Titolo:
La danza delle lame
sanguinarie
Titolo del Capitolo: Prologo
di una insensata storia d’amore, che non lo
sembra per niente.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Nuovi personaggi, Sherman, Mark, Malcom, Clarisse
La Rue,
Chris Rodriguez, Annabeth Chase.
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, OOC
Conteggio Parole: 1666
Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
I personaggi di Malcom, Sherman
e Mark appartengono a RR (Come Chris, Clarisse, Annabeth, Percy, ecc
…). Lo
dico perché non sono conosciuti. I
cognomi
gli ho inventati io.
3.
Gli dei minori e le
personificazioni ottengono le proprie cabine dopo la guerra, dunque gli
abitanti di queste gli ho inventati io.
4.
Fate attenzione a qualche nome e
cognome, alcuni diciamo non sono lì buttati a caso.
5.
Questo è un mio personale
spin-off dopo l’ultimo libro di PJ e non prende niente dalla saga
di JG, magari
potrei sfruttare qualche personaggio.
6.
Non ne sono entusiasta
7.
Questa storia è stata ispirata
dal Decalogo dell’Amore Cortese e crediateci o meno ci
sarà in questa ff. Che
parla d’amore e di guerra.
8.
L’odio di Sherman verso Chris è
solo una conseguenza di una gelosia fraterna eccessivamente
amplificata. (Mark
e Sherman sono, come dire, i peggiori della cabina di Ares, visto che
quando i
suoi fratelli rubano il carro di Ares, sia lei sia Percy pensano
immediatamente
a loro, per farvi un’idea. Erano innocenti comunque)
9.
Tipica espressione
che RR fa usare ai suoi personaggi (o comunque molto in voga nelle ff
americane) è : Ma che Ade? O per l’Ade
…, Cose con Ade, inteso
più come Averno, tartaro ecc … Io
ho
lasciato dire ma che Pandora … Perché la odio e
penso sia stupida.
Buona
lettura
*
“Non
v'è più bellezza se
non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo
può essere
un capolavoro.”
[F.T.
Marinetti Il Manifesto del
Futurismo]
Sherman
Wintchester non era affatto una brava persona, era
un fiero e animalesco figlio di Ares, che trovava nella guerra e nella
lotta il
suo unico amore ed aveva anche leggere manie sadiche, perché
provava un certo
gusto nel vedere la gente soffrire, particolarmente quando agonizzava a
terra
dopo un forte scontro. Il gusto era maggiore quando il suddetto
soggetto era il
suo fratellastro Mark Seller, nel quale Sherman riconosceva
l’unico rivale a
suo pari, poi c’era Clarisse, la sorellastra, che neanche sotto
costrizione avrebbe
ammesso che era anche più forte di lui e Malcom Sullyvan, un
figlio d’Atena dal
profilo basso come soggetto ed egregio in combattimento.
La
vita di Sherman era drasticamente cambiata dopo la
Seconda Guerra dei Titani. Perché si decise che anche gli Dei
Minori
meritassero una cabina propria e che tutti i mezzosangue venissero
riconosciuti,
così aveva conosciuto Sire Zwietracht, una ragazza di origine
tedesca, figlia
della dea Eris. Una ragazzetta dal sorriso smaliziato, gli occhi furbi
di un
verde scuro, la pelle chiara come solo una persona della sua etnia
poteva e i
capelli neri come il carbone, colore insolito per una tedesca, ma non per una figlia di Eris. E tutto
sommato la sua conoscenza non gli era dispiaciuta neanche un po’,
in effetti
neanche a Mark, che aveva trovato nel fratellastro di Sire, Reece
Crafty in un
degno avversario in scherzi crudeli, sia chiaro non le burle da figli
di Ermes,
ma pesanti doli da figli di Ares contro figli di Eris.
Malcom
Sullyvan era, praticamente, divenuto la mammina
della casa di Atena, non era il capo perché non si riteneva
capace di
amministrare tutti, almeno non in guerra, perché nel mandare
avanti quella casa
era totalmente perfetto. Annabeth il capo su carta, e di fatto negli
scontri,
senza Malcom sarebbe impazzita, per questo era fortemente grata a quel
ragazzo
che cucinava, puliva, tesseva e non perdeva mai il controllo, se non
con i
figli di Eris, gli Areside Mark e Sherman ed il capo della, novella,
casa di
Nike, Amy Shine, ma il controllo che perdeva davanti a lei era
completamente
diverso rispetto agli altri, davanti a lei sudava, le guance si
arrossavano,
gli occhi grigi non riuscivano a guardarla negli occhi per più
di dieci secondi
e gli si formavano continui groppi alla gola.
Era
innamorato, aveva ipotizzato qualche suo fratellastro,
di Amy e la cosa lo stupiva molto. L’amore era irrazionale e
stupido, lo aveva
sempre pensato, eppure quella figlia di Nike aveva la capacità
di renderlo
stupido. Spesso passava le ore a fissarla ed una volta l’aveva
anche
raffigurata in una tela, aveva pensato
di bruciarla, ma questa era scomparsa, probabilmente qualcuno della
casa di
Ermes doveva averla rubato, Malcom aveva vivamente sperato che nessuno
la
vedesse, in particolare i figli di Ares ed Amy.
Per
completare il quadretto c’era Becky Justfight una
figlia di Enio, dea della Guerra Giusta, con il comportamento pacato,
che
passava le sue giornate solo con John Warlike, il suo fratellastro e
capo della
sua cabina. Peccato che erano solo in due, Enio non amava molto gli
umani, era
risaputo, era il suo modo di essere, ma si era mostrata incredibilmente
materna
con loro l’unica volta che aveva trasgredito le regole per
incontrarli, si
vedeva che si sforzava di essere gentile, ma Becky l’aveva visto
nei suoi occhi
quell’amore che rende ogni donna dolce, l’amore materno.
Gli
interessi di Becky non erano molti, amava tirare di
giavellotto ed era brava nella guerra dei gladiatori, peccato che
nessun
ragazzo volesse sfidarsi con lei, per il semplice fatto che pensavano
fosse una
ragazzetta così, non tanto capace di combattere al contrario di
come era lei.
Però era una ragazza dolce, ma per scoprirlo dovevi riuscire ad
intrattenere
una conversazione con lei che durasse due minuti ed a parte il
fratellastro
c’era riuscita solo una figlia di Nike, di nome Victoria
Pemenang, una poco più
che bambina con l’assoluta presunzione di vincere sempre e forse
era vero.
*
Malcom
quella mattina era all’armeria alla ricerca di una
nuova spada, visto che la precedente era finita spezzata da Mark e
Sherman, mentre
cercava tra le lame argentee una nuova, aveva intravisto una ragazza
che seduta
sul bancone si passava tra le mani la punta di una lancia,
probabilmente opera
di un figlio d’Efesto, visto tutti i ghirigori disegnatici sopra.
Lei alzò
appena gli occhi, erano castani come la corteccia di una quercia e le labbra lucidate di un rosso ciliegia,
accennò appena un sorriso, prima di riconcentrarsi sulla lama, la frangia bruna continuava a cadere sul naso
e a coprire gli occhi, Malcom era rimasto a fissarla. Era carina.
“Le
vuoi scattare una foto Malcom?” chiese Mark entrando
nell’armeria con un ghigno
sornione, il figlio d’Atena arrossì violentemente, la
ragazza guardò Mark come
fosse un alieno ed alla fine non espresse pareri, riconcentrandosi
sulla punta.
Il figlio di Ares si era avvicinato, tentando di cimentarsi in una
camminata
fascinosa, fallendo totalmente, visto che era apparso più come
un satiro zoppo,
il che sotto la maschera pacata, aveva fatto sghignazzare la ragazza.
Mark urtò
anche il piede sul bancone dell’armeria, nel tentativo di
presentarsi alla
ragazza in modo licenzioso, risultando maggiormente patetico, avendo
poi
trattenuto a stesso in greco un invocazione al Divino Padre dei numi.
“Mark,
ardente figlio di Ares” riuscì finalmente lui in una
presentazione decente,
ghignando beffardo, “Rebecca …” rispose la ragazza
monotonica, sollevando
appena gli occhi dalla lama scintillante.
A
quella scena Malcom aveva cercato di trattenere una
risata, che se fosse scappata, lo avrebbe costretto a partecipare ad un
duello
corpo a corpo, il figlio di Ares gli aveva lanciato uno sguardo carico
d’odio e
poi era andato via abbastanza alterato, per non aver concluso nulla.
“Non farci
caso …” cominciò Malcom, accennando un sorriso alla
ragazza, che non lo
guardava neanche, era così rapita dalla lama, “Credo che
abbia ricevuto così
tante botte in testa da averlo reso stupido, più stupido”
enunciò alla
fine, con una certa insicurezza nella voce, Rebecca si lasciò
sfuggire un
sorriso, che a Malcom non passò inosservato. “Io sono
Malcom Sullyvan, un
figlio di Atena occhio azzurro” si presentò con
franchezza, allungando una mano
verso la ragazza, Rebecca abbandonò la lama sul bancone
dell’armeria dove era ancora
seduta, strinse la mano per risposta e si presentò a sua volta:
“Becky
Justicefight, figlia di Enio la giusta” con un sorriso orgoglioso.
*
“Medicare
voi figli di Ares è incredibilmente divertente”
aveva esclamato fulgida Sire, mentre premeva dell’ovatta sul
labbro spaccato di
Sherman, che continuava a lamentarsi della sconfitta, meglio detta
totale
batosta, ricevuta dalla sorellastra. “Io sono più forte di
lei” ringhiò lui,
ancora arrabbiato, rivivendo nella sua testa i colpi sferrati da
Clarisse, “Si
e io sono Era” rispose sarcastica Sire, pigiando più forte
l’ovatta imbevuta
d’alcool, bruciò parecchio e Sherman lo lasciò
trafelare in modo evidente, il
che fece molto ridere Sire, il sadismo era qualcosa che avevano in
comune.
“Così stupido Arside, la prossima volta, non sfiorerai con
un dito Rodriguez”
bisbigliò velenosa la Eriseide, continuando a premere
l’ovatta, il ragazzo
ringhiò, odiava quel figlio di Ermes con tutto se stesso, era un
odio quasi
viscerale, un odio fraterno. “Fatto ciò vado ad allenarmi
… Reece mi aspetta”
enunciò la ragazza abbandonato l’infermeria per andare ad
allenarsi,
Sherman continuò a tenere gli occhi
incollati sulla sua schiena della ragazza ed anche quando questa fu
scomparsa,
continuò a fissare l’uscio.
“Ti
piace, vero?” qualcuno gli chiese, una voce
cristallina, si voltò trovando una ragazza dalla pelle bruna e
crespi capelli
neri, era seduta su un letto e
continuava a fare movimenti circolari con il polso sinistro, avvolto in
una
fasciatura ingiallita e macchiata i sangue rappreso.“Cosa Pandora
dici?”
chiese stizzito lui, “Sono un figlio di Ares, non perdo tempo con
queste
cose” sibilò lui, accompagnando il tutto con un
eloquente sguardo trucido ,
la ragazza trattenne uno sbuffò, unendoci la tipica espressione
di chi la
sapeva lunga su queste cose, “ E non fare quello sguardo!”
aggiunse lui,
riducendo gli occhi in fessure, la ragazza smise di far roteare il
polso,
accavallò le gambe e sorrise comprensiva, poi aggiunse:
“Che Eros sia
con te” con voce languida, il ragazzo sbuffò,
costringendosi a non attaccarla,
altrimenti l’avrebbe uccisa, probabilmente, era certo che a
nessuno sarebbe
mancata, riconosceva a pelle le persone insopportabili come Jackson o
Rodriguez, certamente anche lei, ma Chirone aveva detto che non doveva
più, quasi,
uccidere altre persone al campo.
“Chi
ti ha spaccato il labbro?” chiese lei, Sherman non
rispose, Clarisse era la più forte, ma si vergognava ad
ammettere che le aveva
prese dalla sua sorellina, di pochi mesi, più piccola,
“Indovino: La Rue?”
chiese la ragazza, cimentandosi in un accento francese totalmente
sbagliato,
Sherman sbuffò, colpito e affondato. “È forte
… Ho perso anch’io contro di lei”
enunciò la ragazza, guardando il polso fasciato, aveva usato un
tono di
scherno, per se stessa, come se il fatto che avesse perso andasse
colpevolizzato e così sarebbe stato per Sherman se la persona
che parlava non
fosse stata una ragazzina e l’altra Clarisse. “Lo dici come
se tu non perdessi
mai” biascicò lui,
“Perché è così”
rispose divertita lei, con una voce lieta, Sherman sollevò un
sopracciglio, una
figlia di Nike, si capiva, il suo difetto fatale trapelava da tutti i
pori: il
vizio di non prendere mai niente sul serio, essendo sempre prese
dall’assoluta
consapevolezza di vincere in ogni caso, ma non era così, almeno non sempre. “Per inciso, la guerra
è il
mio unico amore!” precisò
alla fine
Sherman, riprendendo il discorso iniziale con la figlia, “Topos
da
figlio di Ares” esclamò lei satirica . Alla fine il figlio
di Ares lasciò
perdere la ragazza e decise di andare via, per cercare Mark,
sicuramente
l’avrebbe trovato a farsi scherzi continui con Reece o forse avrebbe trovato i due che avevano unito le
forze per combattere gli Stoll. “Ragazzi …”
biascicò la figlia di Nike,
battendo le dita affusolate sulla coscia, prima di meditare cosa
avrebbe fatto
lei.
“Molto
si miete in guerra, ma il raccolto è sempre scarsissimo”
[O.Flacco]