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Autore: yori    15/05/2011    12 recensioni
Il suo sguardo vagava incerto in quel luogo mai visto. Aveva sentito un forte dolore al petto, poi più nulla, se non un'accecante luce che le aveva impedito di veder ogni cosa. Ora era lì, in quel luogo sereno e pacifico, in quel luogo che mai i suoi occhi avevano guardato o desiderato. Aveva inteso subito quale fosse il mondo in cui, questa volta, si era cacciata. Si portò una mano al petto. Come immaginava. Il battito era assente, lei era morta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La calma prima della tempesta'
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Metamorfosi



Dopo un lungo periodo di pausa ritorno on-line, per così dire.
Mi spiace di avervi fatto penare per così tanto tempo, ma ho avuto un periodo non facile, dal quale piano piano sto riuscendo ad emergere.
Ed eccomi qui, di nuovo, a raccontarvi uno dei miei tanti "secondo me è andata così!", con la speranza di aver fatto un buon lavoro, di aver dato una buona interpretazione, ecco a voi questa shot, che rappresenta un po' il mio ritorno! Quindi, sperando che sia di vostro gradimento, vi lascio alla lettura, promettendovi quanto prima di aggiornare tutte le mie store! In primis Sangue Blu!
Ah, avrei anche una piccola richiesta da fare ... Se vi è tra voi un Beta che ha voglia di correggere qualche mia storiella non esiti a contattarmi! Anzi... CONTATTATEMI! Io purtroppo non riesco a correggere i miei vecchi scritti e cancellarli e ripostarli non mi sembra giusto nei confronti di chi aveva speso delle buone parole per me! Dunque spero tantissimo che ci sia qualcuno all'ascolto che voglia aiutarmi!
Vi ringrazio davvero molto per l'attenzione!
Buona lettura,
Yori

-Il ritorno-

Pensiero di un animo confuso, che ha perso tutto, che non sa' più dov'è, che cerca incessantemente quella parte che gli manca, che è svanita nel nulla. Ma ora che è polvere anch'ella saprà ritrovar il suo pezzo mancante?

Il suo sguardo vagava incerto in quel luogo mai visto. Aveva sentito un forte dolore al petto, poi più nulla, se non un'accecante luce che le aveva impedito di veder ogni cosa. Ora era lì, in quel luogo sereno e pacifico, in quel luogo che mai i suoi occhi avevano guardato o desiderato. Aveva inteso subito quale fosse il mondo in cui, questa volta, si era cacciata. Si portò una mano al petto. Come immaginava. Il battito era assente, lei era morta.
Strano come la morte non le avesse fatto poi così paura, a dire il vero, non si era neppure accorta di aver perso la vita, era stato tutto così improvviso che non aveva avvertito nulla. Ora sì, però, ora sentiva che qualcosa le mancava in quel prato verdeggiante e ricco di fiori. L'aria era buona, tutto sembrava sereno, ma Bulma aveva altro per la testa. Si guardò alle spalle, osservò in giro, non c'era nessuno intorno a lei. Che fosse morta sola? Eppure ricordava di esser con tutti i suoi amici, di esser con Chichi. Ah, no Chichi ... Chichi era stata la prima a morire, per mano del mostro rosa.
Era morta, questo era pur vero, ma come era successo? Come era accaduto? Si era trasformata in una caramella, come gli altri abitanti della Terra, o magari era divenuta una torta con fragole e panna?
Forse, pensò, era pur sempre peggio star dall'altra parte, esser lì a guardar qualcuno morire, piuttosto che esser soggetto della morte. Aveva mosso i primi massi, si sentiva come se non avesse peso, come se fluttuasse nell'aria. Non le piaceva quella nuova sensazione. Lei che era una sognatrice di nascita, aveva sempre amato rimaner con i piedi per terra. Sospirò avvicinandosi a quello che sembrava un precipizio, dal quale provenivano dei rumori. Si sentiva, tutto sommato, tranquilla, non ne poteva più di stare sulla Terra con il terrore di Majin Bu. Pensò poi a Trunks, a cosa gli era capitato, chissà se era ancora vivo, chissà se li avrebbe salvati tutti. Quel bambino così gioioso che doveva in ogni tempo rimaner orfano, perder quella figura che tanto amava, ed esser ancora una volta la speranza per tutti.
E pensare che prima del ritorno di Goku tutto stava cambiando. Invece ora si ritrovava ad affrontare le sue paure, i suoi tormenti, ma soprattutto una nuova perdita. Si sporse per veder al di sotto cosa vi fosse e, al di là delle nubi, sentì un gran vociare e vide delle figure che non riusciva, però, ben a distinguere, si muovevano freneticamente, sembravano tutti indaffarati.
Quello doveva esser l'inferno.
Pensò. Lui doveva esser là.
Per un attimo ringraziò Majin Bu per averla uccisa, in questo modo aveva la possibilità di parlar con lui di capire... 
Bulma Briefs era decisamente la donna  più pazza del mondo, chi altri avrebbe potuto aver tali desideri?
Chi altri avrebbe amato ancora un uomo che aveva sterminato delle persone davanti hai suoi occhi?
Bulma Briefs non aveva mai avuto un senso particolarmente logico nelle cose che faceva, ma diamine era pur sempre la ragazzina che era partita alla folle ricerca delle sfere del Drago, cosa si poteva pretendere da lei?
Ora che aveva trovato il suo agognato principe azzurro, nel caso più nero che azzurro, non avrebbe di certo potuto lasciarlo andare per dei semplici dettagli, no?
Era morto, ok, ma che importava c’erano le sfere. Era la prima volta che si ritrovava a pensarlo, ma certo c'erano le Sfere del Drago! Ma lui sarebbe ritornato in vita? Forse, avevano già purificato la sua anima malvagia e allora non l'avrebbe mai più rivisto, non avrebbe mai potuto capire, chiarirsi. Guardò sotto di sé, ancora una volta, e deglutì. Doveva scendere all'inferno, doveva andar a riprenderselo prima che fosse troppo tardi.
Ma lui, era davvero il suo principe azzurro? Si meritava cotanta devozione?
Principe nei fatti era, ma era davvero quel principe azzurro. Mentre moriva si trovava a pensare se quel giorno lontano non fosse partita cosa sarebbe stato di lei. Un'inutile donna tra tante, probabilmente una scienziata di grande fama, ma non avrebbe avuto quello che davvero desiderava, la sua più grande avventura: l'amore ...
Aveva fatto proprio bene a partire.
E se avesse espresso il suo desiderio di aver la sua dolce metà in quel tempo lontano, che cosa sarebbe successo? Si sarebbe ritrovata comunque a saggiar l'inferno e toccare, nel contempo, il cielo? Sì, ne era certa, Vegeta ragazzino sarebbe apparso davanti a lei, loro erano destinati ad amarsi in ogni tempo e in ogni sorte. Bulma sapeva bene che quel viaggio intrapreso a sedici anni era valso a quello, era partita per trovare l’amore della sua vita e alla fine l'aveva trovato.
Vegeta aveva ancora molto da imparare, ma era l’amore con la A maiuscola. Quindi si meritava la sua devozione, meritava il suo sangue. E lo promise in quel momento a se stessa, mentre guardava le fiamme degli inferi: se mai fosse tornato tutto normale, se mai in un futuro ce ne fosse stata l'occasione: gli avrebbe donato anche la sua vita.
"Dove stai andando, Bulma?"
Una voce alle sue spalle, la scienziata si voltò immediatamente riconoscendone il suono.
Quindi, come pensava, non solo lei era morta.
"Chichi!"
La donna dispiegò un sorriso, anche se vi era poco di cui sorridere, non aveva detto nulla si erano solo guardate. Era la prima volta che si ritrovavano nell'oltremondo. Loro così abituate a pianger gli altri, che si ritrovavano ora dall'altra parte ... Beh, sorvolando che entrambi i loro mariti era già deceduti, nessuno oltre ai loro piccoli bambini era rimasto sulla Terra a piangerle e ricordarle. 
"Chichi! Sei qui anche tu! Pensavo di non poter riveder nessuno."
"Certo che ci sono anche io, sono morta prima di te! A proposito, in che cosa mi sono trasformata!?"
Bulma era rimasta per un attimo a fissarla, stranita per quella domanda.
"Beh ...." Aveva tentennato Bulma. " Mi sembra in un uovo!"
Chichi aveva storto il naso, come al solito Bulma era stata più fortunata di lei trasformandosi in uno splendido cioccolatino.
"Dove stavi andando?" Aveva sospirato e cambiato argomento la donna dell'eroe che anche nella morte manteneva la sua serietà e il suo rigore. Bulma pensò che lei non sarebbe mai stata in grado di aver al suo fianco un uomo che non la metteva al primo posto. Beh ... Vegeta aveva sempre messo in primo piano: Goku, gli allenamenti, la sua gloria di guerriero e soprattutto il suo amato orgoglio, ma lei sapeva che in tutto questo un pensiero per lei e per Trunks c’era; perché erano loro il suo mondo, la sua casa, la sua patria, il suo agognato regno in cui poteva regnare in pace. A Goku, invece, non bastava la Terra, la sua famiglia i suoi amici, per lui la cosa più importante era mettersi alla prova, superare i suoi limiti. Bulma si era chiesta con gli anni, se Goku fosse mai stato in grado si amare, forse a suo modo lo era, ma l’abbandono era la parola che più le veniva in mente pensando a lui. Bulma l’aveva sempre considerato un caro amico, il più caro, ma lui cosa pensava di lei? Chi era il suo migliore amico, con chi si confidava? Chi lo capiva? Lei a volte proprio non riusciva a comprenderlo, come aveva potuto abbandonare Chichi sapendo che aspettava un bambino? Come aveva potuto lasciare Ghoan, che aveva ancora bisogno di lui, che aveva dovuto far da padre a quel fratellino, nato già orfano? Anche Vegeta l’aveva abbandonata incinta, anche lui l’aveva fatto, per inseguire i suoi sogni, ma poi era tornato da lei, perché aveva bisogno del suo sostegno, perché aveva bisogno di sentirsi parte di qualcosa, lui che non aveva più niente. E lei l’aveva viziato, in quegli anni, l’aveva viziato come si fa con un bambino piccolo, aveva sopperito alle sue mancanze con tutta se stessa. In parte c’era riuscita a cambiarlo, ma non del tutto. I Sayan hanno la testa più dura del cemento e devono sbatter da soli contro i problemi per risolverli. Così com’era stato per Vegeta durante il Cell Game, dove aveva perso se stesso. Ora che era tornato il Principe sanguinario di un tempo, Bulma si sentì di colpo sollevata a quel pensiero. Ora che aveva ritrovato se stesso, forse avrebbe compreso meglio ciò che voleva davvero essere. Guardò di nuovo in basso.
"Volevo andare da lui ... Pensi sia possibile?" Chiese rispondendo all'amica. Chichi sorrise e le pose una mano sulla spalla. Quando tutto sarebbe finito, se tutto fosse finito, finalmente Vegeta avrebbe potuto fare la sua scelta con consapevolezza: tornare come un tempo o rimanere con lei?
Ma che diceva erano entrambi morti, forse non l’avrebbe mai più rivisto, forse l'aveva perso per sempre. No, aveva la netta sensazione che tutto sarebbe andato  per il meglio, e che una volta tornata la calma, avrebbe di sicuro scoperto se doveva sortire la medesima sorte di Chichi, esser a sua volta abbandonata.
Solo in quel momento capì che Chichi aveva fatto il suo stesso ragionamento e che aveva lasciato andare Goku, perché solo così sarebbe stato felice e se stesso. Bulma sapeva che non avrebbe potuto sopportar la lontananza di Vegeta, ma per la sua felicità l’avrebbe lasciato andare.
Ad un tratto tutto diventò bianco, non c’era più nulla intorno a lei solo un bianco accecante, chiuse gli occhi e sentì lentamente i piedi poggiare sulla terra ferma.

La riflessione porta a dei risvolti strani, che nemmeno noi sappiamo spiegare.
A volte siamo più forti di quello che può sembrare in superficie, a volte riusciamo a compier scelte e ad esser consapevoli di esse senza sforzo alcuno.
Di colpo si comprende tutto e si torna a guardare il sole.

Aprì lentamente gli occhi e un cielo azzurro accolse le sue iridi color del mare più profondo. Inspirò l'aria a pieni polmoni e il suo petto ricominciò a muoversi a ritmo. Comprese pian piano che tutto era al suo posto, le sue mani, le sue gambe, persino i suoi capelli, sembrava tornato tutto come prima. Osservò di nuovo davanti a sé, si sentiva più leggera.

"Ti piace star sulla Terra? Non è un bel pianeta? Dimmi Vegeta non è il più bel posto dell'Universo?"
Quante domande gli pose incuriosita dal soggetto alieno che sonnecchiava sotto una pianta nel grande giardino della Capsule Corporation.
"Tsk!"
Fu la sua unica risposta. Ma Bulma non era certo il tipo che mollava la presa con tanta facilità, e Vegeta era l'essere con il quale più si divertiva a esercitare le sue doti di ottima oratrice.
"Dei pianeti che ho visto, sicuramente la Terra è il più bello. E' il pianeta più ospitale ed è così solare. Comunque mi piacerebbe un tuo parere, visto che tu hai visto sicuramente più pianeti di me! Ad esempio il tuo com'era? Così? Com'era il cielo? C'erano piante? E ..." Si fermò vedendolo sollevarsi ed allontanarsi da lei, sapeva di averlo infastidito, ma voleva a tutti i costi fargli dire qualcosa, interagire con lui.
"L'aria è leggera."
Disse soltanto, per poi avviarsi verso la casa. Bulma arrossì, guardando la sua regale figura.

"L'aria è davvero leggera ..." Disse dando voce ai suoi pensieri. Poi guardò in torno in cerca di lui, in cerca di Trunks.
Ma solo i suoi amici erano lì, Chichi era di fronte a lei e la guardava perplessa.
"C... cosa è successo? Siamo tornati in vita? Ma come è possibile?"
Erano al Palazzo del Supremo, c'erano tutti, mancavano solo Trunks, Goten e Junior, anche loro erano lì prima della loro morte. Ma cos'era successo, com'erano tornati in vita? Che qualcuno avesse usato le sfere? Chi aveva espresso il desiderio? Chi li aveva risvegliati da quel torpore eterno?
Chi aveva sconfitto Majin Bu?
Si guardò intorno, ma non vi era nessuno dei suoi familiari.
“Trunks?? Dov'è Trunks?” La disperazione prese il sopravvento su di lei, dov’era il suo bambino?
Stava combattendo contro Majin Bu con Goten e Junior, forse ce l’avevano fatta?
“E Goten?” Chiese Chichi con la medesima apprensione. Cercavano risposta entrambe da coloro che sapevano distinguere le auree, per sapere, per comprendere.
Crilin si concentrò, aveva una figlia anche lui, ora comprendeva a pieno l'apprensione delle due donne.
“Sento le loro aure!”
“Ehi, Crilin io sento anche quella di Junior e di …”
Disse Yamcha che voleva esser di aiuto alle due mamme, ma forse anche a qualcun altro.
“Gohan!!”
Videl corse verso di loro, con le lacrime agli occhi. In così poco tempo si era davvero innamorata di quel ragazzo così dolce e forte. Dopo tutto quel casino l'avrebbe sicuramente invitato ad uscire.
“Gohan!! Davvero Gohan!! Oh, che bello!!”
Chichi sorrise raggiante, i suoi figli stavano bene, Gohan aveva persino torvato una bella ragazza. L'unica cosa che le mancava, come sempre, era Goku. Neanche questa volta l'avrebbe visto tornare dal campo di battaglia.
“Non si sente l‘aura di Majin Bu. Forse l‘hanno sconfitto.”
Aveva esclamato il maestro Muten, con un mezzo sorriso. 
“Non … non sentite nessun altro?”
Bulma cercava conferme, sui volti degli amici, dalle loro parole. Deglutì per l’agitazione, forse avevano evitato di parlar di Vegeta perché era antipatico a tutti? O forse lui aveva nascosto la sua aura perché non voleva farsi scovare.
“No, Bulma mi dispiace!”
Disse Crilin con amarezza.
Possibile che solo lui e Goku non ci fossero?
Possibile che non l’avrebbe davvero più rivisto?
Eppure era convinta che sarebbe tornato, non si sentiva il cuore in pezzi come quanto aveva sentito che era morto.
Persino Yamcha abbassò il capo. Bulma si morse le labbra, ricacciando indietro i singhiozzi. Voleva viver con lui fino alla vecchiaia, non perderlo così, voleva aver un altro figlio da lui, voleva arrabbiarsi con lui per quanto aveva fatto, per non averle esposto, come al solito, i suoi problemi, i suoi pensieri. Voleva solo, semplicemente, dormire con lui, svegliarsi con lui, preparargli il pranzo, portargli una tazza di caffé a letto, si perché di tutte le cose della Terra Vegeta, adorava il caffé, così come il Suhi, così come ... l'aria.* E a lei in quel momento mancava, non voleva viver senza di lui.

Troppe domande, troppi quesiti, troppe paure, per una volta sola.
Ma basta una parola per farti riemergere dal fondo, della disperazione e da lì esplode la gioia.

Una voce riempì l'aria, una voce dura e seria, una voce che le scaldò il cuore, che la fece sorridere, che la fece sperare.
No, forse era la sua immaginazione a parlare non era davvero lui, non era il suo uomo, non era l’amore della sua vita.
“Vegeta! Questa è la voce di Vegeta, ma perché?”
Chiese più per conferma che per altro, sapeva che era la sua voce, ma dov'era? Da dove parlava? Stava ancora combrattendo? Crilin le fece segno di far silenzio.
Quindi lo sentivano anche loro, quindi lui era vivo!
Mentre ascoltava le sue parole, mentre alzava le mani verso il cielo, era certa della vittoria, era certa che presto tutto sarebbe finito, che quella sera avrebbero dormito insieme, avrebbero fatto l’amore di nuovo come sempre, forse con più consapevolezza, con più amore. Era orgogliosa di lui, aveva dimostrato di essere un eroe, aveva dimostrato di esser cambiato, di esser lui il più forte, perché aveva avuto il coraggio di amare, aveva avuto il coraggio di deporre le armi e lasciarsi amare, e lei desiderava solo quello nella sua vita, amarlo ed averlo al suo fianco per sempre.
Non sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro, non sapeva cosa avrebbe scelto Vegeta, non sapeva quali parole le avrebbe riservato il suo uomo, e mentre la sua energia sgorgava dal suo corpo, sapeva che tutto sarebbe cambiato davvero, e questa volta Vegeta avrebbe saputo casa fare della sua vita.

Parole soltanto parole, in quel mondo rinato, in quel cielo terso. L'attesa snervante di un principe decaduto, che ha ormai trovato la sua via, che ha scelto la sua strada. E appare sulla Terra, dopo aver distrutto il fato avverso, che tormenta da sempre la sua gente. La malvagità è sconfitta, con la forza dell'universo, con la forza dell'eroe più grande che si sia mai visto, ma soprattutto con l'astuzia di un Saiyan, il Principe dei Saiyan, che mai ha dimenticato le sue origini, e che ha finalmente capito da che parte stare. E questa volta non per convenienza, ma per scelta, perché è quello che davvero vuole fare. E mentre viene teletrasportato sulla terra, si sente leggero, si sente stranamente libero. E appoggia i piedi al suolo, e guarda i loro occhi. E vede finalmente qualcuno che lo aspetta a braccia aperte, con il sorriso, con le lacrime sulle gote. E suo figlio corre verso di lui, perché almeno per lui, per Trunks, il Principe oscuro è un eroe, il più grande eroe, ma questa volta anche gli altri lo guardano ammirati. E mentre suo il bambino gli stringe la mano, si volta per imbarazzo e sente la presenza di lei. Ed è curioso di sapere come l'ha presa, se lo perdona per ciò che ha fatto, per ciò che è sempre stato. E lui che non trema mai davanti a nessuno, ora ha paura, ha timore di perderla dopo aver compreso che è l'unica cosa che conta. E lei è lì, gli sfiora la mano, e mentre Trunks grida a tutti quanto è meraviglioso suo padre, lei si appoggia timidamente al suo petto, con il viso con le mani. E' felice non c'è bisogno che lo dica. E allora lui le stringe la nuca con la mano guantata, e mentre il cuore batte follemente nel suo petto di gurriero, le sussurra le uniche parole lei si vuol sentir dire:
"Andiamo a casa."
E finalmente sa che è quella la sua strada, su quel pianeta azzurro dall'aria leggera. 






* La storia del caffè è una mia liberissima interpretazione, ma l'ho sempre visto come: "amante del caffè"!





   
 
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