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Autore: mycoXspica    12/05/2011    2 recensioni
[ATTENZIONE: SPOILER SU TRIALS & TRIBULATION]
Mia Fey ce l’aveva fatta.
Aveva ottenuto quello che voleva e quella strega, adesso, non poteva più nuocere a nessuno.
Erano passati otto mesi, ma il ricordo di lui era ancora vivido nella sua mente; le faceva male al cuore, ma era l’unica ragione per la quale continuava a lottare, l’unico motivo che le permetteva di andare avanti.

One Shot partecipante al "the 100 prompt project";
[17° Argomento - Errori | Prompt: 85. Vendetta]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godot, Mia Fey
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: mycoXspica;
Titolo: For the Last Time;
Tipologia: One Shot;
Fandom: Ace Attorney;
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale;
Rating: Verde;
Pairing: Diego Armando x Mia Fey (Kaminogi x Chihiro);
Avvertimenti: One Shot, Het, SPOILER!;
Note varie: Ambientata subito dopo il primo caso di Trials & Tribulation, spoiler su tutto il gioco :°D
Prompt: 85. Vendetta;


The 100 Prompt Project


Mia Fey ce l’aveva fatta.
Aveva ottenuto quello che voleva e quella strega, adesso, non poteva più nuocere a nessuno.
Erano passati otto mesi, ma il ricordo di lui era ancora vivido nella sua mente; le faceva male al cuore, ma era l’unica ragione per la quale continuava a lottare, l’unico motivo che le permetteva di andare avanti.

Era Aprile, e le giornate già cominciavano ad allungarsi; Quel pomeriggio, particolarmente, il sole splendeva nel cielo illuminando l’intera cittadina, mentre una leggera brezza fresca aleggiava nell’aria.

Mia camminava lentamente lungo quella stradina di città; Lo sguardo fiero, dritto dinanzi a sé, e sul volto un sorriso più tranquillo di quanto non fosse mai stato durante gli ultimi mesi...
Raggiunse in pochi minuti un alto edificio dalle mura totalmente bianche, si soffermò sull’entrata giusto qualche istante durante il quale rivolse lo sguardo ad una delle finestre del terzo piano, sospirando, dopodiché si incamminò all’interno.

I corridoi dell’Ospedale erano deserti, a quell’ora, fatta eccezione per il lento viavai di alcune infermiere.
Mia si guardò intorno, non che ne avesse bisogno, ormai conosceva tanto bene quei corridoi, che sarebbe stata capace di percorrerli ad occhi bendati. Ma c’era qualcosa che la spingeva ad analizzare, ogni volta, il suo percorso e ciò che accadeva intorno a lei; si trattava di una speranza, un’assurda speranza secondo la quale, la persona che cercava, era sveglia e a zonzo per i corridoi alla ricerca di una tazza di caffè bollente, o, ancora meglio, in cerca di lei...
Ma era stupido, pensare ad una tale evenienza, e come ormai capitava ogni volta: il raggiungere indisturbata la porta della sua stanza, la ricondusse bruscamente alla realtà.

Prese un profondo respiro per darsi coraggio, alzò il braccio e picchiettò debolmente con le nocche sulla porta.
Abbassò la maniglia ed entrò senza neanche attendere l’”avanti” che, sapeva, non sarebbe arrivato.
« Toc Toc... posso entrare? » domandò, osservando con un sorriso malinconico l’unica persona in camera con lei.
Sembrava stesse dormendo, disteso com’era in quel letto dalle lenzuola candide; gli occhi chiusi, il volto rilassato...
Mia si avvicinò al lettino e prese posto sullo sgabello adiacente, in silenzio; contemplò per qualche minuto il volto addormentato dell’uomo, poi, dopo avergli preso la mano tra le sue, riprese a parlare.

« È finita, Diego. » disse, « Ce l’ho fatta, è stata arrestata. » il suo tono era soddisfatto, ma la voce le tremava, sembrava stesse ricacciando indietro le lacrime. « Avresti dovuto vedermi... » continuò, « ...non ero sicura di farcela, all’inizio, ma poi... poi ha testimoniato e ho capito di potercela fare, non le avrei permesso di passarla liscia... non di nuovo...
« E alla fine... l’ho fatto! Avevo tutti contro! » raccontando, cominciò a infervorarsi, a gesticolare con una sola mano – mentre l’altra continuava a stringere quella di Diego – e a parlare tutto d’un fiato, totalmente presa dal suo stesso racconto « Il giudice, quell’idiota dell’ammazza-dilettanti, tutti pendevano dalle sue labbra, ma non poteva ingannare me! Non dopo quello che t’ha fatto!
« Oh, oh... e senti questa, senti! » esclamò, come se l’altro potesse interromperla « La vittima di questo processo era uno studente di farmacologia alla Lapios, ed era l’ex fidanzato di quella strega! È dal laboratorio che ha preso quel veleno! E lui l’ha scoperta e l’ha lasciata!
« E sai perché è stata scagionata quando... » esitò un attimo, incerta su come proseguire « ...quando l’hai interrogata l’ultima volta? Perché aveva regalato la collana con la boccetta del veleno ad un ragazzo incontrato nella sala letture del tribunale come un “pegno del suo amore”... mi viene il voltastomaco, ma se neanche lo conosceva?! E lui c’è anche cascato! Le è andato dietro per 8 mesi e ieri era ancora convinto che “la sua Dollie” fosse pura e innocente!
« Poi, per farsi ridare la collana, la strega ha cercato di incastrarlo! Comodo, no?! Ma per fortuna è stato assolto! Sai, è un tipo un po’ ingenuo, ma in fondo è una brava persona! Studia per diventare avvocato, il suo nome è Phoenix Wright! » sorrise, a quel punto, nostalgicamente. « Vorrei... non avertelo dovuto raccontare... avrei preferito che mi avessi vista in azione... » sussurrò, e riprese a stringere la mano dell’uomo con entrambe le sue, « Saresti stato orgoglioso di me... non mi sono mai arresa, proprio come un certo caffeinomane mi raccomandava sempre di fare... ho vinto il mio “primo” processo e vendicato il mio mentore... » la frase le morì in gola, arsa dallo sforzo di trattenersi.
Respirò profondamente, chiuse gli occhi per un attimo e i ricordi dell’apprendistato invasero la sua mente senza che lei potesse fermarli. Intrappolata in quella spirale di pensieri rivide il suo primo giorno nello Studio Legale Grossberg; le decine di migliaia di tazze di caffè portate alla scrivania del suo mentore, nonché migliore amico caffeinomane; le discussioni, scherzose o meno; le crisi, le avance, gli sguardi, i sorrisi, tutto quello che aveva trascorso con lui vorticava nella sua mente, costringendola a cedere alla tristezza.
Non piangeva da tanto, si era sempre trattenuta, perché ‘un avvocato può piangere solo quando tutto è finito’, era il motto di Diego, e Mia Fey aveva promesso di onorarlo, qualunque cosa accadesse; tuttavia, adesso... era tutto finito, no? Aveva fatto tutto quello che doveva, aveva vinto il suo processo, si era vendicata senza diventare una criminale a sua volta... cos’altro avrebbe dovuto fare?!

Un rumore assordante la scosse dal suo torpore riportandola alla realtà: la finestra si era aperta di scatto a causa del vento che adesso riusciva a far ondeggiare gli alberi, aveva pianto e solo adesso che il freddo le pungeva le guance umide se ne rendeva conto.
Il vento sibilò; un brivido percosse la schiena di Mia che si raddrizzò sullo sgabello, sull’attenti e subito dopo, si strofinò gli occhi, riprendendosi dalla breve crisi di pianto da cui era stata colpita.
Si alzò in piedi, rivolgendo all’uomo una smorfia di scherno e una linguaccia che pochi istanti dopo tornò ad essere un sorriso intenerito.
« Va bene, ho capito... » sussurrò, accarezzando il volto di Diego Armando con la mano « ...aspetterò il tuo risveglio senza frignare... promesso. »
« Signorina Fey, l’orario delle visite è terminato... » una delle infermiere dell’ospedale era entrata in camera ad avvertire e adesso attendeva silenziosamente sulla soglia che l’ospite se ne andasse.
Mia sospirò e, dopo aver annuito alla donna, tornò a rivolgersi al suo ragazzo. « Allora io vado... tornerò domani. Non farmi aspettare troppo, caffeinomane, non so che farmene di tutto quel caffè a casa... » scherzò, calcando particolarmente l’appellativo affettuoso che gli aveva affibbiato; mentre gli dava le spalle e si avviava fuori, esitò giusto un attimo sulla soglia, accanto alla donna per salutare lei e dare un ultimo sguardo a Diego Armando, sperando in cuor suo che presto si sarebbe risvegliato e avrebbe potuto raccontargli di nuovo tutto, stavolta di persona.

Mia Fey uscì dall’ospedale qualche minuto dopo, ma invece di imboccare la strada di casa, si avviò verso il suo ufficio. Non seppe mai se ciò che accadde quel giorno fu un illusione o altro, ma nel fischio del vento, le parve di avvertire la voce di Diego rimproverarla e ripetere “non è ancora finita, gattina”.
Diego aveva ragione, c’era ancora tanto da fare, lei avrebbe soltanto anticipato il suo ritorno, poi avrebbero continuato insieme. Insieme fino alla vera fine.

2016. 3 anni dopo il suo primo processo, Mia Fey viene assassinata nel suo ufficio.
2018. 2 anni dopo la morte di Mia, Diego Armando si risveglia dal suo coma. Con l’aspetto mutato a causa del veleno somministratogli anni prima, prende il nome di Godot e torna in tribunale come procuratore, sfidando Phoenix Wright.
Mia Fey possiede il corpo di sua cugina Pearl Fey, sfruttando l’unica occasione che ha per rivederlo faccia a faccia.
Per l’ultima volta...


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~ Angolino dell'Autrice}
Lalala~ sono di nuovo qua!
Stavo scrivendo una One Shot per il prompt 56 (Passato) che volevo includere una raccolta, ma giocando a Trials & Tribulation mi è venuto in mente questa piccola fic sul mio pairing preferito e non potevo non scriverla!
Ho avuto un po' di ripensamenti sul "che prompt uso?" e alla fine ho optato per la vendetta, perché quella di Mia su Dahlia era una vera e propria vendetta, sfido chiunque a dire il contrario X°D
Beh, che altro dire... Mia è il mio personaggio preferito insieme a Diego Armando/Godot, quindi sono stata soddisfatta di come è uscita!
Ringrazio infinitamente Mark che ci ha dato una scorsa e mi ha corretto un paio di punti! x3
Alla prossima! Vedrò di finire quella raccolta x3

   
 
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