Titolo: Accoltellando le zucche.
Autrice: Acardia17
Beta: Nessuna. Per qualsiasi errore
linciare la sottoscritta.
Pairing: Teddy/James (squillino le trombe
e rullino i tamburi!)
Rating: Pg13
Parole: circa 800
Avvertimenti: Nessuno. Sono pulita come un
guanto di pizzo, stavolta.
Sommario: Era sempre Teddy a intagliare le
zucche di Halloween.
Note: A dire il vero questa storiella l'avevo da parte già da un po'. É piccola, è innocua, è il frutto di un momento di euforia subito dopo essere tornata dal Lucca Comics. É appena una bimba, nel mio account.
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi
della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne
possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro,
né intende infrangere alcuna legge su diritti di
pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non
hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e
riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi
ASSOLUTAMENTE casuale.
Accoltellando le zucche.
Era sempre Teddy a intagliare le zucche di Halloween.
Ogni anno James lo travolgeva con una sequela infinite di suppliche per
poterlo accompagnare da Hagrid a raccogliere qualche enorme
mostruosità arancione, e ogni anno entrambi facevano ritorno
a casa tanto sfiniti da addormentarsi di sasso in salotto, mentre la
madre di James inveiva contro la sporcizia che entrambi avevano
raccolto dai campi e contro la fodera del divano, che con ogni
probabilità avrebbe impiegato anni a smacchiare.
Ogni singolo anno James implorava Teddy di permettergli di
accompagnarlo, ma non perché fosse davvero necessario; solo
perché lui potesse negargli il proprio beneplacito una, due,
tre volte, così che avrebbe avuto un pretesto per assillarlo
ventiquattro ore su ventiquattro nei giorni a seguire, e a nessuno
sarebbe parso bizzarro che trascorresse tanto tempo nella sua camera.
Non crollavano mai addormentati sullo stesso divano: erano
più furbi di così. Di sofà
in salotto ce n'erano due: quello parallelo al camino, grande
abbastanza da accogliere entrambi, e uno più piccolo almeno
della metà, che nonna Molly aveva rivestito con una
camaleontica coperta di lana dalla trama troppo larga,
ricamata di fiori dai petali talmente paffuti che pareva di
stendersi sulle uova, e non su una morbida trapunta.
Teddy e James rientravano in casa con passo lento e affaticato, nemmeno
avessero trascorso il pomeriggio a duellare con uno stormo di
Grugnocorti svedesi invece che a raccogliere zucche e, mentre il primo
si preoccupava di salutare Harry con la premura che gli era propria, il
secondo schizzava verso il divano più grosso,
accoccolandovisi con il savoir faire di un gatto persiano che ha visto
abbastanza stagioni da considerarsi un veterano della pigrizia.
Passandogli accanto Teddy gli tirava uno scappellotto, ma non
aggiungeva altro, accomodandosi invece tra i cuscini del divano
più piccolo, una gamba a penzoloni dal bracciolo. A James
piaceva osservarlo di nascosto, in quei momenti.
Si svegliavano poco prima dell'imbrunire, quando il cielo cominciava a
tingersi di un arancione intenso quanto quello delle zucche, e Teddy si
armava di bacchetta, coltellini e un cucchiaio da minestra che amava
far ruotare nell'aria come un'arma pericolosa. Prima di uscire dalla
portafinestra si girava alla volta di James e faceva schioccare la
lingua contro il palato, indicando con un cenno del capo il cortile,
poi oltrepassava la soglia, sicuro che sarebbe stato seguito.
Lo era, sempre.
Teddy non era bravo a intagliare le zucche. Le assassinava a coltellate
con furia ridicolamente omicida, spandendo frattaglie aranciate
sull'erba come stelle filanti e imbrattandosi i vestiti della loro
polpa. Se solo le zucche fossero state rosse, sarebbero stata un'ottima
decorazione di Halloween. James era anche peggio, ma non l'avrebbe mai
ammesso, fintanto che prenderlo per i fondelli sarebbe rimasta la sua
principale distrazione.
A volte lo coglieva il dubbio che Teddy facesse solo finta di non
essere capace, per suscitare le sue risa, poi lo guardava gridare alla
cecità dopo che uno schizzo gli aveva centrato un occhio, e
si diceva ridacchiando che no, era davvero una frana.
Infine, arrivava quel momento. Quello che lui e Teddy pregustavano da
Hagrid tutti gli anni, scambiandosi occhiate eloquenti e selezionando
accuratamente l'oggetto del loro prossimo assassinio di Halloween.
Teddy svuotava la più grossa delle zucche, senza intagliare
né orbite né bocche, e la calava sulle loro
teste, un sorriso tanto ampio sulle labbra da illuminargli gli occhi
come mozziconi di candele.
Lì sotto, con l'odore deciso della zucca a pungere loro le
narici, le labbra di Teddy diventavano assassine quanto le sue mani, e
scavavano nel palato di James fino a che non ne divoravano la polpa. A
bocca spalancata, la sua lingua incideva milioni di occhi e di bocche
su quella di James, mentre bacio dopo bacio i loro denti diventavano
lanterne e le loro labbra viaggiatori erranti, dispersi nel buio di
quella gabbia dal profumo intenso e dalle pareti umidicce.
Dalla vita in giù, invece, consci che le mura di casa Potter
ci vedono fin troppo bene, si tormentavano di pugni, pizzichi,
pizzicotti e spintoni, fingendo una delle tante lotte che inscenavano
spesso, giusto per avere la scusa di toccarsi un altro po'. Un pugno,
un bacio, un morso, un pizzico. E risate, e sorrisi, e lanterne, e
viandanti.
Andava avanti così per minuti interi, fino a quando Teddy
non gli appoggiava le dita sulle labbra e sfilava lentamente entrambe
le loro teste dalla zucca, ancora scosso dalle risa.
Spesso qualcuno passava di lì proprio in quel momento.
- Non siete un po' grandi per questo tipo di giochi? - li rimproverava.
James si limitava a sfoggiare una faccia da schiaffi e a stendersi a
terra tra le frattaglie aranciate, ghignando, mentre Teddy si rialzava
in piedi e gli porgeva una mano, i capelli blu unti di succo e
schiacciati sulla fronte. - Torniamo in casa, zucca vuota, -
diceva, ogni singola volta.
The end.