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Autore: Persychan    13/05/2011    3 recensioni
"Per i membri della Famiglia Rivolta il mondo esterno è solo peggio di qualunque incubo possano dover vivere al suo interno."
E talvolta il mondo esterno viene a prenderti, viene a ricordarti la sua esistenza, anche quando sei al sicuro nella tua camera, mentre dormi.
[Personaggi originali - Alessandro/Lucio]
[Avventure parallele]
[Racconto della Famiglia Rivolta]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo:  Essenza di un incubo  (III storia della spia e del guerriero)
Fandom: Katekyo Hitman Reborn/Originale. Vedi note.
Personaggi/coppia: Alessandro/Lucio. Personaggi della Famiglia Rivolta
Parte: 1/1 
Rating: Arancione (Presenza, non descritta, di stupro)
Note:  - L’ambientazione è quella di Katekyo Hitman Reborn e in storie successive potranno comparire, sia nominati che in persona, vari personaggi della serie. Per il momento si tratta di una sorta di storia parallela ambientata nello stesso universo in contemporanea con gli avvenimenti che hanno come protagonisti Tsuna e guardiani. In fondo la famiglia Vongola è una della tante famiglie mafiose italiane.
[Per altre storie della stessa ambientazione andate qui]
- E' consigliabile leggere la storia Fidarsi dell'Oscurità e Presagio in quanto i personaggi sono i medesimi, comunque le varie storie sono leggibili separatamente
- Scritta con il prompt "stupro" della tabella del Bingo Italia.
- Non betata
 
 
 

Essenza di un incubo
(III storia della spia e del guerriero)

 
 
Le mani gelide contro  la pelle.  Il caldo.  L'odore della paura. Della propria paura.  Tremare piano per non farsi sentire. La bocca piena di saliva. 
"Zitto, zitto,  non fare rumore perché se fai rumore ti ammazzo." 
Una mano sulla bocca a  soffocarlo.  Mani grosse. Terribili. Il  cotone della federa tra i denti. Labbra tremanti. Dolore. Dolore. Dolore.  Brividi. Il sapore del sangue in bocca.
  "Bravo, fermo. Bravo così, non ti muovere. Sì, sì, così bravo rimani fermo  e aperto per me."
Disgusto. Rantoli  all'orecchio. Gemere. Urlare. Pregare. DOLORE. 
"Zitto!"
Uno schiaffo. Male.  Sangue. Paura. Nessuno. Nessuno a salvarti. Un corpo grande ed enorme. Mani che  stringono i polsi. Troppo debole. Troppo debole.
"Su, su dolcezza,  non fare tutte queste scene... "
Solo. Solo. E debole.  Nessuno verrà ad aiutarti. Così fragile.. Dolore. Lacrime come acido lungo le  guance. Mani troppo piccole. Inutili. Inutile. Tutti nemici. Uccidili. Uccidili  tutti. 
 
Un urlo.
 
Una voce lo chiama. E' una voce gentile e bassa, dai tono soffici  che gli fa venire  in mente le terre lontane dei suoi racconti di infanzia.  La Voce lo chiama - solo per nome - e gli chiede  gentilmente, oh sì è così gentile così flebile quasi un per favore sussurrato  all'orecchio, di liberargli le mani. Non glielo ordina. No, lo chiede  gentilmente. 
Mani, mani? Perché sono mani quelle che stringe, vero? Sì, sono  piccole rispetto alle sue, delicate e morbide al punto che potrebbe vederle  sanguinare soltanto sfiorandole con le unghie, ma non lo farà: sono mani da  donna. Sono mani che non fanno paura. Che non gli faranno del male. Le donne  sono belle, affettuose, da stringere, abbracciare, proteggere e sanno di  buono. Le donne non gli hanno mai fatto del male. 
E poi lei profuma. Di sole, di ferro e di quelle essenze  costose che ha visto spesso nelle vetrine. Sì, lei non gli farà del male. 
"Ale? Ale, va tutto bene. Va tutto bene."
Ha una bella voce e un buon profumo ed è piccola e fragile e non porterà dolore. No, neanche un po'. Vero? 
Le mani si stringono e la sente gemere e per un attimo ha  paura che sia come lui e che le sue dita sottili siano solo una farsa, ma poi c'è ancora la sua voce dolce e così preoccupata che lo chiama, che chiama solo lui, come un mantra, senza soprannomi o finzioni. 
Allora qualcuno è venuto per lui, solo per lui?
"Ale, Ale, Alessandro, va tutto bene, va tutto bene.  Per favore, Ale, lasciami le mani, ti posso aiutare, posso fare quello che vuoi, ma per favore lasciami le mani..."
Il risveglio.
 
Fu come cadere da un'altezza inimmaginabile, scivolare via da una ragnatela soffocante, emergere dall'acqua e respirare per la prima volta. Fu spaventoso, terrificante e qualunque aggettivo gli venisse in mente, ma c'era quel profumo e quei polsi sottili a cui aggrapparsi e tutto fu meno terribile.
"L-lucio?"
Lucio era immobile sotto l'arco del suo corpo, fermo con gli occhi di cristallo ad osservarlo, il capo lievemente piegato all'indietro a mostrare la pelle nivea del collo e le braccia costrette ai lati del visto dalla presa delle sue dita.
"Sì, Ale, sono io. Sono Lucio."
Parlava lentamente, sorridendo gentile con le palpebre appena abbassate e il fare sottomesso di una dama di altri tempi, come le Madonne dal cuore dolorante che riempivano i soffitti della sua bella città natale.
Non si muoveva, respirava appena, e oltre al battito frenico nelle ciglia c'era soltanto il socchiudersi lento delle sue labbra.
"Alessandro, per favore, Ale lasciami le mani."
Per un attimo la richiesta lo colse di sorpresa, concentrarsi su più cose sembrava al momento fuori dalla sua portata e questo valeva anche per l'ascoltare effettivamente la domanda e il capirla. Fu solo spostando lo sguardo che si accorse che stringeva ancora i polsi di Lucio e che la sua presa era abbastanza forte da rendere bianche le punte delle dita e che la pelle dell'intero avambraccio era punteggiata di lunette color sangue. Di lunette di sangue.
Mollò subito la stretta.
"M-mi dispiace Lucio, io...i-io non intendev-"
"Lo so, Ale, lo so."
"Dovevi liberarti subito, no-non devi permettermi di far-"
"Lo so, Ale, lo so. Ora calmati."
Lucio avrebbe potuto ribellarsi alla sua presa e scaraventarlo dall'altra parte della stanza in un attimo senza neanche dover prendere fiato e sforzarsi o  liberare le mani con un movimento fluido ribaltandolo sul letto con un'unica mossa ben assestata e invece era rimasto immobile sotto di lui.
Era rimasto immobile e gli aveva chiesto, domandato, pregato di liberarlo invece di usare la forza. Invece di fargli male.
"Shh, Ale, non serve piangere...ma se ne hai bisogno sono qui."
Stava piangendo? Probabilmente.
L'unica cosa che però riusciva ora a mettere a fuoco era le braccia allargate di Lucio - un abbraccio, sì, un abbraccio gli sarebbe piaciuto - e i suoi occhi che lucidi di lacrime sembravano veramente fatti di cristallo.
Forse in realtà non stava piangendo, magari era soltanto Lucio e forse...no, ragionare era troppo faticoso in quel momento, perché voleva dire pensare e farlo portava a ricordare e...Tutto ciò che voleva era l'abbraccio che gli era stato promesso.
Gli si gettò addosso, nascondendo il viso nell'incavo tra la spalle e il collo e rimase lì, immobile, assaporando quell'odore dolciastro che l'aveva accompagnato per tutto il risveglio, mentre le braccia dell'altro andavano a stringerlo e i piedi ad intrecciarsi con i propri in un dolce groviglio che non gli lasciava altra scelta se non abbandonarsi.
"Mi dispiace." Mormorò contro la pelle morbida della sua gola, in quel punto dove amava baciarlo senza lasciare segni perché altrimenti si sarebbe infuriato, sentendo il rifrangersi delle sue parole sulle labbra alla sua risposta sottovoce.
"Te l'ho già detto, va tutto bene. Ora dormi."
Non era un ordine, se lo avesse desiderato qualunque altra sua proposta sarebbe stata presa in considerazione, anzi era quasi una preghiera. Una preghiera che intendeva accontentare, perché era troppo stanco anche soltanto per raccontare di nuovo quella storia - a purificarsi in quella nuova narrazione - o per ascoltare Lucio chiacchierare di cose inutili e inezie che però pronunciate da quelle labbra erano un balsamo gentile e suadente.
Dormire, stretto con il battito di un cuore amato e conosciuto contro il proprio petto, gli pareva la migliore delle idee.
"Sai, hai un buono odore..." bisbigliò un'ultima volta prima di sbadigliare e appoggiarsi completamente contro Lucio, contro chi aveva le mani da donna e che quindi non lo avrebbe ferito, ma che era abbastanza forte da non farsi ferire. Contro il suo partner, insomma.
Luciò scosse la testa sentendolo addormentarsi così stretto addosso a lui da sembrargli una sorta di koala troppo cresciuto e gli baciò la testa, per poi sussurrare, una volta certo che fosse nel mondo dei sogni, la sua risposta.
"Ovvio che è buono, idiota, è il tuo..."




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Scrivere questa storia è stata una sofferenza fisica, ma il passato è passato e Alessandro guarda avanti.
Soprattutto perchè il sedere di Lucio è un bello spettacolino.

Nessuna nota particolare, se non che sapere la vostra opinione mi farebbe molto piacere quindi commentate <3
   
 
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