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Autore: Kokato    11/05/2011    1 recensioni
4- Come una volta.
“Non puoi soffiarmi via come un foglia, Subaru kun…” no, non era certo così semplice “… e non puoi tenermi lontano con un sospiro”.
“Io non voglio tenerti lontano”.

(Attenzione Lemon)
Raccolta di one shots Seishiro x Subaru.
Da X, Tokyo Babylon, TRC... e anche AU se mi gira XD
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: AU, Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1- The apron bet
 
da Tokyo Babylon
 
Seishiro Sakurazuka aveva fatto un patto con sé stesso, una fredda sera d’inverno mentre tornava dal lavoro -pur avendone un altro in attivo-.
 
Si presupponeva che le cose non potessero cambiare così, davanti ad un insulso e alquanto pacchiano negozio di oggettistica per la casa, di quelle cose che non dovrebbero attirare più di tanto l’attenzione di un uomo sui venticinque anni, se questo non ha l’intenso desiderio di metter su famiglia.
 
Un grembiule da cucina aveva attirato la sua attenzione, là indossato da un manichino come fosse stato un capo d’alta moda. Gravitò sullo stesso punto del marciapiede per un quarto d’ora buono, osservandone il semplice nastro bianco che si annodava dietro la schiena scoscesa della figura femminile plasticata.
 
Il suo cervello fu una landa desolata in men che non si dica, o almeno lo divenne non appena si chiese la ragione di quell’interessamento.
 
Non c’era nulla di particolarmente amabile, né d’interessante, in quel pezzo di stoffa bianca e ricamata. Ma aveva un’idea, che tardava a palesarsi.
 
Un’idea con un fondamento comprensibile, che avrebbe dato un posto sensato a quell’oggetto nel suo mondo. Era così semplice, così immediato e quotidiano.
 
Quel pensiero non aveva potuto fare a meno di sfiorargli la mente: addosso a Subaru sarebbe stato sicuramente molto bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lo aveva comprato e portato a casa del suo ‘amato’ proprio la sera in cui Hokuto era fuori con la sua amica, proprio a causa di quei saldi di stagione che avevano reso quel negozio, solitamente insignificante, così vistoso.
 
“Seishiro san! Perché sei qui?”.
 
Non rispose, non cercò di nascondere l’insolito pacchetto alla sua vista. Era una domanda stupida, di quelle che potevano uscire dalla bocca piccola e sciocca della sua preda predestinata. Una simile ingenuità avrebbe fatto sospirare di tenerezza chiunque, fatto addolcire il caffè più amaro e sciogliere il ghiaccio più freddo, ma non avevano effetto su di lui. Anche perché, infondo, la risposta non era così semplice. Si tolse la giacca e lasciò che Subaru la riponesse dove voleva.
 
“Non hai mangiato nulla?”. chiese, per fingersi interessato di qualcosa.
 
“Stavo pensando di ordinare qualcosa per telefono, anche se effettivamente non ho molta fame”.
 
“Hokuto non ti ha cucinato nulla?”.
 
“Non ne ha avuto il tempo. Mi ha detto lei di fare così”. Annuisce e si siede, comincia il suo esame. Non lo interessa cosa mangerà, né dove sia andata Hokuto anche se sta per domandarlo pur sapendolo già. Nota che Subaru è dimagrito e la constatazione non ha alcuna ulteriore conseguenza.
 
Non cambia nulla dal solito, a parte quello strano acquisto. Decide di dimenticarsene e di seguire il movimento delle gambe sottili di Subaru che si dirigono verso il telefono. Prenderà un numero a caso, ordinando del cibo a caso che lascerà per metà in frigorifero. Almeno in questo non erano poi molto dissimili, il cibo non ha sapore e serve solo a riempire lo stomaco.
 
Poi ci ripensa, torna indietro, si ferma a guardarlo.
 
“Non mi ricordo dove ho messo il numero del take away cinese”. aveva sbagliato la propria analisi, ma non gliene importava. Notò che lo sguardo smeraldino del ragazzo era puntato sulla cassettiera dietro di lui. Non gli chiese di spostarsi un momento, ci si avvicinò sporgendosi addosso a lui verso il cassetto, aprendolo e cominciando a frugare. L’odore del collo vicino al suo naso era forte e sapeva di un sapore dolce, come di uno shampoo alla fragola per donne o bambini. Era davvero dimagrito e il suo peso era inconsistente, la pelle era umida e bianca. Gli rivenne in mente il manichino e non ne trovò dissimile il colore. Provò a leccarlo, e la sensazione non risultò essere altro che umida, appunto. Ma Subaru era scattato indietro, tenendosi la parte lesa e fulminandolo con degli occhi che chiunque altro avrebbe detto essere accusatori.
 
Ma lui cosa poteva saperne? Sfoderò un sorriso di repertorio, e immaginò come sarebbe potuto essere leccare la sua schiena, lasciata scoperta dal grembiule.
 
“Apri quel pacchetto, Subaru kun”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C’era un’altra scommessa in gioco.
 
Annotò tutto nella sua mente come se fosse stato un contratto di lavoro, un giorno mentre se ne stava in mezzo alle gabbie piene di animaletti urlanti senza un bel niente da fare.
 
Il patto andava sotto la denominazione contrattazione sessuale: per ogni posizione del libro del Kamasutra -regalatogli da Hokuto- provata con successo, gli avrebbe concesso un mese di vita in più dell’anno pattuito.
 
Ciò detto, bisognava dire che Hokuto non sembrava voler salvaguardare la castità di suo fratello in nessun modo-. “Seishiro!”, lo chiamava, con quella sua voce strascicata, e poiché gli piaceva poteva anche valere una mezz’ora.
 
Sesso col grembiule da cucina, inizio della fine.
 
Era entrato in casa come una furia, perché faceva parte del suo personaggio e perché in ogni caso non poteva dirsi una persona che ha dei ripensamenti. Poiché la sua mente era totalmente occupata dall’immagine di Subaru in grembiule –con solo il grembiule- non aveva avuto modo di studiare un piano né di pensare a nessun altra circostanza traversa della questione.
 
“Seishiro kun?”, spuntò la sua testolina dall’angolo del muro. “Sei qui per… quello?”.
 
Seishiro sorrise senza rendersene conto, il suo viso reagiva in quel modo a prescindere dalla sua volontà. Agli occhi di Subaru il suo volto risplendeva di clemenza per le sue domande stupide e la sua incertezza riguardo quello. “Mi credi così materiale?”. Subaru balbettò in modo adorabile stagliandosi alla fine del corridoio, impiegando qualche secondo prima di riuscire a formulare una frase sensata. Optò per rispondere con un’altra domanda.
 
“Tu mi credi stupido, non è vero?”. Non stupido, solo molto malleabile. Rispose scuotendo la testa e muovendo un passo avanti. Subaru gonfiò le guancie, trattenendosi per non ricambiare il suo sorriso. Era sempre teso e sempre entusiasta per ogni suo gesto, come se fosse sempre in attesa di una qualche catastrofe ed approfittasse di tutto il bene che gli veniva dato. Seishiro non era mai stato un esteta. Non provava nulla per ciò che gli occhi gli comunicavano, esattamente come per l’anima. “Vuoi farmi stare sulla porta tutta la sera?”. Il ragazzo scosse la testa energicamente, facendo gli onori di casa con solerzia.
 
Seishiro si sedette attorno al tavolo della cucina, afferrando un giornale che aprì davanti al volto. “Vuoi qualcosa da mangiare?”, gli fu chiesto.
 
“No, grazie”. Voleva vedere quanto avrebbe impiegato a dimostrarsi impaziente. Fino a che non erano stati amanti, in effetti, la sua recita non gli aveva permesso d’ignorarlo per un solo secondo. Il pensare che la cosa lo incuriosiva, tutt’al più, era un po’ troppo. Si poteva dire che fosse meno stancante.
 
Subaru si addentrava nell’arduo compito di sedurlo. “Sei qui per qualche motivo?”.
 
“Solo per te, Subaru kun, lo sai che ti amo”. Ma lui era sempre scettico, ed in questo non era cambiato. Sgonfiò le guancie in un soffio, prima che gl’indicasse di avvicinarsi con un movimento ondulatorio delle dita, facendolo trotterellare verso di lui. “Tu mi credi stupido”, concluse Subaru, non sembrando comunque molto offeso da quella constatazione.
 
Seishiro scosse le spalle. Non gli interessava cosa avrebbe fatto, non desiderava né che gli si avvicinasse né che gli stesse lontano. Sbirciava dal bordo superiore del giornale con la sua abilità spionistica di prima categoria.
 
“Devo ancora indagare”, rispose infine, rialzando il giornale.
 
Subaru sgonfiò le guancie, avvicinandosi per afferrargli un braccio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Seishiro!” non era un mago della conversazione, ma sicuramente lo era in altri campi e di questo aveva saputo accontentarsi.
 
Subaru gli stringeva le gambe attorno alla vita, col suo modo di dilatare gli occhi verdi come quelli di un gatto, con solo il grembiule da donna addosso. Seishiro, da un punto di vista oggettivo, non aveva mai cercato di dare una valutazione dei suoi rapporti sessuali. Era un bisogno fisiologico, come mangiare, bere o andare in bagno, perciò gli sembrava sinceramente ridicolo.
 
“Seishiro, perché mi togli i vestiti?”.
 
“Non ti piace, Subaru kun?”. Che non avrebbe risposto era prevedibile, ma decise di non togliergli il mese conquistato soltanto per questo.
 
In breve aveva conquistato due anni di vita in tre mesi di attività sessuale intensa, e stava vincendo quel gioco su tutta la linea senza nemmeno saperlo. Del fatto che la sua salvezza dipendesse dalla loro attività a letto Subaru non ne aveva la minima idea, né tanto meno di quale fosse davvero il mestiere del suo amante. Il suo sedere aveva meritato due mesi, ed i suoi gemiti ne aveva meritati tre… non parliamo delle sue gambe.
 
‘Questa è l’ultima volta’… ma lui era tornato bagnato perché aveva dimenticato l’ombrello a casa, ed aveva arraffato, così facendo, almeno quattro mesi di esistenza felice tra le sue lenzuola.
 
“Tu sei come un Angel cream *, Subaru kun”, a quella sua affermazione aveva dilatato gli occhi e sbattuto le palpebre per qualche secondo. “In che senso?”.
 
Seishiro sorrise nel suo solito modo plastificato, prima di rispondere: “Potrei mangiare qualcosa di più semplice, preparare del riso, comprare delle brioche al supermercato da lasciare nella dispensa. Eppure, qualche volta, voglio mangiare gli Angel cream. Nessun’altra cosa va bene”.
 
“Eh?”. Subaru non ebbe modo d’indagare granché. Seishiro percorse il suo collo con la lingua, leccandolo come se si aspettasse di vederlo consumarsi come un gelato. “È… è… era per caso un complimento?”.
 
“Può darsi”, esalò sulla clavicola, facendogli venire i brividi.
 
Fu il primo complimento a cui Subaru riuscì a credere.
 
*Gli angel cream sono dei dolci citati in Tokyo Babylon. Non idea di come siano fatti.
   
 
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