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Autore: JessL_    11/05/2011    28 recensioni
Ci sono persone che vorrebbero semplicemente voltare pagina, altre proprio buttare il libro della loro vita per iniziarne uno nuovo, Bella è così che ha fatto tanti anni prima ma si sa, il passato ritorna sempre... e anche i matrimoni. Dalla famiglia non si può scappare e se il destino ha deciso che devi intraprendere una certa strada e intrecciarla con quella di un bel ragazzo dagli occhi verdi... perché tirarsi indietro? Al diavolo la paura... la speranza è l'ultima a morire. Almeno così dicono... Bella che deciderà di fare?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Introduzione:
Lo avevo detto, non sarei scomparsa. Certo è passato un anno che non posto nulla di nuovo in questa sezione ma... l’importante è tornare, no?
Un enorme ciao a chi mi conosce e un altro per chi invece ha la sfortuna d’imbattersi solo ora in una mia storia. Questa è l’ennesima folle idea che mi è passata per la testa e mi farebbe un enorme piacere condividerla con voi.

Ho iniziato a scrivere questa follia per una semplice ragione: sorridere.

È tutto un po’ strano, c’è un matrimonio, una Bella che fa l’avvocato divorzista, Jake un po’ diverso e soprattutto l’Italia. Ebbene sì, il matrimonio si svolgerà in Italia, a Firenze per l’esattezza.

I protagonisti di questa storia sono – ovviamente – Bella e Edward ma ci sono tutti, persino personaggi che nei libri sono stati marginali, ma chi mi conosce, sa, che mi diverto a cambiare alcune cosine, a farle diverse da come appaiono in altre storie ;) quindi posso solo sperare che questo delirio vi possa piacere.

Il rating è arancione, non volevo strafare e devo tentare di trattenermi dallo scrivere al rosso u_ù non può farmi tanto male no?





~ Hopeful heart.

Capitolo uno: Inaspettata sorpresa.

Isabella pov:
<< Tesoro? C’è posta. >> Sospirando, allontano lo sguardo dal computer e appoggio le gambe a terra andando verso la cucina, ero così comoda sul mio lettino, ed era così strano che alle dieci del mattino nessuno fosse ancora venuto a... beh a rompere.
<< Ciao piccolo, come mai da queste parti? >> Mi appoggio allo stipite della porta e osservo e il mio Jake con un sorrisone a trentadue denti mentre si passa una mano tra i corti capelli neri.
<< Sono venuto a disturbarti e ti ho portato la colazione, sai... per addolcirti un po’. >> Ridacchio e mi avvicino afferrando la busta con le brioches. Mi siedo e azzanno letteralmente il croissant farcito di nutella. Ah! Il vero godimento della vita: il cibo!
<< Hai parlato di posta? >> Jake annuisce e mi porge una sola busta. Alzo un sopracciglio e lui mi sorride divertito. Titubante l’afferro e abbandono la colazione.
Osservo la busta, è raffinata, troppo sfarzosa per essere una semplice bolletta. Sospirando la apro e sgrano gli occhi non appena le lettere stampate che formano delle parole mi entrano nella mente.
Luke Burns e Tanya Denali annunciano con gioia il loro matrimonio”.
In realtà è una frase senza senso. Non può essere vero. Non ha logica. Mia cugina Tanya non può sposarsi. Soprattutto perché da quello che so, questo Luke non esiste.
Alzo gli occhi al cielo e li punto su di Jake che si osserva le unghie.
<< Brutte notizie mon cher? >>
<< A parte che una delle mie tante cugine italiane si sposa? >> Jake sgrana gli occhi e non ci vedo smarrimento o confusione ma semplicemente curiosità e felicità. Lo guardo trucemente ma il bagliore del suo entusiasmo non viene minimamente scalfito.
<< Matrimonio? Una tua cugina si sposa? >> Faccio una smorfia mentre lui sorride raggiante.
<< Sì, è quello che ho detto. Perché tanto entusiasmo? È un matrimonio che finirà non appena diranno il “sì”. >> Jake si rabbuia e mette su un tenero broncio.
<< Te l’avevo detto di non diventare un avvocato divorzista. Credi sempre meno nell’amore! >> Sorrido tristemente. Non glielo dico che in realtà dovrebbe togliere il “sempre meno”, perché già adesso non ci credo. E conoscendo mia cugina, beh... do per scontato che anche lei diventerà ben presto una delle mie clienti.
<< Questo >> Sollevo la partecipazione alle nozze. << Significa che devo andare in Italia. Dai miei parenti. >> Jake annuisce.
<< Beh tesoro, tua cugina si sposa e contando che sono tre anni che non vedi nessuno di lì, direi che è il minimo che puoi fare! >> Gonfio le guance. Odio questi discorsi, già mia madre me li fa tropo spesso. Mi piace New York, mi piace avere un appartamento tutto mio e adoro soprattutto la mia indipendenza. L’Italia è un capitolo morto e sepolto, dove ho trascorso i miei primi diciotto anni di vita. Sono praticamente scappate a gambe levate da quel posto, dalla mia famiglia e da tutto il resto. Qui sto bene, e tornare lì, mi mette ansia e angoscia. Come quando ero piccola.
<< Certo potrei anche farlo... oppure potrei fingere che l’invito non mi sia mai arrivato. >> Jake schiude la bocca indignato ma non può replicare perché suona il telefono.
<< Pronto? >>
<< Salve Isabella, sono la donna che ti ha messo al mondo, ti ricordi di me? >> Sorrido alzando gli occhi al cielo, trascinandomi il filo del telefono, mi vado nuovamente a sedere sulla sedia.
<< Sì, ho un vago ricordo. >> E’ strano parlare in italiano dopo tanto tempo, ma è quella la mia lingua madre, è solo questione di abitudine.
<< Divertente! Signorina, sappi che sei obbligata a venire al matrimonio di tua cugina. Ci devi essere, e non solo per la ricorrenza o per fare presenza ma perché voglio abbracciare mia figlia. È dal Natale scorso che non ti vedo e se non ti dispiace, io e tuo padre, vorremmo tanto riabbracciarti e conoscere il tuo fidanzato. Quindi non mancare. Ti ricordo che devi partire tra una settimana, sì lo so che mancherebbero poi una decina di giorni al matrimonio ma vuoi stare almeno un po’ con noi? Vuoi gustarti il bello di preparare qualcosa per l’evento? Ripeto: sei obbligata! I biglietti li prenoto io – cioè... li faccio prenotare da tua cugina Alice, ma è la stessa cosa. Ciao tesoro, mi raccomando, ci sentiamo in questi giorni. >> Il “tu-tu” del telefono mi fa ridestare. Purtroppo ho sentito benissimo le parole di Renée, anche se ha parlato velocemente e ininterrottamente. Mia madre è pazza, però mi conosce bene e sapeva per certo che l’invito mi sarebbe arrivato oggi. Sono fritta, anzi no, sono semplicemente obbligata a presentarmi.
<< Non è per farmi gli affari tuoi, ma tua madre, qualche volta, ti lascia dire qualcos’altro oltre a Pronto? >> Scoppio a ridere guardando gli occhi castani di Jake.
<< Raramente. Comunque sono obbligata a prendere un aereo per l’Italia. >> Sospiro e infine quasi mi strozzo con l’acqua che stavo bevendo quando finalmente metto a fuoco alcune parole di mia madre. << Oddio, ma io non ho un fidanzato! Di che diavolo stava parlando?? >>

<< Signorina Swan? >> Alzo lo sguardo dal mio monitor e li poso sulla mia segretaria. << Una chiamata sulla due. >> Annuisco e agguanto il telefono.
<< Pronto? >>
<< Ho trovato una soluzione. >>
<< Jake, sto lavorando. >>
<< Lo so, lo so ma... ho trovato una soluzione! >> Sospiro sorridendo. Non posso smorzare sempre il suo entusiasmo.
<< Bene. Ok. Su cosa? >>
<< Come su cosa? Per il matrimonio! >> Già, sono passati due giorni e ancora non ho trovato un modo per disdire l’invito ma a quanto pare il mio fidato Jake sì. Quindi cerco di non inveirgli contro per aver urlato come un ossesso e adopero il mio tono calmo, professionale.
<< Bene, sono tutta orecchie. >>
<< Ti farò da fidanzato. >> Sgrano gli occhi. Il cuore prende a battere velocemente.
<< Come scusa? Penso di aver capito male. >>
<< No no cara, hai capito benissimo. Posso farti da fidanzato. Verrò con te in Italia, tanto le mie origini Siciliane non sono scomparse e tornare un po’ in quel paese mi farà tornare in mente i bei tempi in cui stavo sdraiato in spiaggia e facevo il modello a Milano. >>

<< A Milano non c’è la spiaggia. >>
<< Dettagli! E poi – se è per questo – Milano non è nemmeno in Sicilia! Bella, a te serve un aiuto, non ti puoi presentare lì a mani vuote... cioè senza fidanzato e io... beh ne approfitterò per la lingua e il cibo. >>
<< Che lingua? >> Sono sempre più confusa e stento quasi a credere di non avergli urlato contro un prolungato no.
<< Quella italiana! Ma Bella! Che mente perversa che ti ritrovi. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Certo, adesso sono io quella con la mente perversa. >> Non ribatte e io riprendo a parlare. << Tu, verresti veramente a Firenze, con me, al matrimonio della mia cara cuginetta con cui ho un rapporto di amore e odio, conosceresti i miei genitori e ti fingeresti il mio fidanzato? >>
Qualche attimo di silenzio in cui la mia mascella tremola mentre decide se staccarsi e sbattere sul legno della scrivania del mio ufficio, oppure se chiudersi per non aprirsi più.
<< Ok, l’attimo di suspense è stato infinito. Sì. Sì. E lo farò semplicemente per te. >> Un tenero broncio di commozione mi attraversa il volto.
<< Solo per me? >> La mia voce tenera non fa nessun effetto su di Jake, soprattutto perché mi risponde in modo divertito.
<< Beh certo che no! Per te e per ammirare le bellezze della città! >> Rido, capendo il senso della frase, e alzo gli occhi al cielo.
<< Grazie. Dico sul serio Jake. >>
<< Spero solo di non dover cambiare nome. Sarebbe un trauma! Che cos’avevi detto ai tuoi genitori? >>
<< Non ricordavo nemmeno di aver finto con loro di avere un fidanzato. >>
<< Ah bene. Sempre meglio. Ti aspetto a cena, così mettiamo a posto il nostro piano. Ciao Bellina! >> Sorridendo attacco. È assurdo che Jake abbia voluto a tutti i costi una copia delle chiavi del mio appartamento, è peggio di una suocera quando ci si mette.
Un lieve bussare alla mia porta mi ridesta, entra una signora su una cinquantina d’anni, si presenta e mi si siede di fronte. I soliti convenevoli e infine la domanda diretta.
<< Perché vorrebbe divorziare? >> Osservo la signora di fronte a me, è una bella donna, fisico snello, capelli biondi e occhi verdi. È triste, e un po’ mi spiace ma oramai sono due anni che faccio questo mestiere, ci ho fatto l’abitudine ad annullare i miei sentimenti...
<< Odio la poltrona di mio marito. >> ... e i miei pensieri per quanto riguarda le motivazioni di un divorzio.

<< Uh. Sono agitato, è da un po’ che non prendo un aereo. >> Sorrido voltandomi verso il finestrino. Io sono tranquilla, lo sono sempre stata. Anche quando a diciotto anni, da poco compiuti, sono praticamente scappata dalla mia città. Avevo finito gli studi, volevo semplicemente andarmene. Il mio sogno era sempre stata l’America, New York, e a quell’età non vedevo semplicemente l’ora che l’aereo decollasse per farmi vivere il mio sogno. Ammetto che non è stato semplice adattarsi al nuovo paese, alla nuova città – sicuramente più caotica e viva -, abituarsi a parlare una lingua diversa, senza un lavoro, un appartamento, beh... non è stato per niente facile, però ce l’ho fatta. Ho lavorato per tre mesi nell’hotel in cui alloggiavo, ho continuato gli studi, poi ho lavorato in una pasticceria, poi ho fatto la commessa in un paio di negozi di abbigliamento e infine, dove sono ora, in uno studio legale. Anzi no, non in uno studio legale, nello studio legale – tanto per essere precisi. Ho sudato tanto per accalappiarmi un posto in questo studio, ho fatto la gavetta e dopo un anno e mezzo sono riuscita a farmi conoscere, a farmi valere. A essere qualcuno. Alla faccia dei miei parenti che non hanno mai creduto in me.
<< Oddio, che sta succedendo? >> Ridacchio sentendo gli acuti terrorizzati di Jake, gli stringo la mano e lo osservo.
<< L’aereo è in volo. Si sta alzando. >>
<< Sì, ok ma deve per forza farmi salire su la colazione? >> Ridendo appoggio la testa sulla sua spalla, una hostess ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa e neghiamo. Un’altra hostess, all’inizio del corridoio, ci mostra come adoperare, in caso di bisogno, la maschera e l’ossigeno e subito dopo, ci saluta il comandante augurandoci buon volo.
<< Tesoro? >> Mi volto verso Jake che ha smesso di guardare il film trasmesso che ha scelto.
<< Dimmi. >> Sembra serio e questo mi fa preoccupare – non che non lo sia mai, ma temo che abbia avuto un ripensamento.
<< Ma dovremmo baciarci di fronte agli altri? >> Mi blocco. Il respiro mi si blocca, il cuore scalpita e la mia mente va in confusione. Non posso negare che Jake è un bellissimo ragazzo ma... << Non fraintendere, sei stupenda Bella ma... sei un’amica. >>
<< Non sarebbe la prima volta che mi baci. >>
<< Non penso che i nostri sfioramenti di labbra si possano definire baci. >> Grugnisco, ha ragione.
<< Beh ma hai anche dormito con me. >>
<< Tesoro, tra amiche si dorme insieme, si scherza, ci si coccola ma... non ci si bacia! >>
<< Beh penso... penso che dovremmo sacrificarci. >> S’imbroncia.
<< Bella, davvero, ti voglio bene, sei fantastica ma... sei un’amica. Un’amica. E io sono gay! >> Rido.
<< Per me è ovvio che tu sia gay, ma loro non lo sanno, quindi dovrai fingere di essere un uomo al cento per cento! >> Sbuffa.
<< Mi sembrava strano che il mio piano non avesse una falla. >> Rido nuovamente e torno al mio film.
<< Dimmi che almeno ci sarà qualche bel fusto su cui sbavare. >> Lo guardo trucemente e anche lui torna al film.

L’aeroporto di Firenze è pieno di gente e sono già stressata. Jake mi cammina affianco in modo tranquillo, come se non gli facessero urtare i nervi tutte queste persone che borbottano dopo che sono proprio loro che ti vengono addosso. Dopo aver afferrato le nostre valigie – cosa non troppo strana che Jake ne abbia una più di me – ci avviamo verso l’esterno ma quando sento una voce famigliare chiamare il mio nome, non posso non fermarmi e smettere di ascoltare Jake che continua ad avanzare, almeno finché non nota di non avermi più al suo fianco. Prima che mi possa sgridare, mi sento richiamare, mi volto e incontro gli occhi azzurri e i capelli neri corti e riccioluti di Emmett. Mio cugino. Il mio cuginone! Un sorriso enorme prende forma sulle mie labbra. Non riesco a muovermi, e non solo perché lui è diventato enorme, tanto da incutermi quasi paura, ma proprio perché sono emozionata. Il mio cuore batte forte, i miei occhi cercano d’inumidirsi ma m’impongo e prendendo dei respiri profondi, faccio un passo avanti abbandonando per un attimo Jake e le valigie. Passo dopo passo, mi ritrovo di fronte al mega sorriso di mio cugino che sembra stupefatto.
<< Non ricordavo fossi così bassa. >> Scoppio a ridere e lo abbraccio forte. Mi scompiglia i capelli, mi prende in giro e mi afferra quasi in braccio per stritolarmi alla sua altezza. Io mi faccio coccolare e spupazzare, erano anni che non lo vedevo, e mi mancava il nostro rapporto, le chiamate, le e-mail... beh non possono compensare il nostro rapporto. Il nostro bel rapporto.
<< Allora... quel manichino tutto muscoli è il tuo fidanzato? >> Alzo un sopracciglio non capendo ma infine ripenso al perché della mia visita e mi volto verso Jake annuendo, vedo il mio fidanzato venirci incontro e mi rivolto verso mio cugino ma... mi specchio in due occhi verdi, intensi, profondi e... cacchio come mi chiamo? Cerco di deglutire e di raschiarmi la gola mentre lui accenna un sorriso. Sto continuando a guardarlo, mi rendo conto di star esagerando... suvvia, non è educato fissare! Ma è proprio bello. I capelli sono di un colore particolare, rossi, biondi... forse ramati, scompigliati ad opera d’arte e il suo fisico... beh ne vogliamo parlare? Certo non è Jake ma... beh niente male.
<< Tesoro eccomi. >> Mh? Mi volto incontrando gli occhi curiosi e stupiti di Jake. Ah sì, il mio fidanzato.
<< Emmett, ti presento Jake. Il mio... fidanzato. >> E’ assurdo persino pensare una cosa simile ma... amen, oramai siamo in gioco, e giochiamo.
<< E’ un piacere conoscerti. Soprattutto se tratti bene la mia cuginetta e ti piace il calcio. >> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake ridendo gli stringe la mano.
<< Beh allora il piacere è tutto mio, Jake. >> Lo osservo, sta squadrando mio cugino in modo discreto. Deve fingersi etero, non può osare e soprattutto deve tenere le manine a posto, non perché è mio cugino ed è bello, ma perché è fidanzato e la sua cara ragazza, potrebbe castrargli il suo caro amichetto laggiù.
<< Parla italiano, lo hai addomesticato? >> Una lieve risata, cattura la mia totale attenzione, è il ragazzo sconosciuto e bellissimo che sta ridendo alla battuta di Emmett.
<< Oh cacchio, scusami mi ero dimenticato di te. >> Mio cugino ride sguaiatamente con il bellimbusto; Jake mi si avvicina e mi fa lievemente cenno di guardare il ragazzo di fronte a me. Beh... lo stavo già guardando e mi stavo anche chiedendo chi fosse, ma sicuramente non glielo posso dire così davanti a tutti, no? Ci vuole un po’ di contegno e io Jake non possiamo – di certo – metterci a parlare di lui e spulciarlo per bene mangiandocelo con gli occhi!
<< Ragazzi, vi presento Edward, è il fratello di Rosalie. >> Edward. Si chiama Edward. Cavolo, ma quanto tempo è che mio cugino sta con Rose? Cinque anni?
Jake chiede chi sia Rose mentre si presenta al bellissimo amico di mio cugino, e io rimango inebetita mentre gli stringo la mano e sento la sua voce.
<< Ho sentito molto parlare di te, è un piacere conoscerti. >> Sorrido inebetita mentre continuo a guardarlo. Dovrei dire qualcosa vero? Beh non ci riesco, ma per fortuna ci pensa Jake che mi circondo con un braccio le spalle.
<< Allora io avrei un po’ fame, voi? >>

__

Note dell’autrice oddio che parolone!
Sono emozionata. Può sembrare stupido ma invece è proprio così.
Bene, spero di avervi strappato almeno un sorriso :) ovviamente non vi anticipo nulla sulla trama però... eh sì, c’è un però, in questo gruppo potrete leggere gli spoiler e chiacchierare con me.
Un ultima cosa... spero di riuscire a postare almeno una volta ogni due settimane, più che altro perché voglio portarmi avanti con i capitoli... in qualsiasi caso, non sparisco ;)
A presto, Jess.
   
 
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