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Autore: Ella_Sella_Lella    09/05/2011    1 recensioni
Una storia di Guerra e d'Amore ...
Che parla dell'amore che provano i figli della guerra.
E non si parla solo di Ares, perchè lui non è l'unico.
*
Dall'ultimo capitolo postato:
Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro. Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei
Buona lettura
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Prologo di una insensata storia d’amore, che non lo sembra per niente.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Nuovi personaggi, Sherman, Mark, Malcom, Clarisse La Rue, Chris Rodriguez, Annabeth Chase.
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, OOC
Conteggio Parole: 1666
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. I personaggi di Malcom, Sherman e Mark appartengono a RR (Come Chris, Clarisse, Annabeth, Percy, ecc …). Lo dico perché non sono conosciuti.  I cognomi gli ho inventati io.

3. Gli dei minori e le personificazioni ottengono le proprie cabine dopo la guerra, dunque gli abitanti di queste gli ho inventati io.

4. Fate attenzione a qualche nome e cognome, alcuni diciamo non sono lì buttati a caso.

5. Questo è un mio personale spin-off dopo l’ultimo libro di PJ e non prende niente dalla saga di JG, magari potrei sfruttare qualche personaggio.

6. Non ne sono entusiasta

7. Questa storia è stata ispirata dal Decalogo dell’Amore Cortese e crediateci o meno ci sarà in questa ff. Che parla d’amore e di guerra.

8. L’odio di Sherman verso Chris è solo una conseguenza di una gelosia fraterna eccessivamente amplificata. (Mark e Sherman sono, come dire, i peggiori della cabina di Ares, visto che quando i suoi fratelli rubano il carro di Ares, sia lei sia Percy pensano immediatamente a loro, per farvi un’idea. Erano innocenti comunque)

9. Tipica espressione che RR fa usare ai suoi personaggi (o comunque molto in voga nelle ff americane) è : Ma che Ade? O per l’Ade …, Cose con Ade, inteso più come Averno, tartaro ecc …  Io ho lasciato dire ma che Pandora … Perché la odio e penso sia stupida.

Buona lettura

*

Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.

[F.T. Marinetti Il Manifesto del Futurismo]

 

 

Sherman Wintchester non era affatto una brava persona, era un fiero e animalesco figlio di Ares, che trovava nella guerra e nella lotta il suo unico amore ed aveva anche leggere manie sadiche, perché provava un certo gusto nel vedere la gente soffrire, particolarmente quando agonizzava a terra dopo un forte scontro. Il gusto era maggiore quando il suddetto soggetto era il suo fratellastro Mark Seller, nel quale Sherman riconosceva l’unico rivale a suo pari, poi c’era Clarisse, la sorellastra, che neanche sotto costrizione avrebbe ammesso che era anche più forte di lui e Malcom Sullyvan, un figlio d’Atena dal profilo basso come soggetto ed egregio in combattimento.

La vita di Sherman era drasticamente cambiata dopo la Seconda Guerra dei Titani. Perché si decise che anche gli Dei Minori meritassero una cabina propria e che tutti i mezzosangue venissero riconosciuti, così aveva conosciuto Sire Zwietracht, una ragazza di origine tedesca, figlia della dea Eris. Una ragazzetta dal sorriso smaliziato, gli occhi furbi di un verde scuro, la pelle chiara come solo una persona della sua etnia poteva e i capelli neri come il carbone, colore insolito per una tedesca,  ma non per una figlia di Eris. E tutto sommato la sua conoscenza non gli era dispiaciuta neanche un po’, in effetti neanche a Mark, che aveva trovato nel fratellastro di Sire, Reece Crafty in un degno avversario in scherzi crudeli, sia chiaro non le burle da figli di Ermes, ma pesanti doli da figli di Ares contro figli di Eris.

Malcom Sullyvan era, praticamente, divenuto la mammina della casa di Atena, non era il capo perché non si riteneva capace di amministrare tutti, almeno non in guerra, perché nel mandare avanti quella casa era totalmente perfetto. Annabeth il capo su carta, e di fatto negli scontri, senza Malcom sarebbe impazzita, per questo era fortemente grata a quel ragazzo che cucinava, puliva, tesseva e non perdeva mai il controllo, se non con i figli di Eris, gli Areside Mark e Sherman ed il capo della, novella, casa di Nike, Amy Shine, ma il controllo che perdeva davanti a lei era completamente diverso rispetto agli altri, davanti a lei sudava, le guance si arrossavano, gli occhi grigi non riuscivano a guardarla negli occhi per più di dieci secondi e gli si formavano continui groppi alla gola.

Era innamorato, aveva ipotizzato qualche suo fratellastro, di Amy e la cosa lo stupiva molto. L’amore era irrazionale e stupido, lo aveva sempre pensato, eppure quella figlia di Nike aveva la capacità di renderlo stupido. Spesso passava le ore a fissarla ed una volta l’aveva anche raffigurata in una tela,  aveva pensato di bruciarla, ma questa era scomparsa, probabilmente qualcuno della casa di Ermes doveva averla rubato, Malcom aveva vivamente sperato che nessuno la vedesse, in particolare i figli di Ares ed Amy.

Per completare il quadretto c’era Becky Justfight una figlia di Enio, dea della Guerra Giusta, con il comportamento pacato, che passava le sue giornate solo con John Warlike, il suo fratellastro e capo della sua cabina. Peccato che erano solo in due, Enio non amava molto gli umani, era risaputo, era il suo modo di essere, ma si era mostrata incredibilmente materna con loro l’unica volta che aveva trasgredito le regole per incontrarli, si vedeva che si sforzava di essere gentile, ma Becky l’aveva visto nei suoi occhi quell’amore che rende ogni donna dolce, l’amore materno.

Gli interessi di Becky non erano molti, amava tirare di giavellotto ed era brava nella guerra dei gladiatori, peccato che nessun ragazzo volesse sfidarsi con lei, per il semplice fatto che pensavano fosse una ragazzetta così, non tanto capace di combattere al contrario di come era lei. Però era una ragazza dolce, ma per scoprirlo dovevi riuscire ad intrattenere una conversazione con lei che durasse due minuti ed a parte il fratellastro c’era riuscita solo una figlia di Nike, di nome Victoria Pemenang, una poco più che bambina con l’assoluta presunzione di vincere sempre e forse era vero.

*

Malcom quella mattina era all’armeria alla ricerca di una nuova spada, visto che la precedente era finita spezzata da Mark e Sherman, mentre cercava tra le lame argentee una nuova, aveva intravisto una ragazza che seduta sul bancone si passava tra le mani la punta di una lancia, probabilmente opera di un figlio d’Efesto, visto tutti i ghirigori disegnatici sopra. Lei alzò appena gli occhi, erano castani come la corteccia di una quercia  e le labbra lucidate di un rosso ciliegia, accennò appena un sorriso, prima di riconcentrarsi sulla lama,  la frangia bruna continuava a cadere sul naso e a coprire gli occhi, Malcom era rimasto a fissarla. Era carina. “Le vuoi scattare una foto Malcom?” chiese Mark entrando nell’armeria con un ghigno sornione, il figlio d’Atena arrossì violentemente, la ragazza guardò Mark come fosse un alieno ed alla fine non espresse pareri, riconcentrandosi sulla punta. Il figlio di Ares si era avvicinato, tentando di cimentarsi in una camminata fascinosa, fallendo totalmente, visto che era apparso più come un satiro zoppo, il che sotto la maschera pacata, aveva fatto sghignazzare la ragazza. Mark urtò anche il piede sul bancone dell’armeria, nel tentativo di presentarsi alla ragazza in modo licenzioso, risultando maggiormente patetico, avendo poi trattenuto a stesso in greco un invocazione al Divino Padre dei numi. “Mark, ardente figlio di Ares” riuscì finalmente lui in una presentazione decente, ghignando beffardo, “Rebecca …” rispose la ragazza monotonica, sollevando appena gli occhi dalla lama scintillante.

A quella scena Malcom aveva cercato di trattenere una risata, che se fosse scappata, lo avrebbe costretto a partecipare ad un duello corpo a corpo, il figlio di Ares gli aveva lanciato uno sguardo carico d’odio e poi era andato via abbastanza alterato, per non aver concluso nulla. “Non farci caso …” cominciò Malcom, accennando un sorriso alla ragazza, che non lo guardava neanche, era così rapita dalla lama, “Credo che abbia ricevuto così tante botte in testa da averlo reso stupido, più stupido” enunciò alla fine, con una certa insicurezza nella voce, Rebecca si lasciò sfuggire un sorriso, che a Malcom non passò inosservato. “Io sono Malcom Sullyvan, un figlio di Atena occhio azzurro” si presentò con franchezza, allungando una mano verso la ragazza, Rebecca abbandonò la lama sul bancone dell’armeria dove era ancora seduta, strinse la mano per risposta e si presentò a sua volta: “Becky Justicefight, figlia di Enio la giusta” con un sorriso orgoglioso.

*

“Medicare voi figli di Ares è incredibilmente divertente” aveva esclamato fulgida Sire, mentre premeva dell’ovatta sul labbro spaccato di Sherman, che continuava a lamentarsi della sconfitta, meglio detta totale batosta, ricevuta dalla sorellastra. “Io sono più forte di lei” ringhiò lui, ancora arrabbiato, rivivendo nella sua testa i colpi sferrati da Clarisse, “Si e io sono Era” rispose sarcastica Sire, pigiando più forte l’ovatta imbevuta d’alcool, bruciò parecchio e Sherman lo lasciò trafelare in modo evidente, il che fece molto ridere Sire, il sadismo era qualcosa che avevano in comune. “Così stupido Arside, la prossima volta, non sfiorerai con un dito Rodriguez” bisbigliò velenosa la Eriseide, continuando a premere l’ovatta, il ragazzo ringhiò, odiava quel figlio di Ermes con tutto se stesso, era un odio quasi viscerale, un odio fraterno. “Fatto ciò vado ad allenarmi … Reece mi aspetta” enunciò la ragazza abbandonato l’infermeria per andare ad allenarsi, Sherman  continuò a tenere gli occhi incollati sulla sua schiena della ragazza ed anche quando questa fu scomparsa, continuò a fissare l’uscio.

“Ti piace, vero?” qualcuno gli chiese, una voce cristallina, si voltò trovando una ragazza dalla pelle bruna e crespi capelli neri,  era seduta su un letto e continuava a fare movimenti circolari con il polso sinistro, avvolto in una fasciatura ingiallita e macchiata i sangue rappreso.“Cosa Pandora dici?” chiese stizzito lui, “Sono un figlio di Ares, non perdo tempo con queste cose” sibilò lui, accompagnando il tutto con un eloquente sguardo trucido , la ragazza trattenne uno sbuffò, unendoci la tipica espressione di chi la sapeva lunga su queste cose, “ E non fare quello sguardo!” aggiunse lui, riducendo gli occhi in fessure, la ragazza smise di far roteare il polso, accavallò le gambe e sorrise comprensiva, poi aggiunse: “Che Eros sia con te” con voce languida, il ragazzo sbuffò, costringendosi a non attaccarla, altrimenti l’avrebbe uccisa, probabilmente, era certo che a nessuno sarebbe mancata, riconosceva a pelle le persone insopportabili come Jackson o Rodriguez, certamente anche lei, ma Chirone aveva detto che non doveva più, quasi, uccidere altre persone al campo.

“Chi ti ha spaccato il labbro?” chiese lei, Sherman non rispose, Clarisse era la più forte, ma si vergognava ad ammettere che le aveva prese dalla sua sorellina, di pochi mesi, più piccola, “Indovino: La Rue?” chiese la ragazza, cimentandosi in un accento francese totalmente sbagliato, Sherman sbuffò, colpito e affondato. “È forte … Ho perso anch’io contro di lei” enunciò la ragazza, guardando il polso fasciato, aveva usato un tono di scherno, per se stessa, come se il fatto che avesse perso andasse colpevolizzato e così sarebbe stato per Sherman se la persona che parlava non fosse stata una ragazzina e l’altra Clarisse. “Lo dici come se tu non perdessi mai”  biascicò lui, “Perché è così” rispose divertita lei, con una voce lieta, Sherman sollevò un sopracciglio, una figlia di Nike, si capiva, il suo difetto fatale trapelava da tutti i pori: il vizio di non prendere mai niente sul serio, essendo sempre prese dall’assoluta consapevolezza di vincere in ogni caso, ma non era così, almeno  non sempre. “Per inciso, la guerra è il mio unico amore!”  precisò alla fine Sherman, riprendendo il discorso iniziale con la figlia, “Topos da figlio di Ares” esclamò lei satirica . Alla fine il figlio di Ares lasciò perdere la ragazza e decise di andare via, per cercare Mark, sicuramente l’avrebbe trovato a farsi scherzi continui con Reece o forse  avrebbe trovato i due che avevano unito le forze per combattere gli Stoll. “Ragazzi …” biascicò la figlia di Nike, battendo le dita affusolate sulla coscia, prima di meditare cosa avrebbe fatto lei.

“Molto si miete in guerra, ma il raccolto è sempre scarsissimo”

[O.Flacco]

   
 
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