiadito
quel sentimento che aveva provato solo e soltanto per essa?
-
Allora, Potter, ti decidi a continuare? O vuoi creare suspance?-
-
Sinceramente, Malfoy stavo valutando la
possibilità di mentire.-
Tutti
lo guardarono allibiti alla massima potenza.
-
Ah… con queste belle facce intelligenti come posso
mentirvi? Penso che dopotutto vi dirò la
verità.-
Maledizione,
pensò.
Tutta
colpa sua!
Tutta
colpa di quei dannati capelli biondi, di quegli occhi grigio
azzurri, di quell’espressione altera e fiera!
Nemmeno otto lunghissimi anni lontano dal mondo
magico erano riusciti nell’intento di farglielo dimenticare!
Bè,
ormai era fatta.
Prima finiva il racconto, prima spariva di nuovo dalla vita di
quelle persone.
Era la
cosa migliore, lo sapeva.
Perché dare la possibilità alla vita di
regalargli altra sofferenza?
-
Dove eravamo rimasti? Oh,
si. Quindi immaginatevi la scena: io e lui che ci
lanciavamo maledizioni arcane. Ben presto cominciammo entrambi a sentire gli
scompensi di quelle magie così potenti. Senza contare che
alcune erano anche andate a segno. Fortuna per me che non erano letali… purtroppo scoprii solo dopo cosa mi
avrebbero fatto. Ma andiamo con ordine. Ora dovete
sapere che esiste un incantesimo, in serpentese, che… come posso dire…
che richiama un demone dall’inferno che si prende l’anima del mago
a cui è indirizzato l’incantesimo.-
-
Ma… ma non è possibile!-
Potter
guardò Hermione negli occhi in silenzio; lei ebbe la decenza di
arrossire.
-
Questo incantesimo non è di per
se eccessivamente dispendioso per energia e magia, se si conta cosa fa. Il
problema è che… uff… che…-
-
Avanti Potter! Non abbiamo tutta la vita!-
Il
suddetto moro piantò i suoi occhi metallici e glaciali in quelli del
biondo, che sentì un brivido percorrergli la schiena.
Facevano
davvero paura.
Harry
continuò la frase guardando Draco Malfoy.
-
Che il diavolo chiede un pegno.-
A tutti
si ghiacciò il sangue nelle vene.
Cosa poteva aver chiesto al giovane salvatore del
mondo magico?
Il
biondo sentì un dolore lancinante all’altezza del cuore.
Sapeva
cos’era ma non doveva pensarci.
-
Harry…-
-
Fammi finire, Hermione. Già è difficile così.-
la castana accennò on la testa - Bene.-
L’uomo
chiuse gli occhi, inspirò profondamente, poi espirò e si
preparò alla fine del racconto.
-
Come dicevo, chiede un pegno. Questo
“sacrificio” dipende da persona a persona e da diavolo a diavolo. Comunque, prima di arrivare a quello ci furono ancora
parecchi scambi di maledizioni. Riuscii a bloccarlo con grande
fatica. Ero spossato dagli incantesimi che mi avevano preso e da quelli che
avevo lanciato, ma non c’era tempo. Pronunciai l’incantesimo di cui
vi ho parlato ed immediatamente ci fu un piccolo terremoto…-
-
Me lo ricordo! E’ grazie a quello se un mangiamorte
non mi ha ucciso con l’Avada!-
-
Contento che ti abbia aiutato,
Ron…. La terra si spaccò e da lì ne uscì un demone. Non
era come tutti se li immaginano, con le corna, rossi e
con ali nere. Aveva l’aspetto di un essere umano con gli occhi argentati
e odorava di zolfo. I capelli erano neri come la notte. Mi guardò e si
avvicinò a me. Ero terrorizzato, senza contare che non mi reggevo nemmeno
più in piedi. Ero preparato però ad ogni
cosa, Malocchio mi aveva preparato sul tipo di pegno che poteva essere chiesto.
Voldemort in quel momento si riprese, ma il demone lo imprigionò con un
solo movimento della mano; urlava qualcosa, ma non sentivo nulla, ero
completamente rapito dal demone che ormai era di fronte a me. Mi parlò
con una voce bassa, ma calma, negli occhi di metallo
un sguardo divertito. Mi disse che erano secoli che un
discendente di Salazar non usava più quella formula. Mi chiese se sapevo cosa comportava per me quell’incantesimo e gli
risposi di si, che ne ero a conoscenza. Lui rimase interdetto, forse non
pensava che qualche mago avrebbe usato quella formula sapendo i rischi che
comportava. Mi disse che non sapeva se reputarmi
immensamente coraggioso o solo incredibilmente stupido. Non avevo la forza di
rispondere, era tanto se riuscivo a stare in piedi, così l’osservai
solamente, mentre mi girava intono come un avvoltoio. Quando
fu di nuovo di fronte a me, mi disse che sapeva cosa
chiedermi.
-
Mi disse che alcune delle
maledizioni che Voldemort mi aveva lanciato mi avrebbero procurato una morte
molto dolorosa nel giro di poco tempo. Lo ascoltavo e basta,
senza nemmeno più preoccuparmi del significato di quelle parole. Tanto
che differenza faceva? Sarei morto comunque, se per mano
di una maledizione o per un sacrificio non faceva differenza. Rise quando glielo dissi. Mi rispose che gli stavo simpatico
e per quello mi avrebbe aiutato. Nn capii così mi spiegò molto
semplicemente: mi avrebbe restituito la vita. Ero choccato, credevo di dovermi
sacrificare ed ora quel diavolo mi diceva che mi
regalava la vita che altrimenti sarebbe presto finita. Fece apparire con una
fiammata una pergamena ed una piuma. Era il patto, mi disse.
Era la prassi. Dovevo leggere il tutto e poi firmare. Quando
finii di leggere ero ancora, se possibile, più sconvolto. Guardai Voldemort
che mi osservava solo più con attenzione e scherno, voleva vedere cosa
avrei fatto; lanciai un’occhiata al campo dove voi combattevate e vidi
che stavate vincendo. Il demone attirò la mia attenzione dicendomi che avremmo vinto. Io avrei ucciso il Signore Oscuro e voi altri avreste catturato e ucciso tutti,
o quasi, i suoi seguaci.
-
Non è che avessi molta scelta in
realtà, così lo guardai in quegli occhi così magnetici ma
inumani e feci per chiedergli se avevo capito bene. Lui mi disse di si: gli occhi per la vita, l’anima per la morte.-
Un
bicchiere s’infranse sul pavimento, precisamente il bicchiere che
Hermione aveva preso da poco dalla scrivania per portarselo alle labbra per
bere.
Il moro
narratore osservò la giovane donna, che in quel momento era scossa da
mille tremiti; fece scorrere lo sguardo da lei al roso li
vicino, negli occhi il terrore puro, poi si voltò verso i due alla sua
destra: avevano le stesse facce scioccate di Ron. Persino Malfoy.
Bè,
era logico, pensò il moro.
Aveva
appena detto che otto anni prima aveva fatto un patto
con un diavolo, era normale che ci fossero rimasti mezzi secchi.
Sorrise
e decise che forse era il caso di dire qualcosa, perché altrimenti ben
presto si sarebbe trovato con quattro morti infartuati,
non appena avesse spiegato perfettamente in cosa consisteva il patto.
-
Dai, gente… su, riprendetevi! E non è
nemmeno finita qui… forse è il caso che non continui…-
Immediatamente
l’unico biondo della camera si riscosse.
-
Non dire idiozie, Potter! Ora finisci il racconto!-
-
Mpf, non pensavo ti piacesse ascoltare, Malfoy.-
Al
contrario di quello che pensava Harry, Draco non rispose alla provocazione e
rimase zitto a guardarlo.
Wow, il
furetto era cresciuto!
Incredibile!
-
Ok, continuo, non appena vi riprendete tutti quanti e
solo quando mi giurerete di non morire d’infarto.-
-
Per… perché?-
-
Perché l’unico che ci poteva davvero morire
infartuato ero io, e se sono qui vuol dire che non
è successo. Allora.. tutti pronti per il gran
finale?-
Tutti
accennarono con la testa, così il moro continuò a raccontare,
guardando sempre Hermione, che continuava a tremare.
-
Mi spiegò che gli piacevano i miei occhi,
così sinceri, così veri, così… divini. Mi disse
sorridendo che per la mia vita voleva fare uno scambio di occhi:
io i suoi e lui i miei. Non mi pareva una cosa così
grave, dopotutto si trattava solo di cambiare il colore degli occhi per
poter vivere ancora. Firmai per quello sulla pergamena dopo aver imbevuto la
piuma nel mio sangue che scendeva da una ferita; affermò che non era
necessario ma che a lui piaceva davvero molto come rendeva la calligrafia il
sangue.- fece una faccia mezza disgustata, poi continuò.
-
Poi mi chiarì la parte dell’anima. Il
sacrificio che mi chiedeva era quello di legare per l’eternità la
mia anima all’inferno perché mi svelò che alla mia morte
sarei dovuto andare in paradiso, anche se avrei ucciso. Disse
che il Signore avrebbe chiuso un occhio per me solo perché avrei ucciso
Voldemort. Quindi firmando la pergamena avrei condannato alla dannazione eterna
la mia anima.-
-
Tu… lo hai fatto? Voglio dire…
hai firmato?-
Potter
guardò Ron negli occhi con un sorrisino misto a tristezza e
divertimento.
-
Tu che dici, Ronald? Voldy è morto?-
-
Quindi… la tua anima
è…-
-
Si, Zabini. Condannata, alla morte del mio corpo, ad
andare all’inferno, nella parte più profonda e vicina a Lucifero.-
-
Come puoi essere tanto tranquillo a dire tutto questo?-
-
Perché, Malfoy, sono passati otto anni ormai e comunque non ho finito di spiegarvi.
-
Firmai così anche quella parte di pergamena ed immediatamente
dopo Voldemort venne risucchiato dal cratere. Sentii
poi un bruciore incredibile agli occhi e li chiusi con forza, mentre mi
accasciavo per la stanchezza a terra. Il diavolo s’inginocchiò di
fronte a me e mi prese il viso tra le mani,
appoggiò la sua fronte contro la mia poi, in una lingua decisamente non
umana, disse una frase, che fece cessare il dolore agli occhi. Li riaprii e li
sbarrai: mi stavo specchiando nei miei occhi, ora suoi. Rise e mi disse che mi stavano bene questi nuovi occhi, ma che avrei
dovuto fare attenzione. Erano occhi di demone, quindi magici. Non come quelli
creati dai maghi. Erano occhi che vedevano le anime dentro le creature, mi
spiegò che in quel modo capivano se un essere stava per morire o meno. Mi disse che i suoi nuovi
occhi sarebbero diventati magici non appena lui fosse tornato all’inferno
mentre i miei sarebbero rimasti tali. Si alzò e andò di fronte al
cratere, che stava pian piano chiudendosi. Si voltò, prima di buttarcisi
dentro, e mi disse che gli stavo così simpatico
che si sarebbe fatto rivedere.
-
E così si conclude il mio
racconto, nel momento in cui avevo appena venduto la mia anima ad un diavolo, nel
vero senso della fase, ed avevo barattato i miei occhi con la
possibilità di una vita.-
Nessuno
fiatò per molto tempo, nel quale Harry Potter si alzò ed
andò di fronte ad uno specchio: due occhi color ferro
lo guardarono divertiti.
Ormai
si era abitato da molto a quei nuovi occhi che non erano poi
malaccio.
Certo,
vedere le anime delle persone che ti circondavano non era il massimo, anche perché
aveva avuto diverse occasioni per osservare impotente una di queste anime
staccarsi dal proprio corpo, guardarlo in quegli occhi di demone e poi volare
via, a volte sottoterra, a volte verso l’alto.
Come si suol dire… occhi di demone, specchio dell’anima.
I suoi
occhi erano appartenuti ad un demone e la sua anima era dannata per l’eternità.
Magnifico,
no?
Si
riscosse da quel ricordo e da quei pensieri quando
sentì una voce, quella voce che gli aveva sempre parlato con tono freddo
e strafottente ma che ora gli parlava con un velo di dolore e tristezza.
-
E’ per questo che te ne sei andato
via, Potter? Perché eri dannato?-
L’interpellato
guardò attento gli occhi dell’altro.
Erano seri ma sinceri, per la prima volta poté leggerci
dentro qualche sentimento rivolto a lui diverso dall’odio e dal
disprezzo.
Un sentimento
caldo e dolce che il moro non avrebbe mai nemmeno immaginato di poter vedere un
giorno in quelle pozze di cielo.
Ed in quel momento Harry Potter si rese conto
che aveva perso otto anni di una possibile vita felice.
Chiuse
gli occhi prepotentemente, li riaprì e tornò alla sedia,
appoggiandoci le mani restandole dietro.
-
Anche, si. Perchè
ero dannato, perché vedevo le anime dei nostri compagni staccarsi
continuamente dai loro corpi per andare nell’al
di la, perché soffrivo. Avevo consapevolmente una nuova vita da vivere e
non volevo che fosse vissuta dove avevo sofferto
quella vecchia. Desideravo un posto dove nessuno mi conoscesse,
dove nessuno sapesse chi e cosa fossi.-
-
Ma… Harry, se tu ci avessi detto tutto
questo otto anni fa…-
-
Non avreste capito, Hermione. Non perché
non mi fidassi di voi. Non mi fidavo di me. Ho fatto bene a sparire, ho
avuto parecchi problemi nel primo anno dopo la caduta di quel pazzo.-
-
Invece ti avremmo capito, ti avremmo sostenuto ed ora non
saremmo qui a parlare di queste cose dopo otto anni di silenzio.-
Il moro
abbassò il capo.
Cosa poteva dire?
Come
poteva ribattere se in fondo la pensava allo stesso modo anche lui?
Ma ricordò i due motivi principali del
motivo della sua scelta e capì che in quella situazione non avrebbe
potuto fare altrimenti.
-
Non avrei mai potuto parlarvene. Vi odiavo. Come potevo
venire da voi… voi che avevate disubbidito ad un mio chiaro ordine? Mi
avevate, alla fine, preso come aveva fatto tutto il mondo magico: come un
ragazzino che si dava le arie dell’eroe. Come potevo, mh?-
I due
diretti interessati abbassarono lo sguardo dispiaciuti,
gli altri due invece li osservarono interrogativamente.
Il moro
se ne accorse.
-
Non mi dite… non lo sanno,
vero?-
Solo
cenni negativi con le teste, ancora chinate.
-
Mpf. Se lo volete sapere, giusto
perché siamo in tema, ve lo dirò. Semplicemente la sera prima
dell’attacco dissi loro chiaramente che non avrebbero dovuto seguirmi perché
sarei dovuto andare in un posto, da solo. Naturalmente
non lo fecero e inconsapevolmente portarono con loro due apprendisti mangiamorte;
il problema fu che quello era il rifugio di Remus Lupin, così lo
scoprirono. Dovemmo lottare contro i due. Uno lo stesi
quasi subito e lo legai ad una sedia. Quando mi girai
l’altro aveva preso Hermione in ostaggio e le puntava la bacchetta alla
gola. Disse che voleva che slegassimo il suo compare e
che l’avrebbe lasciata solo in quel caso. Dissi di no a Ron mentre riuscii a schiantare quello e a liberare
Hermione. Quando mi girai il ragazzo che avevo preso
prima era libero con Ron davanti a sé a mo’ di scudo. Voleva
Lupin. Remus naturalmente non se lo fece dire due volte e si avvicinò. Il
ragazzo liberò Ron e puntò la bacchetta contro di lui; nel frattempo
io ero nella giusta posizione per riuscire a prendere quella piccola versione
di mangiamorte senza colpire anche Remus. Hermione pensò che volessi sacrificarlo
per uccidere il ragazzo e mi spinse mentre lanciavo l’Avada.
Potete immaginare cosa successe, presumo.-
Harry guardò
con un nuovo odio i suoi due ex migliori amici; per colpa loro… lui
aveva ucciso Remus, l’unica persona che gli era rimasta di più
simile ad un genitore.
Se solo loro non lo avessero seguito… se Ron lo
avesse ascoltato… se Hermione si fosse fidata….
Tanti se che non portavano a nulla. Solo ad un nuovo
dolore al petto.
Blaise
e Draco nel frattempo osservarono basiti i due ex grifoni, ancora con le teste
basse e le lacrime agli occhi.
Si
resero conto in quel momento che la voglia di cambiare vita del moro era
completamente appropriata.
Quante ne aveva passate, in quella maledetta Inghilterra? In quel
castello? Con quelle persone?
-
Ma ormai è passato, giusto? Bene. Dopo
questo bel racconto e questa rimpatriata, penso che mi
defilerò. Mi farebbe piacere se per favore non diceste a nessuno che mi
avete visto, che ora sapete cosa è successo quella notte. E, in nome di
dio… ascoltatemi almeno per questa volta.-
-
Allora te ne vai di nuovo?-
-
Certo. Pensavate forse che sarei tornato felice e contento qui?-
-
No ma… Harry non ti manca tutto questo?-
-
Mpf. Questo cosa? Un castello
pieno di ricordi dolorosi? Persone false che mi hanno spinto a fare ciò
che ho fatto a 17 anni per via di una profezia che
nemmeno conoscevano? I miei migliori amici che mi hanno fatto uccidere
ciò di quanto più simile ad una famiglia mi era rimasto? O forse
due miei ex compagni Serpeverde?.... No, Ronald. Nulla
di tutto questo mi manca. Ho solo un rimpianto nella mia vita, ma non cambierebbe se tornassi qui…. Quindi,
perché farlo?-
Si
allontanò dalla scrivania, dalle uniche persone rimaste a fargli da
ponte tra il passato ed il presente, ed arrivò davanti alla porta in un
silenzio assoluto.
Prese la maniglia, la strinse con tutta la forza che
aveva in corpo.
Perché?
Perché non riusciva di nuovo ad abbandonare tutto
quello?
Perché non riusciva a dire addio ad un passato che
gli aveva dato solo sofferenza?
-
Qual è il tuo rimpianto, Potter?-
-
Chi
è vorrai dire, Zabini. E’ una persona che ho sempre desiderato
nella mia vita ma per la quale non ho mai combattuto
per averla. E’ stato un mio errore, uno di quegli errori
portati da orgoglio e paura. Mi rendo conto che è stata colpa mia, che
forse un tempo sarebbe potuta andare diversamente, ma
ora non più.-
-
Quando si viene salvati dalla
mote, è come se si venisse fatti rinascere… ma quella vita,
sarà una buona vita?-
-
Non lo so, Malfoy. Forse non ho la possibilità di
scegliere dopotutto. Come può una vita dannata essere una buona vita? Addio gente. Dimenticatemi, se potete. Vivetemi come
un ricordo, un mito, una leggenda tramandata dai nonni per farvi dormire quando
eravate piccoli. Lasciatemi vivere la vita per la quale ho combattuto.-
-
E’ davvero questa la vita per la quale hai
barattato i tuoi begli occhi, Harry?-
-
Non è importante, Hermione. Non più almeno.-
Aprì
la porta, l’attraversò e la richiuse.
Con
quel gesto aveva anche reciso le corde che tenevano ancora in piedi, anche dopo
otto lunghi anni, il ponte che lo tenevano legato al
passato.
Chissà
se ora avrebbe potuto dimenticarlo.
Ma non era importante.
Anche lui voleva dimenticarsi di loro.
Anche di lui.
E se
non ci sarebbe riuscito… lo avrebbe vissuto come
un sogno.
Anche se lui aveva smesso di sognare molto tempo
addietro.
Salve
gente…
Eccovi
qui una nuova ficcina.
Avrebbe
un seguito, già pienamente pensato.. dovete
solo farmi sapere se v’interesserebbe leggerlo,come sempre.
Che dire? Ah, non aspettatevi nuovi capitoli
questa settimana perché sono a casa di amici e
non credo di riuscire a postare… ci proverò, ma i compiti per le
vacanze sono un’infinità.
Allora…
vi aggiorno sulle ultime postazioni fatte dalla sottoscritta: il 10° chap di AP (amore proibito ;)) e la riscrittura di un mio vecchio
lavoro, il primo che ho postato su efp, con qualche piccola modifica…
Se
avete voglia di fare un salto a vedere… J
Allora
a presto, bellezze.
BaX ek