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Autore: 9Pepe4    07/05/2011    4 recensioni
Sirius entrò nella stanza, dopodiché richiuse con cautela la porta alle proprie spalle.
Fierobecco emise uno verso rauco e sommesso, fissando l’uomo con i propri occhi arancioni. Le ali erano ripiegate contro i fianchi. Su una spalla, tra il piumaggio grigio, si poteva vedere la traccia di un taglio sanguigno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il viaggio che non c’era


{È una storia un po’ speciale
Che vi voglio raccontare –
Niente dame da salvare
O dragoni da affrontare –
Solo un uomo e un animale
In una strana situazione:
L’uno evaso da prigione
L’altro da un’esecuzione…}

Sirius entrò nella stanza, dopodiché richiuse con cautela la porta alle proprie spalle.
Il suo sguardo vagò per un istante lungo la carta da parati scrostata che ricopriva i muri, soffermandosi appena sullo spesso tendaggio posto davanti all’unica finestra, dopodiché si spostò sull’Ippogrifo accucciato in un angolo, contro il muro.
Fierobecco emise uno verso rauco e sommesso, fissando l’uomo con i propri occhi arancioni. Le ali erano ripiegate contro i fianchi. Su una spalla, tra il piumaggio grigio, si poteva vedere la traccia di un taglio sanguigno.
Sirius abbassò appena il capo in un accenno di inchino.
Ormai l’animale aveva passato tempo a sufficienza con lui da non richiedere una riverenza più profonda, infatti dopo un istante chinò a propria volta la testona.
Sirius si raddrizzò ed avanzò con cautela attraverso la stanza. Sorreggeva una bacinella d’acqua pulita e un po’ di bende immacolate.
L’Ippogrifo fece schioccare il becco, muovendo appena la coda da cavallo.
Sirius si chinò su di lui, poggiando il materiale che aveva portato con sé. Facendo ben attenzione a non fargli male, sfiorò la ferita dell’animale con la punta delle dita.
Fierobecco arruffò le piume, rivolgendo all’uomo un inconfondibile sguardo di rimprovero.
Sirius non poté che notarlo. E nonostante l’essere prigioniero di Grimmauld Place lo opprimesse come non mai, in quel momento si lasciò sfuggire una risata bassa e non dissimile da un amichevole latrato.
Scorgeva il proprio riflesso nelle iridi arancio dell’enorme animale. Gli passò una mano sul dorso, carezzandogli prima le penne lucide e poi il pelo soffice, come per scusarsi con lui.
Mentre osservava il manto bigio dell’Ippogrifo scivolare tra le proprie dita, gli venne da pensare che la vecchia camera di sua madre non avrebbe potuto trovare un utilizzo migliore.
L’uomo, infatti, era del parere che l’essere il rifugio di Fierobecco fosse un impiego di gran lunga più utile rispetto all’ospitare una vecchia bisbetica e sprezzante.
Chinandosi sull’animale, si apprestò a medicargli la ferita.
Fierobecco non amava rimanere immobile e sottoporsi alle cure di qualcuno, ma con la sua intelligenza animale considerava Sirius alla stregua di un compagno, e una parte di lui rievocava ancora le giornate trascorse in volo, con il vento che gli allargava le ali e le mani di Sirius che lo guidavano senza indugio.
Quando l’uomo, dopo avergli pulito il taglio, gli lisciò con la mano le penne all’attaccatura dell’ala, l’Ippogrifo socchiuse gli occhi solenni, emettendo uno schiocco di apprezzamento.
Sirius controllò un’ultima volta che la ferita fosse ben medicata, quindi emise un lieve sospiro, alzandosi in piedi. Scostò i capelli scuri dal proprio volto.
Stare in quella casa era davvero simile a ritrovarsi imprigionato. In trappola, senza via di scampo.
Certi giorni gli sembrava di soffocare, e rimpiangeva il tempo in cui era stato in fuga. Oltretutto, i membri dell’Ordine non facevano che andare e venire, e nessuno di loro si fermava abbastanza per porre rimedio alla sua amara solitudine.
Era certo che sarebbe stato più sopportabile, se si fosse trattato di restare nascosto in un altro luogo. Lì, al numero dodici di Grimmauld Place, gli sembrava di scoprire spettri del proprio passato annidati nei luoghi più impensabili – nelle macchie di umidità, nell’intonaco che cadeva a pezzi dal soffitto, nella stoffa logora delle tende…
Fierobecco, come avvertendo il suo improvviso sconforto, spinse la testona contro la mano dell’uomo.
Nonostante tutto, quel gesto strappò a Sirius un lieve sorriso. In fin dei conti, quella situazione non sarebbe durata per sempre…
Sarebbe arrivato anche il tempo di combattere, e poi la conclusione della guerra.
E un giorno il Ministero della Magia avrebbe riconosciuto che lui era innocente, allora…
Sarebbe cambiato tutto. Prima di tutto, avrebbe fatto un giro con Fierobecco. Un lungo viaggio, durante il quale avrebbe respirato aria fresca e pura, durante il quale avrebbe ammirato la distesa sconfinata del cielo.
E poi Harry sarebbe venuto ad abitare con lui.
Persino Grimmauld Place sarebbe stata vivibile, se con la compagnia del figlioccio.
«Non preoccuparti» mormorò Sirius, soprappensiero, parlando tanto a se stesso quanto all’Ippogrifo, mentre le sue dita lustravano il becco del bestione. «Non rimarremo rinchiusi qua dentro ancora a lungo».
Fierobecco parve apprezzare quelle parole. Come per dare il proprio consenso, dischiuse per un attimo le grandi ali. Sembrava di buonumore, adesso, anche se abbassò la grossa testa per controllare le condizioni della ferita.
Sirius lo salutò con un accenno di inchino, prima di raccogliere bacinella e bende e dirigersi fuori dalla porta.
Fierobecco accolse con tranquillità il suono dei passi dell’uomo che si allontanava.
Raschiò il pavimento con gli artigli, ignorando che non avrebbe più rivisto quel suo padrone.

***

Fierobecco stava riposando, la testa reclinata sulle zampe anteriori.
Innervosito, frustò la coda sul pavimento: la sua razione di topi morti era in ritardo.
Mosse le ali con una certa impazienza, chiocciando il proprio sdegno per quella dimenticanza.
Esattamente in quel momento, il cigolio sommesso della maniglia della porta attirò la sua attenzione, facendogli raddrizzare il collo piumato.
Fierobecco ruotò il testone verso la porta, ma l’uomo alto e nero che entrò non era Sirius.
Tuttavia gli fece un inchino profondo e rispettoso, cosicché l’animale decise di abbassarsi pigramente in risposta.
L’uomo sconosciuto attese un momento, quindi si avvicinò a passi misurati. Quando gli fu abbastanza prossimo, lanciò sul pavimento davanti alle zampe dell’Ippogrifo un paio di ratti. Fierobecco si abbassò e li ingurgitò rapidamente uno dopo l’altro.
A quel punto, l’estraneo gli si accostò, e l’animale, riconoscendo le sue buone intenzioni, lasciò che gli sistemasse una catena attorno al collo.
Dietro uno strattone e un invito detto con voce profonda («Andiamo, bello, coraggio»), l’Ippogrifo si alzò in piedi, battendo un paio di volte gli zoccoli posteriori sul pavimento.
Trotterellò brevemente dietro all’uomo, ma una volta giunto davanti alla soglia si arrestò bruscamente, impuntandosi.
L’uomo non sembrava aspettarsi una reazione del genere. Tirò la catena, prudentemente, senza fargli male, limitandosi a fargli capire che voleva portarlo fuori di lì.
«Andiamo, bello» ripeté.
Fierobecco si ritrasse, con uno stridio indignato.
Le sue ali immense fremevano dalla voglia di tornare ad aprirsi contro il vento. Allo stesso tempo, però, aspettava che fosse Sirius a condurlo fuori da lì.
Sirius avrebbe saputo che due o tre ratti non erano abbastanza per sfamarlo.
«Andiamo, avanti, Fierobecco» cercò di invogliarlo l’uomo sconosciuto.
L’Ippogrifo emise un verso quasi minaccioso, rifiutando di muoversi. Fissò l’estraneo con i suoi occhi fieri e girifalchi, pervasi di uno sguardo consapevole.
Dopodiché, fece semplicemente dietro front, dando alla catena uno strattone che la fece sfuggire dalle mani dell’uomo, e tornò ad accucciarsi nel proprio angolo.
Chiuse con determinazione i grandi occhi rapaci, voltando la testa piumata verso il muro.
Fu necessario l’intervento di Hagrid, per convincerlo ad uscire all’aria aperta.

{È una storia senza fine,
Tra le nuvole marine,
Tra le buche e le colline,
Tra voragini e le cime.
È una barca senza vela,
Una fiamma senza cera.
È un futuro senza sfera
O un bel viaggio che non c’era.}







Spazio Autrice:

1) Nel quinto libro, Silente spiega a Harry che: «[…] nel caso tu avessi cercato di parlare con Sirius, Kreacher avrebbe dovuto fingere che non ci fosse. Così ieri Kreacher ha ferito Fierobecco l’Ippogrifo, e quando tu sei comparso nel camino Sirius era di sopra a medicarlo». Ho provato a immaginare il momento in cui Sirius pulisce la ferita di Fierobecco e un altro in cui, dopo la morte di Sirius, l’Ippogrifo dev’essere portato via da Grimmauld Place.

2) La pseudo filastrocca in corsivo è nata dopo tutto il resto, prendendo spunto dal titolo. Mi sembra tanto assurda, però mi piace xD

3) Nella frase “L’altro da un’esecuzione”, il verbo sottinteso, che è “evaso”, non è proprio il trionfo del senso logico, così come le “nuvole marine”. Chiamiamole licenze poetiche, erano modi per riuscire a mantenere il ritmo ^^

Vabbe’, a parte tutto, era un po’ di tempo che volevo scrivere qualcosa su Sirius e Fierobecco. Temo che il risultato sia noioso e privo di un particolare significato, però so che comunque non riuscirei a fare niente di meglio.

A voi l’ardua sentenza xD
  
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