Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Miwako_chan    09/05/2011    9 recensioni
Ventiquattro ore con Sasuke, ventiquattro ore di puro Sasuke, sempre e solo Sasuke. Naruto potrebbe anche non sopportarlo, potrebbe anche andare in overdose di Sasuke, soprattutto quando una persona ti urla a labbra serrate ‘il mio cuore, le tue mani’ e sai che non può starci null’altro tra quelle parole se non — nelle —.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A














My heart, your heands,

minus your kiss

















Che odore ha Sasuke?



È lo stesso del ferro. Ti penetra fin dentro, in ogni poro della pelle.
Acre, così intenso da smorzarti il respiro.
Te ne vorresti liberare scuotendo il capo, ma quello t’invade le narici, ti brucia la gola.





Di che cosa sa Sasuke?






Sarà quasi il sapore del sangue. Nero, asciutto sulla strada o tra la polvere.
Così secco che salta al solo sfiorarlo delle unghie.
Un groviglio inestricabile di sentimenti, dolore e lacrime cristallizzati per sempre.









Il silenzio è una costante di ciò che chiamano senza saperlo rapporto, rappresenta il loro particolarissimo modo di comunicare. Una quiete solo apparente, talvolta talmente carica di suoni da rendersi assordante.
Il respiro cadenzato dei due giovani e il delicato fruscio delle lenzuola riempiono la piccola camera, lasciano un retrogusto d’intimità, di sano vissuto, screziano quel silenzio che, se svuotato da tacite promesse, diviene gravoso e opprimente.

Costretto dalla necessità di sentirlo in un solo movimento fluido e aggraziato gli circonda con un braccio la schiena, ma la delicatezza dei modi dura solo per un istante, le dita si ritrovano subito a stringere con foga quella pelle così chiara. Poggia il mento tra le scapole altalenando il capo avanti e indietro, ben consapevole che Sasuke sia ormai già sveglio.
La mattina presto è l’unico momento della giornata in cui sembra vagamente trattabile, negli altri casi, il solo parlargli o sfiorarlo risulta praticamente impossibile senza scatenare una qualche reazione d’insofferenza, o chiusura ermetica nel mutismo.
Vinto da un’irrefrenabile tentazione Naruto affonda il volto nell’incavo del collo. Gli occhi celesti assonnati si chiudono, mentre si lascia inebriare da quel dolce profumo.
Ne è certo, rispetto al passato ora Sasuke sa di altro, quasi gli ricorda l’odore dei fiori d’arancio.
Ha lo stesso identico profumo del momento prima che ti accada qualcosa di bello.
È inevitabile che tra le labbra di Naruto s’infilino dispettosi e serici capelli neri. Con la lingua ci gioca, troppo preso dal torpore del sonno per rendersene conto.
Si spinge ancor più sopra a Sasuke, mentre con la bocca percorre la sagoma di quel collo niveo. Assecondando ogni movimento le lenzuola frusciano come pagine di un libro mosse dal vento.
“Usuratonkachi.” Mormora con la voce impastata dal sonno, socchiudendo leggermente le iridi scure.
Naruto spinge la guancia contro il collo dell'amico, strusciandola poi con vigore.
“Te-me.” Ribatte titubante, come se non sapesse bene in quel momento con quale nome chiamarlo.
“Sei fastidioso.”
Sì, Sasuke è sicuramente più docile del solito la mattina presto. Naruto in fondo lo sa che quello non è altro che il modo tutto suo per dirgli di continuare a stargli vicino. Sfortunatamente, non riesce ancora a spiegarsi come Sasuke possa dire il contrario di ciò che pensa, se da una parte gli chiede di allontanarsi dall’altra lo supplica in silenzio di rimanere lì per sempre.
Le parole svaniscono nella quiete della stanza, illuminata dai suoni della natura e orchestrata da agitati sentimenti. C’è il canto dei passeri che proviene dal giardino, la brezza estiva che smuove le fronde dei ciliegi, perfino il sole pare possedere una qualche segreta melodia racchiusa nei raggi sonanti di luce, che trapelano dagli spiragli delle tapparelle in carta di riso.
“A volte penso se fosse possibile modificare il passato, cambiare i momenti tristi e i propri sbagli con qualcosa di meglio.” È la voce di Sasuke a far riemergere all’improvviso il frammento di un dialogo cominciato tacitamente tra lui e Naruto.
Sbatte le palpebre più volte nella speranza di far risvegliare la sua mente ancora intontita dal sonno. Già normalmente ha difficoltà a seguire i complicati quanto rari discorsi di Sasuke, figurarsi poi in quello stato. La mattina appena sveglio i suoi principali pensieri riguardano ben poche cose: il ramen, il sesso — questo sconosciuto —, Sasuke, e non di certo in quest’ordine d’importanza.
Si sforza un attimo di concentrarsi, ripiega il gomito sulla schiena nuda dell’amico e poggia con pesantezza la fronte contro la sua nuca.
“Di certo non ti avrei mai permesso di andartene.” Lo dice con una lieve sfumatura di prepotenza, stanco di ribadire per l’ennesima volta lo stesso concetto.
“Dio, e tu saresti…” Chiude gli occhi neri con decisione, stringendoli. Fa sempre così quando vuole ricordare qualcosa di lontano negli anni. Il suo strizzare le palpebre non è segno di fastidio o sofferenza, in verità è una sua piccola abitudine che gli fa sembrare di imprimere meglio nella memoria i ricordi che reputa piacevoli e felici.
“Il ninja più imprevedibile di tutta Konoha?” Tira le labbra in un ghigno e gli sembra quasi di non aver messo abbastanza ironia nella domanda.
“Stai forse dicendo che sono troppo prevedibile?” Sbuffa Naruto solleticandogli il collo.
“No, sto solo dicendo che non sei imprevedibile.”
“Però, non sono nemmeno prevedibile.” Puntualizza all’orecchio di Sasuke, che arriccia il naso infastidito, poiché la voce di Naruto rimane nel pronunciare determinate sillabe ancora troppo penetrante per i suoi gusti.
“Una via di mezzo.” Replica inespressivo e voltandosi incontra un paio di occhi azzurri vivacissimi e due labbra piene che si contraggono indispettite.
“Fottiti teme, io non sono una via di mezzo!” Esclama alzandosi di scatto e dopo avergli calpestato appositamente i piedi scende dal letto avviandosi in bagno.

Sasuke si gira in posizione supina allungando le braccia su entrambi i cuscini. Il soffitto biancastro è come un’informe massa sfocata sospesa sopra di lui. La vista deve essergli peggiorata ulteriormente, non riesce più a distinguere la piccola macchia di umidità nell’angolo e dubita che se ne sia andata via da sola. Chiude gli occhi sospirando con stanchezza, potrà sembrare paradossale eppure il buio gli permette alle volte di vedere molto più chiaramente la realtà non solo di quanto possano i suoi occhi, ma anche di quelli che funzionano perfettamente.

Lo scroscio dell’acqua della doccia gli giunge alle orecchie. C’è Naruto ovviamente sotto quella pioggia artificiale, e di certo, se tenesse gli occhi aperti, non potrebbe rivedere nella sua fantasia il corpo del dobe lambito da miriadi di rivoli d’acqua. Stringe le labbra in una smorfia contrita e nasconde la testa sotto il cuscino dell’amico. Forse così riuscirà a soffocare l’assurdità dell’essere follemente geloso di ogni singola goccia.


 





Rigira la tazzina di caffè rigorosamente senza zucchero tra le mani, soffiandoci sopra con stizza. Sasuke non è innervosito più di tanto dal fatto che pur essendo passati ben cinque minuti il caffè sia ancora bollente, quanto dalla sparizione inspiegabile dei suoi senbei
[1]. Nel posto fino a ieri occupato dalla loro colorata confezione, ora è presente uno sgradevole spazio vuoto, e non se ne capacita.  
Avverte i passi strascicati di Naruto che giunge in cucina una volta terminata la doccia. Ha i capelli ancora umidi che gli incorniciano il volto e, da idiota quant’è, si è scordato di asciugarsi i piedi lasciando ad ogni passo le sue belle impronte sul pavimento.
Sasuke l’osserva con sguardo annoiato, sollevando appena un sopracciglio per mostrare tutta la sua indignazione. Sebbene la tentazione di rimproverarlo con aria di superiorità sia forte, abbandona subito il proposito di iniziare a discutere con lui per quanto riguarda il tener in ordine la casa, poiché come la scorsa volta, Naruto potrebbe giustamente obbiettare che anche se Sasuke non bagna, non sbriciola, non sporca, o quant’altro è anche vero che non ha mai mosso un dito in una qualsiasi faccenda domestica. Quindi, se è lui che pulisce, ha anche il sacro santo diritto di sporcare.

Sasuke continua a guardarlo mentre si avventa su un anonimo sacchetto che gira già da qualche giorno per casa, dopodiché con una lieve smorfia torna a scrutare con amarezza la dispensa.
“Che fine hanno fatto i miei senbei?” Chiede sottolineando con finta indifferenza il possessivo — miei —.
“Shono finifi.” Bofonchia Naruto, mentre s’ingozza con gli strani dolcetti arraffati dal sacchetto di carta.
“E chi li ha finiti?” Chiude gli occhi fremendo leggermente. Ci sta davvero provando a mantenere la calma, ma il dobe ha un’innata bravura nel mettere a dura prova i suoi già di per sé delicati nervi, e alla fine non riesce proprio a trattenersi dal sibilare in modo minaccioso ogni singola parola.
“Tu, teme, ieri e te l’ho pure detto, ma non mi stai mai ad ascoltare.” Mugugna masticando con gusto. “E poi a me i tuoi senbei fanno pure schifo, te lo dico nel caso che stessi sospettando di me, anzi, tu stavi sospettando di me.”
“Ti sbagli, io sto ancora sospettando di te, dobe.” Incalza assottigliando lo sguardo.
“Be’ non dovresti, davvero, ti giuro, piuttosto che mangiarli avrei preferito buttarli nel cesso.” Borbotta sputacchiando briciole e nel frattempo annuisce vigorosamente, come se quell’insulsa affermazione potesse in qualche modo rassicurare Sasuke che tra l’altro, colpito da un’innocente briciola di Naruto in piena faccia, incomincia a mostrare i primi sintomi di un esaurimento nervoso.
“Perché non chiudi la bocca mentre mangi, dobe?” Il tono basso e calmo di voce non concorda assolutamente con la violenza usata per chiudere l’anta della dispensa, che per poco non si smonta.
Naruto pensa bene allora, al fine di calmare gli indemoniati spiriti di Sasuke, di piazzargli in mano uno di quei morbidi dolci al cioccolato.
Sasuke concede al piccolo sgorbio un solo sguardo di pura indifferenza, poi lo pigia contro la guancia dell’amico.
“Sai che non mangio dolci, dobe.” Mormora continuando a premergli con forza quella sottospecie di biscotto contro.
Naruto glielo porta via dalla mano con un morso, sfiorandogli con i denti la punta delle dita. “Scemo, non sai che ti perdi.” Accenna a un sorriso. “Sakura-chan è stata così gentile a portarceli, le farai un dispiacere se non ne assaggi nemmeno uno.”
“È da mesi che non si fa vedere, quando l'hai incontrata?” Glielo chiede lo stesso, sviando lo sguardo, nonostante gli interessi poco tendente al niente.
“Ah già, te non c’eri. Sarà stato due giorni fa, quando Tsunade-baba ti aveva convocato e io stavo fuori dal suo ufficio ad aspettarti.” Replica passandosi un braccio per pulirsi la bocca.
“Che caso, proprio l’unica volta in cui io non sono presente lei si fa vedere.” Replica Sasuke con sottile sarcasmo.
“Non l’avrà mica fatto apposta, no? Quanto sei malizioso.”
“E tu ingenuo, anche un bambino lo capirebbe che mi sta evitando.”
“Non credo proprio e poi scusami, dimmi perché se ti sta evitando, come tu dici, avrebbe fatto dei biscotti apposta per te?” Gli chiede con tono impertinente sventolandogli il sacchetto mezzo vuoto davanti agli occhi.
A questo punto per Sasuke la conversazione può anche concludersi, e con un verso monosillabico di risposta si risiede con altera eleganza al tavolo.
Naruto gli getta un’occhiata torva iniziando a trafficare con i fornelli per prepararsi la colazione.
“Vuoi un po’ di latte?” Gli chiede versandone un po’ nel pentolino.
Sasuke volta il capo dall’altra parte e sorseggiando il caffè evita accuratamente di rispondergli.
Mentre aspetta che il latte di soia si riscaldi, Naruto si dà da fare con la preparazione di una confezione di ramen istantaneo e si appresta a riempirsi un bicchiere di succo d’arancia, brontola soltanto un poco, ormai abituato alla gentile considerazione che gli dedica l’Uchiha.

Nella cucina è sceso un delicato silenzio interrotto ogni tanto dal cozzare di pentole e stoviglie durante le operazioni culinarie di Naruto.
Sasuke conosce abbastanza bene l’amico da sapere che quella quiete preannuncia un’imminente tempesta. Socchiude le iridi scure per prepararsi a godere del momento che sta per arrivare. Infatti, fra poco Naruto inizierà a dar aria alla bocca per svariati minuti, parlando ininterrottamente di qualsiasi cosa gli passi per la testa.
Come di consueto, Sasuke gli intimerà ripetutamente di tacere o si sforzerà di non starlo ad ascoltare, ma Naruto non si azzittirà di certo, anche perché sa perfettamente che Sasuke in realtà ama poter sentire la sua voce.

A parte la sfilza di cazzate in cui riprende la questione di Sakura, cercando di giustificarla del fatto che non si faccia quasi mai vedere con la scusa che ha bisogno di tempo, e tempo per cosa non viene specificato, affronta anche argomenti degni d’interesse, del tipo che oggi pomeriggio si esce a comprare i senbei.
“E già che ci siamo si potrebbe prendere anche un nuovo futon, Sakura mi ha detto che c’è una svendita al negozio di Ocasaba.” Prosegue Naruto rigirando la misoshiru
[2] sul fuoco.
La storia del futon effettivamente non è così semplice da spiegare. Sembrerebbe che a causa di una terribile maledizione tutti gli ignari futon che entrano in casa Uzumaki siano destinati a sparire misteriosamente. Il fatto è che ne hanno già comprati due ed entrambi si sono inspiegabilmente volatilizzati nel giro di pochi giorni.
Per il primo acquisto il diretto responsabile della sparizione è Naruto Uzumaki in persona. Invece, con il secondo futon le cose andarono diversamente, un giorno Naruto avvicinandosi a passo felpato al luogo dove risiedeva la vittima trovò il misfatto già portato a termine. Contando che vivono solo in due nella stessa casa e che se uno non è stato… be’, insomma, è facile smascherare il colpevole.
Per spiegare i suddetti rapimenti di materassi bisogna partire dal presupposto che sia Naruto che Sasuke non hanno nessuna intenzione di dormine su uno scomodo e scadente futon, e per quanto siano capaci di negarlo all’infinito non trovano per nulla spiacevole condividere il letto matrimoniale. Tuttavia, il loro tacito accordo è di tirare in ballo ogni tot giorni questa storia, in modo che non sembri effettivamente vero che gli piaccia dormire insieme, ma solo una questione di pura fatalità.
“Anche se ovviamente finiremo per litigare come l’altra volta. Quindi te lo dico già teme, io dormo nel mio letto.” Borbotta continuando a vagare per la cucina.
Sasuke con la coda dell’occhio e la tazzina poggiata a fior di labbra, segue ogni spostamento di Naruto. Sarà forse per i capelli biondi spettinati ancora gocciolanti o per il sorriso sereno che gli rilassa i lineamenti del volto, ma fatto sta che non riesce in alcun modo a staccargli gli occhi di dosso. La pelle ambrata dopo la doccia emana un profumo inebriante e vinto da una voglia travolgente, senza neanche accorgersi, allunga un braccio verso di lui.
“Che c’è? Vuoi qualcosa?” Sbraita Naruto con ben poca gentilezza, gettando uno sguardo alla mano dell’amico che lo sta quasi per sfiorare.
Solo in quel momento Sasuke si rende conto del suo gesto e ritrae immediatamente il braccio. Sta già per rispondere con un laconico — niente —, ma in quel modo pensa che farebbe la figura del debole o dell’insicuro, e se ben ricorda lui in fondo è un Uchiha, Sasuke Uchiha, e questo comporta che può ben dire e fare tutto ciò che più gli aggrada senza doversi intimidire, o peggio ancora, vergognare.
“Volevo toccarti.” Lo dice alla stessa maniera di — un bicchier d’acqua, grazie —, o — ti faccio presente che il mio caffè scotta ancora —.
Naruto lo guarda e per una frazione di secondo gli occhi azzurri mozzafiato si sgranano.
Poi, dopo, si arrabbia.
Con rapidità gli afferra il polso portandosi la sua mano al petto, e Sasuke istintivamente stringe con forza tra le dita la stoffa della maglia nera.
“Ti ci voleva così tanto, ne teme!?” Abbaia stringendo con forza il polso sottile e strattonando quel braccio che rimane fermamente incollato al suo petto.
Sasuke lo fissa palesando fastidio. “Non urlare così tanto, usuratonkachi.”
“Teme! Io faccio quello che mi pare!” Esclama a voce alta e penetrante, stritolandogli il polso nella foga.
Naruto è il tipico esemplare di Innamorabbiato o Rabbiamorato, come dir si voglia, termine coniato da Sakura Haruno stessa quando non trovava altro modo per definire il sentimento provato dell’amico nei confronti di Sasuke.
Naruto ha i più svariati motivi per essere arrabbiato con lui, altrettanti per esserne innamorato. In tutti quegli anni che sono rimasti lontani, ha saputo coltivare in sé quel disperato sentimento, ma allo stesso modo una cieca rabbia ha radicato nel suo cuore. Non è arrabbiato per il male che gli ha fatto Sasuke, è furioso per il male che Sasuke ha fatto a se stesso.
“Sei assurdo, Naruto.” Asserisce con aria svogliata e le dita ancora ben ancorate alla maglia.
“Sai cos’è veramente assurdo, teme?” Vocia mostrando i denti, senza aspettare una risposta. “È assurdo che da otto mesi che viviamo sotto lo stesso tetto non abbiamo ancora fatto nulla!”
“E che cosa avremmo dovuto fare di grazia?”
Naruto esita un attimo nel rispondere. “Niente!” Replica infine.
Sasuke lascia andare la presa e intrecciando le dita all’altezza del viso volge lo sguardo davanti a sé. In un momento Naruto ha perso tutto ciò che aveva d’interessante e lui può tranquillamente ricadere nella sua apatia.
“Guardami.” Sillaba a poca distanza dal viso di Sasuke, non glielo sta dicendo, tanto meno chiedendo, piuttosto è un ordine.
Uchiha inizia a sorseggiare il caffè osservando il confuso paesaggio alla finestra, ai suoi occhi il giardino non è altro che un’indistinta chiazza di color verde sgargiante.
“Ti ho detto di guardarmi.”
Non ne ha intenzione. Poggia la tazzina sul tavolo, appurando quanto Naruto possa essere testardo e snervante alle volte, — il più delle volte —.
“Che c’è? Non riesci a guardarmi negli occhi?” Lo dice con tono sferzante, sa bene che Sasuke è intelligente, ma non tanto da sapere sorvolare su una provocazione.
Infatti, si alza da tavola facendo stridere le gambe della sedia e con tutta calma si volta verso Naruto per puntare le sue iridi scure contro due spicchi di cielo dagli indefiniti contorni.
“Ti sto guardando usuratonkachi.” Mormora stringendo gli occhi per mettere a fuoco i delicati lineamenti di Naruto.
Sasuke è dannatamente vicino, potrebbe contare ogni singola ciglia di quegli occhi così neri e percorrere con la punta della lingua il contorno di quella bocca sottile. Potrebbe addirittura baciarlo,
“Dannato teme, io…”
se non l’avesse già fatto lui.

Le loro labbra si uniscono in un morbido bacio. Naruto ha ancora gli occhi sgranati dalla meraviglia e non sa cosa accadrebbe se anche lui come Sasuke decidesse di chiuderli.
Sente le dita dell’Uchiha che si aggrappano all’orlo della sua maglia e lo vede protendere il collo per premere con più forza le labbra contro le sue.
Serra le iridi blu, è consapevole che Sasuke gli stia disperatamente urlando qualcosa attraverso quel gesto, e risponde al bacio con tutta la sua rabbia e impazienza.
In fondo non è la prima volta che si baciano, sanno a grandi linee come si fa, l’unica differenza è che oggi nessuno dei due è nella fase rem.
Naruto schiude le labbra lasciando alle loro lingue affamate la libertà di assaporarsi a vicenda.
Ed è così che il bacio casto e incerto diviene disperato. Iniziano i morsi, lo scontrarsi di labbra in rudi movenze, e sembrerebbe quasi che con quel tenero legame violento vogliano recuperare tutto il tempo perduto.
Naruto carezza il collo dell’amico, gli sfiora il viso e gli scosta i capelli dalla fronte, ha un bisogno assoluto di sentire Sasuke sotto di lui e su di lui, sentire Sasuke e — dentro Sasuke —.
Prima che l’aria termini, il bacio si fa più irruento e appassionato. Tutti i loro sentimenti dolci e contrastanti in un istante sembrano sciogliersi in una vertiginosa spirale.
Sasuke continua a stringere Naruto a sé tirandolo per la maglia, mentre si alza in punta di piedi per avere più libertà in quella bocca che ha appena dichiarato come sua.
Combattono per l’ultima volta le lingue e infine si allontanano, solo un rivolo di saliva lucente a mantenere ancora unito il rapporto.

Riaprono con lentezza le palpebre. Naruto si ritrova davanti due occhi neri, non più freddi e impassibili, ma lievemente sgranati in un’espressione sconcertata. Sembra quasi che Sasuke sia rimasto stupito dal suo stesso gesto; tiene le labbra ancora schiuse e ansima appena, non riesci a respirare perché qualcosa gli sta sfondando il petto. Il suo cuore sta ruggendo furioso, gli è salito fino in gola e ne sente il battito rimbombargli nelle orecchie.

Il respiro caldo di Naruto gli sfiora il collo. Sasuke riesce a percepire chiaramente la voglia dell’amico di tornare a unirsi a lui in un bacio, glielo sta silenziosamente chiedendo.
Socchiude gli occhi, mentre il cuore si gonfia, trema e sussulta incontrollato. Non sa gestire tutto questo Sasuke, i suoi unici sentimenti rimasti sono il rancore e il desiderio di vendetta, tutti gli altri ha iniziato a seppellirli con difficoltà da quando aveva sette anni.
Non è abituato a controllare queste emozioni, lo fanno sentire profondamente a disagio, totalmente fuori luogo.
L’odio, invece, e la collera li sente suoi, come appendici del suo essere. Non ha paura a mostrarli, sono il veleno nero che copioso gli cola dal cuore, lo fanno sentire vivo e completo scongiurando la sua angosciante paura del vuoto.
Adesso, però, tutte quelle emozioni che con sofferenza aveva allontanato da sé gli stanno sfondando il petto, è certo che se non farà al più presto qualcosa il suo cuore cadrà sanguinante per terra.
Ghermisce la mano di Naruto portandosela al petto, sotto la maglia bianca, contro la sua pelle.
“Che diavolo è questo?!” Vocia scuotendo il capo, è umiliante per lui non sapersi dare una spiegazione.
Naruto avverte chiaramente sotto il palmo della mano i battiti accelerati del cuore di Sasuke e inclinando il volto, punta lo sguardo su quel pallido viso perfetto.
“Non posso credere che tu non lo sappia.” Mormora semplicemente.
Sasuke abbassa il volto nascondendosi dietro i lungi capelli neri. È tutto così imbarazzante, probabilmente anche sbagliato, non ci capisce più nulla. Ha baciato Naruto e non vuol vedere altra spiegazione se non quella che desiderava farlo azzittire. Eppure, perché chiudergli la bocca quando lui adora sentirlo parlare? È contradditorio da far schifo Sasuke.
Ora ha solo voglia di scappare o di rimanere lì per sempre. Anzi no, farà i capricci e poi scapperà.
“Usuratonkachi, ti detesto.” Gli ringhia contro, vuole solo litigare. È l’unico modo che conosce per rapportarsi con Naruto ed è la cosa che gli riesce meglio.
“Quanto sei stupido, teme.” Ride unendo le sue labbra a quelle di Sasuke in un bacio morbido e veloce. Uchiha sulle prime si oppone arricciando le labbra, ma poi cede lasciando che la lingua calda di Naruto irrompa dentro di lui.
All’improvviso, come colto da un ripensamento, si scansa in malo modo da Naruto tentando di colpirlo al volto con un pugno, che però l’amico riesce facilmente a bloccare con una mano.
Nonostante Sasuke abbia cercato di allontanarlo, Naruto non solo resta impassibile di fronte a lui, ma si avvicina ulteriormente solleticandogli il collo con le ciocche chiare. Tiene ancora stretto il pugno di Sasuke nella mano, al momento è l’unico punto di contatto che gli permette di tenere l’Uchiha accanto a sé.
Sasuke deglutisce visibilmente, non riesce più a gestire il confronto con Naruto. Si sente nudo, ha bisogno delle sue distanze, di nascondersi dietro il muro di freddezza e impassibilità, ed è per questo che sussurra qualcosa di simile a un — devo andare —.
Naruto socchiude gli occhi celesti in una mesta espressione e, reclinando docilmente il capo, lascia scivolare via la mano di Sasuke dalla sua. Resta immobile a guardarlo mentre si avvicina alla porta di casa.

Con un gesto secco Sasuke apre il fusuma d’ingresso decorato con preziosi dipinti di paesaggi autunnali. I due pannelli scorrendo lungo i binari aprono la vista sul minuscolo giardino di casa Uzumaki. La sagoma nera di Sasuke si staglia in mezzo al vivace sfondo verde, screziato dal giallo allegro dei girasoli e dai variopinti liliums, mentre la luce calda del sole invade la cucina, illuminando, se possibile, ancor più gli occhi di Naruto e rischiarando in tenui tinte bluastre i capelli di Sasuke.
Uchiha si ferma qualche secondo sulla soglia di casa. Socchiude le palpebre sia per proteggere gli occhi dal solleone estivo, sia per mettere a fuoco l’ambiente esterno che per ora non gli sembra altro che un confuso quadro ad acquerelli, dove il verde si amalgama in un’unica sfumatura di colore con l’azzurro terso del cielo.
Sta aspettando che Naruto dica qualcosa, qualunque cosa, e quando nessuna parola viene pronunciata, avanza per lo stretto viale fra i tulipani rossi avvicinandosi al cancello.
“Teme!!!”
Si volta con esasperante lentezza scrutando il suo grande amore dobe che strepita sulla soglia di casa.
“Naruto…” Si rivolge a lui in un sussurro a malapena percettibile, tanto sa che riuscirà a sentirlo ugualmente. “Non urlare che ti viene la voce acuta.”
Naruto lo guarda arrossendo di rabbia e, incassando il capo nelle spalle, increspa sulle labbra un adorabile broncio.
“Ahou
[3] si può sapere dove cazzo stai andando?” Sbraita raggiungendolo.
Sasuke continua ad avanzare senza degnarlo d’attenzione. Tiene il viso rivolto al cielo, mentre la brezza leggera gli scompiglia i capelli; la conversazione non ancora iniziata, a quanto pare, ha già smesso d'interessarlo.
“Oi, rispondi.”
Si morsica dall’interno il labbro inferiore, indispettito dal sentire la voce penetrante di Naruto così vicina alle orecchie.
“A comprare i senbei.” Replica con aria scocciata, allungando ulteriormente il passo per distanziarlo.
“Per tua e soprattutto mia sfortuna sai che non puoi andartene in giro da solo.”
“Vuoi proprio farmi incazzare oggi dobe, ammettilo.” Quasi ringhia Sasuke.
Uzumaki scoppia in una risata cristallina, così forte e allegra che Sasuke si ritrova a stringere i pugni per l’irritazione.
Si gira verso Naruto di scatto pronto a picchiarlo — seriamente questa volta —, ma ritrovandosi davanti al volto solare dell’amico con gli angoli della bocca piegati verso il cielo, in un attimo Sasuke si calma, rilassando le mani lungo i fianchi.
Così ritorna sui suoi passi, arricciando le labbra nella smorfia che più considera vicina a un sorriso.


















Note:

[1] = è un prodotto tipico della cucina giapponese, si tratta di una specie di cracker solitamente salato.

[2] = è una zuppa tradizionale della cucina giapponese costituita sostanzialmente da brodo, in particolare dashi mescolata con
      pasta di miso.
[3]  = Scemo!




Angolino Autrice:

Salve a tutti! Avevo voglia di scrivere qualcosa di veramente semplice e leggero, ed ecco qui questa sottospecie di Naru/Sasu.
È una breve fiction di due capitoli che comprende un arco di tempo di sole ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo si capirà meglio il perché di tutta questa situazione. Mi scuso per l'estrema insulsaggine della storia, nonostante ci abbia davvero provato a scrivere qualcosa di decente, perciò vorrei dirvi lo stesso che sarei davvero felicissima di ricevere la vostra opinione!

Ci tengo infine a ringraziare di cuore tutto coloro che hanno letto e chi deciderà di recensire (se ci sarà ovviamente qualcuno a farlo) xD

Alla prossima!










 


  
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Miwako_chan