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Autore: N3trosis    09/05/2011    0 recensioni
-Diventi come un fiocco di neve che non cade da nessuna parte- rispose Jimi, sempre affettuosamente. Solo, dall'altra parte dello schermo, sorrise debolmente, come se non fosse pienamente soddisfatto della conclusione dell'amico. L'unico che abbia mai avuto, l'unica persona vera che abbia mai potuto conoscere.
"Nirvana" riprende gli eventi dell'omonimo film di Salvadores, girato nel '97, offrendo una visione alternativa sul finale della pellicola.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie dall' Agglomerato'
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Erano da poco passate le quattro, e il piccolo sole artificiale che stazionava sopra l'agglomerato
iniziava a scaldare i propri sistemi per potersi sostituire alle luci artificiali che illuminavano di notte le vie della grande città.
Erano ormai anni che il cielo era oscurato dalla Coltre, una distesa infinita di nubi nere come il petrolio
che avvolgevano quasi per intero il pianeta. I piccoli soli artificiali erano l'unica soluzione a una notte eterna,
e solo le grandi città come gli agglomerati potevano permettere uno.
Il sole artificiale doveva simulare la luce diurna, di notte bastavano le luci artificiali di lampioni e insegne.

Vi era però un lasso di tempo di circa un ora in cui un innaturale oscurità calava su tutta la città.
Le luci notturne della città si spegnevano tutte all'unisono per lasciare il posto al piccolo sole, che però
aveva bisogno di almeno un ora per potersi avviare. Un piccolo, banale errore di progettazione che nessuno
si era mai preoccupato di sistemare.

Era in questa totale oscurità che Naima si aggirava nei cunicoli della città, cercando di tornare allo squallido
albergo dal quale era scappata appena due ore prima.
Erano stati rintracciati mentre "volavano" dentro le subrettine private della Okosam Star, una delle più grandi
multinazionali nel campo dell'intrattenimento. In un mondo dove il cielo era nero e il futuro era tutt'altro che
sicuro, il campo dell'intrattenimento, del controllo delle masse, era improvvisamente abbastanza importante
per far diventare spietati i maggiori azionisti di tutto il mondo.
Quella gente non andava molto per il sottile.
Lei e Joystick erano andati via appena avevano avuto i soldi sui loro conti, lasciando Jimi a completare l'opera.
Non era stata una decisione dettata solo dall'egoismo, ma anche dal buon senso. Joystick era praticamente cieco
e non sarebbero riusciti a fare una fuga troppo movimentata. Avevano bisogno di più tempo.
E ora lo avevano preso.
Mentre Naima arrancava nel buio più totale continuava a ripetersi che il programmatore era ancora vivo, e che
l'agenzia non lo avrebbe ammazzato prima di aver ottenuto quello che voleva.
La nuova novità nel campo delle difese informatiche era l'utilizzare il cervello degli angeli catturati per analizzarne
gli schemi di pensiero. Capire come aggirava un angelo era il modo migliore per proteggerai dai futuri attacchi.

Ma Jimi non era un angelo, l'unico motivo per cui aveva "volato" lui era perché Joistick era diventato cieco...
Sperare che fosse ancora vivo era , appunto, solo una speranza.
Naima scavalcò la recinzione dell'albergo, scivolando protetta dall'oscurità nei pressi dell'entrata in lamiera
del palazzo che fungeva da albergo.
Il furgone della multinazionale era ancora li, a fari spenti. I vetri oscurati impedivano di capire chi vi fosse dentro,
ma sicuramente almeno un sicario, pronto a mettere in moto, c'era.
E se Jimi era vivo, una altra guardia a sorvegliarlo sul retro.

La ragazza si fermò un attimo, prendendo fiato. Il suo piano si fermava alla parte dove raggiungeva il furgone, ma
la parte dove eludeva la sorveglianza e trascinava in salvo il suo amico non la aveva ancora progettata.
Aveva tempo: il veicolo non avrebbe potuto guidare nell'ora di buio, e sopratutto i due tizi in bianco non sarebbero
tornati subito. Li aveva riconosciuti subito: erano due angeli caduti.
Succedeva sempre più spesso: gli angeli mollavano la vita di hacker e si facevano assumere come consulenti
dalle stesse multinazionali che rapinavano
Venduti.

Il motivo della loro presenza era palese: capire cosa stavano facendo nella rete della Okosama e sopratutto
cancellare le prove di quel conto in nero che avevano prosciugato.
Anche se aveva tempo, questo non toglieva che doveva muoversi, guardie o meno.
Si era già trovata a muoversi nell'oscurità, ma mai in situazioni come queste. Solitamente scappava da gente
come quella, non gli andava certo in contro.
- Vedi di essere ancora vivo, stupidone... mi devi ancora una scopata... - sussurrò la ragazza, prima di prendere
il coraggio a due mani e avvicinarsi al furgone. Dall'entrata della bettola non arrivava nessuno, e contrariamente
a quanto aveva creduto, il retro del furgone era appena socchiuso. Cercando in tutti i modi di non entrare nel campo
visivo del possibile guidatore, Naima sgusciò dietro il veicolo aprendo lentamente le porte.
L'interno del furgone era completamente spoglio di qualsiasi cosa, nessun monitor, console o accesso alla rete.
In un mondo dove è necessario connettersi alla rete anche per usare i bagni pubblici, questo era molto, molto strano.
La buona notizia era che non sembrava esserci nessuna guardia all'interno. La cattiva era che quello che aveva
visto attraverso la telecamera era proprio quello che sembrava: una sacca per cadaveri.

Naima trattenne un singhiozzo e, con la mano che gli tremava, andò alla cerniera, aprendo la prima parte del sacco.
Quando ebbe il coraggio di guardare, la disperazione lasciò posto sul volto della ragazza alla sorpresa.
-E tu chi cazzo sei?- domandò la ragazza al corpo dello sconosciuto, con gli occhi sgranati.

  
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