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Autore: Lady_Firiel    08/05/2011    3 recensioni
C’era una cosa che Elisabeth Lois Wrath non avrebbe mai detto ai suoi genitori: ogni volta che si baciavano mentre pensavano che lei dormisse, stretta nel loro caldo abbraccio, poteva sentire i loro cuori battere impazziti, come se quella vicinanza fosse più necessaria dell’ossigeno.
E quel suono ritmico, dolce, era la sua ninnananna preferita.
Era contenta che la sua mamma non avesse sul petto quegli ingombranti palloni che chiamavano “tette”, altrimenti, in quelle piccole e magiche occasioni, sarebbe rimasta soffocata.
E potete immaginare quanti meravigliosi momenti si sarebbe persa.

Perché la mamma è sempre la mamma; anche quando è uomo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Andrew Wrath & Matthew Lust: boy's love stories'
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Perché la mamma è sempre la mamma

Perché la mamma è sempre la mamma

Come ogni domenica mattina di sole da qualche anno a quella parte, Andrew Wrath aveva accompagnato la sua bambina al parco più vicino a casa, lo stesso in cui andava lui quand’era bambino.
La piccola Elisabeth Lois Wrath, con i suoi codini rossicci e i grandi occhi azzurri, più intesi di quelli del padre, era dolce e vivace, additava ingenuamente ogni cosa che attirava la sua attenzione e poneva al genitore mille domande. Drew le rispondeva sempre sorridendo, contagiato dal suo infantile entusiasmo.
Quel giorno, mentre passavano davanti alla pasticceria d’angolo, quella che preparava i bomboloni alla crema che Matthew adorava, videro cartelli che parlavano di offerte sui dolci per la Festa della Mamma.
Elisabeth si fermò e Andrew con lei; la piccola osservava la vetrina, curiosa e perplessa.
«Cosa c’è, tesoro?» le chiese il biondino, con tono affettuoso.
«Papi, cos’è la “Festa della Mamma”?» domandò, voltandosi a fissare il genitore.
«Beh, la “Festa della Mamma” è quel giorno in cui i figli fingono meglio di amare le loro madri» disse Drew, ridendo e scompigliando i capelli della figlia.
«Papà!» si lagnò lei, afferrandogli le mani e scostandole infastidita.
«Stavo scherzando tesoro. Beh, la Festa della Mamma è il giorno in cui ognuno fa’ qualcosa di speciale per la propria mamma…»
Elisabeth sembrava perplessa.
«E perché?»
«Beh, perché le madri sono persone speciali, e fanno tante cose meravigliose per i loro figli. È un modo per ricambiare il favore, diciamo…»
«E perché?»
Drew sospirò: ecco che cominciava con la sua sfilza di “Perché?”. Elisabeth era indiscutibilmente adorabile, ma le sue domande erano snervanti.
«Perché, perché sì. La tua mamma non è una persona speciale?»
La piccola non ebbe bisogno di pensarci più di mezzo secondo, prima di rispondere entusiasticamente «Sì!»
«E allora non ti piacerebbe fare qualcosa di bello per lei?» le domandò, sperando che così comprendesse una volta per tutte e la smettesse con quelle terribili domande.
Non sapeva come gestirle; non perché non sapesse le risposte, intendiamoci, ma perché non sapeva come formularle perché fossero comprensibili ad una bambina di sei anni.
Dopotutto, lui era un matematico.
Il visino tondo e paffuto della bambina s’illuminò.
«Sì! Voglio fare un regalo alla mamma! Andiamo a casa, dai, dai!» esclamò, tirando la mano del padre verso casa.
«Aspetta Beth! Che cosa vuoi regalare alla mamma, ci hai pensato?»
La piccola si arrestò.
«Oh. No, non ci avevo pensato. Ma se non gli compro niente, dici che la mamma si arrabbia?» domandò, triste.
Drew sorrise e si accucciò dinanzi alla figlia.
«Certo che no, tesoro. Alla tua mamma non importa dei regali, ti vuole bene comunque. Non devi comprale qualcosa perché sia contenta…»
«Ma io voglio fargli un regalo!» protestò, testarda come la madre.
Il biondino sospirò.
«Senti, perché anziché comprargli qualcosa non gli fai un disegno? O magari puoi scrivergli una filastrocca, che ne dici? Sono sicuro che gli piacerà…»
Elisabeth sembrò pensarci per un po’, poi sorrise al suo papà ed annuì.
«Sì, gli voglio scrivere una poesia! Mi aiuti tu, vero papà?» domandò, tirando la manica della giacca dell’uomo e guardandolo con occhi brillanti d’aspettativa ed entusiasmo.
Lui sorrise, intenerito.
«Ma certo che ti aiuterò, tesoro. Su, andiamo a casa»

Matthew Lust stava ancora dormendo.
Aveva fatto tardi la sera prima perché aveva del lavoro da terminare, ed era molto stanco.
Ma quando due labbra leggere gli si posarono sullo zigomo sinistro, si rigirò nel letto, mettendosi supino ed aprendo gli occhi.
Accanto a lui, la sua bambina gli sorrideva, i grandi occhi azzurri che luccicavano di gioia.
Sorrise, ancora mezzo addormentato.
«Ciao tesoro, cosa c’è?» le domandò, sbadigliando e mettendosi a sedere.
Elisabeth si arrampicò sul letto matrimoniale e si sedette in braccio al castano.
«Visto che oggi è la Festa della Mamma, volevo farti qualcosa di speciale, ma non sapevo cosa comprati, così ti ho scritto una poesia! Vuoi sentirla, mamma?» domandò, entusiasta.
«Una poesia? E l’hai scritta tutta da sola?» domandò, con bonaria curiosità, scorgendo sulla soglia della stanza un certo biondino; biondino che, a quella domanda, si guardò intorno con aria indifferente.
«Sì sì, tutta da sola! Beh…» e si accostò all’orecchio della madre «Papà mi ha dato una mano…» sussurrò.
Matt rise, scompigliandole dolcemente i capelli.
«Allora dai, leggimela»
«Mama, mama, I love you,
Thanks for all the things you do.
Mama, mama, you’re ok,
Have a happy Mother’s Day»
Il castano era commosso: erano quasi trent’anni che non festeggiava la Festa della Mamma, e non aveva mai dato tutta quest’importanza alla figura materna.
Ma in quel momento, mentre la sua bambina di sei anni, seduta sulle sue ginocchia, gli leggeva quella semplice ma dolce filastrocca, pensò che fosse il giorno più bello della sua vita.
Abbracciò la bambina con trasporto.
«È una poesia bellissima, tesoro, grazie…» le sussurrò, dolce, mente le manine della piccola si posavano, timide, sulla sua schiena.
«Ti voglio bene, mamma» disse lei, posando la testa sul petto del ragazzo e chiudendo gli occhi.
Sorridendo, Andrew andò a sedersi accanto al suo compagno ad alla loro bambina, che, intanto, sembrava essersi addormentata.
Le carezzò i capelli e si rivolse a Matt:
«Ci teneva tanto a farti un regalo…»
Il castano ricambiò con una smorfia affettuosa.
«Grazie, siete stati dolcissimi entrambi…» e si sporse a baciare Drew sulle labbra.
Il biondino posò una mano sulla spalla del castano e l’altra sulla sua guancia sinistra, aiutandolo a mantenere l’equilibrio mentre Matt stringeva tra le braccia la bambina, ed approfondì il bacio, infondendogli tutta la dolcezza e l’amore che provava per l’altro.

C’era una cosa che Elisabeth Lois Wrath non avrebbe mai detto ai suoi genitori: ogni volta che si baciavano mentre pensavano che lei dormisse, stretta nel loro caldo abbraccio, poteva sentire i loro cuori battere impazziti, come se quella vicinanza fosse più necessaria dell’ossigeno.
E quel suono ritmico, dolce, era la sua ninnananna preferita.
Era contenta che la sua mamma non avesse sul petto quegli ingombranti palloni che chiamavano “tette”, altrimenti, in quelle piccole e magiche occasioni, sarebbe rimasta soffocata.
E potete immaginare quanti meravigliosi momenti si sarebbe persa.



Hola people! ~
Visto che oggi è la festa della mamma, e che Matt è la "mamma" di Eli, mi sembrava giusto, visto che è una bimba adorabile, dedicare qualcosa a quest'occasione. Perché boh, sono così teneri tutti e tre <3
Direi che non ho altro da dire, se non che dedico questa fic alla mia, di mamma. ^^

Alla prossima!

Lady_Firiel
   
 
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