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Autore: nicksmic    11/05/2011    5 recensioni
"Quell’anno eravamo in quarta liceo. Nicholas era nella mia stessa classe e per i primi mesi dell’anno eravamo ancora migliori amici. Tuttavia, dopo il rientro dalle vacanze natalizie, qualcuno probabilmente geloso del mio rapporto con Nicholas cercò di rovinarlo, fino a riuscirci..."
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ssalve! E' la mia prima one-shot, e so che è orrenda çwç comunque spero non vi faccia troppo schifo! ahahahah! vi avverto, non è una storia romantica; è più basata sull'amicizia e.. boh, vi lascio alla lettura :)

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«Ragazzi, oggi cambio i posti» fu così che entrò in classe la professoressa di matematica quel giorno. «Lauren, tu spostati accanto ad Harry. Richard in fianco ad Adam…» quelle parole non mi interessavano; mi sarebbe andato bene chiunque. «Bridget, tu… tu puoi sederti accanto ad Allison»
Probabilmente sarei dovuta essere preoccupata dal fatto che Allison, appunto, fosse una drogata e un’alcolizzata cronica. Aveva 3 anni in più di noi e aveva un modo di fare alquanto strafottente. I litri di profumo non bastavano mai per coprire il suo odore di alcool, mentre uno strano tic la spingeva sempre a strofinarsi il dito sotto il naso. Casualità? Nonostante questo non ebbi da discutere. Presi posto accanto a lei, come se niente fosse. L’insegnante avrebbe iniziato la lezione, se non fosse stato per Nicholas, al quale non andava per niente a genio il suo posto. Nicholas era mio amico da tanto tempo, ma non mi ero mai accorta di quanto fosse importante per me… almeno fino a quel giorno.
Passarono un’ora a discutere sui posti assegnati, finchè al suono della campanella Nick si avvicinò a me, chiedendo se mi sarebbe andata di sedermi accanto a lui: l'insegnate acconsentì, lasciandomi spostare vicino al suo posto. Instaurammo subito un buonissimo rapporto; mi fidavo ciecamente di lui, e lui lo faceva con me. Fu così che diventammo migliori amici.


Quell’anno eravamo in quarta liceo. Nicholas era nella mia stessa classe e per i primi mesi dell’anno eravamo ancora migliori amici. Tuttavia, dopo il rientro dalle vacanze natalizie, qualcuno probabilmente geloso del mio rapporto con Nicholas cercò di convincerlo che io fossi innamorata di lui, fino a riuscirci. Niente di grave, pensai; solo un po’ di tempo e tornerà tutto come prima. Nick però cominciò a non parlarmi più come faceva una volta; cominciò a stare dietro alle troie di turno, che ci provavano con lui fino allo sfinimento, a non rivolgermi la parola, se non per sfottermi. Le uniche parole serie che mi rivolgeva me le diceva quando eravamo da soli, il che non accadeva quasi mai. Nonostante questo, mi scriveva ancora; mi raccontava i suoi segreti, le sue paure: quello che alle sue nuove amiche non riusciva a raccontare. Il motivo? Non lo sapevo. Nicholas era sempre più convinto che a me piacesse, che io fossi perdutamente innamorata di lui; confondeva un ‘ti voglio bene’ con un ‘ti amo’, e lo faceva sempre.
Quel giorno era uno dei tanti. Arrivai a scuola puntualmente, dirigendomi subito al mio armadietto. Come al solito fui fermata da lui; indossava dei jeans neri e una camicia rossa e bianca. I suoi ricci castani cadevano perfettamente sulla sua fronte, costringendolo a scuotere la testa ogni qualvolta gli coprissero la vista. Avvicinò i suoi occhi a mandorla al mio viso, facendomi agitare; sapevo che dopo poco sarei stata umiliata, ancora una volta.
«Ehi, Bridget! Niente frullato per me stamattina?» «Perché dovrei portartene uno, Nicholas?» «Lo facevi sempre fino a qualche mese fa».
Fino a qualche mese fa. Sbattendo l’armadietto mi incamminai verso l’aula in cui avrei dovuto aver lezione, senza neanche salutarlo.
«Dai Bridget, non fare così!» gridava, mentre mi inseguiva per il corridoio. Io andavo avanti, senza starlo ad ascoltare. In poco tempo si trovò dietro di me, ma non badavo alla sua presenza. «Non essere arrabbiata… In fondo ti piaccio ancora, no?» disse, prendendomi per un braccio.
Mi fermai. «no?» ripetè. Scrollandomi di dosso la sua mano, andai avanti. Mi dispiaceva il fatto di non essere più la sua migliore amica, di non potergli più stare accanto giorno dopo giorno. Era cambiato da quando non eravamo più amici, parecchio anche, e faceva male vederlo così, sapendo che accanto a lui avrei potuto esserci io. Nicholas mi afferrò ancora il braccio, ma prima che potesse dir qualcosa mi voltai verso di lui, anticipandolo.
«Basta! Sono stufa dei tuoi atteggiamenti da figo, solo perché una massa di troie ti va dietro; e tu ci stai pure! Sono stufa del fatto che non mi parli, del fatto che hai rovinato un'amicizia che sarebbe potuta durare per sempre sulla base di una presunzione, di un qualcosa che non sai neanche di per certo; sulla base di voci che quelle idiote delle tue ‘amiche’ ti hanno messo in testa per allontanarti da me.». Era la prima volta che gli rispondevo così; probabilmente era anche per questo che non ebbe niente da dire, per contraddirmi. «E comunque, anche se fosse? Anche se provassi qualcosa per te? Sì, fatti tutti i tuoi tremila film mentali, pensa pure che senza di te non vivrei, di essere il centro della mia vit-» «Se così fosse, potrei provare la stessa cosa.» disse Nicholas, interrompendomi. Avevo gli occhi lucidi, ma non volevo piangere. La maggior parte delle persone nel corridoio ci stava guardando; non volevo nemmeno distrarmi però. «P-perchè allora mi tratti così?» dissi a fatica. Nicholas era a pochi centimetri da me; il suo sguardo puntava ai miei occhi, mentre la sua mano scivolò verso la mia. «mi piaci Bridget, e mi dispiace per come ti ho trattata; sì, sono un cretino, un emerito cretino. » disse, mentre una lacrima mi rigava il viso; nonostante questo sorrisi: ci provai almeno. «avevo paura che quelle voci fossero false, che fosse tutta una messa in scena; avevo paura di illuderti, ma di illudere anche me stesso. Ero spaventato dal fatto che avrei potuto perderti, ma a quanto pare l’ho fatto lo stesso, e mi chiedo se ne sia veramente valsa la pena di fare ciò che ho fatto.» Nicholas continuava a guardarmi negli occhi, senza distaccare il suo sguardo da me. «Ti chiedo scusa, a prescindere dal fatto di non averti mai ascoltata, di non averti dato retta quando invece avrei dovuto fidarmi.». Abbassai lo sguardo, lasciando che le lacrime cadessero sul pavimento. Nicholas sollevò il mio viso, guardandomi dritta negli occhi; con un dito mi asciugò le lacrime, per poi portare la mano sui miei capelli, accarezzandoli.
«Mi dispiace» concluse. Con la mano mi portò verso di sé, abbracciandomi; finalmente mi sentivo al sicuro, tra le sue braccia.

  
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