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Autore: manubibi    08/05/2011    6 recensioni
Rimango a fissare il display del cellulare che mi mostra una nostra foto per una manciata di secondi ancora, cercando di chiarirmi un po’ le idee sul tipo di conversazione che ho appena finito di avere. Mi ha detto di divertirmi, ho sentito bene. E di fare con calma. Come se la durata della cena dipendesse in qualche modo da me. Non so perché, sembra che mi stia sfuggendo qualcosa. Sposto lo sguardo sul suo viso appiccicato ad un angolo dello specchio nel mio camerino e cerco di raffigurarmelo adesso, seduto da qualche parte nel nostro appartamento in affitto, intento chissà a far che.
One-shot come sempre ispirata al roleplay con Shadowolf. Le parti in blu sono il pov di Robert (Vane), quelle in nero sono di Jude (me). Buona lettura!
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Abbasso la cornetta, guardando dritto davanti a me ed abbandonando quel tono indifferente che ho usato con lui al telefono. Gli ho detto che non importava, che tanto avrei trovato qualcosa da fare, magari un film. Che facesse con calma e si divertisse.

Sbuffo per la delusione. Avevo già preparato la cena, ma comunque questo è il meno. Mi guardo attorno, cercando di programmare qualcosa per la serata, ma tutto quello che vedo è me seduto sul divano, con un pacchetto di patatine, a guardare Little Britain da solo. Che poi Little Britain sia abbastanza per tirarmi su non conta, a me piace guardarlo con lui. Oppure potrei navigare un po’ in Internet, ma... Sicuramente finirei fra le sue fanpage, a leggere commenti stupidi di gente che di lui non sa un cazzo. Oppure potrei leggere un libro. 

Sì, penso che andrò avanti con Il Signore degli Anelli, è da anni che cerco di finirlo, ma fra una cosa e l'altra... E poi è proprio lungo. Ed è un po’ poco per una serata intera, ma primariamente conto che torni ad un orario decente - se tornerà, poi - secondariamente, per ora è tutto quello che mi viene in mente. Potrei uscire, ma sinceramente mi è passata la voglia. E poi sono appena tornato dal set in Europa; oggi ero ispirato a rimanere a casa - per lui - quindi penso che resterò qui. Anche perché se torna e non mi trova poi mi prende a mazzate, metaforicamente parlando. Non che io abbia tutti i torti e... Fanculo, ho detto che dopo leggo il libro. E poi si vedrà.

Ma prima la cena. Allora! Ho pronto il mio pasto: sono vegetariano. Pensandoci, quasi è meglio essere solo, mi risparmierò le sue occhiate divertite... Ma al pensiero mi si stringe comunque lo stomaco. Davvero, poteva chiamarmi prima. Non è l'orario il problema, neanche il fatto che avevo già tutto pronto, è che... Non mi piace, punto.

Non mi piace che il suo regista non mi voglia alle cene di produzione, anche se lo capisco fin troppo bene, anzi probabilmente con Guy non avrei fatto una piega. Neanche Whedon è un problema, in sé. E' che in questo film ci sono un sacco di uomini, e...

Sento il respiro accelerare ed il cuore battere più forte, mentre sospiro nervosamente e stringo i denti. No, non mi piace. Per niente.

Non sto dicendo che anche solo in via teorica lui debba scoparsi tutti i suoi colleghi solo perché è successo una volta e allora ci sono i precedenti. Forse una parte di me lo sta pensando, ma so che è completamente sbagliata come supposizione. So che mi ama, so che vuole stare solo con me, so che preferirebbe mille volte cenare con me piuttosto di rimanere ad una riunione della quale difficilmente ascolterà qualcosa, so anche quanto ci tiene ad essere leale - anzi, in questo frangente dovrei stare zitto io - ma...

Sospiro, cacciando questo pensiero dalla testa, perché se mi ci lambicco poi non finisco più di torturarmi. Tolgo il suo piatto e le sue posate, riponendoli al loro posto e piazzando pollo, patate e un paio di fette di bacon nel piatto; fisso il cibo ma non mi fa venire l'acquolina in bocca come sempre.

Dio, ci sono proprio rimasto male e sono uno stupido. E' chiaro che non posso volere che stia sempre con me, anzi, per un periodo ho anche preteso di avere i miei spazi, prima di rendermi conto che era solo un capriccio e che poi non funzionava. E' ovvio che stasera andrà semplicemente a cena con il cast. Nient'altro. 

Ma io ho la mente di un traditore. Sì, forse sono stato perdonato, forse fa tutto parte del passato e forse avevo delle attenuanti, ma ho tradito più di una volta e una parte della mia mente ragiona maliziosamente. Vorrei metterla a tacere, vorrei riempire la testa del pensiero che lui è buono, lui è fedele, non è una testa di cazzo come me, e che devo fidarmi ciecamente altrimenti dove va una relazione senza fiducia.

E mi rendo conto che è tutta colpa mia, che mi sto facendo delle paranoie esagerate, che lui non mi ha mai dato motivo di sospettare, che le uniche volte che ha parlato di queste cose era esclusivamente per punzecchiarmi. Cazzo, so che andrà tutto normalmente, tornerà a casa e nel frattempo non avrà fatto nulla di diverso dal mangiare e parlare.

Ma ho anche un sotto-pensiero che fa da sfondo a tutti gli altri.

E se...?

Perché è vero che lui sa ragionare, sa trattenere gli impulsi; è anche vero che i suoi colleghi sono probabilmente tutti perfettamente etero. 

Ma anch'io lo ero. 

E poi sono stronzate, è solo una fottuta cena. Jude, non farne un affare di Stato. Mangerà, parlerà, farà il pagliaccio con gli altri, al limite si fermerà a gigioneggiare e chiacchierare, poi tornerà dritto da te.

Stessa cosa che feci io una volta che mi ero fermato un po’ di più ad una "cena di produzione" del primo Sherlock Holmes, ricordi? Ne è venuta fuori una bellissima bambina che ora ha due anni e fra un po’ ti chiamerà anche per nome.

Lascio la forchetta nel piatto per il nervosismo, con un tintinnio che risuona per la stanza. Chiudo gli occhi, sentendo un'altra fitta al cuore. Perché nessun segno di vita? Un messaggio. Basterebbe qualche parola.

Buttiamola sul leggero. Dice sempre che sono bellissimo. Insomma, non varrebbe la pena se...

Anche gli altri supereroi sono belli. Molto. Pensa a Chris Evans. E' proprio carino, ed è giovane. Anche più giovane di te, credo. E non è l'unico. E sai benissimo come in queste situazioni da cosa nasce cosa, no?

Ma lui non è come me. Lui...

Sospiro di nuovo, riprendendo a mangiare. Sono tutte stronzate, Robert mi ama. E poi abbiamo fatto tanta fatica ad arrivare a questo punto, che senso avrebbe? E poi lui ha bisogno di me almeno quanto io ho bisogno di lui, insomma...

Ricorda che è un attore sopraffino.

Questo non significa niente. Sto facendo dei pensieri assurdi, basta.

Basta! Mi fido. Adesso finisco di mangiare, prendo quel cazzo di libro e mi metto a leggere. E fanculo al subconscio, finora mi ha sempre messo sulla strada sbagliata. Guardo l'orologio, poi la ratatouille. Ormai si è freddata. Allungo una mano, dove di solito c'è la sua e chiudo gli occhi, avvertendo una presa fredda attorno al cuore. No, non posso farmi prendere da... Dalla gelosia. Non posso, perché mi conosco. Finirò per combinare dei casini. No, Jude. Stai tranquillo.

Tranquillo, cucciolo.

Fanculo la cena. Non ho più fame, mi è passata del tutto.

Via, sul divano. Sono a metà de Il Ritorno Del Re. E spero basti a distrarmi.

 

Dieci minuti e ormai non seguo più la storia. Fisso le righe e ci vedo immagini che la mia mente produce nonostante tutto. No, no. Basta. Basta.

Premuto contro il muro, dal corpo tonico di un'altra figura, geme.

No, sono stronzate. Ne sto decisamente facendo una questione di Stato. Non è minimamente da lui, nemmeno da ubriaco.

Tu lo sapevi com'era da ubriaco, o da fatto? Lo conoscevi, allora? Sapevi com'era? Ti sei mai ubriacato con lui? Che ne sai?

Fanculo anche al libro, lo butto per terra. Questa cosa mi sta mandando fuori di testa, e sto creando tutto io! Cosa sono, una ragazzina? Non è normale farsi tante paranoie, peraltro questo farebbe sospettare che lo voglio solo possedere come una proprietà. No, questo dimostra quanto sono infantile quando mi ci metto. Conosco Robert abbastanza da potermi fidare ciecamente. So che mi ama, che io sono il suo Watson, nessuno può portarmelo via. 

Accendo la televisione, fissando a vuoto lo schermo. Pubblicità.

Va tutto bene. Tornerà a casa e mi coccolerà chiedendomi scusa fin troppe volte, il che è da lui. E se gli va faremo anche l'amore e mi dimenticherò di queste stupidaggini.

Mi rannicchio sul divano, poggiando la testa e fissando la porta, in attesa.

Ho paura.

 

I was dreaming of the past, and my heart was beating fast

I began to lose control, I began to lose control...

 

Rimango a fissare il display del cellulare che mi mostra una nostra foto per una manciata di secondi ancora, cercando di chiarirmi un po’ le idee sul tipo di conversazione che ho appena finito di avere. Mi ha detto di divertirmi, ho sentito bene. E di fare con calma. Come se la durata della cena dipendesse in qualche modo da me. Non so perché, sembra che mi stia sfuggendo qualcosa. Sposto lo sguardo sul suo viso appiccicato ad un angolo dello specchio nel mio camerino e cerco di raffigurarmelo adesso, seduto da qualche parte nel nostro appartamento in affitto, intento chissà a far che. Un po’ mi sento in colpa, un inglese tutto perfettino come lui da solo in mezzo al deserto di questo stato abbandonato da dio come il New Mexico. In una città chiamata Albuquerque. E senza di me per giunta, questo è il vero guaio. Ridacchio piano e scuoto la testa, facendomi scivolare distrattamente il cellulare nella tasca dei jeans e guardandomi allo specchio, sistemandomi con tocchi leggeri i capelli già perfetti. Risparmio un sacco di tempo ora rispetto a qualche mese fa, mi basta spruzzare un po’ di lacca e il gioco è fatto. Non devo star lì a perder ore dopo che lui me li ha scompigliati tutti, riempiendomeli di centomila nodi. 

Sorrido a me stesso e proprio in quel momento qualcuno bussa alla porta; mi rigiro sulla sedia giusto in tempo per vedere la capigliatura riccia di Mark far capolino nel camerino. Gli faccio un cenno e gli rivolgo un mezzo ghigno.

- Where your glasses, Bruce? Lost them?

Sghignazza e ammicca al mio riflesso nello specchio, avvicinandosi e scrollandomi leggermente le spalle.

- Will you ever be out of character, Mr. Stark?

- Nah. Too much fun.

Gli do una leggera spinta sul petto col capo per togliermelo da dosso e mi alzo, infilandomi la giacca di pelle (forse uno dei pochi privilegi del girare a questa latitudine) e stiracchiandomi un po’. 

- Come on, playboy, Joss is waiting. 

- Oh, those days are over, scientist. 

Mi guardo un’ultima volta allo specchio e lo seguo fuori, chiudendomi la porta alle spalle e poggiandogli distrattamente una mano sulla spalla. Lui alza entrambe le sopracciglia, un sorriso indecifrabile sul volto.

- Unfortunately?

Ci penso un attimo su – forse una frazione di secondo di troppo – e poi scuoto leggermente la testa, scrollando le spalle e sorridendo piano, la sua faccia che ricompare come per magia davanti ai miei occhi e fa fare un piccolo balzo all’indietro al mio cuore.

- No... I believe I’m happy now. Truly happy, y’know? He’s so precious, and I… I think I’m very lucky to have him by my side. 

Distolgo lo sguardo man mano che parlo, fissandolo nel pavimento, quasi come se mi vergognassi di ciò che sto dicendo. In realtà è solo che odio mostrarmi vulnerabile agli occhi degli altri, e so che quando lui capita nei miei discorsi cambio espressione, perché sento una vampa di calore muoversi dentro di me, che non mi fa ragionare correttamente, e lascia emergere in superficie il vero me. E questo non è accettabile, non deve succedere, non davanti ad occhi esterni e soprattutto non a lavoro. La gente s’è abituata ad una certa immagine di me, ed io la devo mantenere. Non solo per puro narcisismo, ma perché altrimenti chiunque si sentirebbe autorizzato ad attaccarci, a darci addosso. Il che è esattamente quello che devo evitare, almeno in questi primi tempi, fin quando tutto il mondo non si abituerà all’idea. Già è difficile così, figuriamoci se ci si mettono di mezzo gli altri.

Mi scrollo di dosso il suo viso, realizzando di essere rimasto in silenzio per tutto il resto del tragitto dal camerino alle macchine, e quando infine ritorno a guardare davanti a me vedo un cerchio di persone che quasi all’unisono voltano la testa nella nostra direzione. In un secondo metto su la mia migliore smorfia tronfia e faccio un cenno a tutti.

- Waiting for me?

- It ain’t like you being Tony Stark, you have to act like him…

- Oh Stevie… I know you were missing me! I’m here now, honey!

- Wanna ride with me, “Tony”?

- Yeah, sure! We’ll have fun!

Mi avvicino a Chris e gli prendo la testa sotto il braccio, scompigliandogli i capelli corti e soffermandomi ad annusare l’odore del suo shampoo, quasi fossi un cane. Il punto è che sono troppo abituato a farlo per resistere alla tentazione. Lo sento tentare di divincolarsi dalla mia presa e lo rilascio, ridacchiando. Al che Joss mi lancia un’occhiata minacciosa e mi molla uno scappellotto. Meritato, direi.

- You remember that thing about not having partners in our meetings? That’s why. Now just don’t start you two, will you? C’mon, I don’t wanna spend all the evening here.

Annuisco con pochissima convinzione e continuando a ridere mi avvicino alla macchina di Chris, appoggiandomi alla portiera e guardandolo.

- Drive, honey. We have a dinner to attend.

 

La serata scorre via abbastanza velocemente, tra un bicchiere di birra e l’altro, e per la prima volta da un po’ di tempo ho la sensazione che tutto stia girando finalmente per il verso giusto. Sono tornato a divertirmi sul serio anche durante i meeting e le cene di lavoro, quando invece nell’ultimo anno mi pesava tutto quanto, perché lo sentivo sempre come tempo che mi – ci – veniva sottratto. Mi scocciavo ad uscire di casa, e ancora di più all’idea di incontrare gente. Ero diventato quasi intrattabile, e attaccavo le persone senza motivo, a ben vedere. Adesso invece è tutta un’altra cosa, e questa sensazione mi ricorda molto da vicino il periodo immediatamente successivo a quando uscii di prigione, quasi dieci anni fa. Lo sapevo, tutto quello che mi serviva era solo un po’ di tempo. Per abituarmi, per sapere di poter contare su qualche certezza, per avere la sicurezza di trovare qualcuno ad aspettarmi a casa.

Finita la cena Joss ci saluta e ci raccomanda di essere puntuali sul set, il giorno dopo, soffermandosi per un secondo in più su di me, che mi limito a scrollare le spalle e fargli un cenno di intesa, prima di rivolgermi agli altri.

- Gotta go too, it’s... pretty late.

Jeremy si avvicina e mi dà una leggera gomitata nelle costole, ammiccando come se stessimo nascondendo chissà quale segreto. Decido di stare al gioco e lo guardo alla stessa maniera.

- What, wanna shoot one of your arrows to keep me here?

- It’s not late, it’s 11! What are you, a teenager or something?

- Nope, I’m a taken man, it’s different.

- I have a girlfriend too, but she doesn’t clock me!

- Neither mine, but… - sospiro e cerco di mascherare per bene il fatto che parzialmente sono d’accordo con lui – You realize we’re shooting in such a shitty place, right? I don’t wanna make him worry, that’s all.

Mi guarda come se avessi sparato una balla colossale. E in effetti è così, il mio discorso non ha senso. Proprio per niente.

- What does it possibly mean?

Mi trattengo il più possibile per evitare di abbassare lo sguardo, ma alla fine cedo e guardo in terra per qualche secondo prima di rispondere.

- Nothing, just... I gotta go back to him.

- I’ve heard Englishmen are all so clean, and polite, and… well, English. I’m sure he’ll find a way to pass the time…

Ridacchia e mi dà un’altra gomitata, convinto di condividere con me un linguaggio criptato. Sbagliato. Sospiro piano e prendo il cellulare in mano, per chiamare un taxi che mi riporti all’appartamento. Quando il display si illumina rimango un po’ deluso nel non vedere traccia alcuna nemmeno di un messaggio. Ero convinto ne avrei trovato uno, anche se breve. Già, a volte ancora mi dimentico che è... Inglese, appunto. Non è tipo da smancerie lui. Non sia mai, potrebbe morire se facesse una cosa del genere anche solo una volta.

Un’altra mano si poggia sulle mie spalle, distraendomi per un attimo e facendomi alzare la testa verso il suo proprietario, che mi fa un cenno divertito.

- C’mon Tony! There’s a place five minutes from here, a pub. Just a couple of shots, you’ll be back there before midnight, I promise.

Rimango a pensarci su per un po’ di secondi ancora, prima di annuire. Fanculo, non c’è niente di male a prolungare la serata di un’oretta in più. In fondo non mi ha chiamato, non mi ha neppure mandato anche solo un messaggino cretino, giusto per farsi sentire. Vuol dire che va tutto bene, avrà davvero trovato qualche altra cosa da fare nel frattempo.

Mi apro piano nel mio mezzo ghigno e annuisco.

- On you, Steve?

 

Un’ora e qualche drink analcolico più tardi saluto Chris con la mano mentre mi avvio verso il portone di casa, stiracchiandomi e trascinandomi svogliatamente verso l’ascensore. Se c’è qualcosa che ho imparato dalla serata, è non sottovalutare mai quando può essere affascinante un Australiano, anche quando racconta barzellette che in teoria non dovrebbero far ridere nessuno. Invece al bancone erano tutti piegati in due, e devo dedurre non solo a causa dell’alcool, visto che ha fatto lo stesso effetto su di me. Mentre percorro il corridoio deserto e non illuminato che porta all’appartamento ripenso alla più divertente di tutte, dei tempi in cui ancora faceva surf e tentava di conquistare le ragazze mettendosi nelle posizioni più disparate sulla tavola, e ridacchio piano tra me e me. Poi infilo la chiave nella serratura, faticando un po’ a centrare il buco perché la luce che arriva dai lampioni giù in strada non è sufficiente a farmi vedere bene.

 

Sento la chiave girare nella serratura ed il cuore inizia subito a galoppare mentre mi rimetto seduto in fretta, non voglio che si accorga che stavo lì in posizione fetale, come l'essere patetico che mi stavo dimostrando; come vedo la porta aprirsi il mio sguardo si fa freddo. Da una parte mi riempio di sollievo. E' tornato a casa non troppo tardi, e almeno è tornato. Avrebbe potuto chiamarmi dicendo che si fermava fuori per qualche motivo. In tal caso sarei davvero impazzito. E invece è lì, un po’ stanco.

Ma siccome sono uno stronzo, lo devo punzecchiare per l'ansia e l'angoscia che ho pazientemente coltivato nelle ultime due ore.

- You had fun, huh?- sibilo, da subito in tono acido. Cazzo, sembro Sienna. Fanculo, sono nel torto, non devo fare così!

 

Entro in casa, ancora un po’ sogghignando per la storiella, e richiudo con un piede la porta, liberandomi della giacca e delle scarpe. Faccio per salutarlo ma lui mi precede, scaraventandomi addosso una frase che non so da che parte mi stia piovendo addosso. Sapevo che quel tono calmo di prima non mi quadrava.

Sospiro e chiudo gli occhi per una manciata di secondi, prima di girarmi e di rispondergli, con la voce più dolce e rilassata di cui sia capace.

- ... Hi baby.

 

Sospiro, sentendomi ridicolo, guardando altrove e mordendomi brevemente il labbro. Mi accorgo che non voglio riversargli addosso l'angoscia che ho accumulato, non voglio nemmeno che se ne accorga, perciò metto a tacere tutte le vocette interiori e rispondo con calma.

- How did it go?

 

Rimango a fissarlo per un paio di secondi, cercando di capire a che gioco stia giocando, poi mi avvicino con calma, nascondendo il ghigno che fino a qualche attimo prima avevo ancora stampato in faccia. Mi sembra di star giocando una partita di scacchi in questo momento.

Mi siedo sul divano e poggio una mano sul cuscino, sentendolo caldo.

- Good... Had a lot of fun.

 

Mi mordo la lingua, annuendo e sospirando con calma, tentato di rispondergli che ci credo che si è divertito. In fondo, non è successo niente, va tutto bene. Ma allora perché sto così male? Non ha fatto niente, non è successo niente, mi sto solo facendo delle paranoie inutili. Inutili e controproducenti.

- Happy for you...

Vorrei girarmi e baciarlo, un atto semplicissimo, quasi automatico; ma ho paura che veda qualcosa nel mio viso che lo faccia preoccupare. E lui non deve preoccuparsi per le mie stupide paranoie.

 

Conto fino a cinque, cercando di mantenere un tono il più possibile calmo, poi mi giro verso di lui e comincio a guardarlo fisso, nella speranza di smuoverlo almeno così. Ma quando parlo, la mia voce tradisce segni di impazienza. Tutto mi aspettavo, fuorché di trovarlo così sulla difensiva, manco avessi fatto chissà cosa.

- What does that even mean? It’s not my fault if Joss doesn’t want partners to attend working dinners, y’know.

 

Scuoto la testa, più a me stesso che a lui, rendendomi sempre più conto che sto dando segnali contraddittori perché mi vergogno. Di quello che ho pensato e di quello che ho provato. E perché adesso non so cosa dire: da una parte vorrei fargli capire che ho avuto una crisi di gelosia in piena regola, dall'altra voglio nascondere il tutto, è davvero troppo imbarazzante. E non voglio che si arrabbi, non voglio cominciare un litigio per una cosa così futile.

-Nothing, I know, I really am...

Mi verrebbe da prendermi a sberle. Devo guardarlo negli occhi o non mi crederà. Deglutisco, riuscendo parzialmente a calmarmi ed alzando lo sguardo nei suoi occhi. Spero che sia uno sguardo sereno quello che gli rivolgo mentre sorrido appena.

 

Finalmente alza gli occhi su di me, tentando un sorriso, ed è in questo momento che capisco di aver avuto ragione, fin dall’inizio. Fin da quando il suo tono al telefono mi aveva lasciato interdetto. Sospiro lievemente, osservandolo per una manciata di secondi, cercando di intuire quale sia il suo problema, visto che adesso sono sicuro ne abbia uno. E bello grande anche, a giudicare da come trema il suo sguardo. 

Gli faccio un cenno col mento, quasi a sfidarlo, e non mi muovo dalla mia posizione, anche se sto morendo dalla voglia di abbracciarlo, di baciarlo. Ma so che se gli concederò questo poi non sputerà più fuori il rospo. E non è un' opzione che posso prendere in considerazione.

- Don’t you kiss me welcome back?

 

Lo guardo negli occhi cercando di capire se è una domanda trabocchetto, perché quello che vorrei adesso è prendergli il viso e baciarlo e costringerlo a dimenticare questa cosa, ma so anche che lui non me lo permetterebbe. Perché ormai ho fatto la scemenza, adesso la devo spiegare.

- I would... But you see, I've been... Worried, this evening, since you called me.

E guardo di nuovo altrove.

 

Già, come se non l’avessi capito da conto mio. Continuo a guardarlo nonostante i suoi occhi non siano più fissi nei miei, sentendo un vago senso di delusione diffondersi in me. Vorrei ignorarlo, ma il fatto è che non ci riesco, perché un po’, solo un po’, mi fa male.

- ... Worried. May I ask you what for?

La voce mi esce un po’ più dura di quanto avrei voluto, ma adesso combatto su due fronti, interno ed esterno. E non sono abituato, per niente.

 

Siamo al punto in cui mi verrebbe da piangere. Come cazzo giustifico un attacco di gelosia? E soprattutto, come lo faccio senza ferirlo?

La cosa peggiore è che non posso negarlo, non posso dirgli che va tutto bene, perché lui sa. Quindi non mi resta che chiudere gli occhi ed ammetterlo, sperando che capisca, che mi dica che sono un bambino, che sono un idiota, qualsiasi cosa. Ma che non la prenda troppo seriamente. Dopotutto lui è il primo a punzecchiarmi e a scherzare su quei ragazzi... Ed è stato lui ad uscirsene una settimana fa con il fatto che ha baciato Val Kilmer, e mi ci erano voluti dei minuti prima di capire che parlava di un film. Così, a caso, perchè era ubriaco.

- I... I was jealous

Mi mordo il labbro, sentendo di nuovo quelle fitte salirmi fino alla gola, costringendomi a deglutire mentre mi concentro sul televisore.

 

I didn't mean to hurt you

I'm sorry that I made you cry

I didn't want to hurt you

I'm just a jealous guy.

 

Eccolo qui, pronto e servito sul piatto d’argento. È passato tanto dall’ultima volta, avevo dimenticato questa sua simpatica caratteristica. Anche perché, onestamente, quando lavori fianco a fianco non c’è ragione di essere geloso. Puoi sempre tenere l’occhio vigile e monitorare la situazione. È un bluff, in poche parole. Una presa per il culo.

- Jealous. I suppose not of the girls. Am I correct?

Ripenso a quando ho preso il telefonino in mano, dopo cena, e ho trovato il display sgombro di notifiche. Ma lui è geloso. Se ne sarà stato qui tutto il tempo ad immaginarsi chissà che cosa. Scuoto piano la testa e guardo altrove, cercando di calmarmi. 

 

Mi fa male la pancia. Non posso sopportare quel tono, non riesco a rimanere completamente calmo, i pugni si aprono e si chiudono da soli, ed il bello è che vorrei piantarli sul mio viso. Invece ci passo una mano sopra per mascherare il rossore che si sta diffondendo, almeno fino alle orecchie. 

- I'm sorry, Robert, you... You knew I'm like that, I can't help it... 

Sospiro, ma tanto la verità aleggia già.

-It's just I can't stand... All those... Bloody handsome guys around you. And... And I know you wouldn't do anything, cause you're not an asshole like me, I just...

La voce mi si spegne sull'ultima frase, finché non la lascio semplicemente lì, a mezz'aria, raccogliendo significati sbagliati e paure inespresse. Tutte le mie stupide insicurezze.

 

I was feeling insecure, you might not love me anymore

I was shivering inside, I was shivering inside...

 

Chiudo gli occhi man mano che parla, meglio che non lo guardi in faccia, potrebbe venirmi lo schizzo di alzargli le mani e non voglio diventare violento, ho giurato a me stesso che l’avrei fatta finita con questa storia. Me ne sto lì ad ascoltare, e quando è chiaro che non aggiungerà più niente, la mia voce viene fuori quasi da sola, leggermente tremante ma molto più calma ora.

- I’m not like the people you’ve grown up with, Jude. I don’t… go around fucking other people, okay? There’s been a part of my life when… I kinda used to do that. But it’s another story. I may be a jerk, yes I can, but cheating… cheating on you, that’s something I’d never do. You hear me? Never. With another guy even! I… 

Scuoto la testa e rinuncio anch’io a concludere il discorso, perché sinceramente non ho nemmeno la forza di aggiungere altre parole che sembrano ribattersi nel nulla ogni volta che il problema riemerge. Deglutisco e me ne sto lì, stringendomi un po’ contro il cuscino, incapace di fare molto altro.

 

Lo so. Lo so, cazzo. Le so tutte queste cose, il peggio è che me le sono ripetute. E ho continuato a farlo, ma la verità è che la parte cattiva di me è stata la più forte, stavolta. E vedi dove mi ha portato. Certo che ha ragione, certo che deve incazzarsi. La mia è sfiducia e la cosa peggiore è sapere com'è fatto lui - eppure pensare a cattiverie gratuite come questa. E il discorso non ha fatto che contribuire al farmi sentire un pezzo di merda. Non ha bisogno di spiegarmi niente, non dovrebbe neanche essere necessario, spiegare queste cose. Dio, che razza di idiota. Ho anche saltato il pranzo. E ho passato due ore col mal di pancia ed un livello di nervosismo da attacco isterico. Per cosa? Per niente, assolutamente niente. Era tutto a posto, andava tutto bene, e probabilmente - anzi, sicuramente - quello che si aspettava era che lo andassi a salutare col sorriso sulle labbra, invece di saltargli addosso così. Ha ragione, ha perfettamente ragione, chiaramente. Ed io sbaglio sempre, è un fatto oggettivo. Non ho argomenti, perciò mi limito ad annuire. Ma la cosa che mi fa più male, fino a farmi mancare il respiro, è il suo tono deluso. Sono stato una delusione. Gli sto facendo pensare che non lo amo, che... Non lo so, che per me era tutta una questione di possesso.

- I know, I'm so stupid, I... I'm really sorry.

Delusione.

- I should...

Delusione.

Mi copro gli occhi, deglutendo. Non ci pensare, non...

Lo stai deludendo.

Rimango lì, cercando di mantenere il controllo e aspettandomi uno schiaffo o un'insulto o peggio, una quantità di silenzio pari al dolore che gli sto infliggendo. 

 

I was trying to catch your eyes

Thought that you was trying to hide

I was swallowing my pain

I was swallowing my pain...

 

C’è una parte di me – una parte che una volta avrebbe avuto facilmente il sopravvento – che vorrebbe alzarsi e gridare fino a farsi uscire tutte le interiora da dentro allo stomaco, fino a non avere più fiato in corpo, fino a costringersi a piangere. Riesco a sentirla spingere contro la bocca dello stomaco, premere per uscire di nuovo allo scoperto. Forse mi aiuterebbe a stare meglio, anche se solo un filino di più. Sarebbe un tentativo come un altro per mantenere una certa dignità in questa storia. O perlomeno, per far smettere questo dolore muto e lieve all’altezza del cuore. Almeno poi potrei dire di aver provato.

Invece niente, me ne resto lì impalato come un idiota, scuotendo la testa a me stesso ed ascoltando le sue frasi lasciate in sospeso, finché non mi accorgo con una smorfia di disappunto di star digrignando i denti. Un altro segnale criptato da parte della mia altra metà.

- You know, they… insisted to take me out to a pub. I didn’t want to, and kept telling ‘em I had to come back to you. Because… funny, I felt guilty towards you. Yeah, for I was there having fun and I had left you here all by yourself, in a fucking forsaken city with such an improbable name. I kept telling myself that wasn’t right, even though it was a working dinner, because you have left your… life so we could be together. So I took my phone to call a taxi, ‘cause I had got there with Chris. And I was naively sure I’d have found a message from you. Just to say, y’know, “I love you”. But there wasn’t one, how fool of me believing you’d do such a… “cheesy” thing, just for once. – mi fermo un attimo, solo per riprendere fiato e lasciare che quel senso di vuoto che si è pian piano impossessato di me riempia anche le mie parole, prima di continuare, la voce incrinata e troppo bassa. – Now I can see why.

 

Vorrei non ascoltarlo, vorrei non sentire tutta quella tristezza che gli riempie la voce, vorrei potermi dire che ha torto in qualche modo, che non è tutta colpa mia, che sta esagerando e che lo sta facendo per cambiare le carte in tavola, ma più le sue parole mi graffiano lo stomaco, più mi rendo conto di quanto gli istinti siano fuorvianti. Avrei dovuto ragionare. Anzi, l'ho fatto, ma ho lasciato che "quel vago senso di" prendesse il sopravvento. Sono avventato e malizioso. Non sono puro come crede - credeva? - anzi. Sono un idiota e non posso aspettarmi niente da lui, qui quello che ha sbagliato sono solo io. E la prima cosa che mi viene in mente di fare sarebbe scappare. Andare fuori a fare una passeggiata, solo per non vedere i suoi occhi, credendo che in un'ora sarà tutto a posto. Funzionava con Sienna, litigavamo furiosamente e poi io me ne andavo da qualche parte, magari le compravo qualcosa, e quando tornavo a casa almeno un pò si era calmata. Ma con Robert è diverso, lui vuole capire qual è il problema e risolverlo. O almeno parlarne finché non si trova una soluzione. Ed è questo che fanno gli adulti, io... Sono rimasto un ragazzino. Stupido e impulsivo. Vorrei farmi risucchiare dal pavimento, solo per non doverlo guardare in faccia, perché sono un vigliacco.

Sto male. E non so cosa dire. E la sua voce incrinata è solo il colpo di grazia. A me esce un pigolio sommesso, perché ormai la dignità non so più dove l'abbia persa. Forse all'inizio di tutta questa storia, forse un'ora e mezza fa.

- You're right... 

Non so cos'altro dire, perché non voglio piangere se mi metto a spiegare cos'ho provato, quali accuse avevo in testa, cosa ho pensato. E forse non voglio che lo sappia, nel dettaglio.

 

Sospiro esasperato per questo suo silenzio imperturbabile o quasi e alzo di nuovo gli occhi su di lui, lo sguardo fisso e duro, non sapendo neanche di preciso cosa voglio. Certamente non scuse, non servono, e non me ne faccio niente. Figurarsi, non è quello il problema, l’ho già perdonato. Come faccio sempre, perché in fondo so che non è colpa sua. È cresciuto con la gente sbagliata, l’hanno fatto diventare una testa di cazzo, ecco tutto. Meglio, non l’hanno fatto crescere affatto. Al contrario mio che ho sempre avuto la tendenza all’autodistruzione. No, quel che vorrei tanto capire è il perché. Ci sono vari livelli di gelosia, io il primo ne so qualcosa, e quel che mi preoccupa è che lui abbia già raggiunto l’ultimo stadio. Quello dell’immaginarsi situazioni. Solo il pensarlo mi fa venire i brividi addosso. 

Respiro a fondo e tengo per qualche secondo gli occhi chiusi, cercando a memoria alcuni di quei esercizi yoga che faccio in continuazione, nella speranza di riuscire a calmare me e il mio tono di voce. Conto fino a tre e poi lascio andare l’aria intrappolata nei polmoni, ripetendo l’esercizio altre due volte. Alla terza in effetti mi accorgo di star meglio, seppur solo parzialmente. La fitta al livello del cuore c’è ancora.

Parlo, cercando di non alzare la voce né tenerla troppo bassa, girandomi leggermente verso di lui come a mostrargli buona predisposizione. Non ce la farò a sopportare questo silenzio ancora a lungo.

- Jealousy... ain’t rational, I know you can’t help it. And really, it’s okay, it’s even… flattering, in some kind of way. It means you… care about me. But not the one I’m afraid you’ve been feeling, that’s…  – scuoto la testa perché non voglio dirlo, non ci credo che possa essere arrivato a tanto – ... I just wanna know why it’s so... intense, that’s all.

 

Lo sento respirare a fondo, significa che sta cercando di darsi una calmata prima di parlarmi. Cristo, lo sto facendo impazzire. Non è giusto, non è normale, non voglio che sia così. Non deve stare male per colpa mia, non voglio che mi prenda così sul serio. Ed il fatto che mi parli in modo così pacato - come stesse trattando con uno psicopatico - mi fa ancora più male. Forse ne farebbe meno se mi urlasse contro, se mi dicesse a chiare lettere che sono pazzo, che sono un idiota. Perché sarebbe normale. Ma così... E' come stare dallo psicologo. Non con il mio ragazzo, non... Mi sento un pò come in Ragazze Interrotte, non so spiegarmi il perché. Ma non sono pazzo, non sono... Anormale. Ho solo reagito eccessivamente. E non è neanche una mia abitudine, io non sono così.

- Oh, I don't know, Robert! - esclamo, allargando appena le braccia, come a dire che mi arrendo. - I'd done dinner for you too, and then you called me telling me you'd stay out, so I had dinner alone and it felt like... Like a loser, and then... I thought about all those fuckin' handsome guys and... And I'm not even slightly as... - La voce mi trema appena. -... As handsome as they are, and... I know you love me, and I know you wouldn't hurt me, I fuckin' know it, right? - sospiro. - I-it's just I... I don't know what happened, I just... I was just sad. And scared... And I was missing you - concludo, flebilmente, rimanendo lì e sospirando di nuovo per il nervoso e per la vergogna. Lo so, sono tutte cose stupide e paure infondate, ma è quello che penso ed era giusto dirlo. E adesso trarrà le sue conclusioni. 

 

I didn't mean to hurt you, I'm sorry that I made you cry

I didn't want to hurt you, I'm just a jealous guy...

 

Rimango lì a guardarlo per un po’, avvertendo uno strano e leggero senso di colpa farsi largo dentro di me. In teoria non dovrei, non è colpa mia se Joss non vuole gente esterna alle riunioni. Ma il fatto è che so perfettamente come ci si sente, in una situazione del genere. Costretti a mangiare da soli guardando il posto vuoto accanto a te. Sentendo la mancanza fisica di qualcuno. Forse avrà avuto una reazione spropositata, ma ciò non toglie che tutto quello che voleva era semplicemente cenare con me. E non importa se lo facciamo già tutte le sere, la cosa straordinaria del nostro rapporto è che non ne abbiamo mai abbastanza della quotidianità, che di solito è qualcosa che mi spaventa a morte. Ripetere gli stessi gesti all’infinito, che terribile prospettiva. Con lui no invece, anzi, è come se ogni giorno mi sentissi in dovere di ringraziare per questo dono del cielo.

Torno a sedermi normalmente e scivolo piano verso di lui, cingendogli le spalle con un braccio e tirandomelo vicino, per poi cominciare a lasciargli soffici baci sulla guancia e tutto intorno all’orecchio, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo odore. Mi è mancato in una maniera assurda per tutta la giornata, più di quanto normalmente ammetterei. Mi sono mancati i suoi occhi che beccano sempre i miei pur tra una folla di persone. Mi è mancato il suo accento inglese che si indebolisce giorno per giorno, infarcito sempre più di “wanna” e “gonna”. Mi è mancato a cena, il non poter trovare la sua mano sotto il tavolo, il non fargli assaggiare il mio piatto ed essere imboccato di un po’ del suo. Mi è mancato e vorrei che le parole fossero sufficienti a farglielo capire, ma in questo momento so che vuole solo essere rassicurato, perciò mi limito a continuare a baciargli il volto, sperando che capisca.

 

Lascio docilmente che faccia quello che vuole, chiudo gli occhi e deglutisco, permettendo che leggeri brividi tornino a scaldarmi il cuore, troppo sollevato per parlare, o per chiedergli perché. Che idiozia, la mia. Mi ama, ama solo me. Non mi tradirebbe mai, nemmeno sotto tortura. Che stupido, sono stato un perfetto coglione. Ma adesso non importa, la cosa importante è fare pace e riportare la calma qui dentro. Cerco e trovo la sua mano con la mia, per poi girare la testa ed incontrare brevemente i suoi occhi, prima di chiudere i miei e dargli piccoli baci sulle labbra, per poi approfondire il contatto e sciogliermi del tutto, col cuore che batte forte e mille brividi giù per la schiena. Sento di nuovo il suo calore e non posso fare a meno di sorridere, anche se lievemente, a contatto con le sue labbra. Vorrei dirgli quanto mi dispiace per tutta questa situazione, per questi continui malintesi che poi avvengono sempre per colpa mia. Voglio dirgli che lo ringrazio, per tutte le possibilità che mi dà per migliorarmi e per non lasciarmi perdere quando dimostro di non avere imparato niente. Ora so che posso sentirmi al sicuro, che non sono minacciato da nessuno perché è da me che torna a casa a cercare amore, sono io a vederlo svegliarsi la mattina, sono io quello che riceve le sue occhiate complici. Lo abbraccio forte, lasciandogli un lungo bacio sul collo. E se poi gli rimane un succhiotto, tanto meglio.

- I'm sorry - sussurro, stringendolo più forte. - I'm such an idiot sometimes.

 

I'm just a jealous guy...

 

Lo sento rilassarsi pian piano sotto le mie labbra, e lascio andare un lieve sospiro di sollievo. Pratica archiviata, anche stavolta. Quando la sua mano prende la mia gliela stringo forte, guardandolo negli occhi e rivolgendogli un mezzo ghigno dolce, prima di abbandonarmi al suo bacio così tanto a lungo desiderato. Sono queste piccole cose che mi fanno capire giorno dopo giorno l’importanza del nostro sentimento, e di quanto possa essere profondo. Perché sì, ci si può innamorare e si può voler bene a qualcuno, ma se sei fortunato – come lo siamo stati noi – c’è qualcosa di più. C’è quel senso di ineluttabilità, di sicurezza che ti accompagna durante la giornata, e non come fosse un peso. Quel sapere di tornare a casa e trovare qualcuno lì ad accoglierti. Quel cercare continuamente un viso dovunque sei. Quell’arrivare a pensare che la tua vita potrebbe continuare avanti per sempre in questo modo, e tu saresti felice lo stesso, perché saresti completo comunque. 

Mi perdo nel suo abbraccio e non posso fare a meno di trattenere un lieve sghignazzo mentre mi bacia il collo, pensando che sta marcando il proprio territorio. Raggiungo il suo orecchio e lo bacio piano, prima di sussurrarci.

- “Sometimes”? You’re my favorite idiot on Earth.

Gli lancio un’occhiata di sfuggita e scivolo via dal suo abbraccio, alzandomi e costringendolo a fare lo stesso, tirandolo a me e sorridendogli complice prima di baciarlo ancora e ancora, indietreggiando piano verso la camera da letto. Sono solo e soltanto suo.

 

 

[GHGHGHGHGHGHGHGHGHGHGGHGHGHGHGHGHGH.

E avrei anche chiuso così le note, ma dai, dico qualcosa di intelligente. Mmmmh, tipo? Che sto papiro è nato da: me a cena in collegio, sento un commento su com'è triste mangiare da soli (cosa che ormai faccio regolarmente, purtroppo, anch'io - forever alone) e ne è uscita questa situazione. Che poi bisognava un pò aspettarsela una shot lunga, e dire che sono pochi scambi, ma ecco, ci siamo fatte prendere dall'introspezione XD Aaaaah, le prevedo già tutte le vostre reazioni :D

Ammazza però se ci divertiamo a scrivere così XD è come ruolare ma...più approfonditamente *__________* ah, la telefonata che precede il tutto la trovate nel nostro roleplay in questo post (abbiamo dei profili nuovi dato che quelli vecchi qualche gentilissimo stronzo ce li ha fatti cancellare, quindi eccovi Rob e Jude )(se volete aggiungerci specificate nella richiesta di amicizia che venite da EFP, perché abbiamo assunto una "politica" rigida per quanto riguarda le amicizie nel roleplay, per via di casini troppo lunghi da spiegare) ;D visto come integriamo le cose? D'aaaaaah, ci amo.

Oh, e amo anche Jealous Guy. Una delle poche canzoni di John Lennon che tollero (dato che, piccolo OT, non sopporto lui e i suoi fan sfegatati. Diciamo che sono decisamente per il Team Macca o/)]

 

[Non è questione di introspezione, è che non siamo fisicamente capaci di fare cose brevi quando si tratta di roleplay. Oh, e comunque non prendetevela con me (alias Rob), il cast l'è figo, e la sottoscritta (alias me) ha una specie di cotta per Thor!Chris. E Jeremy Runner a Rob se lo spupazzava già dalla prima apparizione in pubblico al Comic-Con. E Tony e Steve sono CANON. 

Ed io adesso la smetto di rompervi le scatole con cose di cui probabilmente non vi frega niente .____.

P.S.: Ci amo anch'io u.u]

   
 
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