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Autore: tersicore150187    12/05/2011    14 recensioni
In un ipotetico sequel della terza serie, è ambientata una storia di profondo amore e di scoperta sentimenti autentici. Per una volta non ci sono cadaveri a fare da sfondo, ma corpi vivi che sentono, tremano, amano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1. Per chi suona la campana.

 

La sera era limpida e cristallina, dalla finestra spalancata entrava una luce soffusa, quel tipo di luce che solo il cielo nero sa sprigionare, mista a lampioni, insegne luminose e finestre di case altrui. Tutto intorno si spandeva un odore di incenso forte che doveva provenire da qualche locale vicino. Kate uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano intorno al petto e ai fianchi. Si appoggiò rilassata sul divano, prese un bicchiere di vino e lasciò che l'aria che entrava dalla finestra le asciugasse la pelle su cui aveva spalmato qualche goccia d'olio profumato. Un attimo prima che i suoi occhi si chiudessero, vide il lungo abito muoversi dolcemente cullato dalla brezza notturna.

 

Non molto lontano Rick era immerso nei suoi pensieri seduto sul terrazzo di casa sua. La figlia leggeva un libro rilassata su un'amaca che pendeva dal soffitto. Quell'angolo di casa sua che si affacciava su New York era, come tutte le cose che gli appartenevano, un piccolo gioiello. Uno stupendo bar in stile cubano decorato con schegge di mattonelle colorate copriva tutto un lato del perimetro e la zona dove si trovava lui era praticamente un incrocio tra un enorme divano e un futon pieno zeppo di cuscini e drappi morbidissimi. Dal davanzale pendevano dei piccolissimi scacciapensieri che Alexis aveva raccolto nelle sue varie vacanze con il padre. Rick ne guardava uno con un piccolo delfino azzurro, incantato.

Non c'era niente da fare, anche un delfino d'argento gli faceva venire in mente quella donna. La detective Beckett, Kate, la sua Katherine, la sua adorata, amata, voluta, bramata, desiderata...e a volte anche odiata Kate. C'era solo questa piccola cosa che gli faceva male: mentre prima pensare a lei o starle vicino gli metteva addosso un'euforia e un piacere mai provati prima, ora al suo ricordo provava dolore. Già ricordo...già dolore. Perchè di ricordo si trattava, dal momento che erano quasi sei mesi che non la vedeva e, beh, almeno settimane che non la sentiva, o meglio che aveva smesso di lasciarle i suoi continui messaggi in segreteria, di inviarle e-mail, lettere, messaggi. Di chiamarla a qualsiasi ora del giorno o della notte aveva smesso quasi subito. Quasi subito dopo la risoluzione del caso dell'omicidio della madre. I primi tempi era preoccupato per lei, in ansia, triste, sofferente, si svegliava nel cuore della notte sudato e tremante. Poi questi sentimenti avevano lasciato spazio al dolore vero e proprio e alla rabbia. Si chiedeva come avesse potuto succedere che una donna lo riducesse in quello stato e soprattutto come potesse essere lei così stupida da ostinarsi a respingerlo in questo modo assurdo, quando lui sapeva perfettamente che Kate provava gli stessi sentimenti che provava lui, anzi forse lei addirittura più potenti e viscerali, al punto che ne era stata spaventata a morte.

Era stato ancora una volta il suo angelo custode a salvarlo da quella terribile situazione. Una sera una testolina rossa aveva fatto capolino nella sua camera da letto e si era accoccolata al suo fianco mentre lui dormiva. Quando per l'ennesima volta Rick si era svegliato da un terribile incubo aveva trovato Alexis a consolarlo “Papà bevi un bicchiere d'acqua, papà ti prego stai calmo, andrà tutto bene!”. Quella “bambina” parlava piangendo terrorizzata. Castle aveva capito che era arrivato il momento di rientrare pigramente nel corpo di un uomo senza emozioni, certamente non poteva continuare a soffrire in quel modo, privando anche la sua famiglia della sua presenza fisica e mentale. Aveva abbracciato la figlia, asciugandosi gli occhi e il sudore con una manica. “Va tutto bene amore, papà sta meglio. Non preoccuparti cucciolo mio. Kate mi manca tanto, ma vedrai, troverò la forza di chiarirmi con lei e tutto sarà più bello di prima. Shhh”. Non sapeva se stesse rassicurando lei o se stesso.

La voce del suo angioletto lo riportò alla realtà. “Papà io vado a dormire. Faresti meglio a metterti a letto anche tu, domani dobbiamo alzarci presto.”

“Mh? Sì, hai ragione” rispose destandosi dai suoi pensieri.

Alexis gli diede un bacio sulla guancia augurandogli la buonanotte. Castle si alzò pigramente guardando trotterellare la figlia verso la sua camera. Stava per chiudere il terrazzo, quando un impulso irrefrenabile lo spinse ad affacciarsi e guardare la città di notte.

“Kate, a cosa stai pensando?”

 

 

Quasi destata da un pensiero improvviso Kate si alzò dal divano e andò a chiudere la finestra. Per fortuna non aveva i capelli bagnati, si sarebbe ammalata. Non li aveva lavati, non toccava a lei pettinarsi e aggiustarsi almeno per una volta. Si infilò una lunga maglia maschile di seta e si accoccolò sul letto tirandosi una coperta leggera sulle gambe. Chiuse gli occhi sperando di svegliarsi con un viso disteso, sperando di non avere incubi, almeno per una notte.

 

Dopo poche ore i due, in due case diverse, ma immersi in attività e pensieri simili, ammirarono dalle finestre come New York fosse riuscita a fare uno dei suoi soliti miracoli fiabeschi e avesse regalato una giornata a dir poco stupenda. Il sole caldo sfiorava gli alberi fioriti e si poteva addirittura sentire il cinguettìo di qualche uccellino solitario. Tutto intorno un odore di terra umida dava al paesaggio un'atmosfera ancora più fatata. New York, la città di cemento, non era mai sembrata più bella e scintillante.

Kate uscì presto di casa indossando una tuta e portando un borsone piccolo ed un porta-abiti. Davanti a casa sua Lanie in macchina la stava aspettando. “Hey tesoro, ti ho portato il caffè”. “Grazie Lanie”, disse all'amica porgendole un bacio sulla guancia. Ma questa la guardò con aria di rimprovero e disse “Katherine Beckett, nonostante io sia compiaciuta del fatto che tu ti sia sforzata di riposare un po' più del solito e che infatti abbia una discreta cera, non vedo proprio cosa altro potrei fare, se non ammonirti per quel falso sorrisetto che mi hai appena rifilato. Sono io che non ti vado a genio o cosa? Il tuo dottor strizzacervelli non ti dice niente per 50 dollari a settimana?” Kate la guardò imbarazzata. Lanie sospirò profondamente comprendendo che se voleva cavare un ragno dal buco con quella che senza dubbio era la sua migliore amica, doveva cambiare tattica. “Kate ascoltami” le disse prendendole la mano “nessuno di noi ha il minimo dubbio sul fatto che tu sia letteralmente andata all'inferno e tornata, tutti vogliamo proteggerti e ti vogliamo un bene infinito. Siamo la tua famiglia, non ti saremmo stati vicino anche dopo che hai lasciato su due piedi il distretto, che ne dici?” Kate annuì, sapeva che le parole dell'amica erano sincere. “Ma tu devi darci una mano. È arrivato il momento che tu capisca che un briciolo di questa magia che ci regalerà questa splendida giornata deve entrare dentro il tuo cuore.” E così dicendo le mise un dito sul petto, proprio vicino al cuore. “È un giorno importante Kate, non sei felice?” “Sì Lanie, credimi lo sono davvero...” “Ma? Ma cosa Kate? Sei preoccupata per lui? Credi che quando io dico “noi ti vogliamo bene, noi ti vogliamo proteggere, noi qua e noi là...” non mi riferisca anche a Castle? Dio solo sa la pazienza e l'amore che ha quell'uomo per te. Come puoi avere paura di una cosa come questa e soprattutto come puoi permettere che la paura rovini la gioia che hai dentro il tuo cuore per i tuoi amici, che sono come fratelli per te?”. Kate si sentiva ancora male, triste, avrebbe voluto piangere. Poi sentì la mano di Lanie nella sua. “Ok, ce la posso fare!”. La guardò e sorrise. Emozionata, un po' forzatamente, ma sorrise. “Bene ragazza! Sei già bella con questo semplice sorriso addosso, immagina come sarai una volta pronta!” le disse Lanie accarezzandole la guancia. Poi si voltò, mise in moto e partì.

 

In casa Castle intanto regnava un'euforia falsa quanto il sorriso cha Kate aveva mostrato a Lanie prima della lavata di testa, Martha aveva riempito il suo letto di abiti poiché aveva deciso all'ultimo momento che quello che aveva scelto da una settimana non le andava più a genio e Alexis era chiusa in bagno con grande disperazione della nonna che voleva fare una maschera al cetriolo che avrebbe dovuto stare in posa almeno 20 minuti.

Rick beveva il caffè guardando fuori dalla finestra, con l'accappatoio addosso. Quando vide, sull'orologio appeso alla parete, che mancava mezz'ora al momento di uscire di casa, si chiuse in camera e si sedette sul letto. Si sentiva stanco. Non riusciva ad immaginare dove potesse essere andata a finire la brillantezza che lo aveva sempre aiutato a tirare avanti, anche con due divorzi e una figlia da crescere. Sembrava che quella sua verve comica e romantica insieme avesse ceduto il posto ad una tristezza che gli aggobbava le spalle e un paio di bicchieri di scotch. Di donne poi, neanche a parlarne. La sola idea di vedere anche solo una fotografia che non fosse di Kate Beckett, gli sembrava un'eresia. E così se ne stava stanco seduto sul letto. Poi entrò nei pantaloni, nella camicia nel gilet, nella giacca, in tutto ciò che era sistemato sul letto pronto per addobbarlo come un albero di Natale e non si sentì affatto più riposato o felice. “Arriveremo in ritardo” pensò. Ma non era una preoccupazione, anzi, un proposito. “Se arriveremo in ritardo tutti saranno già ai loro posti e nessuno mi vedrà...e io non vedrò...nessuno”. Mentre già aveva capito quanto stupido e infantile fosse quel piano, dato che, oltretutto doveva alzarsi davanti a tutti per leggere il discorso, Alexis entrò dopo aver bussato leggermente. “Hey!” le disse il padre “sei bellissima amore mio”. Era vero. Per quante ore fosse stata in bagno sua figlia era così bella e così naturale che a lui sembrò come se fosse appena uscita dal grembo della sua mamma. La abbracciò, attento a non avvolgerla troppo per non rovinare il trucco leggero o i capelli. “Anche tu papà, sembri un principe. Guarda”. Alexis lo portò davanti allo specchio. Castle si sentiva un barbone, ma sotto lo sguardo ammirato della figlia alzò gli occhi e vide nello specchio un uomo che quasi non riconobbe. “Wow” pensò. “È vero che sto bene”. Alexis si accorse del sorriso del padre che si guardava in mezzo tight nero con panciotto grigio silver e gemelli d'oro bianco e gli disse “Visto?” aggiustandogli la cravatta di seta. “Possiamo andare adesso papà”.

 

Arrivarono alla chiesa di San Patrick, nel cuore di Manhattan, scesero in gran furia facendo rumore con i piccoli tacchetti sul selciato. Esposito diede il braccio a Lanie e l'accompagnò all'ingresso sul sagrato, mentre Kate li seguiva a pochi passi. Si disposero sulla destra dell'ingresso e Lanie fece segno a Kate di scendere un gradino più in basso per non farla sembrare troppo bassa con quei tacchi vertiginosi, mentre Esposito le diede un bacio e le disse “Io vado dentro amore”. Erano tutti molto emozionati, quando videro arrivare una lussuosa Maserati con autista e Kate si volse dietro a dire a tutti “è arrivata”. Ma la persona che scese dalla macchina non era chi lei credeva. Non appena Lanie si accorse che Kate aveva frainteso, la prese per un braccio e la fece voltare verso di lei, mettendola così di spalle alla vettura in strada. “Kate, tesoro, aspetta, ti aggiusto la scollatura dell'abito” “Mh, ok grazie”. Mentre Lanie armeggiava con l'abito e i capelli di Kate, fingendo di aggiustarle un fiore fra le ciocche brune, due donne le passarono a fianco entrando nella chiesa inosservate. “Fatto” esultò Lanie soddisfatta e nello stesso istante in cui Kate si voltò naturale ed incurante, i loro occhi si incrociarono.

 

Tutto si fermò per un istante, anzi per un tempo che ai due sembrò indefinito. Rick era appena sceso dalla automobile che l'autista stava portando via, il fiore al suo occhiello era identico a quello che Kate aveva appuntato nei capelli. Tutto doveva essere stato organizzato perfettamente per quel giorno. Nessuno dei due ci badò. Kate era rimasta immobile con il braccio un po' piegato e il bouquet con nastro che le pendeva sul fianco, Rick la guardava letteralmente perso in quella figura. Gli sembrò di essere morto e stare fluttuando in una dimensione eterea in cui la corporeità non esisteva più, loro erano fatti solo di puro spirito e si fondevano insieme per la forza del loro amore. Lei ara avvolta in un lungo e sinuoso abito di seta chiaro, sorretto da due sottilissime spalline di brillanti. La gonna, aperta su un lato, lasciava intravedere un frammento estremamente sensuale della pelle abbronzata della sua gamba e il suo sandalo legato alla caviglia, dello stesso colore dell'abito. Sembrava una dea, era come se una luce la avvolgesse completamente, la testa, i capelli inanellati, il volto, il collo, le spalle, la vita, le gambe...

Rick prese tutto il coraggio che aveva e salì i gradini che li separavano arrivandole vicinissimo. Tutti i dubbi che aveva avuto in quei lunghi giorni di dolore gli sembrarono svanire in un respiro, non avrebbe esitato un momento a baciarla dolcemente e poi con foga, a stringerla tra le sue braccia, a far scorrere le sue mani avide sotto quell'abito, su quelle gambe marmoree e quella pelle di seta che avrebbe voluto mordere in eterno fino a saziarsi del suo sapore. Mai. Non sarebbe stato mai sazio di lei.

Kate lo guardava senza proferire una parola. In un attimo nella sua mente tornarono ad affollarsi le grida, i litigi, la paura. Era tutto vivido dentro di lei... “lasciami stare Rick, non ti voglio nella mia vita!”.... “non lo capisci che non riguarda me e te? Questa faccenda è più grande di quello che avessi creduto!”... “Non puoi stare qui, è pericoloso!” …. “Io non ti lascio! Perchè vuoi allontanarmi? Dannazione, Kate, rispondimi!” …

Mentre le urla le affollavano i ricordi socchiuse gli occhi e sentì il suo profumo vicino e in un attimo le corsero davanti agli occhi come un film, tutti i frammenti, gli attimi, i battiti in cui lui la aveva fatta innamorare. Vide i suoi occhi che la guardavano, vide il suo dolore nel vederla con un altro, la sua risata, il suo caffè sul tavolo, la sua intelligenza nel trovare sempre soluzioni alternative, fuori dagli schemi...sentì il suo abbraccio che la consolava, la proteggeva, la riscaldava, la amava.

Si stavano ancora guardando mentre udirono un'auto fermarsi alle spalle di lui. Questa volta Castle non avrebbe detto o fatto nulla. Non era per orgoglio, non gli bastava più quella tensione mal sopita. Aveva sofferto come un cane e ora voleva la sua medicina a costo di doverla ingoiare con rabbia. La guardò fisso negli occhi.

Kate sentì dentro di sé una voce che la implorava che quella non fosse un'altra occasione persa, un'occasione per essere felice. E poi si ricordò delle parole che il dottor Miller gli aveva detto qualche tempo prima “Amare non è mai un errore”.

Nello stesso istante in cui la portiera dell'auto si richiuse alle sue spalle, Rick si mosse impercettibilmente per andare verso la chiesa. Fu un attimo. Kate gli prese la mano nella sua e la strinse leggermente. Rich alzò gli occhi visibilmente emozionato facendo appena in tempo a vedere una lacrima che si nascondeva nell'angolo ben truccato dell'occhio smeraldo di Kate.

 

In quell'istante, le campane iniziarono a suonare.  


Angolo dell'autrice:
Carissimi lettori,
spero che questa nuova ff che sta iniziando riscuota in voi critiche positive come sta accadendo per "Qualcosa di diverso".
Sono davvero molto soddisfatta di come sta procedendo il mio lavoro e, proprio per questo, non ho voluto farvi attendere la fine della mia prima ff (ci vorrà un bel po'!) per iniziarne un'altra di stile e tema decisamente differente.

Spero che le più sentimentali tra di voi apprezzino il taglio di questa mia storia.

Questa ff "Amare non è mai un errore" è dedicata a kateRina24, per aver dato all'amore il volto che da tempo cercavo nei miei pensieri.

kateRina24 è anche grazie te se ho deciso di ricominciare a sognare ed emozionarmi sulla "carta" e non solo...

Ancora grazie a tutti e buona lettura.

Con affetto,

Tersicore150187.

  
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