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Autore: Acardia17    06/05/2011    6 recensioni
Era sempre Teddy a intagliare le zucche di Halloween.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Titolo: Accoltellando le zucche.
Autrice: Acardia17
Beta: Nessuna. Per qualsiasi errore linciare la sottoscritta.
Pairing: Teddy/James (squillino le trombe e rullino i tamburi!)
Rating: Pg13
Parole: circa 800
Avvertimenti: Nessuno. Sono pulita come un guanto di pizzo, stavolta.
Sommario: Era sempre Teddy a intagliare le zucche di Halloween.

Note: A dire il vero questa storiella l'avevo da parte già da un po'. É piccola, è innocua, è il frutto di un momento di euforia subito dopo essere tornata dal Lucca Comics. É appena una bimba, nel mio account. 

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

 

 

 

Accoltellando le zucche.

 

Era sempre Teddy a intagliare le zucche di Halloween.


Ogni anno James lo travolgeva con una sequela infinite di suppliche per poterlo accompagnare da Hagrid a raccogliere qualche enorme mostruosità arancione, e ogni anno entrambi facevano ritorno a casa tanto sfiniti da addormentarsi di sasso in salotto, mentre la madre di James inveiva contro la sporcizia che entrambi avevano raccolto dai campi e contro la fodera del divano, che con ogni probabilità avrebbe impiegato anni a smacchiare.


Ogni singolo anno James implorava Teddy di permettergli di accompagnarlo, ma non perché fosse davvero necessario; solo perché lui potesse negargli il proprio beneplacito una, due, tre volte, così che avrebbe avuto un pretesto per assillarlo ventiquattro ore su ventiquattro nei giorni a seguire, e a nessuno sarebbe parso bizzarro che trascorresse tanto tempo nella sua camera.


Non crollavano mai addormentati sullo stesso divano: erano più furbi di così.  Di sofà in salotto ce n'erano due: quello parallelo al camino, grande abbastanza da accogliere entrambi, e uno più piccolo almeno della metà, che nonna Molly aveva rivestito con una camaleontica coperta di lana dalla trama troppo larga, ricamata  di fiori dai petali talmente paffuti che pareva di stendersi sulle uova, e non su una morbida trapunta.


Teddy e James rientravano in casa con passo lento e affaticato, nemmeno avessero trascorso il pomeriggio a duellare con uno stormo di Grugnocorti svedesi invece che a raccogliere zucche e, mentre il primo si preoccupava di salutare Harry con la premura che gli era propria, il secondo schizzava verso il divano più grosso, accoccolandovisi con il savoir faire di un gatto persiano che ha visto abbastanza stagioni da considerarsi un veterano della pigrizia.
Passandogli accanto Teddy gli tirava uno scappellotto, ma non aggiungeva altro, accomodandosi invece tra i cuscini del divano più piccolo, una gamba a penzoloni dal bracciolo. A James piaceva osservarlo di nascosto, in quei momenti.


Si svegliavano poco prima dell'imbrunire, quando il cielo cominciava a tingersi di un arancione intenso quanto quello delle zucche, e Teddy si armava di bacchetta, coltellini e un cucchiaio da minestra che amava far ruotare nell'aria come un'arma pericolosa. Prima di uscire dalla portafinestra si girava alla volta di James e faceva schioccare la lingua contro il palato, indicando con un cenno del capo il cortile, poi oltrepassava la soglia, sicuro che sarebbe stato seguito.


Lo era, sempre.


Teddy non era bravo a intagliare le zucche. Le assassinava a coltellate con furia ridicolamente omicida, spandendo frattaglie aranciate sull'erba come stelle filanti e imbrattandosi i vestiti della loro polpa. Se solo le zucche fossero state rosse, sarebbero stata un'ottima decorazione di Halloween. James era anche peggio, ma non l'avrebbe mai ammesso, fintanto che prenderlo per i fondelli sarebbe rimasta la sua principale distrazione.


A volte lo coglieva il dubbio che Teddy facesse solo finta di non essere capace, per suscitare le sue risa, poi lo guardava gridare alla cecità dopo che uno schizzo gli aveva centrato un occhio, e si diceva ridacchiando che no, era davvero una frana.


Infine, arrivava quel momento. Quello che lui e Teddy pregustavano da Hagrid tutti gli anni, scambiandosi occhiate eloquenti e selezionando accuratamente l'oggetto del loro prossimo assassinio di Halloween.


Teddy svuotava la più grossa delle zucche, senza intagliare né orbite né bocche, e la calava sulle loro teste, un sorriso tanto ampio sulle labbra da illuminargli gli occhi come mozziconi di candele.
Lì sotto, con l'odore deciso della zucca a pungere loro le narici, le labbra di Teddy diventavano assassine quanto le sue mani, e scavavano nel palato di James fino a che non ne divoravano la polpa. A bocca spalancata, la sua lingua incideva milioni di occhi e di bocche su quella di James, mentre bacio dopo bacio i loro denti diventavano lanterne e le loro labbra viaggiatori erranti, dispersi nel buio di quella gabbia dal profumo intenso e dalle pareti umidicce.


Dalla vita in giù, invece, consci che le mura di casa Potter ci vedono fin troppo bene, si tormentavano di pugni, pizzichi, pizzicotti e spintoni, fingendo una delle tante lotte che inscenavano spesso, giusto per avere la scusa di toccarsi un altro po'. Un pugno, un bacio, un morso, un pizzico. E risate, e sorrisi, e lanterne, e viandanti.  


Andava avanti così per minuti interi, fino a quando Teddy non gli appoggiava le dita sulle labbra e sfilava lentamente entrambe le loro teste dalla zucca, ancora scosso dalle risa.


Spesso qualcuno passava di lì proprio in quel momento.

- Non siete un po' grandi per questo tipo di giochi? - li rimproverava.


James si limitava a sfoggiare una faccia da schiaffi e a stendersi a terra tra le frattaglie aranciate, ghignando, mentre Teddy si rialzava in piedi e gli porgeva una mano, i capelli blu unti di succo e schiacciati sulla fronte.  - Torniamo in casa, zucca vuota, - diceva, ogni singola volta.   

 

The end.

   
 
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