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Autore: Inglorious    14/05/2011    2 recensioni
Leslie è una ragazza disoccupata di ventiquattro anni, vive in una grande città e cerca disperatamente lavoro.Come a tutte le persone piacerebbe avere un lavoro in cui il contatto umano è all'ordine del giorno, ciò non vuol dire che arricci il naso per i lavori in cui esso non è tenuto conto. E' davvero in una situazione disperata, e nessuno vuole concederle un posto nella propria attività, perché? Per un piccolissimo difetto fisico che la porta ad attirare su di se le attenzioni di persone sbagliate. Di cosa si tratta? Riuscirà a rovesciare questa situazione e trarne vantaggio?
Spero di avere delle buone doti da venditore ambulante, credo la storia possa piacere, per cui vi invito a leggere e commentare :)
Genere: Generale, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La petit mademoiselle~

L'incontro.


Dunque, da dove potrei cominciare? Ah si, ci sono.

Il mio nome è Leslie, Leslie Writers, ho ventiquattro anni e sono disoccupata.

La mia storia è piuttosto riconducibile alla legge di Murphy, avete presente? “Se qualcosa può andare storto, andrà storto.” Proprio così, sono perennemente perseguitata dalla sfortuna e difficilmente riesco a trovare un lavoro, questo a causa del mio aspetto fisico. E ora non giudicatemi come l'ennesima ragazza ossessionata con il proprio aspetto, o come una specie di Betty Suarez del telefilm Ugly Betty, non ho una vertiginosa svalutazione del mio aspetto fisico e nemmeno sono uno scorfano, ho solo qualche problemino, tutto qui.

Non riesco a trovare un lavoro fisso, e nemmeno un part-time che mi permetta di pagare l'affitto. Se non fosse per quel brav'uomo proprietario del palazzo e quindi anche dell'appartamento che occupo, probabilmente sarei stata sfrattata già da tempo. Il signor Bingle ha un cuore d'oro, non c'è dubbio.

Oggi, come al solito, ero in giro da presto per cercare un qualsiasi lavoro. E quando dico qualsiasi, intendo veramente qualsiasi. Non sono io ad essere schizzinosa, piuttosto lo sono gli altri, per le persone sono strana, in qualche modo insensata.

Stamattina per esempio ho incontrato una persona che addirittura ha chiamato la polizia. Ieri avevo dimenticato di fare la spesa o meglio, mi ero ripromessa di non fare colazione, sapete per risparmiare qualche soldo, ma fatto sta che appena alzata avevo una fame particolarmente indomabile e dunque non ho potuto far altro che uscire e cercare qualche bar o qualche caffetteria con prezzi bassi per placare la mia necessità senza perderci troppo. Ho vagato a lungo ma alla fine ho trovato un nuovo locale ad un isolato da casa mia, non immaginate che gioia, stavo proprio svenendo dalla fame, poi casualmente, mentre mi rifacevo gli occhi con i manicaretti esposti in vetrina, ho notato il cartello. Detto così sembra una figura apocalittica, ma non temete, non ho mica trovato il cartello con le indicazioni per diventare miliardaria, era un semplice “cercasi commessa” e li li ho creduto di morire. Potevo fare colazione e trovare un lavoro, per di più un lavoro che mi piaceva, tramite il quale potevo interagire con la gente. Trovo questo ultimo dettaglio veramente fondamentale. Un lavoro con le persone è un lavoro felice. Ma tagliamo corto con le divagazioni, sono entrata nel locale, il mio stomaco si era apparentemente placato, la prospettiva di un lavoro era molto più allettante di un muffin che scivola giù nello stomaco. Mi sono avvicinata al bancone, il proprietario era di spalle.

-Scusi? Sono qui per il cartello...- Ho accennato, la mia voce era piuttosto flebile, forse impaurita, mi era già capitato di essere subito scartata per il problemino, e non osate dire che son fissata, guai a voi!

-Oh ma benissimo, aspetti un secondo che sistemo questi dolci e sono subito da lei!- Mi aveva risposto.

Era un uomo paffuto, dannatamente alto e scapigliato, potevo vederlo nonostante il cappello da pasticcere. Aveva un accento particolare, ma io non sono così capace nell'intercettazione degli accenti, per cui non saprei dirvi di che zona fosse, nemmeno a grandi linee.

Dopo circa un minuto si era voltato verso di me e dopo qualche istante di silenzio, impreziosito dal suo sguardo ebete, si era messo a ridere.

Non mi sbilanciai molto quando mi resi conto di essere il soggetto del suo riso, capitava spesso per cui non ero particolarmente ferita.

Alla fine, forse per via del mio sguardo neutro, si costrinse a smetterla, poi si sporse dal bancone posandomi la grossa mano sulla testa accarezzandomela come si fa ad un cagnolino, o ad un bambino, fate voi.

-Bambina cara, capisco che tu voglia lavorare in un posto pieno di dolci come questo, ma noi cerchiamo persone adulte!- Mi aveva detto riprendendo a ridere.

Io allora avevo scosso il capo facendo un passo indietro, scivolando via dalla sua mano, poi avevo aperto la borsa ed estratto la mia carta d'identità porgendogliela.

-Ma io non sono una bambina, ho ventiquattro anni, c'è scritto anche li, vede?- Gli ho risposto con un tono piuttosto serio.

L'uomo aveva assunto un'espressione corrucciata poi, riallungandomi la carta per poi trattenerla e rigirarsela tra le mani mi aveva detto:

-Sai che i documenti falsi sono vietati dalla legge? Come ti chiami ragazzina?-

A quel punto mi sono avvicinata al bancone e, battendo i pugni su di esso gli ho risposto:

-Mi chiamo Leslie Writers, quello non è un documento falso, ho davvero ventiquattro anni! E adesso la prego di ridarmelo-

Niente non mi aveva creduto ed anzi, con un'aria seccata e forse anche un po' nervosa si era guardato attorno in cerca di una collega.

-Claire? Chiama la polizia, questa bambina mi ha fornito dei documenti falsi...- Le aveva detto, e lei, portandosi una mano alla bocca come in un vecchio film, aveva fatto cenno di si con la testa ed era corsa subito verso il telefono a gettoni installato all'interno del locale.

Inutile dire che a quel punto io m'infuriai.

Probabilmente il mio volto ha preso un insano colorito rossastro, capita sempre quando mi fanno perdere le staffe, ma visto che non ero davanti ad uno specchio non saprei dirvi se anche stamattina è successo, ho afferrato dei volantini che stavano sopra il bancone e per la rabbia li ho lasciati scivolare, anzi li ho spinti, per terra.

-Oh... dannazione!- Ho borbottato emettendo un suono davvero molto infantile.

Quando poi sono arrivati i poliziotti anche loro non mi hanno creduto finché non hanno provato a rintracciare la vera Leslie Writers o comunque qualcuno che la conoscesse e finalmente hanno capito che di Leslie ce n'è una sola: io.

Ringrazio ancora tantissimo il signor Bingle per la telefonata perché se non fosse stato per lui avrebbero addirittura tentato di accusarmi del furto del mio cellulare, pensate un po' che gente...

Ovviamente poi si sono scusati, giustificandosi con il solito ed ormai familiare “ci scusi ma lei ha l'aspetto di una bambina, nessuno le darebbe più di quattordici anni e ultimamente con tutte queste storie di ragazzini che fanno i documenti falsi per bere birra e altro si è tutti un po' più sospettosi, sa com'è...”. Si, so esattamente com'è, mi fermato tipo tre volte su quattro quando vado in qualche supermercato nuovo a comprare alcoolici.

Esatto. Questo è il problema fisico di cui parlavo, per i tardi ecco che ve lo sottolineo: ho una disfunzione, una specie di blocco della crescita, ho esattamente lo stesso fisico di quando avevo undici anni. Si tratta di una malattia rara e non c'è una cura per cui vengo sempre e comunque scambiata per una bambina, senza la possibilità che questo cambi. Certe volte vorrei essere una nana. I nani almeno si vede che hanno un problema fisico, io no, la mia vita è tutto un “aspetta che ti spiego”, ed io non lo sopporto, sul serio.

A volte mi è anche capitato di essere licenziata perché troppo spesso persone che non conoscevano la mia situazione, vedendomi lavorare, pensavano che il proprietario dell'azienda ecc, stesse sfruttando dei minori, e ok una volta ma dopo sei o sette inizio anche a non biasimare il capo se mi licenzia.

E voi che davvero credevate fosse un'ossessione per il mio aspetto esteriore...

Ci convivo, come posso ma comunque ci convivo.

Dopo questa avventura con la polizia eccomi qui a parlare con voi mentre si fa sera e ancora non vedo l'ombra di altri cartelli con la mia frase preferita, “cercasi commessa” se non l'aveste afferrato. Le strade si stanno svuotando e sono piuttosto lontana da casa, forse farei meglio a tornare indietro e rimandare la mia missione impossibile a domani, del resto è quello che faccio sempre, però non so, son stanca di rinunciare così facilmente, non devo arrendermi.

Non ho appetito per cui penso che salterò la cena, ah dimenticavo! Oltre che chiedermi scusa il proprietario della pasticceria mi ha anche offerto la colazione, era il minimo che potesse fare. Ma ovviamente non mi ha assunta.

Ve l'avevo detto io che la gente mi reputa strana...

Saranno tipo cinque o sei minuti che ho come la sensazione di essere osservata ed anche insistentemente. Non mi piace, non mi piace affatto.

Ho appena svoltato l'angolo e con la coda dell'occhio mi è sembrato di vedere un'ombra scura che mi fissava insistentemente con un'espressione davvero raccapricciante, non l'ho visto bene ma mi sembrava macabramente eccitato.

Si tratta di un uomo, ne son sicura però che un uomo mi guardi con quell'espressione non lascia presagire niente di buono perché visto e considerato il mio problemino sicuramente quel tizio è... un pedofilo. Senza ombra di dubbio.

Ok, devo stare calma, dove mi trovo? Bene, molto lontano da casa e a tre isolati dal distretto di polizia più vicino, come lo so? Me lo hanno detto i poliziotti di stamattina.

Forse dovrei accelerare il passo, ma poi quello capirebbe che mi sono accorta di lui e mi trascinerebbe in qualche vicolo buio. Deduzione da film lo ammetto, ma succederebbe sicuramente così, in fondo sotto tutti quegli intrecci rocamboleschi hollywoodiani c'è qualche brandello di verità.

Beh, potrei comunque far scivolare la mano nella borsa e prendere il cellulare senza farmi vedere, si quest'idea mi piace più della prima opzione.

Ora basta semplicemente prendere un respiro, mantenere una certa disinvoltura e...

-Ehi piccolina! Che ci fai qui tutta sola? E' pieno di gente pericolosa sai?-

Oh dannazione! E' già all'attacco, eccolo che si avvicina. Dio, cosa faccio?

Un uomo, forse non molto più grande di me, anagraficamente parlando, gira l'angolo proprio a cinque o sei metri da dove sono io e allora mi viene la folgorazione.

Inizio a correre allargando le braccia, gli vado incontro e lo stringo forte.

-Papà! Finalmente sei arrivato! Ce ne hai messo di tempo!- Esclamo sperando che mi regga il gioco.

Lui mi guarda dubbioso, tiene una sigaretta tra le labbra, l'ha appena accesa, ha i capelli scuri e mediamente lunghi per un uomo, ha un viso affascinante, poi da quel che sento deve anche avere una buona cura del suo fisico... Ma che dico? Sembro proprio una scolaretta.

Lancia una breve occhiata nella direzione da cui sono arrivata poi intercettando il malintenzionato mi afferra un braccio e me lo fa scivolare sul suo fianco, facendo aderire la mia mano ad un oggetto metallico di forma quasi ovale. Un distintivo. Che fortuna è un poliziotto!

Mi fa l'occhiolino poi mi mette le mani sulle spalle e si china su di me.

-Tesoro, scusami! Ma potevi tornare a casa con una delle tue amichette no? O chiamare la mia segretaria, sai che sono sempre sommerso dal lavoro.-

Bene, probabilmente vuole continuare questa farsa per accertarsi che quel tizio sia un pedofilo sul serio o un ubriacone.

-Ma avevi promesso...!- Gli rispondo cercando di fare il tono più sommesso possibile.

-Lo so, lo so. Sono proprio uno sbadato... Aspettami qui che vado a prendere la macchina, l'ho lasciata parecchio lontano, ci metterò minimo cinque minuti ok?-

Io lo guardo confusa, che vuol fare?

-O...ok.- Gli rispondo, del resto è un poliziotto, saprà il fatto suo.

Mi molla è torna da dove ho venuto

-Faccio in un attimo, non ti muovere!- Mi dice alzando il tono per farsi sentire.

Abbasso il capo guardandomi le scarpe, che mi stia usando come esca?

Dopo nemmeno un minuto mi sento afferrare da dietro e tappare la bocca da una mano sporca e sudicia.

-Fatti vedere un po'...- Sibila, è l'uomo di prima, ne sono certa. -Oh ma come sei carina! Si sei proprio molto ma molto carina. A tuo padre non dispiacerà se gioco un pochino con te, un fiore così bello non può certo andare sprecato...-

Dio mio è un folle! Ma dove è finito il poliziotto? No perché a quanto sento il mio cuore sta scioperando! Ti prego fermalo subito.

-Mani in alto! Lascia andare la bambina!- Gli grida il caro buon poliziotto mentre con la beretta alla mano tiene sotto mira il mio aguzzino.

Credevo non arrivasse più, faccio un sospiro di sollievo mentre il pazzo mi molla lasciandomi libera di respirare anche con la bocca.

-Guardi che ci dev'essere un equivoco...- Borbotta tenendo le mani alzate.

Il poliziotto si avvicina estraendo le manette dalla tasca dei pantaloni, mi fa cenno di stargli dietro.

-Si certo, dicono tutti così...- Gli risponde mentre lo fa mettere faccia al muro e gli infila le manette -Hai il diritto di rimanere in silenzio, qualsiasi parola dirai verrà usata contro di te...-

Lo acchiappa per la spalla e lo spinge nella direzione da cui era andato e tornato per aiutarmi.

-Vieni con me.- Mi fa indicandomi con la testa la strada da seguire.

In realtà l'auto non era molto lontana, anzi era praticamente dietro l'angolo.

Fa sedere il malvivente sul sedile posteriore poi si focalizza su di me.

-Allora, tutto a posto?- Mi chiede, io gli fanno cenno di si con la testa -Bene, ora andiamo in centrale e chiamiamo i tuoi genitori. Ok?-

Scuoto il capo in segno di dissenso, presagisco un nuovo giro de “le tristi spiegazioni di Leslie”

-No, non è necessario chiamare i miei.- Gli rispondo estraendo per la seconda volta in una giornata la mia carta di identità -Sono maggiorenne.-

Lui me la prende dalle mani ispezionandola un po' dubbioso.

-Ho una disfunzione della crescita... Io non...- Inizio ma mi vedo costretta ad interrompere la giustificazione perché mi rivedo restituire la carta di identità

L'agente si raddrizza non mi guarda in volto, è come preso da chissà quale ragionamento complesso.

-Comprendo.- Sussurra -Questo allora cambia tutto...-

Fa una lunga pausa nella quale mi accorgo che quello schifoso continua a guardarmi come fossi una bistecca succulenta, mi fa rabbrividire.

Ritorno a guardare il poliziotto e lo vedo sorridere con una strana luce negli occhi.

-Allora forse puoi essermi utile...-







Fine capitolo.

Ho passato le ultime tre ore, se non quattro a scrivere questo capitolo, che è venuto fuori di getto, praticamente quasi da solo, era come se mi venisse dettato da qualcun altro, non so.

Avviso i lettori che questa bizzarra idea mi è venuta fuori per lei:

http://www.youtube.com/watch?v=1ajHukZEQMs&feature=share

Se ascoltate con attenzione potrete sentire anche quanti anni ha. Ventiquattro. E non ricordo se nel video lo dica ma è alta un metro e quarantasette. In definitiva è la musa indiscussa di questo mio scritto.

Spero che vi abbia in qualche modo intrigato la trama. Almeno un milionesimo di quello che l'idea ha fatto con me.

Ci si risente per il prossimo capitolo, grazie di aver letto,

Inglorious.



   
 
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