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Autore: Ananke_ildestino    08/05/2011    6 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Ed eccoci alla fine, vorrei aggiungere due parole su questa fic ora che è finita, ma lo farò alla fine. Ma la prima cosa, la più importante, va fatta ora. Ringrazio infinitamente, nemmeno lei sa quanto, Akaiko per avermi sopportato, supportato e corretta per tutti questi capitoli e anni. Grazie di cuore, non solo per il lavoro che hai fatto su questa fic, ma per tutto il resto, visto che non te lo dico mai abbastanza spesso. GRAZIE. Ringrazio poi chi mi ha sempre commentato, sostenuta e spronato a finire questa storia. Non scrivo i nomi perchè rischierei di dimenticare qualcuno e poi farei una pessima figura. Voi sapete chi siete, i vostri nick sono nei commenti qui, sul mio blog o sul forum RoyAi.
Run in inglese non significa solo "correre", ma anche "gestire" e "scorrere".


Reaching for R...
RUN

I suoi occhi sentirono la luce che improvvisamente inondò la parete dall'altro lato della stanza come una scossa che gli attraversò le palpebre. Pian piano tornò alla realtà e si ricordò di essere nel letto di Riza. Chissà che ore erano, non aveva ancora voglia d'alzarsi. Era sabato mattina ed aveva il diritto di dormire fin che voleva!
Quella luce che ancora filtrava nella stanza era sicuramente opera della donna, non sentiva più il suo dolce peso sulla spalla, né il suo corpo sotto il braccio. Perché si svegliava sempre così dannatamente presto?! Non che sapesse che fosse effettivamente presto, ma lo immaginava.
Sentì i suoi passi che si avvicinavano al letto. Era indeciso: fargliela pagare per averlo svegliato prima del dovuto anche quel sabato o coccolarla sino alla sfinimento. Entrambe le cose assieme potevano essere una buona scelta.
-Roy, è pronta la colazione.- aveva una voce così melodiosa a volte, specialmente quando non indossava quella maledetta divisa che la trasformava in un mastino.
Però non aveva proprio voglia di alzarsi, e pensò che facendo il difficile forse l'avrebbe chiamato ancora con dolcezza.
-Ancora un minuto.- rispose senza schiarirsi la voce, mentre velocemente si voltava sul fianco e nascondeva la testa sotto il cuscino. Aprì gli occhi un attimo dopo, non aveva ancora riprovato a chiamarlo perciò era tempo d'agire. Tornò a sdraiarsi supino, rimettendo il cuscino al suo posto. Lei era immobile, quasi imbarazzata chissà per quale motivo. Era diventato più facile in quei mesi capirla, molto più facile, ma vi erano ancora dei momenti in cui i pensieri della ragazza restavano per lui misteriosi.
In ogni caso non era importante in quel momento. Lo aveva svegliato e ora lui doveva prendersi il suo risarcimento. Con uno scatto la prese alla vita e la trascinò su di sé. Gli cadde praticamente addosso stupita, ma per nulla impaurita. Ci voleva tutt'altro per spaventare quella donna.
I capelli prima perfettamente pettinati ma sciolti sulle spalle le volarono davanti al volto.
-Roy!- riuscì solo ad urlare prima di portarsi le mani al volto per togliere le ciocche che le impedivano di vedere. Lo fissò alterata: -Cosa pensi di fare ora?-
Aveva sempre quel visino arrabbiato anche in ufficio quando con una scusa o l'altra dimenticava di fare il suo lavoro. Non poteva dire che fosse stupenda quando faceva così, ma allo stesso tempo quell'espressione era quasi irresistibile. Solo che all'East HQ non poteva permettersi di baciarla come avrebbe fatto in quel momento. Senza forza accompagnò il volto della donna verso di sé che, nonostante le apparenze, era tutt'altro che passiva nei loro baci.
Non aveva mai baciato una donna con tanta passione. Aveva creduto che ormai la sua esperienza l'avesse portato a provare tutto, ma un bacio da innamorati era veramente un'altra cosa.
-Buongiorno Riza!- le sorrise soddisfatto guardando i suoi profondi occhi castani che si riaprivano e mal celavano il solito dubbio tra l'ucciderlo e l'amarlo. Ormai aveva capito che la seconda opzione sembrava sempre averla vinta. Ma i primi tempi aveva tremato un po' al pensiero di ritrovarsi con un foro di una calibro 9 in fronte.
In un attimo la collera controllata della ragazza scoppiò: -Buongiorno un corno! Alzati da quel letto, ora! La colazione è già pronta.-
Prevedibile, faceva sempre così. Anche le parole variavano poco da mattina a mattina.
-...E lasciami.- aggiunse dopo un secondo notando che lui non intendeva sciogliere il suo abbraccio.
Amava le mattine dei week-end solo perché poteva svegliarsi così, con lei. Durante la settimana lei aveva vietato, con una delle sue tante regole, le nottate sotto lo stesso tetto, ma quando la giornata seguente non bisognava lavorare non perdevano occasione per dormire insieme.
Si stava ancora stiracchiando a dovere quando notò lo sguardo irritato della donna che lo accusava di star perdendo tempo. Era sempre così severa anche in privato, eppure aveva imparato ad amare anche questo aspetto di lei o, forse, l'aveva sempre amato.
-Cosa hai preparato?- le domandò mentre s'alzava dal letto e le si avvicinava. Lo sguardo che Riza gli lanciò non lasciava scampo, però non riusciva ancora a capire cosa avesse fatto di male.
-Non vorrai venire in cucina così, vero?! Vestiti!- Disse con il solito tono autoritario che era veramente più adatto ad un generale che ad un tenente.
Lui nemmeno perse il tempo a guardarsi, dimenticava tutte le volte di vestirsi prima di fare colazione.
-Ma perché?! Che c'è che non va?!- cercò di fingere sorpresa per il richiamo della donna, come se non sapesse che lei non sopportava di vederlo mezzo nudo girare per casa.
-Non va e basta. Vestiti.- il tenente Riza Hawkeye era veramente sempre in servizio e pronta a dargli ordini. Almeno sul lavoro ogni tanto sembrava ricordare che il Colonnello era lui, ma in questi casi era impossibile cercare di avere la meglio.
-Lo dici solo perché se no non sapresti resistere al mio fascino indomabile.- Tanto valeva portare la discussione su tutt'altro argomento ma fare come voleva la padrona di casa. Il tentativo andò a vuoto però, la ragazza se ne stava sulla porta con le braccia incrociate sotto il seno mentre seguiva ogni suo movimento con quegli occhi da mamma irritata. Se ne sarebbe stata lì immobile fino a che non si fosse completamente vestito e fosse uscito dalla stanza, poi da brava carceriera avrebbe chiuso la porta alle sue spalle e l'avrebbe accompagnato in cucina.
Inaspettatamente però quando lui s'avvicinò allacciandosi gli ultimi bottoni della camicia lei sciolse le braccia. Appena le fu accanto lo abbracciò teneramente intrecciando le mani dietro alla sua nuca.
-Credi veramente che il tuo fascino dipenda da quanti vestiti hai addosso, Roy?- gli disse piano mentre accompagnava il viso dell'uomo ancora stupito dal comportamento insolito della compagna verso di sé.
Quando le labbra si toccarono fu come una scossa che lo fece riprendere. Adorava quando riusciva a coglierlo impreparato, soprattutto quando le sorprese erano così dolci. La baciò con passione, mentre la stringeva a sé.
Lei s'allontanò lentamente dal suo volto con un sorriso compiaciuto. Da quando stava con lei aveva imparato quanto fosse piacevole riuscire a soddisfare la propria compagna prima che se stessi. Era qualcosa che non aveva mai provato prima, credeva d'essere un inguaribile egoista invece per Riza sarebbe stato disposto anche a rinunciare a sé. Non che fosse mai capitato, allo stesso modo lei si preoccupava per lui e in ogni campo il compromesso veniva naturale ad entrambi.
-Bene, torniamo a letto.- disse mentre la prendeva alla vita e la trascinava nuovamente verso il centro della camera.
-Non se ne parla nemmeno, fuori da questa stanza!- gli ordinò puntando i piedi.
Sbuffò scontento. Eppure la notte prima era stata tutt'altro che delusa.
Arrivato in cucina trovò come solito la tavola perfettamente apparecchiata. Ogni singolo elemento, dalla tovaglietta alla tazza sembrava essere stato posizionato con riga e squadra. Era solo una colazione, perché doveva essere sempre così precisa, nemmeno a casa del Fuhrer si preoccupavano tanto.
-Si può sapere...- iniziò
-Perché sono sempre così precisa?- concluse lei sicura mentre sedeva al suo posto scostando con delicatezza la sedia.
Fece una smorfia di disappunto. Non voleva diventare tanto prevedibile, rischiava di risultare noioso e lei poi... fermò l'assurdo corso dei suoi pensieri; lei sorrideva, altro che noioso, si stava divertendo!
Si sedette a sua volta iniziando ad assaporare quel che lei gli aveva preparato. Molte volte ci aveva pensato: Riza aveva cucinato per lui, aveva preparato quella tavola perfetta solo per lui e sedeva lì accanto per condividere quei momenti con lui. Quei pensieri così banali e forse un po' sdolcinati gli addolcivano la giornata che stava iniziando.
E quanto era bella, la osservò di sottecchi mentre beveva. Stava ripiegando con cura estrema un tovagliolino e poggiatolo s'era voltata verso di lui sentendosi osservata.
-Che c'è?- domandò confusa.
-Nulla. Stavo solo pensando a quanto tu fossi bella.- ammise candido.
-Ma smettila.- rispose lei evidentemente imbarazzata, mentre s'alzava per poggiare le sue cose nel lavello.
Anche lui aveva ormai finito di mangiare e si ritrasse per lasciarle prendere quel che aveva difronte. Ormai i gesti tra loro era più chiari e espliciti di tante parole in ogni situazione.
Quando lei gli fu vicina però non riuscì a trattenere gli istinti. Le circondò la vita e s'appoggiò con la testa al suo ventre. La donna rimase stupita con la mano che teneva la tazza sollevata.
-Roy?- gli disse solo, con quel tono dolce che usava solo per lui.
In tutta risposta lui si strusciò appena chiudendo gli occhi.
-Sembri un gatto che fa le fusa.- gli disse allora Hawkeye, mentre con la mano libera iniziava a carezzargli i capelli.
Sentiva il suo lieve profumo attraverso la maglietta, il lieve calore del suo corpo, non avrebbe voluto staccarsi mai. E quel tocco leggero che gli pettinava i capelli era profondamente rasserenante.
-Riza.- la chiamò.
-Sì?- lei rispose quasi distratta mentre la sua mano non smetteva di muoversi lenta sul capo dell'uomo.
-Fa che questi momenti non finiscano mai, ti prego.- mormorò ancora ad occhi serrati. Non la vedeva eppure sapeva che aveva sorriso, c'era qualcosa nel modo in cui si muoveva che glielo aveva fatto capire.
Passò un attimo prima che lei riprendesse a parlare.
-Sì,- gli rispose dolcemente mentre smetteva di accarezzarlo e gentilmente si liberava dal suo abbraccio. -Ora però fammi finire di pulire o non usciremo più.-
Lui la fissò assente mentre portava le stoviglie al lavello e iniziava a lavare. Tornò lentamente a respirare prima di iniziare ad aiutarla sparecchiando quel che era rimasto in tavola. Nessuno dei due parlava e lei gli dava anche le spalle, un tempo una situazione del genere l'avrebbe messo in allarme, quasi impaurito; in quel momento invece sentiva invece una sensazione di serenità. Non aveva bisogno di sentire la sua voce o di vedere il suo volto per avere conferma che anche per lei era lo stesso.
Quando lei ebbe finito lui le si avvicinò e quando la donna si girò la prese tra le braccia. Riza si sbilanciò un poco all'indietro andando a poggiarsi al lavandino mentre Roy la baciava ancora profondamente. Ma non protestò affatto, anzi rimase stretta a lui sorridente.
-Dobbiamo proprio uscire?- domandò allora il Colonnello a pochi centimetri dalle sue labbra prima di sfiorarle nuovamente.
-Sì, me l'avevi promesso Roy.- Gli ricordò lei.
Non riuscì nemmeno in questo caso a trattenere la smorfia delusa e lei scoppiò a ridere di rimando. Poi alzò una mano a carezzargli una guancia.
-Possiamo sempre tornare prima però, nessuno ce lo vieta. Va bene?- domandò, ma senza attendere una risposta lo baciò teneramente. I due corpi si staccarono, non serviva rispondere, lei sapeva che ovviamente andava bene anche così.
Attese un attimo mentre la ragazza finiva di preparasi, si diede un'ultima occhiata anche lui allo specchio, poi presi i soprabiti uscirono nella tiepida mattinata di East City.

I loro fine settimana erano quasi sempre così. Si svegliavano nello stesso letto, facevano colazione insieme e uscivano insieme come avevano fatto anche prima della visita a sorpresa di Maes che aveva involontariamente cambiato la loro vita. I week-end erano fantastici per Roy, il momento più atteso e bramato della settimana, ancor più di prima. Per questo nel resto dei giorni cercava di sforzarsi il meno possibile, eppure lei questo non lo capiva. In ufficio non era cambiato assolutamente nulla. Non riusciva quasi a capire come. Quando Grumman, durante una delle loro partite, si era lasciato andare alla sua curiosità e gli aveva chiesto com'era diventata ora la sua vita lavorativa era rimasto per qualche secondo imbambolato a fissarlo. Si era reso conto che non c'erano differenze, quanto meno non significative. Certo, i primi tempi gli era capitato di prenderla di sorpresa alle spalle e di riuscire a rubare un bacio, ma era anche riuscito a beccarsi qualche schiaffo e aveva presto capito che le regole a riguardo erano veramente molto ferree, ed in fondo aveva anche dovuto ammettere che la donna aveva perfettamente ragione. C'erano troppe persone nell'esercito tra East e Central che non vedevano l'ora di eliminarlo da ogni tipo di competizione, evitare di dare appigli era il minimo che potesse fare. In più non si poteva nemmeno dire che lei fosse diventata più comprensiva o duttile, era sempre intransigente e rigida come prima. Lo faceva sgobbare senza scrupolo, non dava retta nemmeno alle proteste e scuse più fantasiose. Ma, nonostante tutto, lui riusciva a vedere nel profondo dei suoi occhi castani qualcosa di diverso quando lo guardava nei rari momenti di pausa, una sorta di attrazione che attendeva calma d'essere liberata nel momento più opportuno, ma che non smetteva mai d'esistere e di bramarlo. Era quasi eccitante sapere che questo era quello che mal nascondeva il suo sguardo.
Il resto dei suoi uomini era invece incapace di notare questa cosa e ad un certo punto avevano pure messo in dubbio i sentimenti della donna, ovviamente mentre lei non era presente. Non l'avevano fatto con cattiveria per questo lui non li aveva inceneriti tutti e quattro istantaneamente. Aveva cercato di spiegar loro come stavano le cose, ma era come dare lezioni di cucito ad un cavallo. Alla fine si era arreso ad un semplice riassunto:
-Riza è fatta così, lo sapete anche voi, non mostra i suoi sentimenti al mondo ma solo a chi sono destinati. Io so che mi ama perché me lo fa capire in ogni momento, anche sul lavoro quando mi punta la pistola alla tempia, e tanto basta.-
Per assurdo quelle poche parole furono più chiare di tutti gli esempi e le spiegazioni che aveva messo in campo prima per spiegare le sue ragioni. Tutti annuirono convinti e non misero più in dubbio l'amore della donna, al massimo Havoc e Breda s'arrischiarono a mettere in dubbio il valore del oggetto di tale sentimento, ma dopo una serie di incendi spontanei dei loro abiti o del loro cibo smisero anche di fare quello, almeno in presenza del loro superiore.
Si era sforzato tanto di farsi capire da quei quattro mentecatti perché, per desiderio inespresso della sua donna, ora gli toccava passare sempre più tempo con loro. Almeno una volta ogni quattro o cinque settimane uscivano a cena tutti quanti insieme. Non che la loro compagnia fosse così male in realtà, anzi era la migliore da che aveva lasciato Central e Maes, ma non si sarebbe mai e poi mai abbassato a dirlo. Riza però sosteneva che fosse chiaro come il sole che gli appuntamenti con i suoi sottoposti non lo infastidivano affatto a differenza di quel che si sforzava di mostrare, ma lei riusciva a capire cose di lui che a volte nemmeno Maes era riuscito a scorgere.
Se a lui in realtà piaceva stare con i suoi commilitoni, lei lo adorava. All'inizio si era quasi rattristato nel notarlo. Pur essendo tanto bella e con un carattere tanto educato e rispettoso non le riusciva proprio di coltivare delle amicizie. Era una donna terribilmente sola se non si consideravano loro. Era soprattutto per quello che aveva iniziato quella specie di rito della cena dell'ufficio.
Solo qualche mese dopo aveva avuto il coraggio di parlarne con lei. Erano a casa sua, dopo aver lasciato i ragazzi erano rientrati nel suo appartamento e se ne stavano accoccolati sul letto a parlare
-Mi fa piacere che tu ti sia divertita.- le aveva detto senza pensare troppo ai termini da usare. E lei aveva subito capito che c'era di più di quanto lui volesse lasciare intendere. Alle sue richieste di spiegazioni si era ritratto, ma alla fine vergognandosi moltissimo le aveva spiegato perché aveva deciso di organizzare quelle cene assieme ai ragazzi. Lei ebbe una reazione completamente imprevista: scoppiò a ridere tra le sue braccia. Lui rimase attonito a fissarla senza capire, o meglio sembrava che le sue preoccupazioni fossero senza significato, eppure non gli pareva proprio. Poi, sempre d'improvviso si ricompose e iniziò a baciarlo, sempre più appassionatamente, senza dire una parola, e pian piano lui dimenticò completamente la questione iniziando a pensare a tutt'altro. Solo la mattina dopo quando stranamente fu svegliato dai suoi dolci baci sul volto e sulla spalla, tanto strani da fargli pensare per minuti e minuti di stare ancora dormendo, lei gli spiegò che per quanto vera la mancanza d'amici non era per lei un problema così profondo, soprattutto non ora che c'era lui nella sua vita. Per un attimo si era sentito diviso tra la felicità per una dichiarazione tanto appassionata e la paura per un ruolo tanto impegnativo. Ma tutto passò poco dopo quando lei cominciò a mordicchiargli il lobo dell'orecchio. Quella donna sapeva perfettamente come fargli perdere la concentrazione e fargli passare ogni preoccupazione quando si trovavano a letto.

I mesi erano passati, anche se ogni volta che notava la cosa controllava il calendario quasi incredulo. Ma una cosa ancora non era riuscito ad ottenere.
-Tenente, sa cosa mi ha proposto il Generale oggi?- domandò giochicchiando con la penna mentre lei sistemava le ultime carte della giornata. Era un venerdì pomeriggio, ormai mancavano pochi minuti alla fine della settimana e gli era concesso rilassarsi.
-Ovviamente no, Colonnello.- rispose Hawkeye senza nemmeno alzare gli occhi verso di lui. Peccato avrebbe voluto scoprire se nel profondo anche lei ogni tanto provava un po' di curiosità.
Riza invece continuava il suo lavoro del tutto indifferente agli sguardi di Roy, ormai si era abituata; aprì l'archivio della stanza e vi sistemò ordinatamente le pratiche. Lui rimase in silenzio per un po', sperando in qualche segno di interesse, ma come solito nulla.
-Dicevo...- iniziò.
-Dicevi.- ribatté usando il “tu”, un segnale inequivocabile.
-Mi ha chiesto se vogliamo partecipare anche quest'anno alla festa di gala di villa Renold.-
A quel punto lei fu più che interessata, sgranò gli occhi quasi spaventata.
-Non se ne parla.-
-Ma dai! È solo una festa...-
-Una noiosissima festa per ricchi.- lo interruppe ferma.
Mustang non si perse d'animo e provò con un altro approccio: -L'anno scorso c'eri però e pure con un vestito splendido.-
-L'anno scorso era diverso, e se non ci fosse stata mia madre nemmeno allora sarei venuta.-
Testarda. Forse troppo. Avrebbe potuto incastrarla, bastava proporre un voto tra tutti i ragazzi e sicuramente avrebbe raggiunto la democraticissima e incontestabilissima maggioranza. Ma non era quello il metodo che voleva usare con lei. A dire il vero nemmeno lui aveva così bisogno di partecipare a quel galà, l'unica cosa che gli interessava era vederla di nuovo con quel vestito rosso.
Era quella l'unica cosa che ancora non aveva ottenuto: rivederla ammantata di rosso fuoco!
Mise il broncio e iniziò a tamburellare con la stilografica sullo scrittoio mentre fissava quegli occhi castani fermi e sicuri che ora lo guardavano a loro volta. Non si stava nemmeno muovendo, lo stava sfidando a trovare qualcosa di credibile per convincerla. Ma non c'era nulla che potesse farlo, soprattutto ora che si era arroccata sul suo no.
Alla fine cedette sbuffando.
-E va bene, niente festa.- disse ancora con il volto contratto in una smorfia di profonda delusione.
Lei sorrise, s'alzò dal divanetto su cui s'era seduta e arrivata accanto a lui iniziò a sistemare la scrivania. Solo dopo un attimo, notando che lui non apriva bocca, né intendeva cambiare espressione gli chiese il perché di tanto interesse in quella festa.
-Perché è l'unica occasione per rivederti con il vestito rosso!- rispose candido come un bambino. Lei lo guardò sorpresa per un attimo. Possibile che non capisse che anche l'occhio voleva la sua parte? Non che potesse lamentarsi, anche in divisa a ben guardarla era uno schianto, però quell'abito l'aveva folgorato.
Poi l'espressione di Riza cambiò sorrise divertita, prima di carezzargli i capelli e chinarsi per sussurrare nel suo orecchio: -Quanto sei sciocco.-
-Non sono...- iniziò a protestare, ma lei si mise un dito alle labbra per intimargli il silenzio.
Con calma andò a prendere il Central Times, mentre lui la seguiva con lo sguardo incerto. Sfogliò lentamente le pagine, nel frattempo scoccò l'ora di chiusura degli uffici e il rumore degli uomini che uscivano velocemente dalla base creò una atmosfera ancora più surreale in quella stanza invece totalmente silenziosa. Lei non parve farci caso, con grazia piegò il giornale sulla pagina desiderata e lo passò al suo superiore.
-Tenga, e ora può andare Colonnello, qui finisco io.-
Lui s'alzò meccanicamente mentre prendeva il quotidiano. L'articolo che gli aveva messo in prima piano parlava di un concerto straordinario previsto per la settimana seguente.
-Vuoi andarci?- domandò sedendosi sul bordo del tavolo. Lei tornò ad alzare gli occhi, ora erano uno accanto all'altra.
-Mi piacerebbe sì. E potrei anche indossare quell'abito rosso, che ne dice?- concluse con un mezzo sorriso.
-Dico che la base è deserta.-
Alzò leggermente una mano a sfiorarle una guancia mentre le loro labbra già si stavano cercando.
Fuori una brezza leggera portava gli odori di una nuova stagione, era di nuovo la fine della primavera e l'inizio di una nuova estate.


FINE




CONSIDERAZIONI FINALI DELL'AUTRICE.
Sono passati oltre 2 anni da quando ho iniziato questa fic, un po' per gioco e un po' come scommessa con me stessa. Beh alla fine la scommessa l'ho vinta, perchè sinceramente non pensavo di poter arrivare a scrivere la stessa storia, con la stessa voglia dopo così tanto tempo. Sapevo che non ci avrei messo poco, conosco i miei limiti ed è inutile illudersi che "questa volta sarò veloce", ma avevo paura di perdere la voglia e l'interesse prima della fine. Così non è stato. Certo il modo d'approcciarsi è stato diverso e soprattutto questi ultimi due capitoli d'epilogo sono stati duri da scrivere, ma non tanto perchè mancasse "l'amore" per questa fic, quanto per la mia incapacità di chiudere le mie fic. Incapacità evidente mi sà, scusatemi. Reaching for R è stata la più lunga e complessa fiction che io abbia mai scritto. Ci ho messo tanto impegno, e spero che chi abbia avuto il coraggio di leggere questa sfilza di parole (91183) abbia apprezzato quanto meno l'impegno. Mi sono lamentata spesso della mancanza di lettori, ma soprattutto di commenti. Non l'ho mai chiesto prima, perchè mi pareva di elemosinare, ma sarei a voi veramente grata se poteste darmi una opinione, ora che la storia è conclusa su questa fic. Anche pareri negativi, anche banali, ma il più argomentati possibili. So di avere molta strada da fare e voglio sapere cosa devo migliorare (e magari pure come). Rinnovo i miei ringraziamenti e vi invito a visitare, oltre al mio blog, anche il RoyAi Forum. Ci rivediamo al RoyAi Day! (Oppure al contest RoyAi!)

P.S. mi trovate anche su twitter


   
 
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